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Autore: Nindia Cobs    02/07/2013    8 recensioni
- Harry. - mormorai afflitto.
Mi avevano raccontato la sua storia, lo chiamavano il puttaniere, l'insensibile bastardo, ma in realtà il suo passato l'aveva reso così. Nessuno nasce cattivo, la vita ti cambia, le persone ti cambiano.
- Dimmi.
- Harry, io sono solo uno dei tanti tuoi giocattoli per divertirti e non pensare a quanto sia triste la tua vita, vero? - sentenziai.
Il ragazzò abbassò lo sguardo, poi lo rivolse a me impassibile, le emozioni non lo tradivano mai.
- Tu, caro Louis - mi bisbigliò, sfiorandomi il collo con le labbra - Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te.
Lui non stava versando lacrime, lui stava piangendo dentro. E io vivevo del suo dolore, perché amavo quell'uomo.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi qua a presentarmi un nuovo capitolo, scusate ancora per il ritardo! Spero vi piaccia, a presto!






Dopo l’intervista, decisi di non ritornare a casa, avevo bisogno di pensare, perché una parte di me era rimasta in quella stanza, nella stessa dove si trovava Harry Styles. Le sue ultime parole non mi avevano turbato in qualche modo, ma non mi sentivo per nulla sereno. Forse un po’ di svago faceva proprio al caso mio. Ogni sabato me la spassavo nei night club con qualche ragazza, tutte storie di una botta e via, nulla di cui preoccuparsi, non volevo essere vincolato da dei legami.
Fissai il pub e tutte le luci a neon che lo circondavano, alcune cubiste ballavano sul bancone del bar, molti uomini le ammiravano in tutta la loro sensualità, altri erano seduti su dei divani rossi in ecopelle, troppo occupati a ubriacarsi. Io sorseggiai il mio martini, ormai non bevevo altro, nemmeno acqua. Avevo sperperato i miei soldi in quel locale, tante volte avevo promesso a Lena, la mia migliore amica, che non ci avrei più messo piede, ma bastava una piccola debolezza, una frivola illusione, che ricadevo nello stesso errore e mi rifugiavo lì, dove potevo essere me stesso.
Una ragazza mora, alta e slanciata, dalle iridi scure e la chioma riccia, si avvicinò. Indossava una minigonna bianca e un top che scopriva l’ombelico, forse voleva mettere in mostra il piercing. Non riposi molta speranza in quello…
- Hope… - la salutai con un sorriso malizioso.
Si morse il labbro sensualmente. Lei era la mia bambolina, ci giocavo e lei me lo permetteva.
- Mi sei mancato, amore. – esitò. – Non perdiamo tempo. Hai i soldi?
- Ovvio. – affermai, cacciando il borsellino dalla tasca dei jeans.
- Bene, andiamo. – mi accarezzò i capelli, prima di baciarmi violentemente.
Quando mi baciava, provavo sempre una sensazione di benessere, non amore, ma almeno eccitazione, invece adesso non mi trasmetteva nulla, solo noia. Impassibile pensai che si trattasse di paranoia, stavo perdendo l’equilibrio mentale. Tutto mi dava l’impressione di vacillare da un bel po’, forse era quella la causa del mio disinteresse davanti a una ventenne focosa e vogliosa, scaturiva dallo stress.
Decisi di prendere una camera, avevo bisogno di sesso per distrarmi da quelle strane sensazioni. Quando entrammo, adagiai Hope sul letto, salii sopra di lei, poi lei rotolò sopra di me, voleva comandare il gioco. Mi sbottonò la camicia, baciandomi il petto nudo, poi toccò ai pantaloni e finalmente ai boxer. Iniziai a svestirla io, le strappai via l’abitino verde che indossava, poi l’intimo. Mi circondò i fianchi con le gambe, mi baciò la fronte, il naso, le labbra, il petto, il ventre, fino ad arrivare sempre più giù, al mio membro. Se lo mise in bocca, lo leccò violentemente con la lingua, fino a procurarmi una notevole erezione. Gemetti, ero estasiato, ma allo stesso tempo mi sentivo morire. Stavo per venire, la avvertii e si staccò da me.
L’avevo conosciuta in quel pub l’anno scorso, si era avvicinata a me con movimenti felini e da allora, non avevo smesso di frequentarla, sapeva fare bene il suo lavoro.
- Voglio di più. Ti desidero. – mi sussurrò all’orecchio.
Sussultai. Dopo quelle parole, entrai dentro di lei, le spinte si fecero sempre più forti e violente, anche lei raggiunse l’estasi, urlammo di dolore e di desiderio. Alla fine ci sdraiammo sul letto sfiniti. Un’ora passata davvero bene, solo che sentivo un vuoto nello stomaco, come se avessi tradito qualcuno. Mi era piaciuto, ma non riuscivo a non pensare a Harry Styles al posto di quella sgualdrina. Perché? No, forse ero solo confuso.
Eppure immaginavo lui sopra di me, lui che mi baciava, lui che mi sussurrava parole dolci… Lui e basta. Ormai pensavo febbrilmente.
Mi rivestii, anche Hope fece lo stesso, le diedi i soldi e me ne andai. Prima di lasciare la stanza, mi fermò.
- Cosa ti succede? – chiese. – Non sembri tu oggi, di solito la tua sosta qui dura qualche ora…
Non avevo voglia di parlare adesso, l’unica cosa da fare era girovagare da qualche parte, perdere tempo, riflettere e poi ritornare a casa, Lena mi stava aspettando, doveva essere in pensiero per me.
- Ho fretta. – sbuffai. – Non rompere, sono cose che non ti riguardano.
Si alzò dalla sua postazione di scatto, appoggiandosi le mani sui fianchi, indossava solo delle lingerie nere, abbastanza trasparenti.
- Hai fretta? Mi spieghi cosa succede? – esitò. – Hai incontrato un’altra. Sei stanco di me, vero?
Le sue supposizioni provocarono in me una risata amara, molto amara.
- Non rompere. – detto questo, uscii dalla camera senza darle il tempo di controbattere.
 
