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Autore: Lela_88    11/07/2013    6 recensioni
è estate, è tempo di vacanze.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Una lunga storia d'amore'
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Odio. Odio con tutto il cuore questi miei momenti di passività.
Alle volte mi sento davvero come Sherlock Holmes. Lui usava la droga per uscirne. Io quest’errore l’ho già fatto in passato. Non ci ricadrò. L’unico mio modo per uscirne è passare del tempo con le persone che amo. Anzi, alle volte mi basta anche solo pensare alle persone che amo per riprendermi.
Ma oggi neanche questo sembra funzionare.
Sbuffo.
Sono patetico, lo so. Sono qui steso sul divano di casa mia. Exton è al nido e Susan sta lavorando ad un nuovo progetto. Solitamente mi coinvolge, ma neanche questo mi andava di fare stavolta.
È davvero un periodo in cui non ho voglia di fare niente.
Non so come spiegarlo, ma anche respirare mi risulta difficile.
Sospiro e prendo il telefono, faccio scorrere la rubrica per cercare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Nessuno in particolare, andrebbe bene chiunque.
Mi passa sotto gli occhi il nome di Jude.
Sono due giorni che non lo sento. Non so bene il perché, lui non chiama me e io non chiamo lui. Forse non gli va. Chi sono io per imporgli la mia presenza?
Spengo il cellulare e lo lancio lontano da me.
Ho cambiato idea, non voglio sentire nessuno.
 
<< Rob tesoro, sono a casa. >>
Susan è tornata. Non mi alzo per accoglierla. Se vuole capirà.
Non vorrei farli nemmeno questi pensieri, ma non posso frenarli. Sono nella più totale confusione.
<< Robert dove se- >> entra nel salone e si blocca quando mi vede.
<< Ah. Sei ancora qui e sei ancora in pigiama. >> La sua non è una domanda.
Annuisco semplicemente muovendo la testa.
<< Credo tu abbia bisogno di uscire e di prendere un po’ d’aria. Dico sul serio. >>
Si avvicina e si siede vicino a me prendendomi una mano.
<< Perché non chiami Jude e vedi cosa sta facendo? Magari è libero e potete incontrarvi e farvi una piccola vacanza insieme. Siamo in estate e sai che io adesso non mi posso dedicare a te e non posso costringerti a stare a casa, non lo farei mai. Preferisco saperti a svagare la testa da qualche parte. >>
La guardo. L’adoro davvero quando mi dice queste cose e ricordo il perché la amo tanto. Ma ripeto non sento Jude da due giorni e ora il suo pensiero peggiora solo la situazione.
<< Non credo sia una buona idea. >> Dico apatico e ritorno a guardare il soffitto.
Sospira esasperata. Conoscendola avrà alzato anche gli occhi al celo.
<< Ho capito. Avete litigato. >>
Mi scappa una risata senza allegria.
<< Anche se avessimo voluto non avremmo potuto. Non è possibile litigare con un telefono muto. >>
Dico acido.
Si passa una mano sugli occhi.
<< Rob da quanto tempo è che non vi sentite? >>
<< Due giorni. >> rispondo rapido. Se mi concentro potrei precisare i minuti e i secondi.
Ride. Torno a guardarla sbalordito dalla sua reazione.
<< Trovi divertente la situazione? >>
Annuisce incapace di emettere suoni differenti dalla sua risata.
La guardo infastidito aspettando che si riprenda.
<< Oh Rob. Quanto sapete essere stupidi voi uomini. >> Ride ancora e si alza per spostarsi in cucina.
Mi alzo anche io e la seguo. Non mi si da dello stupido e poi non mi si dice il perché.
<< Perché? Perché siamo degli stupidi? >> chiedo ancora infastidito raggiungendola.
<< Semplice. Perché non capite quando è il momento di esserlo veramente. Uomini, intendo. Vai di là e chiamalo. Non fare il testardo e l’orgoglioso come sempre. E se avessi lui davanti gli direi la stessa cosa. >>
Prende una mela, sorride e si avvicina a me.
<< Io vado a fare una doccia >> mi lascia un bacio << poi devo tornare allo studio. Passo io a prendere Exton. Tu fa la cosa giusta. >>
Mi da un altro bacio, da un morso alla mela e poi se ne va al piano di sopra lasciandomi senza parole.
