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Autore: Rosebud_secret    05/07/2013    5 recensioni
Era cominciato tutto senza preavviso e senza alcuna spiegazione.
D'improvviso, la terra aveva cominciato a tremare. E onde alte decine di metri si erano riversate sulle coste dell'Europa del Nord. In un primo momento nessuno era stato in grado di spiegare il perché di questo fenomeno. Quel perimetro non si trovava neanche in una zona di faglia.
Erano stati i satelliti a fornire il primo, agghiacciante, quadro della situazione: il Regno Unito non c'era più. Il terremoto era stato talmente imponente da sbriciolare l'intero stato e farlo sprofondare nel Mare del Nord.
L'intero sistema mediatico mondiale era impazzito. Su qualunque piattaforma, non si sentiva altro. C'era chi parlava di fine del mondo, chi di attacchi alieni, chi di punizione divina, chi di tragedia; altri ancora davano la colpa ai governi, tirando in ballo improbabili sovrastrutture massoniche.
La verità era che un responsabile non c'era, o, quanto meno, nessuno era stato in grado di trovarlo.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata terza al contest All but Stark indetto dalla pagina Facebook: The Rainbow Side of Marvel.
 
Personaggio: Loki
Colore: Bianco
Profumo: Neve
Oggetto: Pistola
Città: Base S.H.I.E.L.D.
Obbligo: Angst
Citazione: Esiste un candore nella menzogna che è il segno della buona fede in una qualche causa. (Friedrich Nietzsche)
 
Autore: Rosebud_Secret
Titolo: ll Crollo della Galassia Centrale
Rating: Giallo
Tipo di coppia: Bromance
Avvertimenti: Angst, What If? Drammatico
N.d.A.: a fine storia.
 
 
 
 
Il crollo della Galassia Centrale

 
 
 
Era cominciato tutto senza preavviso e senza alcuna spiegazione.
 
D'improvviso, la terra aveva cominciato a tremare. E onde alte decine di metri si erano riversate sulle coste dell'Europa del Nord. In un primo momento nessuno era stato in grado di spiegare il perché di questo fenomeno. Quel perimetro non si trovava neanche in una zona di faglia.
 
Erano stati i satelliti a fornire il primo, agghiacciante, quadro della situazione: il Regno Unito non c'era più. Il terremoto era stato talmente imponente da sbriciolare l'intero stato e farlo sprofondare nel Mare del Nord.
 
L'intero sistema mediatico mondiale era impazzito. Su qualunque piattaforma, non si sentiva altro. C'era chi parlava di fine del mondo, chi di attacchi alieni, chi di punizione divina, chi di tragedia; altri ancora davano la colpa ai governi, tirando in ballo improbabili sovrastrutture massoniche.
La verità era che un responsabile non c'era, o, quanto meno, nessuno era stato in grado di trovarlo.
 
Anche gli scienziati, per lo più, tacevano. Non c'era una spiegazione per quanto accaduto, solo tante domande e le inopportune ipotesi degli opinionisti di tutto il mondo.
 
Oltre sessanta milioni di persone erano scomparse in un soffio.
 
La tensione tra i governi era cresciuta, raggiungendo livelli critici paragonabili e forse superiori ai peggiori momenti della Guerra Fredda. L'Orologio dell'Apocalisse segnava le 23.59 e nessuno riusciva ad immaginare un modo per riuscire a spostare indietro la lancetta.
 
Era vero: l'arrivo di Thor aveva cambiato tutto. Ora l'intero globo era a conoscenza dell'esistenza non solo di razze aliene, ma anche di tecnologie superiori.
 
La paranoia aveva raggiunto livelli folli: la Russia additava l'America, rivangando antichi rancori; la Francia accusava la Germania di aver fatto piazza pulita del Regno Unito per risollevare le sorti economiche globali; si guardava con sospetto anche agli Emirati Arabi, detentori del monopolio del petrolio e della ricchezza mondiale.
 
Ma ciò che si verifica nei grandi sistemi si riflette anche in quelli piccoli: le persone avevano ricordato la paura. Quella paura insidiosa e malevola che ti fa sospettare anche del più piccolo dettaglio e ti porta a vedere il vicino di casa che conosci da dieci anni come un pericoloso attivista di una qualche fantomatica cellula terroristica.
 
L'Undici Settembre sembrava uno scherzo al confronto: il panico era generalizzato.
 
Quello del Regno Unito, tuttavia, pur essendo il fenomeno più imponente, non era stato l'unico. C'erano stati decine e decine di altri casi in tutto il mondo: scosse telluriche, alluvioni, trombe d'aria, picchi radioattivi inspiegabili, cedimenti del campo magnetico... il pianeta sembrava esser precipitato nel caos.
 
Qualcosa di terribile stava avvenendo in Nord Africa, ma il processo era partito così in sordina da non esser ancora stato monitorato.
 
 
 
 
 
Erano trascorsi non più di dieci giorni dalla tragedia del Regno Unito.
 
Tony non era rimasto affatto sorpreso della telefonata di Fury: tutto quel che stava succedendo doveva aver reso il generale ben più che disperato.
 
In un primo momento, mentre ascoltava il suo accorato consulto, aveva pensato di rifiutare: aveva appeso l'armatura al chiodo, si era persino fatto levare il reattore Arc dal petto...
Non era più un eroe, ma un civile come chiunque altro.
 
Invece c'era ricaduto.
 
Il flyer toccò il ponte superiore del Triskelion, ancorato al centro dell'Atlantico, e una fastidiosa ansia gli strinse la bocca dello stomaco: non aveva ricordi felici di quel posto.
Fu Fury stesso ad andargli incontro e a condurlo sin nelle segrete dell'imponente elivelivolo, con il solo suono dei loro passi ad accompagnare quel tetro silenzio.
 
- Dura ancora molto questa visita guidata, Nick? Sono fresco di operazione, non ho più armature e, ultima ma non ultima, ho una donna che tende a diventare piuttosto nervosa quando la faccio aspettare.-
 
- Mi servi per il tuo cervello, non per i tuoi giocattoli.-, tagliò corto Fury, proseguendo a passo svelto.
 
Il miliardario si fece sfuggire uno sbuffo divertito.
 
- Lo stesso cervello che, stando al dettagliato rapporto dell'agente Romanoff, mi rendeva inadeguato al Progetto Avengers? Cosa vuoi da me? Ti ho messo a disposizione Rhodey, gli ho persino riparato War Ma... Iron Patriot. Lui è molto più bravo di me a scodinzolare ai tuoi ordini. Ti riporta la palla se gliela tiri lontano.-
 
Il generale lo ignorò e lo fece accomodare in un piccolo osservatorio sulla sinistra.
 
- Mi servi per questo.-, sentenziò.
 
- A volte ritornano...-
 
Oltre il vetro, sull'asettico pavimento bianco della cella, Loki sedeva in un angolo, immobile. Gli occhi sgranati e vitrei, i capelli scompigliati, gli abiti bruciati, il volto e il collo ricoperti di scuro sangue raggrumato.
 
Nonostante la recente vittoria contro i suoi fantasmi, Tony sentì le dita del panico serrargli le viscere.
Ormai aveva capito che l'attacco a New York aveva segnato l'inizio del tracollo nervoso da cui era uscito tanto faticosamente. Loki era stato l'unico responsabile delle sue condizioni deliranti: detestava cosa gli aveva fatto. Pertanto, nonostante la battuta pronta, dire che non era affatto felice di rivederlo era un gentile eufemismo.
 
Non ne aveva paura: aveva superato quella fase, ma la sensazione spiacevole che l'aveva avvolto, fastidiosa come un rigurgito acido, era stata capace di cancellare la serafica tranquillità iniziata nel momento in cui aveva buttato in mare il reattore Arc.
 
Aveva davvero sperato di porre la parola fine a quel capitolo del suo passato; di aver, finalmente, smesso di giocare all'eroe, lasciando Rhodey come suo successore putativo. In fin dei conti James se lo meritava: lui un eroe lo era davvero, e Tony, in cuor suo, desiderava solo potersi godere la vita con placida serenità.
 
E invece no. Il Regno Unito aveva avuto la brillante idea di sprofondare... inglesi! Cosa ci i può aspettare da un suddito?
 
