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Autore: Mad_Killjoy Cullen    06/07/2013    0 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Capitolo XXVI

 
Alec

-

Demetri mi portò nella parte ovest del palazzo, molto lontano dalla sala, dove risedevano gli anziani durante le loro esecuzioni, insomma, lontano da solo, una cosa molto positiva e a mio vantaggio.

Ci fermammo davanti una porta che, al contrario delle altre, era anonima.

Non potevo chiedere di meglio, soprattutto in quel momento.

In tutta la mia vita da umano non avevo mai incontrato nessuno che fosse riuscito a scaturire in me, quella strana parola chiamata amore.
 Mai nessuno era riuscito a farmi provare una sensazione tale da farmi mancare il respiro e far accelerare notevolmente il battito di quell’affare strano chiamato, invece, cuore. Mai.

Poi è arrivato Demetri e tutto è cambiato. Quella parola aveva iniziato ad avere un senso vero e proprio, arrivando al cuore, facendolo accelerare più del normale, facendomi mancare quasi il fiato in gola, strozzandomi.

Demetri era riuscito a farmi cambiare opinione in un solo giorno, in una sola notte, il che, poteva sembrare strano o addirittura pazzo e senza senso, ma per me, non era affatto così.

Ora, potevo capire al cento per cento cosa significasse amare una persona che in qualche modo, ricambia il tuo sentimento con tutto il cuore e tutto l’animo.
«Sei pronto?», mormorò Demetri, facendomi distogliere dai miei pensieri.

Mi voltai, sorridendogli. «Sono nato pronto.».

Aprì la porta, facendomi entrare. Feci qualche passo, ritrovandomi al centro della stanza, guardandomi intorno, scrutando ogni minimo oggetto.
Mi sembrava quasi un ritorno al passato: Tutto quel lusso, mi ricordava così tante cose, ma non ci badai. Ricordare il passato, adesso, era l’ultimo dei miei pensieri.

Era una stanza molto luminosa e spaziosa. Mi avvicinai alla balconata, spostando la tenda. Le odiavo. Erano un’ intralcio alla mia visuale, mi impedivano tutto.

Mi sentivo quasi a disagio a vedere tutto quello spazio, io che, nella maggior parte della mia vita, avevo cambiato stile di vita, in un’ attimo, passando a quello pessimo e povero in così poco tempo.

Tornai a scrutare la stanza per intero: Un letto al baldacchino al centro esatto della stanza, ai due lati due comodini di legno, anche se tutto il mobilio in quella stanza, richiamava il color del ciliegio, le pareti dorate che si abbinavano perfettamente agli altri colori della stanza, e infine, un divano e due poltrone.

Non era così male, dopotutto era migliore dell’altra, anche se quella... non mi dispiaceva per niente.

Il sole stava tramontando, lasciando spazio alla sera, alla notte e alla sua tranquillità.

Mi avvicinai nuovamente alla balconata, guardando attentamente la mia pelle che prese a brillare. Era una cosa pazzesca, che superava ogni mia attesa, rendendomi incredulo.

L’idea di essere diventato un vampiro continuava a stupirmi ogni giorno di più.

Ogni giorno speravo che fosse un sogno; l’essere umano mi mancava... ma solo a volte.

La consapevolezza del fatto che... per sopravvivere avrei continuato a uccidere, all’ inizio mi infastidiva.. e anche molto, ora, invece, non mi sfiorava un gran ché, avevo una persona al mio fianco che non mi avrebbe mai giudicato, e questo mi basta.. per non farmi sentire in colpa con me stesso e con quella che tutto sommato, era la mia natura.

Sentii qualcosa di freddo sul mio collo, e capii subito chi era.

Sorrisi istintivamente, sentendomi immediatamente... amato e non solo come un tempo, o tanto meno, usato come un giocattolo.

«Allora... ti piace?», domandò, avvicinandosi al mio viso, baciandolo delicatamente, per poi passare alla gola, facendomi rabbrividire incondizionatamente.
Nella mia vita da umano, mai nessuno era riuscito a far scaturire tali emozioni, anche con un contatto così... superficiale all’apparenza, ma che al contrario, non lo era per nulla, o almeno per me.

«è semplicemente stupenda. Non ho mai visto una cosa del genere in tutta la mia vita... ». Dissi ancora incantato, ma non per la stanza, quella, in quell’istante, era passata in secondo piano, adesso, invece, c’era una cosa, una persona nettamente più bella da ammirare.

«Ma a te.. piace?», chiesi subito dopo, guardandolo attentamente.

Sembrò rifletterci, anche se... non c’è n’era bisogno.

