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Autore: Juliet97    09/07/2013    0 recensioni
"Ciao.. Io sono Alison, ma puoi chiamarmi Ali!"
-"Ciao, io sono Louis!"
Alison si trasferisce a Doncaster dalla madre da New York, per rifarsi una nuova vita, che a causa della sua 'matrigna' le è stata un po' movimentata. Spera solo, che tornando dalla madre, possa rifarsi una nuova vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Coraggio pigrona dei miei stivali, alzati che mamma ci aspetta" 
Mugugnai un qualcosa di incomprensibile, ma non di certo gentile nei confronti di mio fratello Jason. Era una cosa alquanto irritante ed insopportabile per i miei gusti, aveva solo due anni in più di me e credeva di essere il Dio dell'Olimpo, illuso. Era il giorno della nostra partenza, nostra madre si è trasferita in una città dell'Inghilterra, Doncaster se non ricordo male. Il nome non era dei migliori, quando mio fratello lo pronunciò per la prima volta mi fece ridere, non lo avevo mai sentito, essendo Americana e di tutt'altra zona. Mi alzai tranquillamente come ogni mattina sotto i peggiori insulti di mio fratello per farmi alzare, diceva e ripeteva sempre che quando dormivo neanche lo sparo di un cannone mi avrebbe svegliata, e purtroppo, odio ammetterlo ma aveva ragione, odio terribilmente dar ragione a Jason. 
"Alison muoviti e rimarremo a New York!"
 Ogni volta che parlava, ripetevo a me stessa di avere un fratello piuttosto noioso, si comportava come papà. 
"Sei peggio di papà" 
Il suo sguardo fulminante bastò per azzittirmi e far abbassare il mio di sguardo. Lui e mio padre non sono mai andati d'accordo, e questo da quando mio padre tradì mia madre con una biondona tutta rifatta, cosa parecchio disgustosa. Io e Jason decidemmo di seguire le orme di mia madre solo un anno dopo, per via di quella sciacquetta che frequentava mio padre. Mi trattava male, mi obbligava a fare cose che non volevo, delle volte mi buttava fuori di casa dicendo a mio padre che ero andata a dormire da un'amica, non sapendo però, povero ingenuo che in realtà dormivo su una panchina del parco vicino casa. Assurdo vero? Mi stancai di tutto questo e lo raccontai a Jason, che non fu molto gradito da ciò. Litigò con mio padre, lui la vedeva come una santa, come la miglior donna dei suoi tempi, anche lui un povero illuso. Ecco spiegato il motivo, per il quale mamma ci attendeva così esasperatamente in Inghilterra, e con tutta sincerità, non vedevo l'ora. L'aeroporto era piuttosto affollato, molta gente partiva, chi per vacanze, chi per lavoro, oppure gente che come me e Jason cambiava paese, o stato per rifarsi una vita migliore. In aereo non feci altro che dormire, con le cuffiette del mio iPhone nelle orecchie, non mi andava a genio il fatto di dover tenere gli occhi aperti e vedere dal finestrino che non toccavo terra, avevo una fottutissima paura degli aerei, ma non volevo dar la soddisfazione a mio fratello di deridermi appena scesi. Dieci ore di viaggio, furono i minuti, i secondi più lunghi della mia vita. Mamma ci aspettava all'aeroporto, a stento la riconobbi. Era cambiata tantissimo dall'ultima volta. Lei era bionda, proprio come me, ma si era tinta di nero, e le stavano benissimo con i suoi occhioni azzurri. 
"I miei ragazzi, quanto mi siete mancati!" 
Ed ecco l'abbraccio di mamma, a volte considerato uno dei migliori, a volte uno dei peggiori per il suo modo di stritolare la gente, in particolar modo i suoi figli. Lei ci raccontò di essersi fatta una nuova vita con un altro uomo, e che avremmo avuto un fratellastro e una sorellastra, Harry e Gemma. Già dai loro nomi la cosa un po' mi intrigava, saremmo stati in sei in una casa, ci sarebbe stato da divertirsi la dentro. Non seppi spiegare l'enorme stupore che ebbi nel vedere l'enorme villa in cui mia madre entrò con la macchina. Insomma, in America avevamo una comune casa a due piani, come tutti del resto, questa era una vera e propria villa con tanto di piscina sul retro. 
"Hey sister, pensi quello che penso io?" 
"Puoi scommetterci fratello!" 
