Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: wari    01/07/2013    4 recensioni
«Shizune!» sbraita Aoba, brillo e felice, commentando «Per il Fuoco, che gnocca!» solo per meritarsi un pestone da qualcuno sotto il tavolo; Kurenai torna ad accavallare le gambe con casualità e sorride alla collega, sventolando una mano serena come a dirle “se vuoi venire siamo contenti, ma se vuoi scappare i cialtroni te li reggo io”.
Shizune ha appena comprato una bottiglia di sake al bancone e sembra molto propensa ad assecondare la seconda possibilità: nello specifico, scappare a gambe levate nonostante le scarpe col tacco.
[Sono in ritardo per via di Kakashi, ecco cosa! Non mi si doveva dare un prompt con Kakashi, oh. Porta pazienza e buon compleanno, ali ùù']
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anko Mitarashi, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi, Shizune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In ritardo di sei ere geologiche, buon compleanno ad alice *sviene*




Nessun dettaglio è davvero un dettaglio



Anko non si accorge di quel che avviene attorno a lei, figurarsi di chi entra nel locale: sono due minuti che grida forte nell'orecchio di Raido, benché il destinatario del rimprovero sarebbe Genma. Lui, furbo, è seduto oltre Aoba, due posti più in là: se fosse stato più vicino ci avrebbe pensato due volte prima di trovare davvero il coraggio di rubare i dango alla tokujo e farne graziosi omini per divertire Kurenai.
La jounin, comunque, sono trenta secondi pieni che ha smesso di seguire l'avvincente storia di Testa di Azuki e Testa di Cha – rispettivamente i due stuzzicadenti col dango rosa e il dango verde in cima, protagonisti di un complicato triangolo amoroso con Testa d'Uovo, quello giallo – e, oltre l'orlo della sua prima vera birra dalla nascita di Asuka, sta guardando la donna col vestito rosso.
«Ma quella è Shizune» sputa Genma, lasciando cadere i protagonisti del teatrino con un tonfo gommoso sul tavolaccio di legno; Anko si sporge per tirargli uno scapaccione e nel tentativo pesta un piede a Raido. Con la mano ancora tesa e la vittima accasciata contro il fianco, scontenta perché le sue ire non hanno destato l'attenzione che meritano, segue offesa lo sguardo dei colleghi e finisce per inquadrare a sua volta la donna col vestito rosso.
«Shizune!» sbraita Aoba, brillo e felice, commentando «Per il Fuoco, che gnocca!» solo per meritarsi un pestone da qualcuno, sotto il tavolo; Kurenai torna ad accavallare le gambe con casualità e sorride alla collega, sventolando una mano serena come a dirle “se vuoi venire siamo contenti, ma se vuoi scappare i cialtroni te li reggo io”.
Shizune ha appena comprato una bottiglia di sake al bancone e sembra molto propensa ad assecondare la seconda possibilità: nello specifico, fuggire a gambe levate nonostante le scarpe col tacco. Guarda il quintetto per un lungo momento come fossero l'inaspettata setticemia in un paziente che credeva stabilizzato e, dal pallore, sembra di colpo acquistare la concreta, devastante consapevolezza di indossare un abito rosso nel mezzo di un locale pieno di shinobi in divisa.
«Ma sei sotto copertura?» le sbraita Genma, mandando all'aria ipotetica copertura e dango, che rotolano finalmente davanti alla loro proprietaria: fortunatamente Anko è presa da questioni di principio e rimanda a più tardi l'eliminazione fisica del compagno per l'imperdonabile colpa d'aver maltrattato il suo cibo.
«Cosa, adesso una kunoichi per mettersi i tacchi la sera deve per forza essere sotto copertura?» tira stuzzicadenti come fossero senbon e l'unico che si conficca da qualche parte lo fa nel naso di Raido, che la prossima volta si siederà ad un tavolo a parte, ha appena deciso.
