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Autore: La Mutaforma    02/07/2013    1 recensioni
“Che vuol dire morire?”
Auron rise, di un riso amaro, senz’allegria. “Lo chiedi alla persona sbagliata”
Non sai quanto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auron, Rikku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma davvero? Sono incredula, sono tornata su Final Fantasy! 
Sinceramente, è un ritorno inaspettato. Sono felice di non aver smesso di apprezzare questo gioco e di riuscire ancora a scriverci qualcosa. 
La dedico alla mia piccola e adorata 
eveyzonk 
Salute e pace, La Mutaforma




Era una rondine. Nera, accasciata a terra. Fredda e immobile.
Morta.
Rikku si chinò per toccarla con un dito.
“Fermati!” la bloccò Yuna, l’ansia nella voce.
“Perché?”
“E’ morta non vedi?” aggiunse Wakka con più amarezza “Voi Albhed non avete rispetto per i morti?”
La ragazza lo guardò assente e ritrasse il dito come se avesse fatto qualcosa di sbagliato ma ancora confusa su cosa esattamente avesse fatto.
Rimase in silenzio, contemplando il vuoto e le piume nere e arruffate dal vento, le ali chiuse che non toccheranno più il cielo.
Rimase in silenzio come i bambini che non capiscono, tra l’angoscia di Yuna, il disprezzo di Wakka e il solo -e anche unico- occhio di Auron dalla luce vagamente comprensiva.
                             
Era assurdo e angosciante il suo sguardo buffamente immerso nelle fiamme quasi dense del loro piccolo falò, all’ora in cui tutti dormivano, e lei ancora sveglia a lanciare legnetti sul fuoco.
Auron comparve accanto a lei, come materializzato dallo spazio siderale, e la ragazza non si fece domande.
“Ci stai ancora pensando?”
Silenzio. Stranamente. Le cicale cantavano uno strano lugubre coro.
“Pensavo a… uhm, quanto sia difficile il mondo”
Ancora silenzio.
“Che vuol dire morire?”
Auron rise, di un riso amaro, senz’allegria. “Lo chiedi alla persona sbagliata”
Non sai quanto.
“Ricordo quando è morta la mamma” disse Rikku con un sorriso così sorridente e disarmante “Papà ha detto che era andata in cielo ma curiosamente sta lì, sotto la sabbia. Ci andavo tutti i giorni, e lei era sempre lì”
Rifletté.
“Non che io abbia controllato. Insomma, l’hanno seppellita lì, e io ci credo. Non ho scavato, anche se tante volte avrei voluto farlo. Quando si muore non si torna indietro?”
Un sospiro. “Chi può dirlo”
“Perché non potevo toccarla? Perché è rimasta in terra? Perché non è volata in cielo come la mamma?”
Era quasi ossessiva. Il tono affrettato di una bambina che ha paura di dimenticare quello che sta dicendo, come se le parole le uscissero da sole dalla bocca e non potesse fare nulla nulla nulla per fermarle.
Le prese la mano, come se fosse stata l’unica cosa che avrebbe potuto fermarla.
Il suo sguardo era serio, torbido, indecifrabile.
“Vai a dormire Rikku. E’ più importante avere rispetto dei vivi che dei morti”
La ragazzina lo guardò, sperduta. Auron non volle spiegarsi.
“Ci sono morti che non meritano né rispetto né compianto. Sono morti e hanno solo il ricordo della loro sconfitta”
Rikku lo fissò, intensamente. “Ha il suono di qualcosa di molto personale”
Prima che lui potesse ribattere, la ragazzina si fece leggiadra e come una farfalla volò via dalla sua mano, su un albero, per addormentarsi.
Il fuoco si spense e quando fu buio anche le cicale smisero di cantare.
Un requiem mai suonato per una morte senza commiato.
 
 
 
   
 
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