La nostra nuova vita iniziava già a piacerci, ma non per la casa o che altro, ma perché avremmo fatto nuove conoscenze e sicuramente ci sarebbe stata gente migliore che a New York. Il padrone di casa si chiamava Des Styles, nome assurdo. Chi chiamerebbe il proprio figlio DES? Non ebbi nemmeno parole per descrivere l'interno della casa, salone immenso moderno, una cucina altrettanto grande, un piano solo per mia madre e Des e un piano peri ragazzi. Di certo non mi sarei mai immaginata una casa così. 
"Ragazzi, Des e i suoi figli sono fuori oggi, ha voluto lasciare del tempo a noi per stare un po' insieme, che vi andrebbe di fare?" 
Una cosa a cui pensai fu la scuola. Il mio aspetto fisico non fa di me una scolaretta modello, tutti mi dicevano che avrei dovuto fare la modella, alta, magra, curve al punto giusto, capelli biondi e mossi e miei occhi azzuri come quelli di mamma. Se c'era una cosa che mai avrei voluto fare era proprio la modella montata. Mi piaceva studiare, a New York frequentavo una delle scuole più costose degli Stati Uniti insieme a mio fratello, i nostri genitori non si sono mai lamentati dei nostri voti. 
"Mà, e la scuola?" Mio fratello si mise a ridere. 
"Ooh andiamo, sei qui da solo mezz'ora e già pensi alla scuola? Non fare la bizzarra!"
 "Frequenterete lo stesso istituto di Harry, è a dieci minuti da qui! E' un ottimo studente e sono sicura che vi troverete molto bene in sua compagnia!" 
Il fatto che non abbia nominato l'altra sua 'figliastra' diciamo, mi fece dedurre che non andava più a scuola, o semplicemente che si era diplomata e aveva un buon lavoro. 
"Si Ali, Gemma è diplomata tesoro!" 
Non era cambiata di una virgola, riusciva a percepire solo dal mio sguardo ciò a cui stavo pensando. Sorrisi, fin quando il rumore della porta di casa non fece sussultare me e Jason dallo spavento. Un ragazzino dagli occhi verde smeraldo e riccio si appoggiò sullo stipite della porta dell'enorme salone, aveva un sorriso a dir poco magnifico. 
"Ciao Harry, ben tornato a casa! Loro sono i miei figli, Jason e Alison!" 
Il ragazzo avanzò di tre passi per poi porgere la mano a me e mio fratello. Come potevo avere proprio quello splendido ragazzo come fratellastro? Era troppo, non avrei retto a così tanta bellezza. Un 'Sono a casa' da una voce femminile provenì di nuovo dall'entrata principale, per far si che si presentasse una figura più o meno alta quanto me, di una ragazza magra dai capelli castani e somigliante molto a Harry, sicuramente si trattava di Gemma. 
"Loro devono essere Jason e Alison! Ciao ragazzi io sono Gemma, vostra 'sorella'! 
Aveva un sorriso bellissimo, proprio come quello del fratello. A quanto avevo capito, la bellezza era di famiglia. 
...
Ero a Doncaster da solo due ore e già mi ero stufata di stare in quell'immensa casa, volevo uscire. Presi il mio iPhone e le cuffiette ed uscì dal cancello enorme che portava sulla strada. Camminavo sul marciapiede con la mia solita tranquillità, fin quando i miei occhi non caddero su un campo da Football dove al suo interno c'erano i giocatori. Quel campo faceva parte di una scuola. Il cancello della scuola era aperto, e dato che la mia curiosità non aveva limiti, entrai e mi sedetti sulle gradinate ad osservare ogni minimo gesto, ogni minimo particolare di ciò che avevo davanti. Rimasi lì per ben un ora e mezza, fin quando mi accorsi che i ragazzi stavano entrando negli spogliatoi a cambiarsi. Non mi restava altro che andarmene se non volevo rimanere chiusa nella scuola. Mi riavviai verso casa, ma qualcuno mi chiamò.
"Alison?" 
Mi voltai per vedere chi fossi, e trovai l'enorme figura di Harry davanti a me, affiancato da un ragazzo altrettanto bello. 
"Ehm.. Harry?" 
"Che fai qui? Non pensavo che sulle gradinate fossi tu!"
"Giochi qui a Football?"
"Beh si, questa è la mia scuola!"
"Ah, wow" 
-"Hey Hazza, non ci presenti?" 
"Si, scusa! Lui è un mio compagno di squadra!"
"Ciao.. Io sono Alison, ma puoi chiamarmi Ali!"
-"Ciao, io sono Louis!" 
  
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