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Autore: Kelian    07/07/2013    1 recensioni
In un tardo pomeriggio, mentre Arthur prende il tea ed è solo a casa, nel giardino sotto il grande olmo, un fiume in piena di ricordi lo travolge.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I ricordi sotto il nostro albero
Autrice:Kelian
Fandom:Axis Powers Hetalia
Rating:Arancione
Pairing(s):UsUk
Warning(s):Lemon
Note: Voglio chiedere perdono per eventuali errori e per la forse troppa brevità della storia ma è nata all’improvviso mentre ascoltavo i drama da poco ritrovati. Questi due hanno sempre il potere di commuovermi anche se si stratta solo di sesso, dopotutto la loro storia è davvero triste a mio avviso per cui quando penso ad Arthur perso nei ricordi posso solo immaginarlo soffrire oltre ogni limite per il suo rapporto travagliato con Alfred. Dopo lo sproloquio (chiedo scusa anche per questo XD) vi auguro buona lettura e, se volete, lasciate una recensione, sono sempre ben accette ^_^
 
 
Era seduto al tavolo della cucina inondata dal sole del tardo pomeriggio con una tazza di tea davanti a se ma non aveva ancora bevuto perché la sua testa era persa nei pensieri ed il liquido ambrato stava ormai diventando freddo.
Alfred mancava da casa già da alcuni giorni. Era partito per non aveva capito quale viaggio e gli aveva detto di non preoccuparsi perché sarebbe tornato presto. Già, come se fosse facile visto la scarsa intelligenza dell’americano…ma chi voleva prendere in giro? Sapeva benissimo che l’ingenuità di Alfred era una messa in scena, quando voleva sapeva essere molto intelligente e spietato come la volta che si era ribellato a lui spezzandogli il cuore.
Sospirò e guardò l’immenso giardino sul retro attraverso la grande portafinestra dove avevano passato insieme pomeriggi meravigliosi da quando lo aveva preso con se fin da bambino, adottarlo era stata la cosa più bella della sua vita e piano piano si era innamorato di quel fagotto nei cui occhi era racchiuso il cielo d’estate che tanto lo emozionavano ed in quel momento si chiese quando il sentimento per lui era cambiato.
Prese la tazza e svuotò la bevanda ormai fredda nel lavandino poi prese altro tea caldo dalla teiera ed uscì andando al tavolino sotto il grande olmo che avevano piantato insieme da non si ricordava ormai quanto tempo prima e la sua mente tornò implacabile, inesorabile a quel periodo buio in cui era precipitato quando Alfred se n’era andato per iniziare la sua vita indipendente.
Ovviamente nessuno aveva visto la sofferenza del suo cuore, nessuno aveva visto le lacrime versate nelle notti insonni stringendo il cuscino ed invocando il suo nome, nessuno sapeva quante volte aveva deciso di andarlo a cercare solo per rivederlo ma poi aveva rinunciato sapendo che avrebbe peggiorato la situazione. Nessuno, nemmeno Francis che lo capiva così bene da lasciarlo sbalordito, e così doveva essere.
Mostrare i propri sentimenti era sempre stato per lui un sintomo di debolezza ed infatti l’unica volta che l’aveva fatto era stato tradito e ferito dalla sola persona che aveva mai amato per questo si era ripromesso di non cedere mai più ad una cosa come quella.
Distese le gambe sotto il tavolino di ferro, sorseggiò dalla tazzina poi chiuse gli occhi lasciandosi andare a ricordi che sarebbero in ogni caso venuti a galla anche se lui avesse cercato di contrastarli e, a questo punto, voleva evitarsi fatiche inutili.
Sentiva le fronde dell’albero muoversi alla leggera brezza e l’aria gli accarezzava il viso come una mano gentile e delicata mentre le immagini iniziavano a fluire nella sua testa. Alfred piccolo tra le sue braccia che dormiva tranquillo con il pollice tra le labbra dischiuse. Alfred che giocava con aerei e soldatini in quello stesso giardino così concentrato da non accorgersi della sua presenza. Alfred che gli urlava in faccia dicendo che non era un suo famigliare, che non aveva alcun diritto a decidere della sua vita e se ne andava sbattendo la porta. Alfred arrivava all’improvviso quando ormai Arthur si era rassegnato e lo baciava senza alcun avvertimento sotto l’albero dicendogli che era tornato per lui.
Aprì di scatto gli occhi stringendo forte i braccioli della sedia tanto da sbiancarsi le nocche mentre  le lacrime gli rigavano le guance. Non si era aspettato che quei ricordi lo colpissero così profondamente, vividi e violenti tanto da riaprirgli vecchie ferite che credeva rimarginate e dimenticate. Invece era tutto di nuovo li.
Si portò la mano alla bocca soffocando un singhiozzo strozzato, piegandosi in avanti quasi in posizione fetale mentre aspettava che quel dolore annichilante scemasse e si ritraesse come la marea lasciandolo di nuovo in pace ma era difficile, soprattutto quando impotente non riusciva a frenare il flusso di immagini ormai liberato un fiume che rompeva gli argini ed ora straripava nel suo cuore che aveva cercato con tutte le forze di rendere duro ed insensibile con evidenti scarsi risultati.
Piano piano tutto passò e lui riuscì a prendere di nuovo controllo di se. Si appoggiò di nuovo al sedile e guardò in alto le foglie mosse dal vento. Erano incredibili le cose che aveva visto quell’albero. Non solo gli anni felici legati all’infanzia dell’americano ma anche il loro primo bacio e la loro prima volta perché anche quella era avvenuta li sotto con palese disappunto di Arthur nonostante la casa fosse isolata e nessuno poteva vederli o sentirli ma non era riuscito a fermarlo, dopotutto lo desiderava anche lui con tutto se stesso.
Era stato meraviglioso sentire l’erba fresca e morbida sotto la schiena mentre il corpo accaldato si muoveva per le spinte del biondo con gli occhi azzurri, lo sentiva farsi spazio in lui con un evidente desiderio che l’aveva fatto eccitare ancora di più ed alla fine erano arrivati all’apice del momento insieme tra gemiti più o meno soffocati.
Un piccolo sorriso solcò le sue labbra mentre si passava una mano sul viso per asciugare le nuove lacrime che il ricordo gli aveva fatto nascere, gocce di tenerezza e dolore insieme perché anche se non lo ammetteva già gli mancava ed erano passati così pochi giorni che era stupido provare una cosa del genere ma il suo cuore non voleva sentire ragioni.
I brutti ricordi erano cancellati da quelli belli e dolci che erano riusciti a creare insieme negli ultimi anni e che mai avrebbe dimenticato.
Si alzò ed entrò, era quasi ora di preparare la cena anche se non era molto bravo a cucinare ma riteneva di essere migliorato ultimamente nonostante le rimostranze del compagno che preferiva hamburger e patatine alle sue pietanze. Stava per mettersi ai fornelli quando sentì la porta aprirsi poi il tonfo di qualcosa che poteva essere un borsone ed infine una voce famigliare, inconfondibile, che bramava di sentire con ogni cellula del suo corpo anche se nemmeno una persona sulla terra sarebbe riuscito a farglielo ammettere.
“Sono tornato a casa”
 

FINE

   
 
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