«Non ne sarei sicuro... la cosa più bella che io abbia mai visto, è qui, davanti a me e sei... tu.», disse guardandomi negli occhi con quel suo solito sorriso dipinto sulle labbra, quel solito sorriso che come sempre riusciva a farmi innamorare di lui, ogni minuto di più.

Rimasi senza parole, imbambolato a osservarlo senza riuscire a fiatare. Lo amavo e lo avrei amato per sempre. «Mi lasci senza parole...», sussurrai guardandolo dritto negli occhi.

Mi sorrise. «Allora non dire niente. Mi basta sentire il tuo respiro, o meglio.. assaggiare il tuo sapore.», sussurrò avvicinandosi al mio volto.

Ripassò il contorno delle sue labbra con la lingua, mandandomi letteralmente impazzito e immediatamente poggiai le mie labbra sulla sua bocca.

Lo strinsi a me. Volevo sentirlo vicino, volevo sentirlo mio.

Sentii qualcosa fermare il mio corpo, impedendomi anche un minimo movimento. Ero finito con le spalle al muro, con Demetri che continuava a baciarsi e di certo.. non mi dispiaceva affatto.

Gli strinsi i capelli, avvicinandomi di più al suo corpo, mentre sentivo le sue dita fredde, sfiorarmi il corpo, procurandomi mille brividi d’eccitazione.

Mi strinse a lui con un braccio, continuando a baciarmi. Sarei rimasto così per tutta la mia esistenza.

«Dem.. mi mancava la tua.. irruente.. passione.», confermai a bassa voce, allontanandomi di poco, dal suo viso.

Ed era vero; Amavo tutto di lui: Ogni suo movimento, la sua voce, la sua risata, i suoi sorrisi.

Tutto di lui riusciva a mandarmi in estasi, riducendomi a un’ ammasso di gemiti, sussurri, e parole d’amore.

«Parli sul serio?», chiese con quel suo sorriso soddisfatto sulle labbra.

Annuii velocemente, senza fiatare. Le parole mi erano morte in gola.

«Quindi tu.. credi che io sia aggressivo?», continuò subito dopo, avvicinandosi a me, sfiorando le mia labbra col suo respiro, mozzandomi il fiato in gola.
Volevo parlare, dirgli qualcosa.. ma cosa? Non riuscivo a formulare nessuno un pensiero di senso compiuto. Che senso ha.. pensare se c’è una persona che lo fa al posto tuo?

«E mi piace.», sussurrai con quel poco di fiato che mi era rimasto.

Sentii un leggero fastidio nel basso ventre. Sentivo i pantaloni diventare più stretti, donandomi un fastidio immondo, ma non ci badai, non in quel momento, almeno.

Sentivo lo sguardo di Demetri vagare sul mio corpo, soffermandosi sulla mia erezione, che ormai, era impossibile non notare.

“Fottuti pantaloni. Quasi, quasi.. li tolgo adesso.”. Pensai, sorridendo per non far notare il mio disagio.

«Lo vedo.», terminò lui, facendo aderire infine la sua erezione, sulla mia.

Sentivo la sua erezione sulla mia, che mi procurava mille sensazioni, che riuscivano a mandarmi fuori di testa in un’ attimo.

Mi spinse nuovamente al muro, muovendosi sul mio corpo, procurandomi mille gemiti.

Sentivo le sue mani carezzare il mio corpo attraverso il tessuto della camicia, procurandomi però, dei brividi.

Sentivo la sua erezione crescere, mozzandomi il fiato. Mi sentivo esplodere, e insieme con me, i miei pantaloni che non ne potevano più sentire.

I suoi gemiti erano la cosa più bella di tutto il mondo, soprattutto in quel momento.

Persi il controllo. Lo volevo mio all’ istante. Lo spinsi verso il letto che al contatto col suo corpo emise un tonfo leggero, di nessuna importanza.

Lo guardai attentamente, scrutandolo, stando attento a non perdermi nemmeno un singolo particolare.

Era splendido, la sua bellezza era insopportabile da vedere.

Mi faceva impazzire in tutti i sensi, anche solo con uno sguardo. Era incredibile, quasi surreale, ma per mia fortuna, era reale.

Mi prese per il colletto della camicia, avvicinandomi al suo volto.

«Non vorrai mica distruggere anche questo..?», sussurrò al mio orecchio.

Lo feci distendere, sedendomi sul suo basso ventre, dove i suoi pantaloni sembravano volessero esplodere da un momento all’altro e questo mi eccitava all’inverosimile, procurandomi mille brividi in tutto il corpo.

