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Autore: OurNamesRhymeWithForever    12/07/2013    4 recensioni
“Tre omicidi in meno di una settimana, il nostro SI si muove velocemente e con precisione. La prima vittima è Fred Schubert, trentasette anni, trovato morto martedì nella mensa della scuola elementare di Cicero, Illinois. Lavorava come bidello. È stato sgozzato. La seconda vittima è sempre di Cicero: Paul Seven, ventisei anni, senzatetto, trovato morto nella mensa per i poveri giovedì. La terza vittima è invece Eric Blood, diciotto anni, trovato morto domenica al banco buffet di un hotel, era in gita scolastica”.
Sullo schermo comparvero le foto dei tre uomini in veloce sequenza.
“C’è un particolare abbastanza macabro che…” Penelope si sistemò un ricciolo biondo e balbettò, insicura “sul petto delle vittime è stata incisa una frase… con un coltello… credo…”.
La schermata s’illuminò nuovamente a mostrare la pelle lacerata, il sangue raggrumato e delle parole a malapena leggibili.
“Sulla prima vittima è stato scritto Per il miserabile, voler imitare il potente è la rovina, e facendo un paio di ricerche…”.
“Fedro, è un aforisma di Fedro” sussurrò Spencer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JJ finì di sorseggiare il suo tè, con la più completa e assoluta calma. Sul tavolo di fronte a lei erano accatastate tre pile di fogli inerenti l’ultimo caso, che avrebbe dovuto revisionare. L’unica pecca del suo lavoro.
“Ehi”.
La ragazza si voltò.
“Spencer”.
Il giovane sorrise sentendosi chiamare per nome.
“Garcia ci vuole riuniti”.
JJ gli porse il bicchiere.
“Ti andrebbe di finirlo per me?”.
“Va tutto bene?”.
“Maeve?”.
“Non ci penso più”.
“Se ti andasse di parlarne…”.
Spencer si voltò e appoggiò il bicchiere su una scrivania.
“Dobbiamo andare, ci stanno aspettando”.
 
“Tre omicidi in meno di una settimana, il nostro SI si muove velocemente e con precisione. La prima vittima è Fred Schubert, trentasette anni, trovato morto martedì nella mensa della scuola elementare di Cicero, Illinois. Lavorava come bidello. È stato sgozzato. La seconda vittima è sempre di Cicero: Paul Seven, ventisei anni, senzatetto, trovato morto nella mensa per i poveri giovedì. La terza vittima è invece Eric Blood, diciotto anni, trovato morto domenica al banco buffet di un hotel, era in gita scolastica”.
Sullo schermo comparvero le foto dei tre uomini in veloce sequenza.
“C’è un particolare abbastanza macabro che…” Penelope si sistemò un ricciolo biondo e balbettò, insicura “sul petto delle vittime è stata incisa una frase… con un coltello… credo…”.
La schermata s’illuminò nuovamente a mostrare la pelle lacerata, il sangue raggrumato e delle parole a malapena leggibili.
“Sulla prima vittima è stato scritto Per il miserabile, voler imitare il potente è la rovina, e facendo un paio di ricerche…”.
“Fedro, è un aforisma di Fedro” sussurrò Spencer.
Garcia sorrise, insicura.
“Esattamente. Sul corpo della seconda vittima era invece… scritto… E molto peggio farà Dio a coloro che abitano le sponde del mare per breve tempo, tratto da “Periegesi della Grecia”, di Pausania il Periegeta. Il corpo del ragazzo recava invece Quando invece l’Amore diventa incontenibile e infuria violento durante le stagioni dell’anno, produce guasti e distrugge molte cose. Questo è quanto…”.
“Un omofobo?”.
“Nessuna delle vittime risulta essere omosessuale” obbiettò Hotch scorrendo la scheda di fronte a lui.
“Le vittime sono tutte di sesso maschile, non può essere un caso”.
“Abbiamo un modus operandi, ma siamo ancora troppo lontani dal capire quale sia effettivamente l’intenzione del SI” osservò JJ.
“Nel 1968 Louis Harvard uccise sedici persone di sesso maschile per il semplice gusto di farlo” disse Spencer.
“Dobbiamo innanzitutto capire il perché delle frasi incise sul petto”.
“Il jet decolla fra mezz’ora” comunicò Garcia.
Spencer si alzò per primo e uscì dalla stanza.
Morgan e JJ si guardarono per pochi attimi, pochi istanti ch però bastarono per sprigionare senza parole quel nome che sapevano essere la causa di tutto: Maeve.

