Cosa rispondereste se un giorno vostro
figlio venisse da voi prendendovi un piccolo lembo di gonna e vi chiedesse:
“Mamma, dov’è papà?”
BREAKDOWN
Ash
nacque in una calda mattinata di Luglio, una mattina che non dimenticherò mai.
La prima cosa che mi rimase impressa guardando quel piccolo e indifeso
fagottino furono i capelli di un nero talmente lucido da fare invidia a
qualsiasi animale dal piumaggio spettacolare, ma non furono i suoi capelli
corvini ad attirare la mia attenzione.
No.
Ciò che mi colpirono profondamente, furono i suoi occhi.
Occhi talmente profondi e sinceri da cancellare qualsiasi pensiero negativo che
la mia mente potesse fare, di un castano così intenso da farmi venire le
lacrime agli occhi.
“Come ha deciso di chiamarlo signora Ketchum?” mi
chiese il medico avvicinandosi con una cartelletta.
E io non ebbi dubbi, quel bambino avrebbe avuto un
nome talmente forte da risultare importante e allo stesso tempo semplice.
Un pensiero mi balenò nella mente, suo nonno, il suo nome.
Satoshi
“Si chiamerà Ash… Ash Ketchum”
*
Fin da piccolo Ash aveva sempre dimostrato di essere
un bambino con delle facoltà strabilianti, piangeva difficilmente e al
contrario di molti bambini nati come figli unici sorrideva
sempre, era si, un bambino vivace, ma lo faceva sempre con quella discrezione
innaturale che lo rendeva agli occhi degli altri timido.
Ciò che mi rendeva davvero fiera di lui e della famiglia che avevo costruito era il rapporto che aveva con il padre, un uomo le
cui fattezze erano pressoché identiche a quelle di Ash.
Mi risultava incredibilmente buffo vederli rotolarsi
nel prato ridendo e giocando, come se non si trattasse di un padre e di un
figlio, ma di due bambini piccoli che appena trovatisi decidono arbitrariamente
di diventare amici e di creare un vero e proprio putiferio di risate.
Amavo le volte in cui mio marito tornava a casa con Ash
addormentato sulle spalle, e mi guardava posandosi un dito sulle labbra in
segno di fare silenzio.
Amavo quando la sera lo metteva a letto, l’attenzione con la quale gli
rimboccava le coperte, di come i suoi occhi facessero
trasparire un affetto che andava al di la di qualsiasi concezione reale.
Quei due erano fatti l’uno per l’altro
Ogni mattina Ash correva incespicando nella nostra
stanza, saltando sul letto e abbracciando il padre, che si svegliava quasi
sussultando guardandosi in giro.
“Ash, razza di birbante!”
E ridevano, qualsiasi ora del giorno o della notte fosse, loro due ridevano,
rischiarando quella casa che era diventata per me come un sogno.
Un rifugio sicuro
Ma in ogni felicità c’è sempre un risvolto della
medaglia.
Ash iniziò ad appassionarsi ai pokemon
quando ebbe all’incirca 6 anni e mezzo, i nostri
vicini di casa, gli Oak, avevano un figlio della sua
stessa età, Gary, con il quale si divertiva a giocare, ma che al contrario suo
aveva quell’aria indisponente e arrogante di chi crede, con illusione, di aver
capito come gira il mondo.
Fu in quegli anni che il rapporto con il padre iniziò a distaccarsi, certo,
ridevano e scherzavano sempre, ma ora, l’aver conosciuto qualcuno della sua
stessa età, aveva irrimediabilmente cancellato quella fanciullezza che è
propria dei bambini con il complesso del papà.
E forse in parte questo lo ferì.
Il problema principale forse fu proprio il fatto che Ash
spostò improvvisamente la sua attenzione su Gary e sui pokemon,
e questo creò delle crepe, che solo ora so, non si sarebbero mai risanate.
*
Il giorno in cui il padre di Ash se ne andò di casa
non riuscirò mai a dimenticarlo.
Era una mattina piovosa e Ash dormiva nella sua
cameretta ai piani superiori.
Mio marito prese il suo zaino, con dentro delle sfere pokè
e dopo avermi dato un leggero bacio sulla fronte se lo
mise in spalla.
“Prenditi cura di Ash, mi raccomando”
Avevo dimenticato in quegli anni di come fosse attaccato al suo sogno, voleva
diventare un forte allenatore di pokemon, e forse, in
parte, io e Ash gli avevamo precluso questo desiderio
entrando nella sua vita.
Non potrò però davvero dimenticare di come poco dopo Ash
scese dalle scale, strofinandosi con una manina gli occhi, i capelli arruffati
e il pigiamino stropicciato lo rendevano ancora più piccolo di quanto in realtà
non fosse, e la domanda che mi fece mi spezzò il cuore.
