****Dreams****
Villa
Kido era immersa nel buio silenzioso della
notte.
Non un
rumore pareva turbare il riposo degli abitanti.
Un ombra
esile scivolava per i corridoi della villa, inondati dall’argentea luce lunare
che filtrava dalle ampie finestre; era un bambino, dall’aria assonnata e dai
folti riccioli ramati. Vestiva un pigiamino color smeraldo e sembrava intimorito
dal buio.
Con un
sospiro di sollievo, si fermò dinanzi a una porta, che aprì senza far rumore;
con un passo lento e goffo, entrò, era una cameretta da
letto.
Respiri
sottili e regolari provenivano dall’interno: tre letti, disposti contro le
pareti accoglievano, tra le candide coltri, tre bambinetti, di poco maggiori del
piccolo “intruso”: mentre due, un moretto e un biondino, dormivano tranquilli e
composti, il terzo, un brunetto dalla pelle abbronzata, dormiva tutto scomposto,
il cuscino sotto i piedi, la coperta a terra.
Con passo
felpato, il piccolo arrivato si avvicinò timoroso al biondo bambino, indeciso se
svegliarlo o no, era così tranquillo, si sentiva quasi in colpa.
Ma un
rumore improvviso alle sue spalle lo convinse a farlo, era molto impaurito:
“Hyoga-chan…” mormorò con una vocina sottile, scuotendolo leggermente. Il
piccolo addormentato si svegliò di soprassalto: “Shh… Sono io..” lo prevenne il
brunetto, tappandogli la bocca con una mano per impedirgli di urlare; “Shun, che
ci fai qui??” sussurrò stupito e preoccupato Hyoga, “Stai male?” domandò,
tastandogli la fronte per capire se avesse la febbre. “No, è che… Ho avuto un
incubo..” spiegò il piccolo con un filo di voce, guardandosi le ciabatte, “Non
volevo di nuovo disturbare Ikki-niisan.. Posso rimanere qui con te?” chiese con
due occhioni lucidi.
Il biondo
sorrise, quel bimbo riusciva sempre a cambiarlo, a risvegliare in lui quel
qualcosa che da troppo tempo era celato: “Certo, ma fa piano, altrimenti
svegliamo Shiryu-chan, e poi chi lo sente..” scherzò, facendogli un po’ di posto
nel lettino.
Col
visino splendente di gioia, Shun gattonò sul materasso, accoccolandosi al suo
migliore amico con un sospirone di tenerezza: “Grazie, Hyo-chan” disse,
chiudendo gli stanchi occhietti color smeraldo e scoccandogli un dolce bacetto
sulla guancia rossa, “Di nulla, ma ora dormi.” Lo abbracciò il compagno; i due
bimbi si addormentarono, abbracciati, sotto l’occhio attento e vigile della
Luna, pronta a vegliare i loro sogni.
“Dormite
e sognate, piccoli Santi.” Sembrava dire.