 
Torno al divano e prendo il cellulare che uso per tenermi in contatto con Jude.
Non lo chiamerò. Non posso cedere io. Se vuole mi chiama lui.
Lo stringo in mano e inizio a camminare avanti e indietro per tutto il salone con le parole di Susan che mi rimbombano nel cervello. Devo fare la cosa giusta. Qual è la cosa giusta?
Ho bisogno di una sigaretta.
Metto il cellulare nella tasca del pigiama, afferro il pacchetto di sigarette ed esco fuori.
 
Accendo la sigaretta e prendo il primo tiro.
Ricaccio il cellulare dalla tasca e lo guardo come se mi potesse suggerire qualcosa.
Intanto la sigaretta di consuma da sola.
Sblocco lo schermo e senza pensarci due volte, faccio partire la chiamata.
Facendo due calcoli, se qui sono le due e un quarto del pomeriggio, li devono essere le dieci e un quarto di sera. È sveglio ne sono sicuro.
Uno squillo, due squilli…
<< Pronto? >> chiede pur sapendo che sono io.
<< Hey piccolo. Ti ho svegliato? >>  chiedo in un sussurro  mentre le lacrime minacciano di lasciare i miei occhi.
Ho deciso di far finta di niente. Come se questi due giorni di silenzio non siano passati. Non ho la forza di affrontare una discussione. Dopo che ho sentito la sua voce ho capito che non mi va di prendermela con lui per una cosa di cui, forse, sono l’unico colpevole.
<< No Rob non mi hai svegliato. >>
Ha addolcito il tono. So che gli piace quando lo chiamo piccolo. So anche cosa mi sta per chiedere.
<< Amore tutto bene? >> appunto << hai una voce strana, Mi devo preoccupare? >>
Sorrido. Adoro quando vorrebbe urlarmi contro perché per due giorni ci siamo ignorati. So che si sarà preoccupato per il mio silenzio, come io del suo d'altronde, ma come ha detto Susan, siamo stupidi.
<< No babe, niente di cui preoccuparti. Stavo leggendo e mi sono appisolato, per questo la mia voce risulta strana. >> Bugia, ma non voglio che vada in ansia.
<< Ah capisco. Lo sai che ti amo vero? >>
Nella prima parte della frase si è sentita tutta la sua poca convinzione alla mia affermazione e con la seconda parte ha voluto ribadire un concetto che ormai mi è più che chiaro, per farmi parlare. Lo so.
<< Certo che lo so. E lo so perché anche io ti amo tanto. Quindi credimi se ti dico che non c’è niente che non va. >> Dico cercando di modificare il tono della mia voce per tranquillizzarlo.
Sospira.
<< Ti credo tesoro, ti credo. >> Anche lui mente. Sorrido a questo nostro gioco.
<< Piccolo volevo chiederti una cosa. >>
<< Dimmi tutto >>
<< Volevo sapere se non hai impegni e se ti va di passare qualche giorno insieme da qualche parte. >>
Faccio il vago. Non voglio far apparire la mia richiesta come una supplica. Anche se spero con tutto il cuore che la risposta sia positiva. Ne ho davvero bisogno.
<< Sono libero e credo che la tua non sia una domanda da fare. >> Dice con tono divertito.
<< Perché? >> Chiedo non capendo bene la sua affermazione.
<< Scemo. >> ride. << Come ti viene di chiedermi se mi va. Come potrei non volerlo? Mi manchi Rob. Mi manchi tanto. Quindi, decidi il posto e io prenoto l’aereo. >>
Questa volta tocca a me ridere. Una risata liberatoria.
Ma se non mi sbaglio mi ha detto di decidere il posto.
<< Non saprei Jude. >> Dico pensieroso. << Vanno bene le Hawaii? >> Propongo senza pensarci troppo.
<< Perfetto. Prendo il primo volo disponibile. Prenoti tu albergo e camere? >> Chiede emozionato contagiandomi.
<< Si tesoro. Me ne occupo io. Tu pensa solo a riportare il tuo corpo tra le mie braccia. >>
Perdo un battito mentre dico questa frase. Automaticamente la mia testa mi a riportato a pensare a cosa provo ogni volta che lo stringo e il desiderio di tornarlo a fare mi fa ribollire il sangue.
