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Autore: dreamey    01/07/2013    2 recensioni
mai viste prima, non si conoscevano, due persone diverse, donne diverse.. caratteri completamente opposti.. eppure si riconoscono una nell'altra.. le loro vite si ritrovano li, nello stesso posto di lavoro, stesso lavoro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le squillò il cercapersone.  Aveva appena concluso l'ennesimo intervento della giornata.
Doveva essere l'ultimo, e già si stava pregustando il meritato riposo che l'attendeva alla fine dell'intervento, dopo quasi un'intera giornata trascorsa in sala operatoria.
Almeno l'aveva evitata.  Aveva evitato di vedersela sbucare da qualche parte, magari su quelle strane scarpe con le rotelle, aveva evitato di guardarla e perdersi nei suoi occhi, aveva evitato di rimanere incantata dal quel sorriso, aveva evitato di far perdere battiti al suo cuore.
- Richiudi tu piccola Grey-  disse, non appena sentì suonare il cercapersone, e capì che poteva dimenticarsi il suo meritato riposo.
  Entrò nella sala operatoria dove era attesa. Non sapeva ancora nulla sul caso. 
L'infermiera le stava porgendo la cartella del paziente,  la lesse mentre si preparava per l'operazione.
Si mise davanti al tavolo operatorio per iniziare.
Le erano sfuggiti dei particolari. Non aveva letto l'età del paziente, non si era ancora resa conto del piccolo corpo steso sul tavolo operatorio.
Lo notò non appena si avvicinò. E questo significava una sola cosa.
Il paziente era un bambino di sei anni.  Frattura del bacino e perforazione dell'intestino.
Non sarebbe stata l'unico medico in quella sala a doverlo operare.
Le si gelò il sangue non appena collegò tutto.  Se la sarebbe ritrovata lì, in quella sala operatoria ad operare insieme a lei. 
E proprio alla fine di una lunga giornata in cui già si sarebbe immaginata a casa sua, a consumare la cena sul divano guardando un film magari.
 
In piedi dall'altra parte del tavolo operatorio,  Arizona la stava fissando.
Il suo viso era per metà coperto dalla mascherina che indossava, ma quegli occhi li avrebbe riconosciuti ovunque. 
-Dottoressa Torres, vedo che ha già letto tutte le informazioni sul caso, possiamo iniziare con l'intervento.
Io mi occuperò della perforazione, lei contemporaneamente si occuperà del bacino.
-Procediamo-  esclamò Callie  intenta a voler concludere l'intervento al più presto.
Non si scambiarono nessuna parola, entrambe, sicure della propria competenza, portavano avanti l'intervento.
I bip che provenivano dai monitor segnalavano che qualcosa stava andando storto.
-La saturazione sta calando, il paziente  sta andando in arresto. Avvicinate il defibrillatore.-
Dimostrando tutta la calma di cui era dotata in situazioni di emergenza, Arizona cominciò ad impartire ordini.
Riuscì a rianimare il paziente. 
Callie,  si stava nuovamente avvicinando al tavolo operatorio per continuare la ricostruzione del bacino. Ma la voce di Arizona la fermò.
-Dottoressa Torres, le condizioni del paziente sono troppo deboli per continuare contemporaneamente l'operazione.  Sarebbe meglio che continuasse non appena sistemo la perforazione.-
-Dottoressa Robbins- Rispose di rimando Callie,-  Il paziente ora è stabile, i battiti e la saturazione sono ritornati ai valori fisiologici. Credo che possiamo continuare entrambe.
Il tono di Arizona divenne ancora più formale e alto.
-Dottoressa Torres, siamo nella mia sala operatoria, è un mio paziente e gradirei che i miei ordini fossero eseguiti. Si allontani dal tavolo operatorio, ora!
-Mi richiami non appena la dottoressa Robbins avrà finito col suo intervento-  esordì Callie rivolgendosi ad una delle infermiere presenti in sala. Il suo tono era freddo come il ghiaccio. Sparì dalla sala operatoria.
 