- Gli siete passati sopra con un tank, prima di portarlo qui?-
 
- Mi credi se ti dico che è comparso così sulla 13° batteria? Comunque sia, Romanoff e Rogers sono entrambi impegnati e non posso richiamarli, Banner non è di certo l'uomo adatto a questo lavoro, e non ho idea di come mettermi in contatto con Thor. Barton, invece, sta rientrando. Lui comunque non ha detto una sola parola. Si è lasciato mettere in gabbia come un agnellino.-
 
- Dimmi pure che sono un malfidato, ma, insomma, ho una strana sensazione di déja-vu... Io che c'entro in tutto questo?-, domandò Tony, scrutando il volto scompigliato del dio che con tutta probabilità non poteva vederli.
 
- Voglio che parli con lui e che ti faccia dare informazioni.-
 
Stark rise di scherno.
 
- E poi? Nient'altro? Le maniglie dell'aereoplanino mi sono parse opache, una lucidatina non gliela vogliamo dare?-
Sbuffò, scuotendo la testa e sfilandosi la giacca. La appoggiò distrattamente sulla scrivania.
- Dirai a Pepper che mi hai incastrato?-
 
- Ci mancherebbe altro. Tra signori. Avanti, vai. Io sarò qui dietro.-
 
- Ma vai al diavolo...-
 
- Già fatto. Ti saluta.-
 
Armato di pazienza e nervi non troppo saldi, un genio playboy miliardario filantropo annoiato si sistemava di fronte alla paratia metallica.
 
Quando Fury l'aprì, il prigioniero non fece assolutamente nulla. Prese quindi un respiro profondo ed entrò.
Sentì un brivido lungo tutta la spina dorsale, quando la porta si chiuse alle sue spalle, lasciandoli soli.
 
L'altro, per tutta risposta, non accennò a muoversi. Continuava a guardare nel vuoto.
 
Gli si accucciò quindi innanzi e gli interruppe lo sguardo agitando una mano.
 
- Ehi, grand'uomo?-
 
Ancora nulla.
 
- Oh, andiamo? Nessuna battuta sprezzante? Niente "io sono un dio, patetico mortale!"?-.
 
Gli diede le spalle per un istante. Sapeva che poteva essere pericoloso, ma doveva far capire all'altro che non lo temeva; e, forse, convincersene lui stesso.
 
- I mortali pregano gli dei, ma gli dei chi pregano?-
 
La voce uscì flebile e improvvisa.
 
Tony sollevò lo sguardo verso di lui:
 
- Non credo di essere la persona adatta per dissertare di concetti metafisici.-
 
Il dio tacque e si mosse appena, chinando il capo e chiudendo gli occhi.
 
- Il tuo cuore ha smesso di risplendere.-, constatò.
 
Tony si portò una mano al petto per istinto e, in quella circostanza, non gli venne alcuna risposta pronta.
 
Loki lo guardò per la primissima volta.
 
- Ora sei solo uno fra tanti. Non che questo faccia la differenza...-, spezzò la frase, l'attenzione portata via da qualcosa dentro la sua testa.
 
- Oh, te ne sei accorto, che gentile. Ok, hai la mia attenzione, che diavolo hai combinato all'Inghilterra?-
 
Il dio inclinò il capo con occhi vuoti.
 
- Fa sempre più freddo, non lo avverti?-
 
Tony stava per aggredirlo di nuovo, ma si fermò a riflettere. Effettivamente faceva più freddo. Si voltò verso lo specchio:
 
- Nick, ha ragione lui. Che succede? Non è un po' presto per accendere il condizionatore?-
 
Non ottenne risposta.
 
- Come non detto. Almeno portami la giacca...-
 
La porta si aprì appena e l'indumento venne lanciato dentro. Tony la raccolse e la infilò, prima di rivolgersi di nuovo al dio:
 
- Allora, dove eravamo rimasti?-
 
L'altro lo guardò di sfuggita, prima di stringersi le ginocchia al petto.
 
- A volte non ci si rende conto di come un piccolo passo possa aprire la strada della fine...-
 
- Senti, Cassandra, piantala con queste frasette epiche para-filosofiche e dimmi che stai combinando.-
 
- Se questo fosse l'ultimo giorno del tuo mondo, come lo trascorreresti?-
 
- A cercare di fermarti.-
 
Il dio rise, prima di abbandonarsi a violenti colpi di tosse.
 
- Allora costruisci una macchina del tempo, Stark, e corri indietro! Uccidimi in culla!-, sibilò con voce roca.
 
Posò la nuca alla parete e chiuse gli occhi.
 
- Uccidimi in culla...-, ripeté, flebile.
 
In quel momento la paratia si aprì, lasciando entrare Clint. Era su tutte le furie. Non degnò Stark neanche di uno sguardo e si avventò verbalmente contro il prigioniero:
 
- Che ne dici se ti ammazzo subito? Eh?! Bastardo!!-, urlò, puntandogli la pistola alla tempia. Dopo l'urlo iniziale, che aveva fatto sussultare persino il dio, l'aveva afferrato per il bavero e lo guardava da un millimetro di distanza. Nel sussultare Loki aveva sbattuto violentemente la testa sulla paratia alle sue spalle. Non aveva perso i sensi, ma sanguinava parecchio. Persino le mani di Barton se ne erano sporcate.
 
Tony rimase impietrito ad osservare la scena. Era decisamente stupito dalla reazione di Clint. Non stava recitando la parte del poliziotto cattivo: era fuori di sé.
 
Fu il senso morale a imporgli di intervenire: Loki era ferito e, a quanto stava vedendo, non aveva intenzione di alzare neanche un dito per difendersi. Quando l'altro lo mollò, lo vide crollare a terra su un fianco e vomitare un rivolo di sangue. Barton ripuntò l'arma.
 
- Clint, dacci un taglio!-, esclamò, afferrando l'agente per le spalle e costringendolo indietro. Questi lasciò cadere la pistola, ma Stark schivò per un pelo una sua gomitata, prima di riuscire a placarlo un poco.
 
- Se lo ammazzi non sapremo niente!-
 
- Natasha è dispersa...-, disse con tono grave, poi si passò le mani sporche sul volto stravolto e aggiunse:
 
- E' successo qualcosa in Africa. Non sappiamo ancora cosa con precisione: pare che si sia aperta una voragine nel Sahara, una voragine che ha creato un vortice di sabbia. Ignoriamo quanto sia profonda: Natasha stava sorvolando la zona, ma all'improvviso le comunicazioni sono saltate. Abbiamo ragione di credere che sia...-
 
- E' profonda quanto una frattura dimensionale...-, languì Loki, ancora immobile nella posizione in cui era caduto.
 
Clint lo colpì con un calcio, facendolo cadere sulla schiena. Le vesti bruciate e sfilacciate si scostarono dal suo corpo malridotto, lasciandogli scoperto il torace.
Stark trascinò l'agente verso la porta.
 
- Qui ci penso io, tu cerca di saperne di più.-, gli disse, accucciandosi al fianco del prigioniero.
 
Rimasto solo, esaminò le sue ferite: il petto era sfondato, la colorazione nerastra: in suppurazione. Con un moto di nausea, osservò il bianco delle sue costole spiccare in quel macello rosso-violaceo. Un paio erano fratturate.
 
Loki si ricoprì con le vesti. Si aggrappò al suo braccio per riuscire a levarsi a sedere e crollò contro di lui con un gemito spezzato. Con un rivolo di sudore che gli colava dalle tempie, chiuse gli occhi, facendosi sfuggire un lungo e sibilante sospiro.
 
- Ti hanno sistemato per bene...-, mormorò il miliardario, adagiandolo contro la parete; - Chi è stato?-, gli chiese, poi.
 
L'altro inclinò il capo, fissando il vuoto.
 
- Che vuoi che importi?-, disse.
 
- Sai cosa sta succedendo?-, Tony decise di cambiare tattica e smettere di accusarlo apertamente.
 
- Sì.-
 
L'uomo si strinse le tempie con una mano e si fece sfuggire un sorriso esasperato.
- Grazie, "Risoluzione Problemi di Windows"! Non è che potresti aggiungere maggiori dettagli?-
 
- Windows?-
 
- Lascia perdere, era una battuta...-
 
Gli diede le spalle e guardò la sua povera camicia: di seta, fatta su misura e da buttare, visto che era intrisa di sangue.
Fu in quel momento che Loki sganciò la bomba con tre semplici parole:
 
- Asgard è caduta.-
 
- Cosa?-
 
Loki sollevò una mano e osservò con distacco le proprie falangi sporche.
 