“Garcia richiede il collegamento”.
Pochi attimi e il viso della collega comparve sui tablet.
“Dimmi tutto bambolina”.
Penelope morse nervosa una penna.
“La polizia ha trovato un nuovo cadavere: Andrew Philips”.
“E la frase?”.
“Ci sto lavorando, è illeggibile… trovato morto nella sua camera, in un Bed & Breakfast. Vi mando le foto via e-mail in tre, due, uno…”.
“Sono tutti punti di ristoro, dove consumare cibo: il Bed & Breakfast, il buffet e le mense” osservò Spencer.
“Un’altra vittima maschile”.
Rossi si passò una mano fra i capelli.
“Non appena atterreremo ci divideremo” ordinò “questo SI sembra seguire un proprio piano preciso e non saremo noi a fermarlo”.
“Potrebbe essere un impiegato nell’organizzazione pubblica: potrebbe facilmente accedere a tutti i luoghi dei ritrovamenti senza destare sospetti”.
“Chiunque potrebbe” commentò Spencer “e le vittime, fatta eccezione per il senzatetto, sono tutte a basso rischio”.
“Potrebbe essere…”.
“L’antico pensiero filosofico è la chiave di tutto” proseguì il ragazzo.
“Spencer…”.
“Fra quanto atterriamo?”
“Manca ancora un’ora, ma…”.
“Deve c’entrare qualcosa, non è un caso che le vittime siano uomini”.
“Spencer, calmati…”.
“Non posso calmarmi, lo capite?” urlò Spencer stringendosi con violenza le mani in grembo “l’ultima volta che mi sono calmato ho perso… ho perso…”.
Rossi guardò Hotch, a disagio.
“Non importa” sussurrò quest’ultimo “piangi se vuoi”.
“No, dobbiamo solo prendere quel bastardo”.
“Reid, ti capirei se volessi prendere una pausa”.
“Prendiamolo”.
 
“Andrew era suo marito?” chiese Derek.
“Ex marito”.
“Quando è stata l’ultima volta che l’ha visto?”.
“Una settimana fa, sono andata a fargli visita con Lucy, nostra figlia”.
“La pregherei di compilare…”.
Spencer si allontanò dall’amico e dalla donna, diretto verso l’angolo della strada, dove oltre il nastro messo a protezione una folla di curiosi si era addensata sempre più colle ore.
“La posso aiutare?”.
La ragazza alzò gli occhi dal libro e scosse la testa.
“Grazie”.
“A pochi passi c’è un parco, sono certo che apprezzerebbe maggiormente la sua lettura su una delle panchine”.
La ragazza scosse nuovamente la testa.
“Gli omicidi mi affascinano. Non vede anche lei la sua morte in ogni goccia di sangue di ogni singola creatura riversa a terra con gli occhi spalancati al cielo?”.
Spencer sorrise e prese con gentilezza il libro dalle mani della ragazza.
“Il Simposio”.
La giovane annuì.
“Mi fa sentire innamorata”.
“Qual è il suo nome?”.
“Taylor”.
“Spencer”.
“Non trova sia meraviglioso il modo in cui le persone sorridono dopo aver salutato un caro amico? Non l’ha mai notato? Alzano una mano, la agitano leggermente in segno di saluto e poi proseguono per la loro strada con un sorriso sul volto. E a volte quel sorriso dura per pochi passi, altre volte fino alla fine della via e, molto raramente, fino alla fine della vita” mormorò Taylor sistemandosi il vestito floreale.
“Non ci ho mai fatto caso”.
“Dovrebbe”.
Taylor allungò una mano e riprese il libro.
“Mi ha fatto piacere conoscerla, Spencer”.
Abbassò leggermente il volto in segno di saluto e si voltò, incamminandosi.
“Taylor”.
Spencer non poté impedire alle sue labbra di dischiudersi a pronunciare quel nome.
La ragazza si voltò, stava sorridendo.
“Spero che il suo sorriso duri fino alla fine della via” disse il giovane.
“Credo persisterà più a lungo, Spencer”.
 
