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Autore: Clanger_    05/07/2013    1 recensioni
“Senti. Quel dannato scricchiolio che fa la sedia quando ti muovi mi da altamente fastidio e non posso concentrarmi. Sai, a differenza tua io ci tengo a questo compito. Quindi impara a controllare i tuoi movimenti isterici e fai silenzio.’’
“Visto che ci tieni al compito comprati due tappa orecchie e non rompermi le palle.”
“Smettila o te la faccio pagare. Giuro su Dio che te la faccio pagare.”
Ed io continuavo, a muovermi di più e a fare più rumore. Lo faceva alterare e questo era l’unico modo purché mi parlasse. E mi piaceva.
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“Potresti prestarmi i tuoi appunti? Sono stato male in questi giorni e non so come fare.”
“Scordatelo”
“Ma io ti ho aiutato in matematica ieri.”
“Non te l’ho chiesto io, quindi non è un favore che devo ricambiare.”
“Ma vai a fanculo, stronza.”
“Ci andrò con Mark, visto che mi piace.”
“Puttana.”
“Meglio di essere stronza come te.”
E mi baciò.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Può sembrare assurdo, finto e senza nessun filo logico.
Ma ho voglia di raccontarvi la mia storia.
Senza pentimento, voglio spiegarvi come realmente andarono le cose tra me e Zayn.
Ma non v’infuriate, non gettate tutto all’aria all’improvviso. E’ una storia, troppo drammatica e con un fine da far schifo, ma è pur sempre una storia.
E no, non fa eccezione se io non sono nel pianeta terra ma nel paradiso.
Sono morta, ma questa è pur sempre una storia, no?

 
I ricordi biascicavano rumorosamente nella mia testa, come piccoli frammenti di un piatto rotto, caduto per terra. Mi riempivano il cervello con delle stupidi sensazioni e il ronzio della sua voce mi perforava. Mi uccideva. Più di quanto non lo fossi già.

“Ti ho tradita, non ti merito.’’

Come posso dimenticare quella frase? La ragione per il mio suicidio?
La goccia che fece traboccare il vaso, letteralmente.

Io non avevo mai conosciuto occhi più belli dei suoi. Mai assaporato labbra più morbide delle sue, erano l’inferno per quello che mi facevano provare. Un miscuglio di emozioni che mi elettrizzavano, come una droga di cui ero assolutamente dipendente. E sapevo, ero consapevole che non avrei saputo farne a meno, piuttosto avrei preferito morire, che non averlo più accanto a me.

E poi, come scordare la prima volta che ci parlammo? Beh, si, forse non era stato il massimo ma era comunque la prima volta che mi rivolgeva la parola.

“Senti. Quel dannato scricchiolio che fa la sedia quando ti muovi mi da altamente fastidio e non posso concentrarmi. Sai, a differenza tua io ci tengo a questo compito. Quindi impara a controllare i tuoi movimenti isterici e fai silenzio.’’

“Visto che ci tieni al compito comprati due tappa orecchie e non rompermi le palle.”

“Smettila o te la faccio pagare. Giuro su Dio che te la faccio pagare.”

Ed io continuavo, a muovermi di più e a fare più rumore. Lo faceva alterare e questo era l’unico modo purché mi parlasse. E mi piaceva battibeccarmi con lui.
Poi, mentre litigavamo, come se nulla fosse lui mi baciò. Credevo l’avesse fatto per zittirmi ma alla fine scoprii che aveva una cotta per me. E ne fui felice, molto felice. Era come se tutto quello in cui speravo si fosse avverato. In quel momento non esisteva ragazza più felice di me.

“Potresti prestarmi i tuoi appunti? Sono stato male in questi giorni e non so come fare.”
“Scordatelo”
“Ma io ti ho aiutato in matematica ieri.”
“Non te l’ho chiesto io, quindi non è un favore che devo ricambiare.”
“Ma vai a fanculo, stronza.”
“Ci andrò con Mark, visto che mi piace.”
“Puttana.”
“Meglio di essere stronza come te.”

E mi baciò. Così. Senza preavviso. Fece aderire le nostre labbra, e diventarono una cosa sola.
Ricordo tuttora i brividi che mi elettrizzarono, le dolci scariche che mi avevano percorso la spina dorsale. Fino al cervello, conservando bene le emozioni, chiudendole in cassaforte. Erano troppo importanti per essere dimenticate in fretta. Anzi, erano troppo importanti per essere dimenticate, e basta.

La nostra relazione continuò per molti anni, e stavamo crescendo. Stavamo crescendo assieme. Lui mi stava crescendo. “Sei la mia piccola.” Era l’unica cosa dolce che si era permesso a dirmi in tutti i cinque anni. E questo era la conferma che la sua fosse sincerità, che non stava scherzando con me. Mi amava, come io amo lui. E la cosa mi rendeva felice, parecchio felice.

Cominciammo a mettere i pezzi del piatto rotto assieme, uno per uno, come una vera coppia.
Incatenavamo i pezzi e non si notava nemmeno che era stato rotto. Sembrava nuovo,
nuovo di zecca. Poi per sbaglio gli scivolò dalle mani, e tutto era punto a capo. Come prima.