 
 
Non riuscivo a capire, perché non avevo dato il meglio di me? Forse era solo un periodo no, il giorno dopo avrei rimediato sicuramente. Stavo vagando con la mente, quando per strada sentii pronunciare il mio nome da una voce cristallina.
Il freddo mi logorava le ossa, avvolsi la sciarpa attorno al collo.
- Louis. – mi salutò, mentre mi voltavo.
Mi ritrovai davanti ad un ragazzo dai capelli biondi, le iridi azzurre e i lineamenti irlandesi. Niall! Il mio vecchio amico delle superiori! Ne avevamo passate così tante insieme, sembrava ieri che ci contendevamo la stessa ragazza, una certa Mariah Brown, la più bella della classe. Diciamo che le more mi avevano sempre attratto… Anche Harry era moro… Basta!
- Niall?! Amico, da quanto tempo! – esclamai entusiasta, abbracciandolo. Lui ricambiò e sorrise. Notai che non portava più l’apparecchio, avevo dei denti bianchi e luminosi, davvero perfetti. – Che mi racconti? Tutto bene?
- Certo, amico. Alla fine mi sono fidanzato con Mariah Brown, purtroppo ho scoperto che era un trans e che mi usava solo… - mugugnò. – A te come vanno le cose?
Un trans? Alla faccia tua!, pensai.
Ci riflettei su, non riuscivo a trovare un lavoro decente, gli studi non proseguivano al meglio ed ero confuso. Non procedeva per nulla bene la mia vita, ma non potevo preoccuparlo, mi aveva sempre visto come un modello da seguire, non volevo che sapesse che mi sentivo un perdente, un vero e proprio fallito. Abbassai lo sguardo, abbozzai un sorriso, odiavo mentire, mi definivo una persona sincera, ma a volte la verità fa male saperla e raccontarla.
- Tutto bene (per fortuna). – sentenziai. – Ti auguro tanto successo anche a te.
- Ricambio. Un giorno dovremmo organizzare una cenetta con tutti quelli del liceo rintracciabili. – propose. – Sai che è tornata una tua vecchia fiamma?
Vecchia fiamma? Io ero rimasto scapolo, cosa stava farfugliando? Mariah aveva attirato la mia attenzione al liceo, ma non mi ero mai fidanzato con nessuna per quello che mi ricordavo.
- Una mia vecchia fiamma? – chiesi allibito. – Niall ti senti bene? Di chi si tratta?
Ci pensò su, forse non sapeva se dirmelo o no. Gli diedi una pacca sulla spalla per incoraggiarlo, ma lui fissava qualcosa dietro di me, una figura. Avevo paura di voltarmi. Sembrava avesse appena visto un fantasma, che strano!
- Ecco, io dovevo incontrarmi con lei proprio in questo punto, è la cugina della mia ragazza… Vedi, è ritornata. – esitò. – Che imbarazzo. Tu la conosci molto bene.
Mi girai di scatto, mi ritrovai davanti ad una mora dai capelli mossi, gli occhi scuri, la carnagione olivastra, magra e altezza media. Non poteva essere…
- Ciao, Louis. – sogghignò con un sorriso beffardo. – Sono ritornata in città.
- Eleanor Calder?
   
 
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