- Sei sordo? Ho detto che Asgard è caduta. Ma forse non è corretto: non esiste più. Sono morti tutti. Solo io sono stato risparmiato.-
 
- Chi è stato?-
 
- Il suo nome è Thanos, ma è del tutto irrilevante. Non verrà qui: questo piccolo mondo non è nulla, ora che ha ottenuto ciò che voleva...-
 
- Il Tesseract.-
 
- Eh...-
 
- Come lo troviamo? E già che ci siamo, come lo fermiamo?-
 
Loki reclinò indietro il capo, abbandonandosi ad un'isterica e lugubre risata. Quando smise lo fissò con occhi pieni di pena e divertimento.
 
- Che razza incredibile siete! Possibile che tu non riesca a percepire l'ovvio? Il tuo mondo sta morendo ed è solo l'ultimo di una serie di nove! Io lo so... li ho visti perire uno dopo l'altro! Non so come rintracciare Thanos, nella migliore delle ipotesi si trova ad universi di distanza, ormai. Ma anche sapessi rintracciarlo, che faresti tu, misero midgardiano, contro colui che ha annientato gli dei... gli dei!.. in poche ore?-
 
- Deve pur esserci qualcosa ch- D'improvviso l'intera struttura del Triskelion sussultò: l'elivelivolo si inclinò su un fianco. Stark venne sbalzato contro la parete, sbatté la testa e crollò svenuto. Le temperature precipitarono, le luci si spensero e l'imponente mezzo dello S.H.I.E.L.D. rimase così: inclinato di trenta gradi, incastrato sulla superficie ghiacciata dell'oceano.
 
 
 
 
 
Aprì gli occhi, ma vide solo buio.
 
Il primo respiro cosciente fu per lui come una pugnalata. L'aria gelata attraversò i suoi bronchi e raggiunse i polmoni, tagliente come lame. Tossì, e per qualche istante faticò a ricordare dove si trovasse. Poi, con lentezza, i ricordi riaffiorarono.
 
- Non so per quanto ancora riuscirò a riscaldare questa cella, Stark. Ma per il momento sei vivo.-
 
La voce veniva da un punto imprecisato. Tony era ancora troppo destabilizzato per riuscire a farsi un'idea di dove l'altro si trovasse. Con i muscoli intorpiditi dal freddo, strisciò sul pavimento inclinato.
 
- Co-cos'è successo?-, chiese con un sibilo strozzato.
 
Il dio tacque per qualche attimo.
 
- Non lo so...-, ammise.
 
L'uomo si mise faticosamente in piedi, a tentoni, appoggiandosi alla parete. Sapeva che la porta doveva trovarsi su quella opposta. In preda al panico provò a salire, ma le gambe non lo ressero e ricadde indietro, atterrando proprio su Loki.
Questi imprecò nella sua lingua nativa e lo spinse di lato malamente.
 
- Ricomponiti!-, gli ordinò con spietata freddezza.
 
Tony si appoggiò alla parete e si strinse braccia e gambe al petto, tremante.
 
- H-hai detto che stai riscaldando la stanza...-, batté i denti.
- A quanti gradi siamo?-
 
- Qui dentro o là fuori?-
 
- Dimmeli entrambi.-
 
- -35°C., qui, -150° al di là delle pareti; ma è un calcolo approssimativo, stanno scendendo ancora e non so quando si fermeranno.-
 
L'uomo rovistò nelle tasche e tirò fuori il telefono. Con la sua debole luce illuminò tutt'intorno e strisciò indietro, spaventato, quando vide Loki: la pelle di una sfumatura bluastra, striata da quelli che apparivano come tatuaggi -ma non li erano-, gli occhi rossi come fiamme.
 
- Non ho intenzione di nuocerti. Come ho detto: ti sto salvando la vita, ma se preferisci morire, ti capirò. Non hai che da dirlo, Stark, sarà istantaneo, non farà male...-
 
Il miliardario si stropicciò il volto con una mano, mentre i suoi arti erano sempre più intorpiditi.
 
- Non voglio morire, voglio uscire di qui! NICK!-, urlò.
 
- Non mi hai ascoltato, Stark: tutti quelli al di là di quella porta sono morti. Nessuno verrà in tuo soccorso, ci sono solo io.-
 
- Morti?..-.
 
Quella terribile notizia fu come uno schiaffo: l'ansia lo travolse e se credeva di non riuscire ad esser più spaventato di così, si smentì non appena si collegò ai suoi satelliti per ottenere notizie.
Una perturbazione di proporzioni colossali stava scendendo da Nord, dal Polo, e loro vi erano proprio al centro. Ma il Triskelion non era stata l'unica cosa ad esser stata colpita: l'America del Nord, l'Europa, la Russia e persino parte della Cina erano ricoperti di bianco.
 
- Siamo dentro a una glaciazione... ma non è possibile che sia stata così... così veloce! "The Day After Tomorrow" è solo un film! Solo un film...-, gemette con un filo di voce.
 
Loki non gli rispose nulla: in fin dei conti, poco gli importava delle sue farneticazioni. Aveva già visto morire otto mondi uno dopo l'altro. Non ci aveva fatto il callo, questo no, nessuno ci sarebbe riuscito; semplicemente, aveva raggiunto il limite massimo di dolore che un individuo può sopportare.
Non sapeva cosa l'avesse spinto a salvare Stark. Forse l'aveva fatto per non esser più solo in tutto quell'orrore, ma non sarebbe riuscito a farlo sopravvivere in eterno. Qualche ora, poi le sue esigue energie sarebbero venute meno.
Stava morendo, ne era conscio. Ma non aveva paura.
 
Tony, nel frattempo, aveva continuato a studiare la superficie terrestre, scendendo sino all'Africa. Tutt'intorno a quel continente si era formato un vortice che aveva come centro un punto non meglio precisato del deserto del Sahara, come aveva detto Clint.
Era stata quella voragine a deviare le correnti atmosferiche.
Spense il collegamento e lasciò che il monitor del telefono tornasse scuro.
Pensò a Pepper, magari a Malibù le temperature non erano così critiche. Era più a Sud rispetto alla loro posizione. O magari qualcuno l'aveva soccorsa in tempo... ma ben presto lo sconforto ebbe la meglio sul suo forzato ottimismo.
Era bloccato in mezzo all'oceano in un'enorme bara di metallo, la sua stessa vita appesa ad un filo: Loki, un mostro, il suo nemico.
Si disperò.
L'idea che il mondo stesse per finire era folle, inaccettabile, un errore che la sua mente rifiutava di riconsiderare.
 
Loki ascoltò i suoi singhiozzi, ma non lo schernì.
Lo sapeva il cielo quante lacrime aveva versato lui in quei giorni... Sembravano essere passati secoli da quando aveva visto Thor morire, sopraffatto da una moltitudine di Chitauri. Aveva tentato di aiutarlo ma Thanos aveva saputo ben mantenere la sua minaccia: ora il dio dell'Inganno sapeva più che bene cosa significasse il dolore.
 
Si rese conto solo in seconda battuta della sua involontaria crudeltà: tenere in vita Stark, costringerlo a vedere, a sapere, era stato meschino ed egoista da parte sua. In altre circostanze si sarebbe complimentato con se stesso per quel successo non cercato, ma non in quel momento. Era spezzato, Loki, e persino il suo noto compiacimento per la sofferenza altrui sembrava esser stato spazzato via con Asgard, Vanaheimr, Utgard, Jotunheim, Nifelheimr, Hell, Alfar ed ora con Midgard, l'ultimo a cadere, il cuore dei Nove Regni, la galassia centrale.
 
- Hai mutato il tuo intendimento?-, gli chiese, disposto a lasciarlo morire in un moto di pietà, così inconsueto alla sua natura.
 
- Cosa accadrebbe a te?-
 
- Niente. Sarei fortunato se un po' di freddo fosse in grado di uccidermi, ma per mia natura sono resistente al gelo. Rimarrei qui, in attesa che le mie ferite o qualcos'altro mi portino alla morte. Non c'è più alcun luogo in cui cercare rifugio, n'è alcuno in grado di curarmi... Avevo sperato che il tuo mondo, magari ferito, fosse forte abbastanza da sopravvivere allo squilibrio dimensionale dovuto alla distruzione di Asgard, ma sono solo stato un folle ottimista. L'ho sperato per altre sette volte e per sette volte sono stato deluso.-
 
Delle lacrime sfuggirono anche ai suoi occhi, ma si congelarono in cristalli di neve ancor prima di raggiungere gli zigomi.
 