“La nuova vittima, la quinta, è Archibald Stewart, trovato morto in un ristorante, non…”.
“Ho la soluzione”.
JJ osservò Spencer, curiosa e incerta allo stesso tempo.
“Reid, non dovresti formulare ipotesi frettolose” commentò Rossi.
Spencer lo ignorò.
“Ne sono sicuro. Le vittime riproducono gli ospiti del Simposio”.
“L’opera di Platone?” chiede Derek dubbioso.
“Esattamente. Questa opera si svolge ad un banchetto, e le vittime sono state tutte ritrovate in quelli che potremmo con uno sforzo di fantasia definire i “banchetti del XXI secolo”: mense e ristoranti. Inoltre le iniziali dei nomi delle vittime corrispondono, nell’esatto ordine, a quelle dei filosofi e dei pensatori prendenti parte al banchetto che hanno discusso dell’Eros, dell’amore. Fred, Paul, Eric, Andrew e Archibald per Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane e Agatone”.
“Mi sembra una forzatura, forse…” propose JJ.
“è così” la interruppe acido Spencer “ne sono sicuro. Gli ospiti al Simposio erano sei, e l’ultimo era Socrate. La prossima vittima recherà sul petto un aforisma di quest’ultimo e si chiamerà Stefan o Simon…”.
“Hanno trovato tracce di DNA femminile sull’ultima scena del delitto” disse Rossi “direi che a questo punto siamo pronti per rilasciare il profilo”.
“Non abbiamo in mano niente” protestò JJ.
“Se Reid avesse ragione mancherebbe solo una vittima al SI per completare la sua opera. Non abbiamo tempo per formulare ipotesi differenti. L’unica soluzione è cercare di impedire quest’ultimo omicidio, perché in caso contrario l’omicida riuscirebbe a uccidere l’ultima vittima e a far successivamente perdere le sue tracce”.
“Non abbiamo materiale sufficiente per un profilo, JJ ha ragione” disse Derek.
“Non importa, dobbiamo tentare. Nel caso in cui Spencer avesse torto potremmo ricominciare con un nuovo e più dettagliato profilo. La sua teoria regge. È pazza e non ha alcun senso ai nostri occhi, ma evidentemente è perfetta e giusta a quelli del SI.”.
 
“Cerchiamo una donna…”.
La ragazza s’infilò i guanti. Avrebbe dovuto cambiare il finale.
“… di età compresa fra i venti e i trentacinque anni…”.
Cancellò il nome dal taccuino.
“… agisce con precisione e fermezza, fino a questo momento non ha compiuto nessun errore rilevante…”.
Cerchiò il nome con un pennarello rosso.
“… probabilmente ha avuto un passato costellato di delusioni in amore, e riversa la sua tristezza sulle vittime…”.
Cambio di programma.
“… è meticolosa e allo stesso tempo impaziente di completare ciò che ha iniziato…”.
Afferrò il coltello e lo soppesò.
“… il nome della prossima vittima dovrebbe… iniziare per esse. È bene che si presti particolare attenzione ai luoghi pubblici dove si è soliti consumare cibo, è probabile che il prossimo luogo del delitto sia un ristorante, un hotel, un buffet, un bar, una paninoteca…”.
Osservò la libreria e sorrise al ricordo. Al suo ricordo.
“… è importante che agiate quanto più celermente possibile. Grazie”.
 
