Oggi non sono andato a lavoro. Ormai la nausea è un fatto quotidiano. Mi preoccupo, è evidente: se non riesco ad affrontare nemmeno questo, come farò a essere un buon genitore? Mi sento emotivamente e fisicamente debilitato.
Sakura sostiene che il primo trimestre è una fatica, una nausea e una paranoia continue.
Poi arriva a casa tuo padre, e comincia a prepararsi da mangiare.
Gli avevo chiesto di non cucinare quando ho la nausea, il che praticamente accade ventiquattro’ore su ventiquattro. Sento un sibilo provenire dalla cucina.
È la pentola a pressione, che a getti spande odore di barbabietola per tutta la casa.
Tuo padre sta combinando uno dei suoi soliti pasticci.
Lo guardo e annuso la puzza. Vengo preso da un’ondata di disperazione così potente che devo salire in camera da letto e chiudere la porta, altrimenti finirò per lanciare la pentola fuori dalla finestra. Umh… no… prima addosso a lui.
Già me la vedo solcare sibilando l’aria e poi mandare in frantumi il vetro e la testa di tuo padre. È una visione così realistica che preferisco togliermi di mezzo, perché potrebbe bastare la forza del mio pensiero.
Mi sdraio sul letto ad ascoltare il sibilo e cerco di non inalare. L’aria si fa sempre più umida e penso: è la cattiveria peggiore che mi abbia mai fatto. Darmi la morte con una barbabietola.
In questo momento lui è per me l’uomo più ignobile sulla faccia della Terra. So che non può capire che cosa significhi averti dentro e sentirsi nauseabondi dalla mattina alla sera, ma alla luce del suo crimine questo diventa un particolare insignificante.
Immagino una giuria di donne incinte che masticano compresse antinausea e votano all’unanimità: COLPEVOLE.