- Voglio sapere tutto!-, la voce di Stark esplose all'improvviso, dopo lunghissimi attimi di silenzio.
 
Il dio lo sentì muoversi e ne comprese la ragione: l'altro per sopravvivere doveva stimolare la circolazione sanguigna. -35° erano pochi, ma non poteva far di più per lui, nelle sue condizioni.
 
Questo suo bestiale istinto lo commosse. Nonostante tutto Stark voleva vivere, lo ammirava e gli faceva pena al tempo stesso.
Di tutte le creature che gli era capitato di incontrare, i midgardiani erano, senz'ombra di dubbio, le più caparbie.
 
- Hanno attaccato di notte. Le dinamiche non le conosco con precisione. Ero chiuso in una cella anche ad Asgard e, fino a che una guardia non si decise, finalmente, a liberarmi, non vidi la battaglia. Con il senno di poi avrei preferito non metter piede fuori dalle prigioni: la Città d'Oro stava bruciando, molte legioni erano state annientate in pochi attimi. Un esercito immenso, spazzato via dai Chitauri. Le loro navi riempivano i cieli, tanto da offuscarne addirittura la volta. Combattei, dando fondo a tutte le mie energie magiche, ma valse a poco. Mi ritrovai a lottare spalla a spalla con Thor. Non lo avevo mai visto così spaventato. Fu in quel momento che Thanos apparve. Si abbatté al suolo sul suo trono, il Tesseract in una mano, nell'altra... la testa di Odino. La lanciò addosso a Thor, prima di afferrarmi. E' stato lui a farmi questo...-, si sfiorò il petto e solo dopo si rese conto che l'altro non poteva vederlo in quella totale oscurità.
- A ferirmi.-, si corresse per poi proseguire: - Mi maledì, condannandomi ad assistere alla distruzione dei Nove Mondi, uno dopo l'altro, mentre mio fratello veniva fatto a brandelli sotto i miei occhi...-
 
A Tony, date le circostanze, importava poco di Asgard, degli dei, dei sentimenti di Loki e persino di Thor, quindi andò dritto al punto:
 
- In che modo la distruzione di Asgard può aver portato a questo sulla Terra?-
 
Loki tossì a lungo, prima di riuscire a parlare ancora.
 
- I Nove Regni sono collegati l'uno all'altro dai rami dell'albero della vita, Yggdrasill. Ovviamente Yggdrasill è un simbolo, noi lo percepiamo come un albero, ma esso rappresenta l'equilibrio dimensionale di un sistema chiuso composto da nove mondi con le rispettive galassie che altro non sono che i corrispettivi quantistici di un solo mondo e una sola galassia. Con la distruzione di Asgard, l'equilibrio è venuto meno e questo ha scatenato un effetto domino inarrestabile. Per spiegarla in termini ancora più semplici: considera il complesso dei Nove Regni come un qualsiasi organismo vivente e Asgard un organo fondamentale alla sua sopravvivenza. Distrutto quell'organo, tutto il corpo, lentamente, muore.-
 
- Ma il fatto che abbiano distrutto il tuo popolo non significa che abbiano distrutto l'intero mondo...-
 
- Ho visto Asgard sgretolarsi in molecole, seduto al fianco del mio aguzzino, Stark; e così ho fatto per tutti gli altri mondi, prima di esser teletrasportato qui a morire. La stringa che ospitava il nostro complesso sta svanendo e noi periremo con essa. No. Non è corretto...-
 
- Noi non saremo mai esistiti.-, concluse l'altro per lui.
 
- Già, nullificati... a livello percettivo personale cambia poco, ma è così che stanno le cose.-
 
Smisero di parlare, nessuno dei due aveva molto altro da dire... fino a che Loki non avvertì il respiro di Stark cambiare. Gli si avvicinò alla cieca e lo afferrò, scrollandolo. Lo schiaffeggiò, persino.
 
- Non ti addormentare. Alzati e muoviti, o morirai assiderato!-, disse.
 
Ruotò il polso e una sfera di energia cominciò a vorticare sopra le loro teste, illuminando la cella a giorno.
 
- Forza, in piedi!-, gli ordinò, spintonandolo verso l'alto.
 
Tony crollò carponi sul pavimento inclinato con respiro gracchiante. Strinse i pugni e si levò, confortato dalla luce. Risalì, appoggiandosi alla parete. Fece per sfiorare la sfera.
 
- Non farlo, a meno che tu non preferisca morire folgorato, piuttosto che assiderato...-, commentò Loki con voce annoiata.
 
- Come ci riesci?-, gli chiese.
 
- Bah, non mi va di parlarne. Piuttosto: riesco a percepire calore all'interno di questo trabiccolo, a mezzo miglio da qui, direzione Ovest. E' localizzato e non ha senso.-
 
Tony ridiscese molto lentamente e appoggiò le spalle alla parete di fondo, la stessa contro cui stava seduto il dio.
 
- Ne ha molto, invece. Il Triskelion è alimentato da un motore nucleare RBMK e quelli, una volta accesi, non si spengono.-
 
Loki gli scoccò un'occhiata confusa. - Il moto perpetuo non esiste, Stark.-
 
- Mi sono espresso male: non si spengono sino a che la barra di combustibile non è completamente usurata, ma, per il motore di una struttura come questa, possono volerci anche decenni. A discapito delle apparenze, non brucia poi così tanta energia.-
 
- Decenni? Non molto, direi. Ad ogni modo: come funziona?-
 
Non gli interessava realmente, ma, nonostante questo, reputava che un po' di distrazione avrebbe giovato ad entrambi.
 
Stark si accucciò e tirò fuori una penna dal taschino della giacca, per accompagnare la spiegazione con dei disegni improvvisati sul pavimento:
 
- Le barre di combustibile, di Uranio 235 o di Plutonio, sono racchiuse in una struttura geometrica di forma cilindrica, alternate a barre di controllo e dispositivi diagnostici. Ad intervalli di tempo regolari un processo meccanico introduce il costrutto delle barre all'interno di una vasca piena d'acqua, innescando un processo a catena di fissione nucleare che trasmuta gli elementi in altri isotopi radioattivi e, contemporaneamente, produce energia che viene asportata dal reattore tramite scambiatore termico ed utilizzata per produrre energia elettrica attraverso turbine e alternatori. Per farla più semplice: l'inserimento della barra all'interno della vasca produce calore, il calore fa evaporare l'acqua e il vapore viene sfruttato per la produzione di energia elettrica. L'acqua viene reimmessa nella vasca ad intervalli regolari di mezz'ora. Ci sono venticinque serbatoi sul Triskelion, quando il dodicesimo si esaurisce un processo autonomo ricarica i primi dodici, di modo che non si rischi di inserire la barra in una vasca senz'acqua, che è male, molto male, perché la barra di combustibile, non raffreddata, si surriscalda fino a raggiungere la temperatura di fusione, se non fermata in tempo.-
 
Loki si fece sfuggire uno sbuffo divertito. - Un metodo rischioso per far bollire un po' d'acqua. Tipico di voi midgardiani.-
 
- Lo riconosco.-, ammise Tony, - Ma per lungo tempo è stato l'unico modo. Ora sono al vaglio molti progetti di motori a fusione fredda, anche il reattore Arc funziona su quel principio. Ma quando i servizi segreti mi commissionarono il lavoro ero ben lontano persino dal diventare Iron Man, per cui mi mossi su un motore tradizionale, non molto diverso da quello dei sottomarini nucleari, solo più potente. Ho scoperto che era finito sul Triskelion solo tre anni fa. La committenza governativa era segreta, da principio.-
 
- Quindi l'hai costruito tu?-
 
- No, l'ho progettato. Non costruisco tutto quel che mi viene in mente. Scarabocchiai questo impianto a ventisette anni, in un momento di noia, mezzo sbronzo, in attesa del mio drink a un night di Las Vegas, mi pare.-
 
Loki sorrise e scosse la testa. - Sono seduto su una bomba progettata da un ragazzetto ubriaco... questo sì che mi fa sentire al sicuro.-, ironizzò.
 