<< Sai che è tutto quello che voglio. >> Dice serio. So che ha provato quello che ho provato io.
Siamo una sola cosa.
<< Ci vediamo presto. Ti amo. >> Dico.
<< Ti amo anche io. >>  Risponde e chiudiamo la telefonata.
 
 
 
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Ho prenotato in un villaggio. Non il solito albergo con le solite camere tristi.
Qui si prenotano delle capanne immerse nel verde. Ogni capanna dista da un’altra quanto basta per sentirsi più liberi. E poi sono molto suggestive e carine. Si sta molto bene e sono dotate di tutti i comfort.
Ne ho presa una per me e una per Jude. Dormiremo in una e sempre insieme, ma è sempre meglio evitare di attirare l’attenzione. prenoto sotto falso nome.
Falso per modo di dire. Usiamo insieme parti del nostro nome che non usiamo generalmente in pubblico, per evitare che risalgano a noi.
Lui usa David Law e io John Elias.
Torno alle origini spolverando il vero cognome della mia famiglia.
Per quanto riguarda la registrazione alla reception, non ci sono problemi. Una chiamata al direttore e nessuno fa troppe domande. Davanti ai soldi è sempre così.
 
Ma torniamo a me.
Sono nella mia capanna e aspetto con ansia il suo arrivo. Ho sistemato già le mie cose e ora sono steso sul letto. Questo piccolo viaggio mi ha risollevato il morale. Ma credo sia stato più il pensiero dello stesso.
Ora che sono qui fermo e solo, la mia mente è ricaduta nelle solite paranoie.
Non vedo l’ora di vederlo e chiudere la mia mente fuori e dedicarmi solo a lui.
Il tempo di concludere questo pensiero che sento bussare alla porta.
Mi alzo e vado ad aprire con la speranza che sia lui e non qualche addetto che mi viene a dare il benvenuto o cose del genere. Qui hanno l’abitudine di essere troppo festosi alle volte.
Apro e mi ritrovo davanti la più piacevole delle apparizioni. Jude.
Ha solo una borsa, troppo piccola conoscendo le sue abitudini.
<< Sono passato alla mia capanna. A proposito ottima scelta per la location. È magnifica. Ma torniamo al punto, ho lasciato la valigia lì e ho portato il minimo indispensabile. Posso entrare ora? >>
Sorride, ma sembra stanco e pallido. Forse il viaggio lo ha stancato troppo. Mi spiace, ma sorrido a mia volta spostandomi per farlo entrare.
Appena chiudo la porta, lascia cadere la borsa a terra e mi getta le braccia al collo.
Non perdo tempo e lo stringo a me. Forte come a volergli entrare dentro.
Metto la testa nell’incavo del suo collo e mi prendo il suo profumo. Mi è mancato tanto.
Lui porta le mani nei miei capelli e li stringe spingendomi sempre di più verso di lui.
Sposto il viso in modo tale di arrivare alle sue labbra. Tocco la sua pelle è sudato, ma fa davvero caldo e lui ha sempre affrontato un lungo viaggio. Lo capisco.
Mi sto per avvicinare e lui mi ferma.
<< Aspetta Rob, voglio lavarmi i denti e rinfrescare la bocca. >> Dice spostandosi e andando in bagno.
Lo seguo con lo sguardo. Non lo vedo molto stabile.
<< Ho vomitato in aereo e anche appena sceso dall’aereo. >>
Si lava i denti, usa il collutorio e torna da me.
<< Mi devo preoccupare?  >> chiedo mentre lo stringo di nuovo e lo accompagno a sedersi sul letto.
Ora che mi ha detto che non è stato bene, inizio a pensare che il suo pallore e il suo sudore freddo siano dovuti a qualcosa di poco piacevole.
Si siede e io mi inginocchio davanti a lui.
Sorride e prende il mio volto tra le sue mani.
<< No tesoro. Sto bene. Posso baciarti adesso? >>
Lo guardo ancora poco convinto della cosa. Ma non posso rifiutare un suo bacio.
Porto le mani sui suoi fianchi e mi avvicino a lui. Quanto mi erano mancate quelle labbra.
 
Quando ci stacchiamo lui mette le mani dietro al mio collo massaggiandone la base.