Presi ad accarezzarlo in tutto il corpo, passandogli le mani dentro i vestiti, sentendo la freddezza della sua pelle. Lo volevo mio, a tutti i costi, in quel momento più che mai.

Avevo già provato la brezza del sesso insieme con lui, e ogni volta sentivo quel bisogno, crescere sempre di più, insieme alla voglia che avevo di lui.

Non era un desiderio fisico, più che altro era sentimentale. Lo amavo, sì, ma amavo il suo essere dolce e gentile.

Amavo quella persona che anche con una carezza riusciva a farmi sentire amato, quella persona che con un bacio.. mi faceva sentire la persona più importante del mondo, anche se in effetti, non lo ero.

Ma a me non importava; se avevo lui, avevo tutto e a me, bastava per potermi sentire in pace con me stesso.

Il fisico, passava in secondo piano, sempre. Se una persona si ama.. non la si ama per l’aspetto fisico, no?

«Che ne dici di togliermi qualche strato?», sussurrò, distogliendomi dai miei pensieri, facendomi posare lo sguardo su di lui.

Non ci pensai nemmeno un altro secondo. Gli presi la camicia, strappandogliela direttamente. Ero ammaliato da lui. Poteva farmi di tutto, lo avrei assecondato sempre.

Non avrei mai fatto niente che l’avrebbe infastidito in qualche modo.

Lui per me era tutto.

«Assaggiami.», sussurrò al mio orecchio a tono fermo, come se fosse un’ ordine alla quale io avrei dovuto obbedire all’ istante. Non m’infastidiva, anzi, mi eccitava ancora di più.

Poggiai le mie labbra sulla sua gola, baciandola lentamente, senza fretta.

Lo assaggiavo lentamente, assaporando al meglio il suo sapore sublime.

Presi a leccare il punto in cui passavo le labbra, scoprendo di tanto in tanto i denti, mordendogli la gola con ardore, facendolo gemere.

Scesi lentamente verso il torace, baciandolo, leccandolo lentamente, lasciando una scia umida. Risalivo lentamente per poi riscendere verso il basso.

Mi fermai sul suo basso ventre che baciai ripetutamente con ardore, passando la lingua.

Gli morsi il ventre, piano, senza fargli male.

Arrivai al bordo dei suoi boxer. Mi sentii mancare il fiato.

Lo strinsi con i denti, cercando di tirarlo giù a tutti i costi, peccato che, non ci riuscivo.

Scesi più in giù, sentendo i suoi gemiti farsi sempre più acuti.

Arrivai davanti alla sua erezione. Morsi il tessuto dei boxer, di conseguenza, morsi la sua erezione, sentendo che reagiva al mio gesto.

Leccai il tessuto dei boxer, sentendo la sua consistenza che in quel momento sembrava d’acciaio.

Lo morsi nuovamente, stavolta con più intensità, sperando di non procurargli nessun dolore, in caso contrario, mi sarei fermato all’istante.

L’avrei fatto impazzire, questo era certo.

Passai la mano sulla sua erezione carezzandola in tutta la sua misura. Mi sentivo fuori di testa, più guardavo quella sporgenza più sentivo la voglia di lui crescere inesorabilmente, facendomi arrivare quasi all’orgasmo.

Sentivo la sua mano sulla mia nuca, e capendo che, in qualche modo, quel gesto lo stimolava, lo morsi di nuovo, strappando, in seguito i boxer, riducendoli in mille pezzettini.

Non esistevano parole per descrivere il mio stato d’animo. Ero eccitato al massimo, e la mia erezione ne era la prova.

Mi spogliò, facendomi rimanere nudo davanti ai suoi occhi.

Lo volevo, volevo sentirlo mio, volevo sentirlo dentro di me, per tutta la vita. Senza di lui, mi sarei sentito perso.

Non riuscivo a pensare, ogni mio pensiero mi procurava una fastidiosa sensazione alla testa, infastidendomi.

Mi fece distendere sul letto. Lo guardai contrariato per qualche secondo, poi tutto tornò come prima.

Si mise a cavalcioni su di me, facendo scontrare le nostre erezioni, senza nessun’ intralcio stavolta.

Sentivo la rigidità della sua erezione sulla mia e mi piaceva, mi donava un piacere immenso, indescrivibile. Era mozzafiato, tutto di lui mi attirava.

Si muoveva sul mio ventre, facendo toccare continuamente i nostri sessi, facendomi sussultare ad ogni contatto, e all’ improvviso mi sentii folgorato.

Sentii qualcosa di appiccicoso addosso, ma non era una sensazione strana o, sgradevole.