“Mamma, dov’è papà?”
Presi mio figlio fra le braccia, rendendomi conto solo
in quel momento di non averlo mai abbracciato veramente, rendendomi conto solo
ora di come in quegli anni, avessi lasciato che fosse mio marito a fare anche
le mie veci.
Perché si amavano, erano complici.
Ed io ero stata tagliata fuori.
*
Nonostante la scomparsa così improvvisa del padre, Ash
crebbe sereno e vivace come prima, nonostante una parte di me almeno all’inizio
ebbe paura che fosse solo un modo per nascondere la propria tristezza.
L’amore per i pokemon e la rivalità con Gary
accrebbero così tanto il suo spirito da farlo diventare
molto più sicuro di sé stesso di quanto non lo fossi io vedendolo crescere.
“Mamma, ho preso una decisione” mi disse un giorno mentre ero intenta a
sistemare la verdura nell’orto.
“Dimmi Ash”
“Da grande voglio diventare il migliore allenatore del mondo!
Voglio diventare un Maestro di pokemon!”
Involontariamente feci cadere a terra la poca verdura che avevo raccolto e posizionato nel cestino, ma non me ne curai, il mio sguardo
rimase fisso su quello di mio figlio, su un figlio che prendeva sempre di più
le sembianze di mio marito.
“Hai intenzione di viaggiare per il mondo?” gli chiesi.
Lui annuì felice della decisione presa.
“Certo! Ma tornerò a casa e
ti telefonerò sempre! E’ una promessa, e poi non posso farmi battere da Gary!”
Risi a quella risposta, forse in fondo al cuore sapevo che sarebbe finita così,
sapevo che prima o poi anche lui avrebbe preso il
volo, scegliendo la sua strada, e che io non avrei potuto fare nulla per
impedirglielo.
I genitori non possono fare altro che consigliarti la strada da seguire,
aiutarti a crescere e aiutarti a rialzarti quando
cadi, ma viene un momento nella vita dei figli nella quale tocca a loro
prendere in mano la loro vita.
“Ti aspetterò”
*
Sono passati ormai anni da quando Ash ha intrapreso
il suo viaggio di formazione in quell’universo tanto vicino, quanto lontano dal
mio. Lo vedo tornare a casa, a volte, mostrarmi le sue vittorie e parlarmi di
tutti i meravigliosi luoghi che ha visitato. E il mio ricordo torna a lui.
Non so che fine abbia fatto, forse anche lui, come il figlio vaga, alla ricerca
della perfezione. Il raggiungimento dei propri obiettivi.
Il sogno che diventa realtà
A volte mi fermo a pensare a quanto nonostante le differenze siano uguali,
vicini, nonostante forse, in parte, Ash si sia
dimenticato di lui.
Probabilmente il suo viso, la sua intera figura è ormai stata logorata dal
tempo, una sagoma evanescente che sta pian piano dissolvendosi nei suoi
ricordi.
Troppo giovane per amare, troppo grande per ricordare.
Ash sta crescendo da sé, senza l’aiuto ed il sostegno altrui.
Come lui.
Ma di una cosa sola sono sicura.
Un giorno lontano mentre camminerete per strada, v’incontrerete, forse
nessuno dei due riuscirà a riconoscere l’altro, lo vedrai camminare sorridente
mentre chiacchiera animatamente con i suoi amici, e ti volterai per guardarlo,
rendendoti conto solo in quel momento del colore di quegli occhi, ricordando
solo in quel momento che anche un’altra persona, una persona
molto importante per te aveva quella stessa sfumatura così unica.
Ma sarà solo per un istante, perché lo vedrai
sorpassarti, allontanarsi da te, e ti rimarrà solo il ricordo di quegli occhi e
di quelle spalle, che pian piano, stanno diventando quelle di un uomo.
Un uomo che sai, sarà migliore di te.
FINE
Questa fic nasce da un’idea per un
contest, ora non mi ricordo bene il contesto perché è
di anni fa, e ad essere sincera ero stra convinta di
averla pubblicata anche qui, ma a quanto pare mi sbagliavo yeah
xD.
Bhe ho sempre adorato Delia, ed
il suo essere sempre allegra e gentile l’ho visto come un suo modo di essere
forte davanti alle difficoltà che la vita le ha messo davanti. Colei che deve
riempire il vuoto lasciato dal marito. Si, Delia fa da
mamma e da papà per il piccolo Ash, e credo che al
mondo non ci sia nulla di più meraviglioso dell’amore di una madre che lotta
contro le avversità della vita stessa come in questi casi. Il padre di Ash è visto come un simbolo, una specie di traguardo da
raggiungere. Credo che se non fosse sparito nel nulla o comunque fosse stato
visto nell’anime sarebbe proprio come Ash. La sua esatta copia. Le orme da seguire per lui. <3