Nonostante il marasma potrebbe forse garantirgli una fuga dignitosa, Shizune decide di avvicinarsi a salutare, anche se incedendo con un'insicurezza che non sembra dovuta alle scarpe alte. Si schiarisce la voce, tira una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiede «Come va?», fingendo di non ascoltare le solite stupidaggini di Aoba, che domanda se il sake non sia destinato a loro – i suoi cari, cari amici –, o il commento di Genma su come le sue tette sembrino più grandi, strette in quel vestito rosso invece che nel solito kimono ampio.
«Ignorali!» sbotta Kurenai, invitandola nel terreno sicuro che è il posto vuoto di fianco a lei, mentre Anko procede a portare a termine quell'accenno di scapaccione evidentemente necessario: la bandana di Genma finisce nella birra di Raido e il jounin si accascia sconfitto con la testa tra le braccia.
«Stavo solo... Porto il sake a Tsunade sama» spiega Shizune, con un piglio che sarebbe stato bene su una vergine in età da marito cent'anni prima.
L'affermazione, innocua, sembra risvegliare fantasie lesbiche nella mente di Genma e Aoba – è evidente che abbiano entrambi abbastanza alcol in corpo da aver dimenticato quale sia l'età anagrafica della Godaime –, ma entrambi hanno la decenza di astenersi dal parlarne a voce alta, anche perché il gomito di Anko sbatte contro il tavolo e l'attenzione di tutti si focalizza su di lei; pure quella del barista, perché sia mai che Anko faccia qualcosa senza attirare l'attenzione di tutti gli esseri viventi nel raggio di cinquanta metri da lei.
«Chi è il fortunato, carina?» ammicca, senza astenersi dal puntare uno spiedino di dango direttamente alla giugulare di Shizune; davanti al suo maldestro tentativo di svicolare, se ne infila in bocca uno e mastica con gusto. «Non tirarci scemi. Vestito rosso, tacchi e...» le avvicina il naso al collo in perfetto stile Inuzuka, ispirata. «Questo profumo non ce l'hai, quando scarrozzi in giro il maiale dell'Hokage».
All'annuire del tavolo intero, barista compreso, Shizune guarda Kurenai con un filo di panico: lei le sorride dietro la sua sacrosanta birra, divisa tra curiosità e pietà; forse Anko ha passato troppo tempo con Ibiki, perché ha lo sguardo ipnotizzante da torturatrice, ma del resto Shizune dentro un vestito rosso è una visione abbastanza piacevolmente insolita da giustificare un po' di stupidità ninjesca da secondo giro di birra. E poi, oh, sono mesi che Kurenai vede solo pannolini: ogni tanto ci vogliono anche misteriose Shizune coi tacchi da torchiare un pochino.
Lei sta appena spiegando, col consueto tono razionale e pacato, giusto un pelo più acuto, che non sta scritto da nessuna parte l'obbligo di raccontare ai suoi compagni tutto quel che fa la sera e che comunque il vestito era sempre nell'armadio e voleva metterlo e sì, magari per voi maschi è complicato da afferrare, ma la gente normale quando esce si mette il profumo anche solo per una questione di igiene e gradevolezza.
Kurenai ascolta con mezzo orecchio e sente l'imbarazzo svolazzare nell'aria denso come il fumo di sigaretta aggrappato al soffitto del locale; l'odore la colpisce con più violenza del previsto, lasciandola un momento stordita, con quella sensazione di bolle vuote nello stomaco che la assale in certi momenti a tradimento. Avverte il locale farsi distante, le voci perdere senso nelle sue orecchie, prima di vederlo: i suoni attorno schizzano di nuovo al volume giusto, Anko e Genma – quelle serpi – torchiano Shizune mentre Aoba e Raido sghignazzano, finché, occhi ancora al vetro della finestra, Kurenai scoppia a ridere di gusto.
Così, di colpo: deve lasciare il boccale sul tavolo e coprirsi le labbra con il pugno; avverte lacrime punzecchiarle gli angoli degli occhi e la risata le scuote le spalle così tanto che, sul tavolo, Testa di Azuki, Testa di Cha e Testa d'Uovo rotolano senza posa facendo flipper tra i boccali.
Quando si riprende, senza smettere di ridacchiare e con una mano sulla pancia tra i commenti spaesati degli amici, poggia l'altro palmo sulla spalla di una sconcertatissima Shizune.