 
Aveva appena concluso l'intervento. La ricostruzione del bacino era riuscita perfettamente.
Entrò nella stanza riservata agli strutturati, aveva disperatamente bisogno di un caffè.
Evidentemente non era l'unica ad averne bisogno. 
La trovò in piedi davanti alla macchinetta del caffè intenta a farla funzionare.
Arizona si voltò non appena sentì richiudere la porta della stanza, e la sua vista le provocò una fitta nello stomaco.
-Ci vorrebbe una laurea per capire come funziona questa dannata macchina-  le rivolse la parola abbozzando un sorriso.
-Basta selezionare e schiacciare un pulsante-  le rispose Callie con quasi lo stesso tono che aveva usato in sala operatoria prima di uscire.
Arizona sembrò sorpresa.  Non si aspettava quel tono da lei, quell'aria così sicura che aveva dimostrato anche in sala operatoria quando l'aveva contraddetta.
 
Non ammetteva mai di sbagliare, era sempre sicura di quello che faceva, soprattutto quando era in sala operatoria.  Impartiva ordini, metteva sotto pressione, e voleva che tutto nella sua sala operatoria filasse liscio. Non ammetteva errori, non ammetteva essere contraddetta.
Si sentiva l'unica responsabile quando c'era lei in sala operatoria, e aveva reagito come era solita fare.  E aveva reagito così anche con Callie. Non aspettandosi la sua reazione.
in fondo non era abituata ad essere contraddetta, ma Callie, quella sera lo aveva fatto.
 
Sembrava le volesse dire qualcosa, ma l'altra non le diede il tempo.
-Dottoressa Robbins, -cominciò con tono duro e formale -questa sera glielo ho lasciato fare, ma gradirei che la prossima volta non si rivolgesse a me più in quel modo.  Poteva anche essere la sua sala operatoria, ma era anche un mio paziente. E' stato poco professionale da parte sua rivolgersi ad un altro strutturato come lei, in quel modo.
Uscì, sbattendo la porta, non lasciando all'altra possibilità di replica.
Era riuscita, era riuscita a parlarle anzi ,a gridarle contro,  con fermezza e determinazione e anche un pò di rabbia.
Come poteva, quella donna, dal viso che la faceva sembrare un angelo,l'unica, ad averla rassicurata pochi istanti prima della conferenza,  con quegli occhi e quel sorriso che riuscivano ad incantare chiunque, ad essere così determinata e dura?
 
Il suo tono raggelò Arizona che rimase impalata ad ascoltare. Per la prima volta, non riuscì a controbattere, per la prima volta qualcuno l'aveva messa a tacere.
E si trattava proprio di quella donna che l'aveva incantata, quella donna che le era sembrata così vulnerabile il primo giorno che le si avvicinò a parlarle.
Le si formò un sorriso sulle labbra. Quella donna la faceva impazzire.
 
Arizona era rimasta tutta la notte in ospedale.  Il suo senso di dovere e responsabilità, la sua mania di avere tutto sotto il suo controllo, non le permisero di tornare  a casa dopo l'operazione.  Aveva trascorso la notte nella stanza del medico di guardia, andando di tanto in tanto a controllare il piccolo paziente che aveva operato qualche ora prima. E sperava in cuor suo di poterla rivedere, durante uno dei suoi controlli, che magari anche lei sarebbe andata a controllare le condizioni del piccolo paziente che avevano operato insieme.
Ma Callie, esausta, era ritornata a casa subito dopo la sfuriata. Il suo turno era finito da un pezzo in fondo.
 
La mattina seguente, fu meno pesante da sostenere,  operazioni di routine, e pochi traumi.
Era ormai pomeriggio e si stava godendo i pochi minuti di pausa in compagnia del suo caffè. E di Mark.
Non l'aveva vista per l'intera mattinata a lavoro.  Non aveva il turno di mattina quel giorno.
 
La vide entrare dalle porte scorrevoli dell'atrio, insieme a Teddy. 
Senza camice, stretta nei suoi jeans che le calzavano alla perfezione, quella maglietta blu che le lasciava la spalla sinistra scoperta, i suoi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle un pò spettinati dal vento e quell'aria luminosa che si trascinava ovunque. 
Quel giorno il cielo di Seattle era grigio, come lo era spesso, ma quando vide entrare quella donna in ospedale, le sembrò ad un tratto che il sole , che si era nascosto tutta la mattina, avesse deciso di risplendere.   Si rese conto, a suo malgrado, che quella donna riusciva a far risplendere qualsiasi luogo in cui si trovava, riusciva a rischiarare anche una giornata piovosa e grigia.
E rimanendo incantata nel guardarla, si dimenticò della discussione della sera prima.
 
