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Autore: Evillinnie    23/01/2008    4 recensioni
Seconda Classificata a parimerito con Aya-chan al contest sulle Threesome
Si accontentava di tenere ancora un filo fra le dita e il suo burattino stretto al petto.
[Sasuke/Naruto/Sakura]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Author: Evillinnie

Title: Marionettes' Theatre

Fandom: Naruto

Threesome: Sasuke/Naruto/Sakura

Heartless

[Naruto/Sakura]

Sono immerso in un colore,

sono immerso in un pensiero

che ha la stessa gradazione.

Non ci riesco, a trascriverlo,

ti lascio immaginare

che significa, se solo tu esistendo

lo hai versato

in due parole.

Senza cuore.

[Anonimo]

Non erano i tendoni rossi ad attirarla.

Non solo quelli, perlomeno.

Non era nemmeno il palcoscenico, che soggiogava per maestosità.

Forse… forse erano quei fili invisibili manovrati da quel qualcuno lì dietro - dove la vista non arrivava - a farle amare tanto il teatro.

Perché quel qualcuno era sempre più in alto.

Così in alto da poter guardare tutti, da muovere tutte le pedine a proprio piacimento e ridere.

*

Sakura stringeva fra le piccole dita un burattino di pezza, piegando la stoffa su sé stessa di tanto in tanto.

Sentiva a tratti il suono degli shuriken conficcarsi nella corteggia scheggiata della quercia.

Eppure non riusciva ad alzare lo sguardo.

- Sakura-chan! -

Era venuto il momento dei kunai: lei, con il solo udito, non se n'era accorta.

- Sakura-chan! - ripeté impaziente Naruto, - Guarda! Non ho mai sbagliato bersaglio! –

Il biondino sorrideva orgoglioso, indicandole con il dito i suoi shuriken.

La bambina strinse il burattino a sé, posandolo vicino al cuore, tant'è che Naruto credette che i loro battiti fossero cosa sola.

Poco più avanti, Sasuke continuava ad allenarsi.

- Hai visto, Sakura-chan? -

Naruto le si accostò, indispettito per il fatto che non gli avesse ancora risposto.

La scosse di poco, mentre gli occhi di lei vagavano oltre, persi in chissà quale nebbia, fino a raggiungere Sasuke.

- Ho... - si voltò, scostandosi con un gesto di brusca ritrosia, - ho visto, Naruto. -

Il burattino si era spostato: non corrispondeva più al cuore.

E il biondo pensò che battesse solo all'interno della stoffa - non in Sakura, no - dando vita a quel pupazzo che lei stringeva gelosamente al petto.

Dampness

[Sasuke/Naruto]


Se potesse la rugiada del mattino,
posatasi sui prati della vita,
placare la mia sete di sapere
sciogliendo i dubbi feroci
della sera
pronti a sbranare il tempo
delle stelle,
allora, altro io non chiederei
se non di diventare,
di quel prato,
fragile ed assetato filo d'erba.

[La Rugiada, Mara Faggioli]

Sasuke pranzava da solo.

Circondato dall'erba alta, non si era mai posto il problema della compagnia.

- Sasuke-kun! Posso pranzare con te? - la bambina correva impacciata, - Sasuke-kun! - troppo timida e troppo sola per potersi avvicinare di più.

Il più delle volte si fermava a fissarlo, da lontano, cercando di individuare il punto preciso dove l'Uchiha pranzava. Eppure, in tutta quell'erba, non riusciva proprio a vederlo.

Nemmeno i suoi fili servivano a qualcosa.

Lui era sempre troppo - troppo, troppo - per poter essere fermato e manovrato.

- Dovresti attenderla, qualche volta. - sbuffò Naruto, incrociando le gambe, - Ti pesa così tanto? -

Il biondo, invece, lo trovava sempre.

Semplicemente, si ritrovavano ogni giorno allo stesso posto.

Troppo simili per poter essere allontanati. Eppure, erano troppo diversi perché si avvicinassero davvero.

- Mi pesa. - bofonchiò, stendendosi sul prato.

Naruto si dondolò un po' su sé stesso, poi scivolò all'indietro, imitando la posa dell'amico.

Percepì l'umidità dell'erba e affondò ancor di più su di essa.

Sasuke non si lamentava. Era lì, come lui, silenziosamente calmo.

- Posso farti una domanda? - chiese, senza riuscire ad attendere oltre. Alzò la schiena, e gocce di acqua condensata scivolarono sulla sua pelle.

Non ci riusciva, ad imitarlo per troppo tempo.