Spencer appoggiò la penna.
“Possiamo parlare?”.
Alzò gli occhi, a incontrare quelli di JJ.
“Non ho tempo, devo completare un sudoku”.
La ragazza alzò il giornale e lo gettò in un angolo della stanza.
“Non prendermi in giro, Reid, hai finito il livello difficile da più di un’ora”.
“Volevo controllare di non aver…”.
“Spencer”.
Il ragazzo si fermò e si lasciò andare sul divano.
“Mi dispiace”.
JJ gli si sedette accanto. In normali occasioni gli avrebbe chiesto se volesse parlare, ma non poteva.
“Maeve è morta”.
“Lo so, l’ho vista cadere a terra coi miei occhi”.
“Non dovresti vivere nel passato”.
“Non sto vivendo nel passato. Anzi, sto cercando di cancellare il passato”.
“Il passato si cancella creandosi un futuro, non scordandosi di vivere”.
“Amavo Maeve, e non ho fatto in tempo a dirglielo. Capisci, JJ? È morta, l’ho vista cadere di fronte a me e non ho potuto dirle che la amavo”.
“Amerai qualcun altro”.
“Quando?”.
La ragazza si avvicinò di più a lui e appoggiò una mano sulla sua coscia.
“Presto, Spencer, te lo prometto. Ti meriti tutto l’amore del mondo”.
“Divertente… sembra che le persone che amo abbiano altri piani, come andarsene per sempre o morire: sembra che preferiscano tutte un’orribile fine allo stare in mia compagnia”.
“Risolvi equazioni nel tempo libero, come biasimarle?”.
Spencer alzò gli occhi al cielo.
“Sono serio”.
“Anch’io. Sei la persona più intelligente, geniale e particolare che conosca, e non tutte le ragazze riuscirebbero a passare del tempo con te senza annoiarsi o impazzire. Hai bisogno di qualcuno di speciale al tuo fianco, e non conosco nessuno al tuo livello”.
“Maeve non tornerà, vero?”.
JJ sorrise, intenerita. Spencer Reid, lo stesso che conosceva il valore del π fino alla sessantesima cifra, la stava guardando con gli occhi spalancati pieni di aspettativa, come se lei gli avesse potuto dire con un sorriso “tornerà”.
Annuì, e Spencer si alzò.
“Dammi solo un po’ di tempo. Mi scorderò di Maeve, lo prometto”.
 
“Hanno trovato una nuova vittima”.
Rossi si prese qualche secondo per guardare tutti negli occhi e accertarsi di avere la loro più completa attenzione. Infine fissò Spencer e mormorò le successive parole.
“Il suo nome è Arthur Jones… mi dispiace Reid”.
Il ragazzo si portò la testa fra le mani.
“Ho sbagliato…”.
“Non è colpa tua”.
“Sì, sì, lo è. Ho sbagliato tutto, probabilmente il Simposio non ha niente a che vedere con questo caso”.
“Reid, i tuoi calcoli non erano errati, il SI potrebbe aver cambiato modus operandi o più semplicemente non aver trovato la vittima adatta”.
“Non importa”.
“Reid…”.
“Ho detto che non importa!” urlò Spencer alzandosi “non sono più nemmeno in grado di completare un profilo, di capire la mente di un serial killer, non so cosa ci faccia ancora alla BAU”.
Il ragazzo uscì dalla porta e i cellulari di tutti squillarono contemporaneamente.
Il vostro jet decolla domani mattina. Il caso passerà a una nuova unità. Mi dispiace.-Garcia.
 