- Ehi! I miei progetti funzionano! Ed è un bene.-
 
- Mh?-
 
- Secondo principio della termodinamica: due corpi di differente temperatura, se inseriti nello stesso ambiente, raggiungono l'equilibrio. Il che significa che, se il reattore continua a funzionare, e funzionerà, presto o tardi il Triskelion si riscalderà a sufficienza perché i circuiti ricomincino a funzionare! Potrò uscire da questa cella!-, esclamò, eccitato.
 
Loki lo guardò con i suoi occhi rossi:
 
- E per andare dove?-, gli chiese.
 
- Hai considerato che tutti i sette mondi che hai visto morire prima della Terra potessero salvarsi... l'hai detto tu.-
 
- I vaneggiamenti di un folle.-, tagliò corto il dio.
 
- No. Non sei il tipo da sentimentalismi simili. Avevi un motivo per pensarlo: quale?-
 
- Ma che ne sai, tu, di che tipo sono?-, sospirò Loki. Poi proseguì: - Ad ogni modo: il processo di distruzione ha rallentato, e questo mi ha fatto pensare che, estinto il moto inerziale primario, forse, l'equilibrio possa ricrearsi; ma un sistema monodimensionale formato solo da Midgard, bhe, mi sembra a dir poco assurdo.-
 
Tony sorrise, rinvigorito.
 
- Per quanto folle e assurdo possa sembrarti, ti faccio notare che lo scienziato qua sono io, non tu. La fisica del mio mondo ha funzionato sempre benissimo anche senza gli altri otto. Pensa quello che vuoi.-
 
Il dio inarcò un sopracciglio, non celando affatto un'aria di compatimento.
 
- Conosco rami della scienza che il tuo cervello da primate non può neanche lontanamente contemplare di immaginare. Se vuoi sentirti superiore, fa' pure, ma ricordati che sei solo ridicolo. Non stai parlando con Thor, mortale, ma con Loki!-
 
- Sì, aspetta che mi sposto, non vorrei che il tuo ego non avesse abbastanza spazio.-
 
- Allora, grande genio, dimmi: come hai intenzione di risolvere il problema dell'ossigeno?-, disse Loki, indicandogli la bocchetta d'areazione con un cenno del capo.
 
Tony impallidì. Non ci aveva pensato, ma con i circuiti elettrici fuori uso, anche le ventole che trasportavano l'aria nei livelli più bassi del Triskelion erano saltate. Si lasciò cadere seduto con un tonfo, di colpo ritrascinato nel terrore e nell'angoscia.
Gli era capitato, talvolta, di pensare a come sarebbe stata la sua morte, ma mai aveva considerato l'ipotesi di fare la fine del topo. Fissò con occhi vacui la sfera luminosa, cercando una soluzione che tardava ad arrivare. Sussultò e s'irrigidì, quando percepì la mano di Loki sulla spalla.
 
- Essere meschino fa parte della mia natura...-, lo sentì mormorare, per poi aggiungere un: - Ti domando scusa, Stark.-
 
- Tientele le tue scuse! Io non creperò qui dentro! Non...-, deglutì e chiuse gli occhi per cacciar via lo sconforto.
- Secondo te quanto tempo ci resta?-, gli chiese, infine.
 
- Due ore, forse tre.-
 
- Fa meno freddo...-
 
- Sono riuscito ad alzare la temperatura di una decina di gradi. Anche fuori da qui la situazione sembra appena migliorata.-, rispose il dio, facendo tornare la sua carnagione rosea e i suoi occhi verdi.
 
- Perché eri blu?-
 
- Quella è la mia vera forma. Sono uno jotun, non un asgardiano.-
 
Sino a qualche tempo prima, anche solo l'idea di ammetterlo con se stesso gli avrebbe dato ribrezzo; ma ora si rendeva conto che non gli importava più.
 
- Capisco.-, rispose Tony.
 
In realtà non era vero. Ma ad un passo dalla morte, che l'altro fosse uno jotun, un asgardiano, o un puffo troppo cresciuto non faceva alcuna differenza.
 
- Potremmo provare a sfondare lo specchio, o a forzare la porta...-, ipotizzò.
 
- Se abbattiamo anche una sola di queste barriere non riuscirò più a proteggerti.-
 
L'uomo si accoccolò su un fianco, stendendosi sul pavimento inclinato.
 
- Perché lo fai?-
 
Loki sospirò, stanco e debole.
 
- Perché sono l'ultimo della mia specie ed è un fardello troppo doloroso da portare da solo...-, rispose con sincerità, - Ma ora basta parlare. Non sprechiamo ossigeno.-
 
 
 
 
 
Trascorsero ore in completo silenzio, durante le quali il dio contò ogni suo respiro, ben conscio che, ormai, gliene restassero pochi. Rintontito e mezzo addormentato, percepì Stark rantolare. Il mortale era più debole di lui: soprattutto in quella circostanza.
Socchiuse gli occhi e lo vide strisciare sul pavimento, rosso in volto per il soffocamento. Fino a che non si mosse più.
 
"No!", pensò, furibondo, "Non vedrò morire anche te!"
 
Guidato da un presentimento, con un balzo si staccò dal bordo e si slanciò contro lo specchio sopra di lui. Levitando vi pose una mano sopra, sprigionando tutto il gelo che gli fosse possibile per riuscire a congelarne la superficie. Ricadde indietro malamente, sbattendo di schiena contro la parete di fondo. Annaspò sul pavimento, boccheggiando alla ricerca d'aria, riuscendo comunque ad afferrare la pistola di Barton.
Prese la mira e premette il grilletto, ma l'arma non sparò.
Con la vista offuscata e i polmoni che bruciavano per l'assenza di ossigeno, si ricordò della sicura. La levò e sparò di nuovo, mandando in frantumi il vetro infrangibile, reso ormai fragile dal congelamento.
 
Infine, crollò a terra, svenuto.
 
 
 
 
 
Riaprì gli occhi, confuso e intontito. Non sapeva quanto fosse passato: potevano essere pochi secondi come intere ore.
Si rigirò su un fianco, gemendo per il dolore al costato e così facendo vide Stark, ancora riverso come l'aveva lasciato.
Gli si avvicinò a gattoni e lo rigirò supino per potergli premere un orecchio sul petto.
 
- No!...-, singhiozzò, - Tu non morirai, stronzo..!-
 
Si sistemò in ginocchio e fece più volte pressione sul suo petto per stimolare il cuore, prima di chinarsi, dischiudergli la bocca e soffiare aria nei suoi polmoni.
Le labbra di Stark erano ancora calde, quindi non doveva esser passato molto tempo.
 
- AVANTI!..-, urlò, colpendo il suo sterno con ferocia.
 
Soffiò altra aria nei suoi polmoni, e finalmente l'altro reagì. Sentire i suoi colpi di tosse fu come musica.
Stravolto e con la fronte imperlata di sudore lo sollevò e lo strinse tra le braccia in un incontenibile moto di umanità. Stark si aggrappò alle sue spalle, sconvolto, respirando quell'aria gelida a pieni polmoni.
Tremava, sotto shock.
 
- Sei salvo...-, gli disse il dio, cercando di rassicurarlo un poco, - ...E hai ragione: sino all'ultimo respiro di questo mondo, c'è ancora speranza...-
 
L'altro si fece indietro e lo guardò.
 
- Che... che è successo?-
 
- E' successo che siamo soli, Stark. Non credere che la cosa mi piaccia. Mai avrei pensato che, tra tutte le creature del multiverso, la speranza avrebbe avuto proprio la tua faccia. Le tue parole e le circostanze mi hanno scosso. Dato che non abbiamo nulla da perdere, arrivare sino alla fine con l'idea che il tuo mondo possa sopravvivere è sempre meglio che compiangersi. Tu incarni il tuo mondo nella sua totalità con tutti i tuoi difetti umani, ma anche con questa incredibile voglia di vivere.-
 
Esitò un attimo, poi riprese: - I-io non credo di essermi spiegato, ma... sono così stanco...-
 
Un capogiro lo costrinse ad appoggiarsi contro la parete. Stark lo sostenne, mosso da un istinto altrettanto umano.
 
- Non ho capito una sola parola...ma, arrivati sin qui, non mollarmi tu!-
 
Il dio si lasciò sfuggire un sorriso di scherno.
 