Poggio la mia fronte sulla sua e punto i miei occhi nei suoi. Non ho intenzione di far cadere il discorso sulla sua condizione. Lo vedo che non si è ancora ripreso.
<< Non è che si tratta di intossicazione alimentare? Cosa hai mangiato di diverso ultimamente? >>
Sorride contento per questa mia attenzione a lui e ai suoi bisogni.
<< Sono stato in Francia ultimamente, ma… >>
Lo interrompo.
<< Non è che hai mangiato lumache? >> dico scostandomi leggermente. << Perché se è così scordati di baciarmi ancora. Il solo pensiero mi fa schifo. >>
Ride riportando il mio viso vicino al suo.
<< No amore. Anche a me fanno schifo le lumache.>> ride ancora e poi fa una strana smorfia.
<< Oddio! >> esclama chiudendo gli occhi e andando a nascondersi nel mio collo.
<< Che c’è? >> Chiedo preoccupato.
<< Niente. Mi hai fatto pensare alle lumache e il mio stomaco ha avuto un nuovo spasmo. Ho la nausea. >>
Lo stringo più forte.
<< Che ne dici di riposare un po’ >> dico carezzandogli i capelli.
<< Dico che è una buona idea. Ma vorrei fare una doccia prima. Mi sento troppo appiccicaticcio. Non riuscirei stare sul letto in queste condizioni. >> dice con voce stanca,
<< Non ti reggi in piedi. Credo che tu abbia bisogno di una mano sotto la doccia. >>
Sussurro al suo orecchio e posso vedere la sua pelle incresparsi per il brivido.
Sento le sue labbra sul mio collo, aprirsi in un sorriso.
<< Direi che ne ho proprio bisogno. >> trascina il suo viso di nuovo  all’altezza del mio e mi lascia un bacio.
<< Andiamo >> dico alzandomi e aiutando lui a fare lo stesso.
 
 
Una bella doccia era quello che ci voleva. Ha ripeso un po’ di colore anche se credo non gli sia passata la nausea. Durante la doccia è rimasto aggrappato a me. Ho fatto tutto io. Non che mi dispiacesse, anzi, ma non mi piace vederlo così.
Ora siamo sul letto. Indossiamo solo i boxer.
Un leggero venticello entra dalla finestra e ci avvolge in modo piacevole facendoci dimenticare l’afa.
Siamo stesi su un lato. Corpi intrecciati.
Lui è sempre ancorato a me con la testa nascosta nel mio petto, un braccio a stringermi i fianchi e l’altro piegato tra i nostri corpi. Io lo stringo a mia volta. Il viso tra i suoi capelli, per respirare il suo profumo,  un braccio a fargli da cuscino e l’altro dietro la sua schiena sulla quale lascio leggere carezze sperando si rilassi e prenda sonno.
Ogni tanto si muove e si lamenta. Mi ha detto che gli gira la testa. Non dev’essere una sensazione piacevole.
Lo abbraccio più forte, gli lascio un bacio sul punto più vicino al mio viso e continuo le carezze.
Improvvisamente fa un gemito più forte, si scansa e si alza.
<< Scusami >> dice soffocando un conato e corre in bagno.
Sospiro pesantemente e mi stendo supino portando entrambe le braccia dietro la testa.  Mi sento in colpa. L’ho fatto arrivare fi qui con questo caldo e ora lui sta male. Dovevo raggiungerlo io. Sono stato un idiota.
I rumori che arrivano dal bagno sono pugnalate nel cuore. Tira lo sciacquone, si lava i denti e ritorna.
<< Hey tesoro. Ti senti meglio? >>
Chiedo mentre si stende di nuovo sul letto e si trascina verso di me.
Poggia una mano e la testa sul mio petto. Io libero un mio braccio e gli vado a circondare le spalle stringendolo di nuovo a me.
<< Un po’ meglio, sì. >> Dice accoccolandosi di più. << Mi dispiace Rob. >>
<< Per cosa piccolo? >> Chiedo stupito.
<< Perché ti sto rovinando la vacanza. Non avrei voluto questo. Credimi. >>
Sorrido addolcito.
<< Non essere sciocco Jude. Punto primo non rovineresti la vacanza a me ma a noi. Secondo, non stai rovinando un bel niente. Mica è colpa tua? >> Provo a convincerlo. << Dai adesso prova a riposare. Magari se cambi posizione è meglio. Prova così. >>
Lo spingo leggermente per una spalla accompagnandolo per farlo stendere con la testa a guardare il soffitto.
