I feel something so wrong
Doing the right thing
I could lie, could lie, could lie
Everything that kills me makes me feel alive
La nave dondolava
lentamente cullata dalle onde. Hook sbuffò camminando lungo il ponte della
Jolly Rogers, odiava stare fermo alla deriva in quel
posto.
Gli sembrava di essere
tornato indietro nel tempo, quando era bloccato su quella odiosa isola a
tramare vendetta contro Rumpelstiltskin.
La vendetta…
Dove lo aveva portato
alla fine? Era esattamente tornato al punto di inizio, quel posto lo richiamava
a sé come per magia.
Detestabile magia.
Strinse i denti
maledicendo la sua sorte. Erano arrivati a Neverland
da quasi una settimana, ma ancora non avevano concluso niente, si sentiva come
un leone in gabbia.
L’unica cosa che era
riuscito a ricavare dalla sua decisione di tornare indietro era stato un
esaurimento nervoso e un senso di inadeguatezza che non gli permetteva di
dormire.
Doveva condividere la
sua preziosa nave con quel maledetto coccodrillo, colui che gli aveva portato
via la sua Milah, oltre che la mano.
Avrebbe potuto ucciderlo,
adesso mentre dormiva nella sua stiva.
Avrebbe voluto.
Ma continuava a non
farlo, infangando la memoria di Milah alleandosi con
il suo assassino. Si odiava per questo, si detestava fino alla punta
dell’uncino.
Stava rinunciando a
tutto.
Allo scopo della sua
vita e tutto per cosa? Perché per un attimo di pazzia aveva pensato di poter
cambiare?
Perché cambiando
quello che era avrebbe potuto far parte di qualcosa? Di una famiglia?
Scosse la testa a quel
pensiero.
Non ne avrebbe mai
fatto parte veramente, era solo il passaggio di cui avevano bisogno per salvare
quel ragazzino.
Il figlio di Emma…E di
Bealfire.
Perché qualunque cosa
lo riportava ai fallimenti della sua vita? Perché?
Era per questo che era
tornato indietro in realtà? Per affrontare l’ennesimo fallimento? Per legarsi a
qualcuno che poi avrebbe perso?
Sollevò il volto verso
il cielo osservando le stelle sospirando.
Forse era questa la
sua maledizione.
Si sentiva vivo,
lottare per qualcuno, cercare di redimersi lo faceva sentire vivo.
Come quando erano
saliti su quella pianta di fagioli, lui e la biondina.
Emma.
Non si era sentito
così vivo da tanto, troppo tempo.
Ma poi come era andata
a finire? Anche lei se ne era andata, lasciandolo legato in compagnia di quel
gigante.
Aveva ucciso un’ altra
parte di se stesso quel giorno.
Promettendosi di non
cascarci più ed invece che aveva fatto?
Si era fatto fregare
da una frase alla quale lei non aveva probabilmente dato neanche peso, visto
che non gli aveva rivolto la parola da quando erano partiti.
Fare la cosa giusta.
Lui era decisamente il
tipo che non faceva mai la cosa
giusta, anche se ne era fermamente convinto.
Lo aveva fatto con Milah permettendole di partire con lui e lo stava facendo
adesso con Swan.
Era tornato indietro,
ma cosa aveva ottenuto in cambio?
Niente.
Certo non si aspettava
di essere subito accettato, il principe non lo sopportava, lo sapeva benissimo.
Regina non ne
parliamo…Ancora non perdonava se stessa per la sorte di Cora, figuriamoci se
perdonava lui che l’aveva anche condotta da quei due pazzi che l’avevano
torturata. Il coccodrillo non lo prendeva nemmeno in considerazione. Poi
c’erano Biancaneve ed Emma, sembravano un corpo unico a volte.
Indivisibili. Madre e
figlia.
La prima non smetteva
di ripetere che sarebbe andato tutto bene, che ce l’avrebbero fatta, ma Emma
sembrava assorta in un suo mondo.
Lo vedeva nei suoi
occhi e la capiva.
La verità era che
quell’isola non faceva svanire i ricordi, li amplificava rendendoli una
costante al centro della mente, dolorosa e irremovibile.
«Peter Pan era una
delle mie storie preferite da piccola.»
Lui non spostò lo
sguardo dal cielo sopra la sua testa, ma sorrise leggermente mentre lei si
avvicinava.
«Ecco perché mi
conoscevi…Nonostante la tua scarsa preparazione storica.» La prese in giro.
«Non leggevo molte
fiabe da piccola…Non ne avevo la possibilità.» Aggiunse lei scontrosa
incrociando le braccia al petto.
«Resta il fatto che
conoscevi me, mi sento onorato.» Continuò canzonandola.
Anche se era vero.
Si sentiva speciale in
un certo senso.
Rimasero in silenzio
per qualche minuto, entrambi a fissare le stelle, fino a che lei non sospirò e
si voltò verso di lui.
«Grazie.» Sussurrò.
«Per essere tornato.» Aggiunse sotto lo sguardo confuso di lui.
Hook sollevò le spalle
nel disperato tentativo di sminuire la cosa.
«So che non è stato
facile e non deve essere facile per te avere Rumpelstiltskin
e tutti noi a bordo…Ma grazie.»
Lei spostò di nuovo lo
sguardo verso il cielo, pensierosa, preoccupata, stanca.
Avrebbe voluto abbracciarla
e dirle che ce l’avrebbero fatta, che avrebbero ritrovato suo figlio e
sarebbero tornati a casa, ma non sarebbe stato affatto da lui.
«Magari potresti
ripagarmi in qualche modo.» Le disse mostrando il suo miglior sorriso
strafottente e inarcando il sopracciglio.
«Aspetta e spera.» Gli
rispose riservandoli uno sguardo scocciato, ma anche grato.
«D’accordo. Ti aspetterò.» Emma scosse la testa
nascondendo il volto finalmente più rilassato dietro i capelli biondi. «Solo
stavolta fammi un favore, tesoro.» Le disse mentre lei tornava verso la stiva.
Sapeva che non doveva
voltarsi e giocare al suo gioco, ma non poté farne a meno.
«Sarebbe?» Gli chiese
inclinando la testa e guardandolo seccata.
«Non metterci ventotto
anni.» Le rispose sorridendo da orecchio ad orecchio.
Lei scosse la testa
mascherando il sorriso che le si era affacciato in volto.
«Buonanotte, Hook»
«Sogni d’oro, Swan.» Le disse prima che scomparisse nella stiva.
Riportò lo sguardo
verso il cielo, sentendo che qualcosa era cambiato, forse stavolta aveva
davvero fatto la cosa giusta.
Non riesco a scrivere
che sono tornata di già a scrivere qualcosa su questi due…Ma eccomi qui.
Ho veramente poco da
dire su questa storia solo che è stata ispirata da “Counting
Stars” degli One Republic. Infatti sia il titolo che
i versi all’inizio sono parole di quella meraviglia di canzone.
Un abbraccio
Alla prossima.
Cos