«Penso che dovresti andare, ora» le dice, complice. «Scommetto che ormai tutte le adorabili vecchiette saranno rincasate».
Lo dice abbastanza piano perché Anko domandi forte «Cosa?» e Raido, Aoba e Genma si scambino sguardi perplessi. Gli occhi di Shizune, però, sono sgranati sopra due guance rosse; fa per annuire e congedarsi, quando il barista sbraita qualcosa sui maiali e Chouza, che è appena entrato con Shikaku e Inoichi, si chiede se finalmente in questo pub non abbiano cominciato a servire carne di maiale di qualità.
«Tonton!» esclama però Shizune, metà perplessa metà sollevata.
Il maiale sembra parecchio a disagio, ma grugnisce e lascia che lei lo sollevi da terra, recuperando il sake nella manovra.
Porchetta tra le braccia, la kunoichi saluta tutti di fretta, sventolando una mano quando Genma le fa capire che non la perdonerà mai per quella spietata mancanza di fiducia nei confronti dei suoi amatissimi compagni.
«Che roba, Shizune in ghingheri...» commenta infine Aoba, dopo che l'assistente dell'Hokage e il suo vestito rosso sono spariti allo stesso passo frettoloso delle giornate passate nei corridoi del quartier generale con pile e pile di scartoffie in mano.
Kurenai lascia che sia Anko a insistere nel perorare la causa del diritto a mettersi in ghingheri quando più aggrada e ringrazia Raido con un sorriso quando lui ordina dello shouchu per lei, senza che debba chiederlo.
A giudicare da come sono tutti presi dall'elaborare assurde teorie sulla misteriosa vita privata di Shizune – che comari senza speranza –, nessuno si è accorto dei ciuffi grigi spuntati per un momento oltre il vetro della finestra appannata e non sarà Kurenai a svelare l'arcano: si limita a ricevere il suo bicchiere da un cameriere che Anko non manca di tormentare, lanciandosi subito a buttargli le tette praticamente in faccia e domandargli se lui ritenga che ci debba essere un motivo per mettersi in ghingheri la sera. Il povero ragazzo – non avrà neanche vent'anni – è traumatizzato per sempre quando viene costretto a sedersi accanto a lei per sentirla difendere la sua causa contro un lamentosissimo Genma: inutile cercare di salvarlo.
Kurenai schiocca le labbra all'ultimo sorso di shouchu e posa il bicchiere accanto a Testa di Azuki, con un suono ruvido e soddisfatto. L'odore del fumo è forte e le resterà tra i capelli, ma è contenta di essere uscita con quella banda di matti.
Ricorda quando era lei ad arrossire e blaterare insensata di essersi messa in ghingheri assolutamente per caso, prima di schizzare via con la rapidità che solo una kunoichi esperta può conservare nonostante il tacco dodici: finiva sempre con quel sapore di shouchu e sigarette tra le labbra sue e di Asuma, in baci urgenti e frettolosi scambiati procedendo per strade secondarie fino all'appartamento dell'uno o dell'altra.
«Chissà perché le persone si fanno così tanti problemi, quando si innamorano» si ritrova a commentare, le dita leggere attorno al bicchiere, il mento sull'altra mano e un sorriso sereno ad aleggiarle sulle labbra dipinte di rosso.
Gli altri la guardano per un momento, poi Genma mette su la sua faccia da “prendo le cose così come vengono” e le domanda se non abbia bevuto troppo, mentre Aoba risponde che «È molto vero» con un insensato piglio da filosofo. Anko, il braccio ancora drappeggiato in una stretta mortale sulle spalle del povero cameriere, cerca di levare il bicchiere in un brindisi agli innamorati e riesce solo ad assestare un'involontaria gomitata sotto il mento di Raido.
Lui stavolta si alza, scocciato, e le punta un dito contro: la prossima volta non cambia solo tavolo, non ci viene proprio, ché quelle serate alcoliche sono più pericolose delle missioni di livello S.