In quel periodo la vita di Callie era cupa e grigia, proprio come il cielo di Seattle, e per un momento, quando la vide entrare, desiderò con tutta se stessa, che Arizona potesse essere il suo sole, che potesse brillare solo per lei, nel suo cielo.  Che potesse essere proprio quel sole, l'unico in grado di rischiarare la sua vita.
Il suo desiderio fu disatteso, non appena le tornò alla mente che quella donna non era libera, era già legata ad un'altra che non era lei.
 
-Il turno di pomeriggio è davvero straziante- affermò Teddy mentre si dirigevano all'ascensore per raggiungere ognuna il proprio reparto.
-Non posso che darti ragione Teddy, preferisco persino il turno di notte- continuò Arizona.
La vide seduta al bar non appena aveva superato le porte scorrevoli dell'entrata.  I suoi occhi la trovavano sempre.
- Come fa a stare con uno come lui? Un chirurgo plastico, con quell'aria da don giovanni-  Rivolse questa domanda a Teddy cercando di usare un tono disinteressato, mentre aspettavano che l'ascensore arrivasse al piano.
-Intendi Callie Torres?- Un sorriso divertito si dipinse sul volto di Teddy. -Ma non stanno insieme- esclamò, non notando l'espressione incredula dell'altra che quasi sentì fermare il proprio cuore.
-Possono sembrare una vera coppia, trascorrono la maggior parte del tempo insieme, ma sono solo migliori amici.  Sei nuova- continuava a parlare Teddy, ma Arizona non era più tanto convinta di starla a sentire, la sua mente era riuscita ad incamerare solo la prima frase. Quei due non erano una coppia.
Intanto erano entrate nell'ascensore.
-Non sai niente dei pettegolezzi che girano- le sorrideva bonaria mentre le parlava.
Il cuore di Arizona stava riprendendo a battere, fino a quando non udì l'ultima frase dalla sua nuova amica.
-E poi, l'ultima storia di Callie è stata con una donna, anche se la loro relazione non è durata molto.-
Non appena udì quella notizia, il cuore della pediatra, fece una capriola, i battiti divennero sempre più veloci,  per fortuna era in compagnia di un cardiochirurgo in quell'ascensore. E per un momento le era sembrato che ne avesse bisogno.
Dovette richiamare tutte le sue forze per rimanere con i nervi saldi.
Forse aveva qualche speranza.
 
Anche il turno di Arizona fu tranquillo, e aveva deciso quella sera di ritornare a casa, di non rimanere in ospedale.
 
-Ci vediamo domani, Mark-  Gridò in modo che l'amico la sentisse attraverso la porta chiusa degli spogliatoi.
Era terminata anche la sua giornata di lavoro.
Si stava dirigendo all'ascensore per raggiungere l'atrio, e la vide schiacciare il pulsante, anche lei pronta per andare via.
Non ci pensò un secondo di più e decise di prendere le scale.
Doveva evitarla ad ogni costo,  doveva stare lontano da quella donna, perchè le sensazioni che provava ogni volta che la vedeva non le piacevano.
Non poteva innamorarsi di lei, non di una donna che aveva già una relazione.
Non poteva innamorarsi di nuovo, e permettere ad un'altra donna di farla soffrire, di rovinarle la vita come le era già successo.  Anche, se si rendeva conto, che quello che sentiva quando la vedeva, non era nemmeno lontanamente paragonabile alle sensazioni che aveva provato nella sua relazione precedente.
E questo le faceva avere ancora più paura, la terrorizzava.
 