Spencer osservò l’orologio e si strinse nel cappotto. Mancavano solo un paio di minuti all’una. Si chiese perché non avesse pensato prima a come Taylor avesse potuto avere il suo numero. Quando aveva ricevuto la sua chiamata era uscito dall’hotel in Cicero e si era diretto verso il posto che gli aveva indicato. Controllò che la pistola fosse nella fondina e si tranquillizzò. Gli aveva detto di avere informazioni riguardanti il SI che voleva condividere con lui. Il semplice sentire la sua dolce voce l’aveva convinto. Il fatto che fosse notte, che si trovasse nei pressi di un vecchio magazzino e che Taylor avesse il suo numero lo preoccuparono solo in quel momento. Si guardò attorno e scrutò il buio. Si ritrovò a pregare che la ragazza non arrivasse.
La vittima sarebbe dovuta essere Socrate… Fu in quel momento che se ne ricordò. Aveva sbagliato: gli ospiti del Simposio erano effettivamente sei, ma al termine del banchetto l’opera racconta di Alcibiade. Alcibiade è entrato ubriaco, per settimo e ultimo. L’assassino ha invertito la sesta e la settima vittima. Ha prima ucciso Alcibiade, Arthur, e ora…
“Spencer”.
Socrate.
Il ragazzo si voltò e sforzò un sorriso.
“Dimmi perché” chiese atono.
“L’hai capito?”.
“Fin dal primo momento”.
“Perché non mi hai denunciata?” chiese Taylor avvicinandosi sempre di più.
“Ripartiremo fra sei ore. Non sei costretta a farlo. Nessuno verrà mai a sapere niente”.
“Come hai fatto a capirlo?”.
“Volevi che lo capissi. Hai fatto in modo che ti vedessi con il libro del Simposio fra le mani. Sapevi che il mio nome è Spencer. Hai solo ucciso prima Arthur, ovvero Alcibiade, l’ultimo ospite ubriaco. E io sono Socrate, un semplice errore nel tuo piano perfetto”.
Taylor gli si fermò di fronte e appoggiò a terra la pistola.
“Non un coltello?”.
“Non voglio che tu soffra”.
Taylor gli cinse il collo con le braccia.
“Mi dispiace. Sono triste, mi hanno sempre abbandonata. Tutti. Ho deciso che nessun altro sarebbe dovuto essere felice se non avessi potuto esserlo io”.
Spencer avvicinò le labbra alle sue.
“Vieni via con me. Manterrò il tuo segreto”.
“Le vittime devono essere sette. Socrate deve morire”.
“Spencer però potrebbe restare e renderti felice”.
Taylor sorrise.
“Avrebbe potuto funzionare. Se solo ti avessi incontrato prima… se solo…”.
“Per favore”.
Spencer prese il volto della ragazza fra le sue mani e lasciò che le lacrime gli inumidissero le guance. Tremò leggermente prima di unire le labbra a quelle di Taylor e baciarla. La ragazza ricambiò il bacio. Spencer non si sarebbe mai voluto separare da lei. Smettere di baciarla avrebbe significato morire o uccidere. Sentiva la fondina premere contro la sua vita, ricordandogli il suo dovere. Passò le mani fra i biondi capelli della ragazza. Importava davvero così tanto? Lei gli avrebbe sparato, non l’avrebbero mai trovata. Forse Derek e JJ avrebbero pianto, ma quella ragazza si sarebbe allontanata come un cerbiatto nella notte, libera. Non sapeva se avrebbe avuto la forza di ucciderla. Legittima difesa. Non l’avrebbero mai accusato. Eppure il pensiero di lei riversa a terra nel suo sangue gli provocava un senso di oppressione al cuore. Non importava. Non era mai importato niente. Era abituato a perdere. Aveva perso Maeve, e ora avrebbe perso anche Taylor. Il dovere viene prima, giusto? La sua felicità non contava. Taylor l’avrebbe lasciato, e questa volta sarebbe stata colpa sua. Strinse la ragazza più forte. Non voleva smettere di baciarla. Eppure doveva.
Prese la pistola e la puntò al cuore della ragazza. Non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.
“Ti amo” sussurrò prima di avvicinare nuovamente le labbra alle sue e premere il grilletto.
 
“E… Stop. Perfetta, abbiamo finito le riprese per oggi”.
Matthew continuò a baciarla, felice.
Taylor lo allontanò, ridendo.
“Le riprese sono finite da diversi secondi, stai approfittando di me”.
Il ragazzo rise a sua volta.
“Posso continuare ad approfittare di te a cena?”.
“Sono molto occupata…”.
“Jeff” urlò Matthew “non mi è piaciuta molto quest’ultima scena. Forse dovremmo ripeterla… all’infinito”.
Taylor gli tirò un leggero pugno sulla spalla.
“Sei incorreggibile”.
“Invito accettato?”.
“Invito accettato”.
Matthew la prese per mano e si incamminò con lei verso l’uscita dello studio.
“Sono rimasta delusa molte volte, Matthew”.
“Anch’io. Puoi vederla in questo modo: o ti porto con me fino all’altare, o fra una decina di anni rideremo solo di quanto siamo stati stupidi a pensare che due disastri in amore come noi potessero farcela”.
“Credo di sapere cosa voglio” sussurrò Taylor appoggiando la testa alla sua spalla.
“Lo credo anche io”.
 
N.d.A: mi sento in dovere di ringraziare Camilla (SparklesSmile6 su twitter), per tutto.
 
  
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