Si ruppe.

Ti ho tradita, non ti merito”

In mille pezzi.

“Ti prego perdonami.”
“Eri ubriaco?”
“No…”

Portando con sé anche il mio cuore, per sempre.

“Ti prego. Felicity.’’

Per un attimo, quando stavo con lui, credevo di essermi sbagliata. Avevo pensato che magari i miei non avevano sbagliato a farmi indossare questo nome. Magari mi avrebbe benedetta e sarei stata felice davvero. Ma, io non sbagliavo mai. Quel dannato nome era una condanna, una condanna di tristezza assoluta, per sempre.

Che dire, la mia vita si rovesciò. Mi trovai totalmente senza speranze. Non mangiavo, non dormivo. Ero diventata un corpo senza vita. Qualcosa di morto, che vagava spenta, senza nemmeno rendersi conto di possedere più un’anima.
Mi aveva tradita. La persona che amo mi aveva tradita.

-metterò fine a tutto.-
Una promessa.
Una promessa che io stessa mi feci.
Un giuramento.
Avevo giurato a me stessa che avrei messo fine a tutta la mia sofferenza.



“Mio amato Zayn,
                                 perdonami. Perdonami se mi sono innamorata di te, senza pudore.
Scusami se solo con i tuoi occhi ho trovato la pace che non trovavo da tempo. Hai reso la mia vita migliore. Mi hai resa migliore. Questa è la prima lettera che scrivo, la prima in assoluto. So a cosa stai pensando adesso, ma no, il foglietto con la lista della spesa che ti diedi una volta non conta.
Conta che io adesso sono qui, a scriverti quanto io ti ami. E non fa nulla se mi hai tradita, ti ho perdonato. Ma non perdono me stessa. Non riesco a sopportarlo e mi odio, mi odio per questo.
Ascoltami, questo legame è troppo forte e non riesco a controllarlo. Ti amo troppo e questo mi spaventa. Non è colpa tua, è solo mia. Chiaro?
Grazie per avermi cresciuta. Per avermi fatta tua. Grazie anche solo per avermi fatto provare cose che la maggior parte delle persone non sanno neppure che possano esistere ed essere provate.
Sei la mia persona che mi ha fatto letteralmente perdere la testa.

Addio amore mio, ci incontreremo di nuovo. Prima o poi i nostri sguardi si incroceranno nuovamente e senza accorgercene tornerà tutto come prima.
                                                                                                                                 Ti amo.’’

 
***

“Zayn oggi è più strano del solito.” Commentò Niall, corrugando la fronte in maniera pensierosa.
“Oggi sono due anni esatti dalla morte di Felic-” fece per dire Liam, con un tono ti voce solenne e preoccupato. Sapeva quanto Zayn soffrisse in silenzio per lei. Ma si bloccò non appena l’interessato varcò la porta della cucina.

Non usciva mai dalla sua stanza, se non per andare a trovarla al cimitero.
Oppure per comprarsi le sigarette. Dopodiché si rinchiudeva, senza fare il minimo rumore.
Non parlava, non scherzava e soprattutto non rideva più.
I suoi occhi erano senza vita, senza anima.

“Hai fame?” gli chiesi, con uno filo di speranza. Non mangiava più, o almeno lo faceva ma raramente. Si era ridotto male, ma così male che faceva male guardarlo mentre smetteva di vivere, di sua volontà.
Ma la cosa che faceva più male era sentirsi completamente impotente.
Si stava sgretolando davanti a me e non potevo fare nulla. Se non stare a guardare.

Non mi rispose, mantenne lo sguardo fisso sul pavimento, camminando verso l’uscita.
“Io vado da Felicity. Non mi aspettate. Voglio tornare da lei e cominciare a rivivere.”

Quelle parole mi risuonarono in mente, e mi sentivo così stordito. Ma all’impatto non capii che c’era qualcosa sotto. Mi sentivo confuso dal fatto che non aveva mai più detto una frase così lunga. Ed era strano sentirlo parlare. Non ricordavo nemmeno più il suono della sua voce, nonostante il mio sforzo.

Ma nonostante cercavo di capire cosa in quelle parole mi incuriosì non ci riuscii, il mio tentativo divenne invano.
Se solo avessi capito.


***

E finalmente lo vedevo. Su di una nuvola, tutto sorridente con le braccia aperte.
Sapevo che ci saremmo rincontrati, ma non così presto.
Ed era vero, i nostri sguardi si erano incontrati nuovamente ma tutto era come se fosse normale.
I nostri occhi si desideravano ancora e assieme avevamo ricominciato a crescerci.
“Sei la mia piccola.” Sussurrò.
 




ANGOLINO....

Inizio col dire che non so davvero cosa mi sia venuto in mente. Ma dovevo sprigionare in qualche modo la mia tristezza ed è venuto fuori questo.
Beh, ditemi che ne pensate. Non so, con una recensione? Anche negativa, non fa nessuna differenza! Ma almeno ditemi che impressione vi ha fatto questa cacata celestiale.
Non dai scusate questo linguaggio poco diplomatico XD 
Un bacione a tutti 

  
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