Suicide
La neve scendeva lentamente, posandosi silenziosa sulla ringhiera del balcone e più giù, sulla strada che correva rapida diversi metri più sotto.
Doveva fare molto freddo, osservò pigramente una parte di lei, mentre si incamminava lentamente verso la porta finestra e poi fuori, i piedi nudi che affondavano in quella sostanza bianca e soffice.
Ma lei non lo sentiva.
Non sentiva niente.
Si avvicinò lentamente alla ringhiera, la sensazione che ogni passo pesasse come un macigno.
Appoggiò una mano al muro per sostenersi e puntò il piede, dandosi la spinta e issandocisi sopra. Si raddrizzò, la mano che prima la sosteneva che le scivolava lungo il fianco, i piedi immersi nella neve che si era raccolta sul ferro. La camicia da notte candida che indossava le volteggiava intorno al corpo, frustata dal vento che turbinava feroce, soffiandole i fiocchi negli occhi e scompigliandole i capelli.
Fece vagare lo sguardo verso l'orizzonte e poi giù, in direzione della strada, senza vederla davvero, mentre una parte di lei – che si faceva sempre più remota minuto dopo minuto ‒ osservava come da quell'altezza le auto e le persone sembrassero tante piccole formiche, troppo indaffarate per prestare attenzione alle vite altrui.
Da qualche parte dentro di sè provò un senso di fastidio per il completo disinteresse che provavano le persone, ma durò solo pochi secondi e se ne andò come era arrivato, senza lasciare alcuna traccia.
Lasciò che un piede penzolasse per qualche secondo nel vuoto, poi chiuse gli occhi e si lasciò cadere, le braccia spalancate come se fosse sul procinto di spiccare il volo.
E poi iniziò a precipitare.
L'ultima cosa che riuscì a vedere prima di sprofondare nel buio fu il rosso del suo sangue che impregnava la neve e l'asfalto.
Note dell'Autrice
Non so da dove mi sia uscita questa cosa estremamente nosense, ma alle volte è inutile indagare. Spero che vi piaccia!
Dru
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