- Ma guardaci, siamo qui a preoccuparci l'uno per l'altro come ragazzine. Siamo ridicoli...-
 
- Già... ma, senti, io non sarei dovuto morire congelato non appena sfondato lo specchio?-
 
- Le temperature si sono alzate. Non so perché. Non potevo esserne sicuro, ma, nel dubbio, ho agito.-, ribatté l'altro.
 
Tony recuperò il telefono e si ricollegò al satellite.
 
- E hai fatto bene. Pare che la perturbazione si sia spostata ad Ovest. Questo vuol dire che presto i circuiti si scongeleranno e il sistema elettrico ripartirà. Usciamo di qui, forza.-
 
Loki lo guardò e scosse la testa.
 
- Tu uscirai di qui. Io non sono in grado neanche di alzarmi...-
 
- Non ti abbandonerò qua sotto. E' fuori discussione.-
 
- Sto morendo, Stark. Non c'è forza nell'universo che possa cambiare questo fatto. Quindi ora esci da questa cella e trova un modo per andartene.-
 
- Quindi dovrei lasciarti qui a crepare?!-
 
- Qui sotto o là sopra, che differenza vuoi che faccia? Non sappiamo per quanto ancora la situazione rimarrà stabile, quindi risali, trova un flyer e vattene prima che sia troppo tardi! Non ci provare neanche ad avvicinarti a me, ho ancora sufficiente forza per spezzarti il collo.-
 
- Hai una scia di morte alle spalle da far invidia ai più grandi carnefici della storia! Se non è per esser salvato a tua volta, perché mi hai risparmiato? Perché sono vivo?-
 
Loki lo fissò intensamente, il volto trasfigurato dalla rabbia e dalla frustrazione.
 
- Io non ho mai voluto questo! La distruzione era quanto di più distante dalle mie intenzioni, quando ho attaccato il tuo pianeta!.. Io volevo solo... Oh, per la miseria! Non importa.-
 
- Importa a me, quindi parla!-, urlò Tony. Stava per rincarare la dose, quando una forza invisibile (telecinesi, con tutta probabilità) lo scaraventò verso l'alto, facendolo passare attraverso il foro dello specchio rotto.
 
Urtò la parete della stanza vicina e poi riprecipitò verso il basso, schiantandosi accanto all'apertura per la cella.
 
- VATTENE, MALEDIZIONE!-, gli gridò Loki dal basso.
 
Tramortito, si sollevò a sedere e si guardò intorno, cercando di abituare gli occhi a quell'oscurità quasi totale. Facendosi luce con il cellulare, si arrampicò sino alla porta e sbucò in corridoio. Fu lì che scorse il primo corpo e lo riconobbe.
 
- Clint!-
 
Si lasciò scivolare sino a lui e lo rigirò sulla schiena. Era pesante, gelido e rigido come un blocco di ghiaccio. Aveva ancora gli occhi aperti, le sue cornee erano congelate. La morte era stata improvvisa, forse non se ne era neanche reso conto.
 
- Oh mio Dio...-, gemette Tony.
 
Deglutì. E, con mani tremanti, gli sfilò la ricetrasmittente dalla tasca della giacca, poi fu la volta dell'auricolare. Nel cercare di toglierglielo il suo orecchio sinistro gli rimase in mano. Scattò indietro e rotolò malamente per quattro o cinque metri, prima di schiantarsi contro un archivio.
Liberò l'auricolare e lanciò via l'orecchio. Vomitò, prima di riuscire a rimettersi in marcia.
 
Risalì sino alla stanza e si affacciò alla cella sottostante, ma non gli fu possibile vedere nulla, dato che Loki aveva fatto sparire la sfera di energia.
 
- Che ci fai ancora qui?-, lo sentì chiedere con tono scocciato.
 
Accese il telefono per cercare di capire dove accidenti si trovasse.
 
- Prendi questa, è già accesa, devi solo metterti l'auricolare.-, disse lanciandogli giù entrambi gli oggetti.
 
Il dio li afferrò al volo, confuso.
 
- Perché?-, domandò.
 
- Appena ne trovo un'altra mi metterò in contatto, così almeno potremo parlarci. Fosse l'ultima cosa che faccio, ce ne andremo da questo Inferno insieme.-
 
Non gli diede il tempo di rispondere e si allontanò, cominciando la scalata verso i livelli superiori del Triskelion. Forse l'impianto elettrico aveva bisogno di una spintarella d'incoraggiamento per riprendere a funzionare, e lui aveva tutta l'intenzione di prenderlo persino a calci, all'occorrenza.
 
Il percorso fu accidentato sin dall'inizio: l'elivelivolo era inclinato, molti oggetti erano caduti e lui aveva uno spettro di visione di circa un metro. Fortuitamente riuscì a trovare un pannello di emergenza, cadendoci sopra. Lo aprì, trovandovi dentro dei lightstick, un kit di primo soccorso e una pistola.
Lasciò perdere l'arma -tanto non avrebbe avuto nessuno a cui sparare- e si infilò il resto nelle tasche. Spezzato uno dei lightstick la situazione migliorò e, grazie alla luce, proseguì più agevolmente.
Ad un certo punto smise persino di avere freddo, data la fatica.
Passato al livello superiore venne ad imbattersi in altri cadaveri: decine e decine di corpi. Fu costretto a fermarsi. Impiegò tutta la poca stabilità mentale rimastagli per non vomitare ancora. Con estrema cautela recuperò un'altra ricetrasmittente e si infilò l'auricolare, facendo scorrere la manopola sul canale uno.
 
- Loki?-
 
La sua voce rimbombò nel silenzio totale di quella tomba di ferro, e questo lo fece sentire ancora più solo e disperato.
 
- Ehi, ci sei?-
 
- Ti sento, sì...-
 
La risposta del dio fu un sussurro flebile.
 
- Oh, Dio, grazie!-
 
- Ora non esagerare, potrei abituarmici.-
 
- Parlami...-
 
- E per dirti cosa?-
 
- Qualsiasi cosa che non mi faccia pensare al fatto che sono su una nave fantasma. Sto impazzendo, quassù... sono tutti morti.-
 
- Questo lo sapevi.-
 
- Sì, ma vederli... no: toccarli è un'altra cosa. Su questa piattaforma lavoravano quasi cinquemila persone e io... io non so se ce la faccio...-
 
Crollò seduto, in iperventilazione. Era ben conscio del fatto che farsi venire un attacco di panico in quella circostanza era davvero la peggiore delle idee. Ma d'improvviso non riuscì più a muoversi, paralizzato dalla paura. Respirava a stento e la sensazione di morte imminente era insostenibile.
 
- Ascoltami, Stark: non solo puoi farcela, ma DEVI farcela! Non ti ho salvato la vita solo perché tu potessi morire di infarto in un angolo buio di questa dannata nave! Tu sei più forte delle tue paure, tu sei l'uomo che ha abbracciato un missile, ha attraversato un varco dimensionale e lo ha sbattuto dritto in bocca ai Chitauri. Se c'è una cosa cosa che non ti manca, quella è la faccia tosta. Hai più coraggio della maggior parte delle creature che mi è capitato di incontrare, quindo ora alza il culo e muoviti!-, gli sbraitò contro.
 
L'uomo rise, isterico.
 
- Faresti carriera come analista...-
 
Si rialzò con lentezza, ringraziando un Dio in cui non aveva mai creduto di non riuscire a vedere al di là di qualche metro.
 
Strisciando lungo la parete e incespicando negli ostacoli riuscì a trovare un pannello con la mappa dell'elivelivolo. Ne spiegava la struttura per sommi capi, ma fu sufficiente per riuscire a raccapezzarcisi. Doveva raggiungere la plancia, situata all'incirca cinque livelli sopra la sua posizione.
 
Con sconforto si rese conto di dover usare le scale. La corrente non era ancora tornata, ma anche in quel caso arrischiarsi a usare un ascensore sarebbe stato da stupidi.
 
- Ci sei ancora?-, domandò all'altro, aprendo con un calcio la porta metallica che dava sulle scale d'emergenza.
 
- Sì.-
 
- Puoi... raccontarmi qualcosa? Quello che vuoi. Avrai pur qualcosa da dire!-
 
- Sono davvero molto stanco, Stark...-, ribatté il dio con voce appena udibile.
 