-Calliope!-  si stava avvicinando all'uscita, e quel modo di sentir pronunciare il suo nome, non le lasciarono dubbi  su chi la stesse chiamando.
Si voltò e come aveva previsto, si immobilizzò.
-So che sei a piedi, sono a piedi anch'io, ti va di fare un tratto di strada insieme?
-Abito proprio a due passi da qui, non posso impedirle di seguirmi, la strada è di tutti-
Cercò di mantenere un tono che fosse il più formale possibile. Non poteva permettere a quella donna di avvicinarsi troppo.  E comunque non avevano più parlato dopo la discussione della sera prima.
Ma l'altra sembrò non curarsene. -Beh, a quanto pare dobbiamo andare nella stessa direzione- le rispose seguendo Callie che si era già incamminata.  E le si parò al suo fianco accelerando il passo.
- A molti non piace Seattle, si lamentano che piove sempre, che  c'è caos- cominciò a parlare con il suo tono allegro, -ma lo fanno perchè non si rendono conto delle bellezze che potrebbero trovare, se solo sapessero cercare meglio, e capitare nei posti giusti.- 
Callie non fece caso al tono non tanto casuale che aveva usato l'altra.
Continuava a camminare cercando, invana, di creare un pò di distanza da quella donna.
Non parlava.  Si limitò ad annuire distrattamente.
Non che Arizona si aspettasse una risposta.  Pensava che l'altra fosse ancora risentita per il comportamento che aveva usato con lei la sera prima in sala operatoria.
-Calliope,- continuò a parlare -sto cercando di chiederti scusa. Per ieri.
-Scuse accettate,  dottoressa Robbins- rispose l'altra ancora col suo tono formale.
Poi invece continuò, senza smettere di camminare, era quasi arrivata alla sua destinazione.
-C' è una sorta di dicotomia in te o cosa?- esordì con tono ancora acido ma dandole per la prima volta del tu.
-Cosa?- rispose l'altra , evitando di fermarsi per non perdere il passo.
-Sembri due persone in un corpo solo, si due persone in una. Insomma, la prima volta che mi hai parlato eri.. quale Arizona eri? Quella dolce e simpatica! che si è avvicinata a parlare con una sconosciuta, per consolarla, e senza conoscere il mio nome sapevi già chi ero! Ieri eri così diversa, dura e sembravi..
-Senza cuore..-  la interruppe l'altra.
-Beh, non volevo proprio dire questo-
-Tranquilla, me lo sono sentito ripetere spesso!- continuò con tono quasi scherzoso riportando quello che spesso dicevano sul suo conto "Ma come può essere così? Così dura ad impartire ordini e nello stesso tempo gira con i pattini a rotelle, le trecce ai capelli, l'orsacchiotto sul camice e.."
- E le farfalle sulla cuffia-  la interruppe Callie abbozzando leggermente un sorriso.
 
Mezzo minuto dopo si fermarono entrambe sotto lo stesso palazzo.
-Grazie della compagnia, io sono arrivata, buonanotte a domani-  esordì Callie entrando nel portone.
-Sono arrivata anch'io- le rispose Arizona disegnando un sorriso sul suo volto ancora sorpreso.
Era sorpresa, felicemente sorpresa. Ma non sorpresa quanto Callie che non riuscì a mascherare il suo disagio, la sua incredulità.
-Appartamento 503, mi sono trasferita il giorno prima di iniziare al Seattle Grace. Il tuo qual'è?-  continuò col suo tono che in un altro momento sarebbe stato contagioso. Ma non per Callie, non in quel momento.
-502- riuscì solo a risponderle.
 
  Era incredula, quella donna le sembrava una calamita. Evitarla sarebbe stato quasi un'impresa titanica.
L'ospedale era grande, poteva prendere le scale se lei prendeva l'ascensore, c'erano tante stanze, c'erano reparti diversi, e soprattutto ognuna aveva il proprio.
 
Ma il loro pianerottolo, non era grande quanto un ospedale, e il loro palazzo non disponeva di un ascensore. O di altre scale d'emergenza.
 
 
 
 
 

È facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende sempre qualcun altro,
che ci si trovi in un deserto o in una grande città.
E quando questi due esseri s'incontrano e i loro sguardi s'incrociano tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza.
Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose, sotto il sole, sono state scritte dalla stessa mano,
la mano che risveglia l'Amore e che ha creato un'anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i proprio tesori sotto il sole,

perché se tutto ciò non esistesse non avrebbero più alcun senso i sogni dell'umanità.

Paulo Coelho

  
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