O, forse, non riusciva ad essere per troppo tempo diverso da lui.

Sasuke non rispose, inclinando il capo.

- Ti peso anch'io? -

I burattini si scontravano fra di loro, prendendo atto della consapevolezza di essere tali.

Eppure, non sapevano di essere amici.

Non sapevano che rapporto ci fosse fra di loro.

Era qualcun'altro a decidere per loro. Decisamente, non potevano fare nulla.

O potevano troppo.

- E anche se fosse? - replicò Sasuke, - Ti dispiacerebbe? -

Naruto negò, orgogliosamente.

Ma lentamente la sua schiena si piegò verso l'erba umida, e affondò.

Rain

[Sasuke/Sakura]

Cadono i fiori di ciliegio

sugli specchi d'acqua della risaia:

stelle, al chiarore di una notte senza luna.

[Yosa Buson]

Il giardino era pieno di colori.

Lei, i fiori, li chiamava così.

Le piaceva sapere di essere colorata, le piaceva apparire viva agl'occhi altrui.

D'altra parte, Sakura portava il nome di un fiore.

Fiore di ciliegio, i cui petali somigliavano dannatamente alla pioggia.

E, forse, quella era l'unica cosa che poteva avvicinarla a Sasuke-kun.

- Perché? - doveva calpestare i colori, il suo stesso colore, per raggiungere Sasuke, - Perché non mi aspetti? -

Eppure, per lui, lei avrebbe fatto di tutto.

Anche smettere di essere tanto viva, smettere di fingere di essere la pioggia che non era.

- Mi pesi. -

Leggiadra, la caduta dei petali di ciliegio alternata alla pioggia.

Chi ammirava lo spettacolo, però, non poteva sapere che i petali in quel volo senza fine perdevano tutto il loro colore e la loro bellezza.

Si formavano, infine, gli specchi d'acqua.

E dei fiori non ne rimaneva altro che dei petali rattrappiti e grigi.

- Ma... ma perché? - La bambina sbatté le lunghe ciglia tese alle lacrime.

I gomiti sporchi di fango, i ginocchi sbucciati.

La pioggia non l'attendeva.

Non l'aiutava.

Continuava a ferirla.

- Perché tu hai bisogno di me per vivere. - replicò Sasuke-kun, stanco di ascoltarla, - E io trovo pesante questo legame. -

[ Non cadete, petali di ciliegio.

La pioggia vi farà male.

Perché è gelosa della vostra leggerezza.

O, forse, è solo più in alto di voi ]

[Threesome]

L'usuale scena quotidiana, pertanto, si fermava al ripetersi dei tre fatti.

I lunghi fili di Sakura-chan non raggiungevano mai Sasuke-kun, nonostante lei - davvero - ce la mettesse tutta.

E con quello che abilmente riusciva a muovere, Naruto continuava ad essere troppo diverso [uguale] da Sasuke-kun.

Eppure ogni volta lo trovava sempre; ogni volta, Naruto, riusciva a strappargli un sorriso.

Non era altrettanto colorato, lui?

Non lo era?

- Sasuke! Aspettami, baka. -

La mano del biondino era scattata sul polso dell'Uchiha e, premendo, le loro pelli s'erano tese al rosa.

- Posso... - la bambina si avvicinò di un piccolo passo, attendendo la reazione di Sasuke-kun.

Entrambi i bambini si voltarono e, nello stesso momento, si distaccarono fra loro.

- Posso unirmi a voi? - chiese timidamente, guardandosi i piedi.

Fu Naruto a sorriderle.

I fili, dannazione, iniziavano a non rispondere più ai suoi comandi.

Perché non le sorrideva Sasuke-kun?

- Certo, Sakura-chan! - rispose Uzumaki porgendole una mano, - Vieni. -

Sasuke socchiuse gli occhi.

Qualcosa, in quel movimento, non gli faceva piacere.

Quando le loro pelli si sfiorarono, solo quella di Naruto scottò leggermente.

- Io vado. - bofonchiò il moro, - Non perdo tempo con voi. -

Il filo era troppo teso.

Vibrava, tirava e, improvvisamente, si spezzò.

Quel filo collegava Sakura a Sasuke.

Forse, non viceversa.

- Sasuke-kun! - lo richiamò, disperata.

Incredibile come la sua voce tremasse, come ancora avesse paura di far stridere il nome di Sasuke con il suo tono.

- Ti pesa davvero, baka? - Naruto non si mosse, si limitò a squadrarlo affianco alla Haruno.