- Ma non vuoi morire.-
 
Uno sbuffo divertito da parte dell'altro, e poi la tetra risposta:
 
- Ho detto che non voglio che tu muoia. Non ho mai parlato di me, mortale. Arriva un tempo in cui bisogna pagare per gli errori commessi, ed il mio è quasi giunto.-
 
- Tu non morirai. Non finché ci sono io, capito?-
 
- Oseresti sfidare persino la Morte, per la vita di un tuo nemico? Chissà... lei potrebbe persino esserne compiaciuta.-
 
Tony iniziò ad arrampicarsi su per le gradinate. Sudava.
 
- Non cominciare a delirare! Ci sono già io sull'orlo di una crisi di nervi.-, lo ammonì, affaticato dalla scalata.
 
- Non sto delirando. La Morte è un'entità reale, superiore a tutti noi. E' lei che Thanos serve con fervente passione.-
 
- Dovresti rivedere la lista dei tuoi amici, accetta il consiglio. E pure quella dei tuoi psicofarmaci..-
 
Loki tossì in modo preoccupante.
 
- Stai bene?-, chiese, fermandosi un istante per riprendere fiato.
 
- Certo che sei bravo a fare domande stupide.-
 
Gli sfuggì una breve risata. Quella rispostaccia se l'era meritata.
 
- Ad ogni modo: Thanos non è mai stato un mio amico.-
 
- Eh. Almeno quello...-, sussurrò Tony.
 
Le luci attorno a lui sfrigolarono per poi accendersi del tutto.
 
- EHI! Quassù c'è luce!-, esclamò con il cuore pieno di gioia.
 
- Anche qui...Senti... sei davvero sicuro di riuscire a tirarci fuori da questo posto?-
 
- Parola di miliardario playboy, eccetera.-
 
- E allora non sprecare tempo a discutere con me e prosegui.-
 
Seguì il consiglio trattenendosi dal mandarlo al diavolo. Già il fatto che avesse smesso di fare discorsi depressi sulla propria imminente morte era un piccolo passo avanti.
 
Era quasi arrivato in cima, quando la struttura del Triskelion si scosse con violenza. Perse la presa sulla ringhiera e volò indietro, rotolando sulle scale e fermandosi un paio di piani più sotto, ferito e privo di sensi.
 
 
 
 
 
- Stark! Stark!-
 
Le palpebre sbatterono velocemente. Si rigirò sul dorso.
 
- A-ah!..-, gemette.
 
Nella caduta doveva essersi rotto qualche costola.
 
- Stark, mi senti?-
 
La voce di Loki gli rimbombò nelle orecchie, sempre più debole.
 
- Sono caduto...-, mormorò, cercando di mettersi a sedere con fatica.
 
- C'è acqua qua sotto. La nave sta affondando.-
 
Non c'era panico nella voce del dio, solo una serafica rassegnazione.
 
- Stark...-, lo chiamò ancora.
 
L'uomo ragionò in fretta. Il Triskelion si era riscaldato a sufficienza da sciogliere appena la superficie che lo circondava; ma essendo inclinato, era caduto verso il basso e la frizione contro la parete ghiacciata doveva aver aperto delle falle. Difficile stabilire l'entità del danno senza un monitor.
 
- Quanta acqua, Loki?-, gli domandò.
 
- I-Io... io non lo so! Non lo so! Viene da sopra la mia testa. Qui dentro ormai mi raggiunge le ginocchia. Oh!.. Antenati! Avrà mai fine tutto questo?-, gridò, in preda allo sconforto.
 
Tony si rimise in piedi, ignorando il dolore.
 
- Torno a prenderti.-
 
- NO!-, urlò Loki, - Prosegui, maledizione!-
 
- Loki...-
 
- VAI!-
 
Il Triskelion scivolò ancora con un brusco scossone.
Il dio gridò, poi Tony poté udire solo lo sciabordio dell'acqua attraverso l'auricolare.
 
- LOKI!-
 
Colpì la balaustra con una manata e imprecò, disperato, poi si sedette di nuovo.
Alla fine quello stronzo c'era riuscito a crepare e l'aveva lasciato solo. Passò lunghi minuti a fissare il vuoto, prima di riuscire a scuotersi a sufficienza per proseguire. Tornare indietro, a quel punto, non aveva senso. Riuscì a raggiungere il livello della plancia, superando con gelido distacco altri corridoi pieni di cadaveri.
 
Rimasto solo, fu preso dagli stessi pensieri cupi che probabilmente, avevano accompagnato anche Loki sino a poco prima: aveva senso sopravvivere? Per che cosa, poi? Per vedere il mondo morire? Per scoprire che Pepper, probabilmente, non ce l'aveva fatta?
 
Superò la paratia che dava sulla plancia e guardò di sotto. Riconobbe l'agente Hill, ancora china sulla piattaforma di controllo. Fury si era accasciato poco dietro di lei. Lo aveva sempre giudicato un serpente, ma non si meritava quella fine.
 
Scese le scale, stando attento a non cadere. Si sedette accanto a Maria.
 
- Mi dispiace...-, mormorò, tirandola indietro per allontanarla dalle strumentazioni.
 
L'adagiò a terra accanto al generale e sospirò, sfiorando con le dita i tasti della console.
 
- Va bene... vediamo se riesco a capirci qualcosa...-
 
Parlava ad alta voce, cercando di illudersi che l'altro lo stesse ancora ascoltando.
 
- L-Loki... puoi sentirmi?..-, gemette.
 
E, d'improvviso, nel silenzio la risposta lo raggiunse, preceduta da un lungo respiro e da colpi di tosse.
 
- S-sì, Stark... Ti sento...-
 
- Dimmi che non sono impazzito del tutto e ci sei davvero!-
 
- Credo di non potertelo provare. Sono riuscito a nuotare fuori dalla cella, nella stanza accanto, ma l'acqua sta salendo... Non so fino a quanto potrò...-, ma il suono dell'acqua coprì le sue parole.
 
- LOKI!-
 
Altri colpi di tosse.
 
- Ci sono.-, mormorò il dio, - Tu dove sei?-
 
- Ho... ho raggiunto la plancia, ma ora torno a prenderti. Resisti solo qualche minuto, scendere sarà più semplice.-
 
- No, ti prego, no...-, lo supplicò Loki. - Resterò con te fino a quando ne avrò le forze, ma non chiedermi nulla più di questo.-
 
La sua voce si fece incerta e roca: - M-mi dispiace così tanto!.. E' mia la responsabilità di tutto questo e, anche dovessi vivere, non riuscirei a sopportarne il peso. Se non avessi offerto la mia collaborazione a Thanos, mai avrebbe scoperto l'ubicazione del Tesseract. Sono stato così stupido, e frivolo, e... vorrei solo tornare indietro, m-ma non posso e...-, deglutì, -... l'unica cosa che ancora mi rimane sei tu e voglio saperti in salvo. Quindi ti imploro: non tornare indietro!.. Non tornare!-
 
Tony rimase immobile, in piedi di fronte ai comandi. Incapace di prendere una decisione.
 
- Se ti lascio là sotto non me lo perdonerò mai...-, ammise. - E sono convinto che se qui ci fossi tu, faresti lo stesso.-
 
- Non lo so. Ho paura, Stark, come non ne ho mai avuta. Avrei voluto far risplendere il tuo mondo, avrei voluto guidarlo in una nuova era, dimostrare che i reietti più di chiunque altro possono farsi valere... ma ho solo distrutto ogni cosa. Dovevo intuirlo. E' questa la mia natura, e non potrò mai cambiarla!-, confessò l'altro, annaspando.
- Ti ringrazio per tutto quel che stai facendo per me, mortale. E' sufficiente. Non sobbarcarti di responsabilità che non ti appartengono...-
 
L'uomo riprese a lavorare, senza prestargli ascolto.
 
- Tu resisti più che puoi. Al resto ci penso io.-, ribatté.
 
Alcuni schermi olografici lampeggiarono di fronte a lui, mostrando gli scomparti della nave che si stavano rapidamente allagando.
 
- Ascoltami bene, Loki. La parte dell'elivelivolo in cui ti trovi è sommersa. Sei proprio sicuro di non riuscire a salire neanche di un solo livello? In quel caso potrei chiudere le paratie stagne e...-
 
- E' già un miracolo che io riesca ancora a reggermi a quel che resta della lampada, Stark. E' di nuovo buio, qua sotto, non saprei neanche raggiungere la porta...
 