Io mi giro su un fianco. Lascio un braccio sotto la sua testa e metto l’altra mano all’altezza del suo stomaco muovendo il pollice in un leggero massaggio, continuando a sperare che i miei gesti lo facciano stare meglio.
Mi avvicino al suo viso. Gli lascio un bacio sulla tempia sulla quale poi poggio la mia fronte e inizio a sussurrare al suo orecchio.
<< Chiudi gli occhi. Rilassati. Pensa solo che a breve starai bene e che potremo fare tutto quello che avevamo programmato. >>
Mi prendo del tempo per osservarlo. Ha gli occhi chiusi e un accenno di sorriso dovuto alla mia ultima frase.
Mi rilasso anche io e continuo il mio massaggio sul suo addome.
 
Rimaniamo così per un tempo indeterminato.
Ha girato leggermente il capoverso di me. Lo guardo. Sembra sereno. Dal respiro regolare sembra stia dormendo. È bellissimo.
Alla prima carezza ne aggiungo un’altra piegando il braccio che ho sotto la sua testa, in modo da raggiungere i suoi capelli. Ho paura di chiudere gli occhi e lasciarmi andare anche io al sonno. Ho paura che quando li aprirò lui non sarà qui. Ho paura di perdere tutto. Alle volte la vita mi sembra così breve che solo pensare di perdere qualche attimo mi manda in panico. Sono pensieri assurdi ma non ho modo di fermarli.
<< Credo che adesso possiamo occuparci di te >> 
Sussurra improvvisamente Jude rompendo il silenzio. E io che credevo dormisse.
Non capisco, o fingo di non capire, a cosa si riferisce.
<< Cosa intendi? >> chiedo.
Apre gli occhi e gira totalmente il viso verso il mio.
<< Sai benissimo cosa intendo >> dice paziente << cos’hai? >>
Si muove anche con il resto del corpo, mette una mano sul mio viso e una gamba ad intrecciarsi con le mie.
Sospiro.
<< Niente Jude >> dico distogliendo lo sguardo.
<< Non insultare la mia intelligenza Rob e dimmi che ti succede. >>
Questa volta il suo tono nasconde una nota di preoccupazione. Si muove cercando i miei occhi.
Lascio che li trovi e inizio a vacillare. Non riesco a mentirgli, ma non voglio che stia in ansia per me. Deglutisco per sciogliere un po’ il nodo che ho in gola.
<< Niente d’importante, fidati. Torna a riposare. >>
Ma non si arrende.
<< Potrei essere io a valutare se sia importante o meno? >>
Si solleva su un gomito e mi sovrasta. Sta iniziando a spazientirsi.
<< Dio Jude. >>  esclamo stendendomi sulla schiena e guardando ovunque tranne lui. << Non puoi lasciare che tutto continui come stava andando? Sei stanco e lo sono anche io. >>
A questa mia reazione si stacca da  me e si mette seduto.
<< Se vuoi riposare tranquillo, tolgo il disturbo. Non ho intenzione di stare qui se non vuoi parlare con me. Vado nella mia capanna. Se ti va, ci incontriamo a cena. >>
Fa per alzarsi ma lo blocco. Mi metto seduto anche io e lo afferro per le spalle prima che riesca a mettere i piedi a terra. Non voglio che se ne vada.
Quando vedo che si arrende, mi rilancio sui cuscini sbuffando mentre lui sospira ma continua a darmi le spalle.
<< Non capisco perché fai sempre così maledizione. Una volta tanto non potresti lasciar correre? Non fraintendermi. Adoro che ti preoccupi per me. Ma non si tratta di noi. È tutto nella mia testa. Non posso pretendere che altri se ne preoccupino. Sarebbe egoistico da parte mia. >>
Si volta verso di me e mi guarda come se avessi parlato un’altra lingua.
<< Robert ti rendi conto di cosa hai detto? No, non credo. Hai detto una marea di stronzate. Mi stai chiedendo di sorvolare solo perché non è un problema che riguarda noi? Allora non hai capito niente. >>
Torna a sovrastarmi mettendo il suo viso davanti al mio.