Lo avevo già provato in passato e, non mi era dispiaciuto, anche se quella volta, quello che era appiccicato, era solo ed unicamente il mio ventre.

Alzai lo sguardo il mio ventre, senza fiatare, senza far niente.

Portai le mie dita disgustosamente magre su quella chiazza, estendendola sulla mia pelle bianca e fredda, senza un motivo preciso. Volevo farlo, solo questo.

«Non provocarmi in questo modo.», ansimò Demetri guardandomi fisso.

Sorrisi, continuando però, il mio gesto. “Oh.. invece sì.. Demetri”, pensai. L’avrei detto volentieri, ma preferii evitare.

Stavo impazzendo totalmente, il desiderio di averlo cresceva a dismisura, portandomi a essere un’ ammasso di sussurri senza senso.

Mi fece voltare, mettendosi su di me. Sentivo le sue mani carezzare il mio corpo, vagare su tutta la mia pelle, le sue labbra sul mio collo. Lo baciavano delicatamente, senza fretta.

La sua mano carezzava l’ interno della mia coscia, stringendolo piano, delicatamente, senza forza, facendomi sussultare e ansimare.

Sentii le sue dita sul mio inguine, mi fece inarcare verso il suo corpo, facendomi combaciare al suo, perfettamente. Si fermò sul mio basso ventre, carezzando con le dita il mio membro, facendomi inarcare ancora di più.

Mi sentivo morire. Volevo parlargli, dirgli qualcosa, dirgli che lo amavo, ma non ci riuscivo.. le parole mi erano completamente morte in gola.

Non so quanto durò quel contatto, sapevo solo che il piacere e il desiderio di averlo aumentavano sempre di più, come le sue carezze sul mio corpo.

Si fermò per qualche secondo, ovviamente, ci rimasi di stucco.

Mi sentivo perso, come se fossi nuovamente da solo in un mondo da schifo, anche se, in pratica, non lo ero per nulla.

Sentii un leggero fastidio al basso ventre, un fastidio che scomparve immediatamente, lasciando il posto a quella piacevole sensazione, che ormai, conoscevo perfettamente.. quasi come le mie tasche.

Lo sentivo muoversi dentro di me lentamente.

Cercai un’ altro contatto con lui.. ne avevo maledettamente.. dannatamente bisogno.

Il suo respiro era un affanno mentre le sue mani ghiacciate vagavano sul mio corpo freddo e senza vita.

Baciò il mio collo, mentre era dentro di me, mentre le sue spinte ero lente e delicate.

Impazzivo dal desidero. Lo volevo mio, lo desideravo e lo possedevo.

«Dem.. per favore.. non fare così. Non fermarti..», mugugnai tra un sospiro e un’ altro, stringendogli la gamba, cercando di fargli capire che non provavo dolore, ma ben altro.

Le spinte aumentarono d’intensità, quasi a comando. Sentivo i suoi gemiti nell’ orecchio, i suoi respiri mozzati e il suo corpo sul mio, attento a non far gravare il suo peso su di me.

Deglutii pesantemente, sentendomi fuori di testa.

Volevo urlare, ma non volevo che potessero sentirci.

Stringevo le lenzuola fra le mani, cercando un sollievo, un qualcosa da fare.

Era una tortura non poter far niente, mentre qualcuno poteva sperimentare tutto ciò che volesse senza intoppi.

Le spinte aumentavano ancora, sentivo il suo bacino scontrarsi sul mio, le sue mani stringermi saldamente, senza paura, ormai non ero più fragile come prima, non ero più un fragile umano.

Mi sentii folgorato dall’ interno.

Improvvisamente mi sentii più.. leggero, come se un peso fosse andato via, lasciandomi in pace.. anche se non era affatto così.

Chiusi gli occhi, poggiando la testa sulle lenzuola stropicciate.

Cercai di calmarmi, anche se non ci riuscivo.

Mi mossi lentamente, ma mi fermai all’ istante.

Mi sentivo indolenzito, intorpidito da ogni parte, come se mi fossi appena svegliato da una lunga dormita.

Aprii gli occhi, sorridendo all’ istante.

Demetri si era disteso al mio fianco. Sorrideva beato. Accarezzava i miei capelli con le dita, avvicinandomi a lui, al suo corpo e finalmente, mi sentii nuovamente a casa.

Avevo bisogno di un suo contatto, senza, sarei caduto in depressione.

Era una droga per me, una droga di cui non mi sarei mai liberato.

Ne avevo dannatamente bisogno.

Lui riusciva a dare un significato alla mia vita, come nessun altro.

Lui era la mia vita ormai.

E lo sarebbe stato per tutta l’eternità, ne ero certo.

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