- Ok... ok, fammi pensare...-
 
Tony sollevò gli scudi che proteggevano il ponte superiore. Sentire il rumore assordante del metallo che, a fatica, rompeva il ghiaccio lo costrinse a tapparsi le orecchie.
 
- Che è stato?-, gli chiese Loki.
 
Ma l'altro non rispose.
Incantato e inorridito al tempo stesso, non riusciva a staccare lo sguardo dalla distesa bianca che si estendeva a perdita d'occhio al di là delle vetrate. Stava nevicando, e lui, dall'interno, quasi poteva percepire il pungente odore della neve e dell'inverno.
 
Un odore che, in altre circostanze, gli avrebbe ricordato una qualche giornata passata ad oziare sul divano, magari sorseggiando un buon brandy. Ma non in quel momento.
 
No, quel gelo non poteva portar altro che morte.
 
- Gli schermi del ponte. Li ho alzati, Loki e... non ho mai visto nulla del genere...-, mormorò, - E' magnifico... e agghiacciante...-
 
Il suono gracchiante della radio lo fece sussultare.
 
- Crsssssshlion... crsssssssssssh... Triskelion, qui U.S.S. Enterprise, mi ricevete?-
 
- Dio, sì!-, Tony si avvicinò al microfono. - Qui Triskelion! Ti ricevo forte e chiaro! Steve, non sono mai stato più felice di sentire la tua voce!-
 
- Tony! Stai bene?-, si intromise Bruce.
 
- Sì! Sì, sto bene!-
 
- Che è successo?-
 
Tony gli spiegò brevemente quel che Loki aveva detto a lui.
 
- Pepper? Avete notizie di Pepper?-, domandò, poi, agitato.
 
- E' in salvo, Tony, ma è su un'altra portaerei. Vuoi che la contattiamo?-
 
L'uomo scosse la testa. - No, non ce n'è bisogno. Presto riuscirò ad andarmene da questo maledetto posto. Mandatemi War Machine. Non Rhodey: l'armatura. Stando alla vostra posizione dovrebbe raggiungermi in pochi minuti. Dammi solo le coordinate esatte, vostre, o del punto sicuro più vicino. Non ho alcuna intenzione di tornare dritto dritto nel cuore della perturbazione.-
 
- Si è fermata.-, lo rassicurò Steve, - E non solo quella. Tutti i fenomeni che stavamo monitorando sono tornati a valori normali.-
 
- Oh Dio, ti ringrazio! Loki, hai sentito?! Il processo si è fermato! Avevo ragione io, bastardo disfattista!-, urlò, piangendo di commozione.
 
- Sì... Ho sentito... ne sono felice. Non so se questa possa essere definita... un'espiazione... Ma m-muoio con il cuore più leggero, ora che Midgard è salva...-
 
- La TERRA è salva, dannato asgardiano!-, rideva e piangeva, - Aspetta che arrivi l'armatura. Verrò a prenderti. Resisti ancora per pochi istanti, ti prego!-
 
- Addio... Stark...-, furono le ultime parole che udì, prima del fruscio fastidioso dell'auricolare che veniva distrutto.
 
- Tony, devi ascoltarmi!-, esclamò Bruce all'improvviso, - Sto facendo un backup di controllo e...-
 
- NON ORA!-
 
- TONY! PER L'AMOR DI DIO!-
 
Corse via, uscendo dalla plancia a rotta di collo, incurante di poter scivolare sul pavimento inclinato e sfracellarsi.
 
Raggiunte le scale d'emergenza sentì il rumore più che familiare dei propulsori di War Machine. Si lanciò nel vuoto, senza esitazioni, e spalancò le braccia. L'armatura gli si montò addosso con precisione chirurgica.
 
Non si sarebbe più separato dalle sue creature. Mai più!
 
- Crssssssssshore!-, gracchiò Bruce attraverso la radio.
 
- Non ti sento qua sotto! Ti contatto io tra due minuti!-, urlò, volando a fatica lungo i corridoi.
 
Si gettò verso il basso, tuffandosi nell'acqua senza curarsi di nulla. Proseguì sino a raggiungere la stanza attigua alla cella.
 
Loki era lì, fluttuava, immobile e pallido come uno spettro alla luce dei propulsori dei suoi palmi meccanici. Teneva gli occhi chiusi, il dio. Lo afferrò saldamente per la vita e lo trascinò via, fuori dall'acqua sino al livello superiore.
Solo a quel punto Tony si fermò e aprì l'elmo dell'armatura.
 
- Sono qui, Loki! Sono qui!-, disse, concitato.
 
Gli tappò il naso per ricambiare il favore e soffiare aria nei suoi polmoni, facendo molta attenzione a fare pressione sul suo torace già malridotto.
D'improvviso il dio sussultò e si girò su un fianco, vomitando acqua.
 
- Così! Bravissimo!-, lo incitò l'altro, sorridendo, sollevato.
 
Loki tossì e strisciò sul pavimento.
 
- D-dovremmo far attenzione... a questi slanci d'affetto... La gente potrebbe parlare...-, commentò, ironico, con un filo di voce.
 
Tony lo sollevò tra le braccia e si rialzò in piedi. Felice come non era mai stato in tutta la sua vita.
 
- Alla fine sei tornato davvero...-, mormorò il dio.
 
- Te l'avevo detto. Ce l'abbiamo fatta insieme, siamo sa- Un esplosione colossale deflagrò dal settore Ovest dell'elivelivolo, riducendo in pezzi tutto ciò che restava del Triskelion.
 
 
 
 
 
- M-ma avevi detto che... c-che stava per uscire... Che ce l'aveva fatta!-, gemette Pepper, singhiozzando via radio.
 
Bruce si passò una mano sul volto, costernato e distrutto.
 
- Il Triskelion era inclinato, e da quella posizione i serbatoi per l'impianto di raffreddamento del reattore non hanno potuto ricaricarsi d'acqua. Il reattore era in fusione già da tempo, forse da ore... Ho tentato di avvertire Tony; di dirgli che non doveva perdere altro tempo per tornare a prendere Loki, ma non mi ha sentito o... non mi ha ascoltato...-, spiegò, - Non so perché lui non abbia controllato i serbatoi, forse non poteva, o non ci stava pensando. Mi dispiace tanto, Pepper...-
 
Come unica risposta ebbe solo i singhiozzi dolorosi di una donna che, per un istante, aveva sperato.
 
 
 
 
 
N.d.A.: Eccomi qui, alla fine di questa lunga one-shot che mi ha preso un mese di vita, all'incirca. E' stata molto difficile da scrivere, per molti motivi diversi. Credo di poter dire che sia la cosa più angst che la mia mente abbia partorito, complice anche il fatto che l'avevo come obbligo per questo contest. Era da parecchio che volevo scrivere qualcosa sulla pericolosità del nucleare (argomento che, lo ammetto, mi ha sempre intimidita e affascinata) e ho cercato di farlo al massimo delle mie possibilità, attraverso lunghe ricerche.
Ci sono diverse citazioni in questa storia, le spiego una per una:
Il Crollo della Galassia Centrale è un omaggio-citazione al titolo italiano di un libro di Isaac Asimov, che non ha certo bisogno di presentazioni. Specifico che la mia trama non c'entra un ciufolo con quella del libro di Asimov.
L'Orologio dell'Apocalisse è un orologio simbolico, creato dagli scienziati del Bulletin of Atomic Scientist nel 1947, la cui mezzanotte indica, appunto, la fine del mondo. La lancetta viene spostata in avanti o indietro a seconda dell'inasprimento/rilassamento della situazione internazionale. Va' da sé che più si è vicini alla mezzanotte, più la situazione è critica.
A Volte Ritornano è un'altra citazione, stavolta al celebre libro di Stephen King.
The Day After Tomorrow (L'Alba del Giorno Dopo) è un film fantascientifico/apocalittico in cui si prende in considerazione l'ipotesi di una superglaciazione.
La U.S.S. Enterprise, ovviamente, non è l'astronave di Star Trek, ma la portaerei da cui quella stessa astronave ha preso il nome. E' in disuso da anni, ma ho considerato l'ipotesi che, in un momento di crisi come quello, potesse esser tornata operativa.
 
Fatte queste doverose specifiche, vi ringrazio per esser arrivati sin qui. Spero che la storia vi sia piaciuta.
Un bacione,
Ros.
   
 
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