<< Mi spieghi come può un tuo turbamento non diventare mio? L’unica cosa che voglio è che tu stia bene e ora non è così. Quindi, per l’ultima volta ti chiedo di parlarne con me. Rob se mi ami, coinvolgimi nella tua vita. Altrimenti spiegami che senso ha la nostra storia. >>
Porto i miei occhi nei suoi con una velocità disarmante. Come può mettere il se quando parla del mio amore per lui. Non potrei mai avere dubbi su questo.
<< Jude come sarebbe: se ti amo. Come puoi solo pensare che il mio amore per te non sia sincero. Sei tutto. Credimi se te lo dico. Sei la parte di me che mi mancava. Sei essenziale, sei importante. Non puoi chiedermi di renderti parte della mia vita. Tu sei la mia vita. >>
Sento le lacrime rigarmi il volto e vedo le sue cadere dall’alto che si uniscono alle mie.
<< Se non ti dico cosa mi passa per la testa è perché non lo so nemmeno io. Sono stupide paure e pensieri assurdi e incoerenti. Se li dicessi ad alta voce rischierei solo di farti vedere quanto io sia inutile e quanto poco possa fare per te. Mi vedresti per quel che sono e, sono sicuro, saresti tu a smettere di amarmi. Sono debole. L’unica cosa che mi rende forte è il tuo amore e non posso perderlo. Ma non credo di essere in grado di coltivarlo a dovere, prima o poi farò un passo falso, lo so. Ti ho fatto fare un viaggio infinito per venire qui e non ho pensato minimamente a quanto potesse essere stancante per te. Scusami. >>
Poggia la fronte sulla mia e mi lascia un bacio salato a fior di labbra.
<< Sei un idiota. Un grande, grandissimo idiota. Ti amo e niente, mi senti? Niente potrà cambiare il corso delle cose. Se ti chiedo di condividere i tuoi pensieri e le tue paure con me è perché non vogliono siano solo tue. Permettimi di alleggerirti il carico. Voglio prendere tutto quello che occupa la tua testa e il tuo cuore e portarlo lontano. Non credo che siano cose stupide, assurde e incoerenti. Sono solo in disordine e io sono qui per mettere ordine. Conoscerti dentro è uno dei privilegi che ho e al quale non voglio rinunciare.  Quello che hai in te è quello che ti rende la persona più unica e speciale ai miei occhi. Che tu sia sexy e bellissimo… >>
Ci lasciamo scappare una risata.
<< lo possono vedere, purtroppo, tutti. Ma che tu sia anche unico e l’uomo più fantastico e dolce del mondo. Lo so solo io. E poi non voglio più sentirti dire che tu per me non fai abbastanza. Il solo saperti respirare mi fa sentire l’uomo più felice della terra. Per poter essere qui con te avrei affrontato qualsiasi cosa, credi davvero che questo viaggio mi avrebbe fermato? Ti amo e non mi stancherò mai di ripeterlo. Mai. >>
Lo bacio, mi bacia e io non mi sono mai sentito così stupido, felice e innamorato come lo sono ora.
Quando fermiamo il bacio per poter respirare, prendo il suo viso tra le mani e lo invito a salire su di me.
<< Sono io che non mi stancherò mai di dirti che ti amo. >> dico accarezzando il suo viso.
Sorride e incomincia a muoversi sensualmente su di me. Gemo.
<< Vedo che hai riacquistato le forze. >>
<< Si. Sono pronto per fare tutto quello che avevamo in mente di fare quando abbiamo progettato questa vacanza. Che ne dici di iniziare da adesso? >>
Sorrido malizioso e gli mordo un labbro.
<< Non aspettavo altro. >>
Ribalto la posizione e i nostri corpi tornano ad essere una cosa sola.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nda: Shot assolutamente senza pretese. Nata e cresciuta in un momento di euforia assoluta.
Domani rivedrò la mia ♥Rory e la mia ♥Chicca e insieme invaderemo la Toscana.
Girls are you ready? Sabato saremo a trenta secondi da Marte♥
Questa piccola cosa e per voi. Vi adoro.
Sono ben accetti tutti i punti di vista, critiche comprese. Grazie a chiunque deciderà di lasciare un segno del suo passaggio.
Un bacio a tutti.
Lela
   
 
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