Il tacco le si incastra in una buca non appena mette piede fuori dal locale, di fretta, perché pare che ci stia arrivando dentro tutta Konoha: ha dovuto evitare l'intero convoglio Ino-Shika-Cho ed è quasi sicura di aver intravisto Kotetsu e Izumo avvicinarsi con calma dall'altro lato della strada.
Tonton scivola giù dalle sue braccia con uno sbuffo decisamente poco tontonesco e Shizune sospira di frustrazione mista a sollievo appena riesce finalmente a staccare il tacco dalla presa mortale del selciato. Ai suoi piedi, il maiale procede a spiarsi attorno guardingo come fossero su suolo nemico, prima che la sua figura rosa e tondeggiante sparisca in una nuvola di fumo per essere sostituita dal grugno incimurrito di un carlino che, dalla faccia, forse lascerà ricordini nei sandali del padrone, perché è un ninken con della dignità, mica un cagnetto da utilizzare per questi scopi gretti.
«Seriamente, fatevi meno problemi. Mi verrà il cimurro, davvero» brontola, quando il padrone sbuca da dietro l'angolo; la sua figura resta in ombra per via della luce aranciata che spunta dalla finestra del locale, qualche metro alle sue spalle, ma chiunque a Konoha sarebbe capace di distinguere quella sagoma allampanata.
«Scusa Pak» fa Kakashi, una mano a scompigliarsi la solita fratta di improponibili capelli grigi con l'impaccio sepolto sotto tonnellate della pervicacissima flemma che mette su nei contesti sociali: fa quasi ridere, non si riesce neanche a rimproverarlo come si deve.
Shizune, colta di nuovo in quel tic nervoso che la porta a sistemare continuamente i capelli dietro le orecchie, sospira, perché forse sarebbe dovuta uscire anche lei vestita al solito modo, davvero: Kakashi arriva sempre in ritardo e lei si ritrova nel mezzo di strade affollate con tacchi e abiti e rossetti; per una volta che ha pensato di entrare in un locale a caso a comprare qualcosa da bere a caso, ovviamente ha dovuto incontrare un battaglione di shinobi in ferie, roba da non credersi.
Pakkun si defila in uno sbuffo di fumo, ancora piuttosto indisposto dall'essere stato chiamato per motivi tanto frivoli, e lei si ritrova a considerare che questa faccenda contiene un grado di stress più elevato di quello che già accumula normalmente lavorando in contemporanea in ospedale, al quartier generale e sul campo. Questo almeno finché Kakashi non le arriva così vicino che il suo naso sposta le ciocche di capelli che si era tanto accuratamente sistemata dietro l'orecchio e la sua voce le solletica il lobo in un modo che le fa sorridere lo stomaco.
«Hai un buon profumo» commenta il marpione, togliendole la bottiglia dalle mani e passandole un dito sul fianco, sopra la stoffa del vestito – guarda caso proprio nelle vicinanze della lampo.
Probabilmente il vestito è superfluo, si rassegna, mentre lo bacia e poi lo spintona un po' perché la preceda verso casa sua, due isolati più in là.
Il vestito è proprio un di più, d'accordo, ma magari il profumo lo metterà anche la prossima volta.


Nda
È di slice non solo il compleanno, ma anche il prompt telefonico: Shizune, Kakashi, scarpe col tacco, ciuffi grigi e Pakkun.
Genma fa omini coi bocchan dango: quelli colorati e messi a tre a tre sugli spiedini.
Lo (il? Boh XD) shouchu dovrebbe essere la bevanda preferita di Kurenai, stando a Narutopedia.
Che altro? Asuka è un bel nome XD e poi forse i primi Kanji possono coincidere con quelli di Asuma: ho sempre pensato che la figlia di Kurenai sarebbe stata una bambina, non so perché. Suppongo per dare meglio il tormento a Shikamaru (se qualcuno se lo stesse chiedendo, mentre Kurenai era in libera uscita, il baby sitter designato era lui ùù).
E basta: tanti auguri, ali!

Fortuna loro, i personaggi non mi appartengono, sono sempre di quel Kishimoto là.



  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: wari