- Mi pesano diverse cose, dobe. - ribatté lui, voltandosi, - Mi pesa restare. -

Perché essere in tre significava che due di loro avrebbero legato di più.

Decisamente, c'era un filo di troppo.

Uno s'era spezzato.

Sasuke non sapeva se i due burattini potessero essere collegati da un filo tutto per loro.

D'altra parte, non sapevano nulla, loro.

O, forse, sapevano troppo.

Sakura non aveva più idea di come reagire.

Le dita, d'un tratto, le facevano dannatamente male.

Erano loro a gestire il teatro.

Il suo cuore, invece, era lì: in quel pupazzo che gelosamente stringeva al petto.

E l'avrebbe dato solo a Sasuke-kun.

Peccato che lui fosse sempre troppo lontano. E irraggiungibile.

***

Le avevano regalato quel pupazzo di pezza al compimento dei suoi sette anni.

Lei non ricordava con esattezza il motivo per cui le avessero regalato proprio un burattino, d'altra parte un qualsiasi altro regalo sarebbe stato lo stesso.

Solo in seguito si era resa conto di quanto fondamentale le fosse stringere al petto il suo pupazzo.

Le ridava il cuore che aveva perso.

Il cuore che s'era strappata dal petto e che non era mai riuscita a donare.

E, con lui, aveva imparato ad amare il teatro.

L'arte del teatro, per la precisione.

Il saper gestire, incantare, muovere le proprie pedine sul palcoscenico a proprio piacimento.

Non poteva sospettare che i suoi burattini la tradissero [non era lei, a comandarli?] né che fra di loro s'instaurasse qualcosa a cui lei sarebbe stata estranea.

Il primo filo, ad ogni modo, era stato spezzato.

Rimaneva Naruto come unico collegamento a Sasuke-kun. Perché se davvero un filo univa i due ninja bambini, lei ne era direttamente partecipe.

- Sakura-chan? -

Naruto, ogni volta che si fermava a fissarla, andava sempre oltre.

Lui era alla sua stessa altezza.

Perché, allora, raggiungeva Sasuke-kun?

I suoi occhi si fermavano al petto - cercavano il cuore che aveva perso e, in fondo, Sakura ne era dispiaciuta - poi finivano per posarsi sul burattino e alla fine le metteva il broncio.

Sapeva che se solo Sasuke gliel'avesse permesso, lei gli avrebbe regalato quel pupazzo.

Il suo cuore era lì. E batteva.

- Sakura-chan, - riprese il biondino, arrossendo, - ma tu, un poco, mi vuoi bene? -

Quant'era corto il filo che li univa.

Se Sakura avesse fatto un passo in più nella sua direzione, forse, si sarebbero sfiorati.

Forse, le mani di Naruto avrebbero raggiunto il burattino che lei stringeva tanto gelosamente al petto.

- Che domande fai, Naruto? - la sua voce sapeva di rimprovero. I suoi occhi erano annebbiati.

Anche il filo che univa Naruto a Sasuke era corto.

Eppure, per lei, era sempre troppo. [Troppo, troppo]

Se si sommavano le due lunghezze, alla fine, la distanza era eccessiva. Lei sapeva di non poter raggiungere Sasuke in nessun modo.

E, se ci fosse stato, avrebbe incluso comunque Naruto.

- Volergli bene ti pesa, Sakura? - domandò Sasuke, quando vide le spalle dell'amico tremare al tono della bambina.

Usare la stessa arma faceva parte di lui, in fondo.

Ma quella volta non si sarebbe spezzato nessun filo.

[C'era Naruto, di mezzo]

- Mi pesa sapere che ha bisogno di me, per vivere. - le uscì fuori, in un soffio.

Naruto indietreggiò e nello stesso tempo Sasuke aveva intuito il movimento.

La sua mano scattò ai polsi di entrambi i bambini - prima Naruto, poi Sakura.

- Alla fine, non è poi così pesante, no? -

Illuderli [illudersi] non gli costava poi molto, no?

Il biondino alzò lo sguardo, contento del fatto che loro fossero così diversi, eppure così dannatamente simili.

Naruto capì che era troppo pesante, ma se l'avessero sopportato insieme, forse, gli ultimi due fili non si sarebbero spezzati.

Sakura non rispose.

Si accontentava di tenere ancora un filo fra le dita e il suo burattino stretto al petto.

E le scene andarono avanti.

Denti stretti, fili tesi: [senza] cuore, umidità e pioggia.

Nessuno rideva.

Sakura no di certo.

  
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