Lancelot Alexander Greed sedeva nella penombra del
salotto,le mani congiunte alla testa nel gesto di massaggiarsi le tempie.
Era
stanco e spossato.
Il padre,nella camera accanto,ansimava e rantolava in
preda ad una tremenda febbre.
Era una settimana che versava in quello
stato.Il giovane aveva chiamato i migliori medici di Londra,i quali avevano
decretato all'unanimità che le condizioni del vecchio erano critiche e che
sarebbe passato a miglior vita di lì a poco.
Il ragazzo si alzò dalla sedia
dirigendosi alla finestra,scostò la tenda e si mise ad osservare il cielo.La
luna era poco più che un fioco lumino,coperta com'era dagli scarichi emanati
dalla città.
In strada le fiammelle dei lampioni illuminavano in una danza
frenetica le carrozze di passaggio,e ogni tanto sui marciapiedi si poteva veder
passare un poliziotto di ronda incappucciato e dall'aria torva intento a
trofinarsi le mani per farsi un po' di caldo.
Una folata di vento fece
vibrare il vetro davanti al viso di Lancelot,il quale per la sorpresa ebbe un
sussulto.
Un brivido freddo gli passò lungo la schiena.Si voltò e si diresse
verso l'armadietto dei liquori versandosi un po' di scotch in un
bicchiere.
Appena il liquido gli bagnò la gola il ragazzo si sentì
rinvenire.Fu come se un fiume caldo gli fosse sceso giù per il
corpo,raggiungendo ogni sua cellula.
Tirò un lungo respiro e fece per
risedersi,quando qualcuno lo chiamò.
"Signorino...signorino,vostro padre
chiede di voi."gli fece cenno la governante.
"Arrivo subito"
La camera del
vecchio signor Greed era buia ad eccezione di una piccola candela la cui luce
illuminava debolmente il viso del malato.
"Lancelot...vieni qui"sussurro la
magra figura dell'uomo.
"Padre...come vi sentite?"
"La vita sta
abbandonando il mio corpo...ma..."la frase fu interrotta da un brusco colpo di
tosse:"...ma...figlio mio,prima di raggiungere tua madre nell'alto dei
cieli...voglio che tu sappia che sono sempre stato orgoglioso di te.Sei stato un
figlio devoto e so che non mi deluderai..."il respiro gli venne quasi a
mancare:"...ti prego..."riprese:"...ti prego...trovati una brava moglie e
rendila felice!"
L'uomo chiuse gli occhi:"Ora và...ho bisogno di
riposare."
Il signor Daniel Greed morì nel sonno quella stessa notte,senza
neanche accorgersene,alla veneranda età di settantatre anni.
Fu solo al
mattino che il figlio ed i domestici appresero la nefasta notizia.
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Il cielo era plumbeo e carico di nubi e un vento gelido e tagliente spirava
da nord.Quel giorno Londra sembrava quasi fosse stata assopita da un
incantesimo.
Una carrozza trainata da grossi cavalli neri si fermò davanti
alla casa del defunto signor Greed.
Ne uscì un corpulento omaccione sulla
sessantina,vestito di grigio.
Frugò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse
un fazzoletto con cui si soffiò rumorosamente il naso.Stette qualche secondo ad
osservare il palazzo.
Le sue labbra si distesero in un ghigno vivace che gli
illuminò il viso.
Iniziò ad incamminarsi verso il portone principale.
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Lance ed il notaio della sua famiglia stavano rimembrando il passato davanti
ad una tazza di thè e proprio mentre stavano sorridendo al ricordo del giovane
da bambino,il maggiordomo bussò alla porta.
"Signorino,è arrivato vostro
zio."
Il ragazzo gli fece segno di farlo accomodare.
Il grosso e chiassoso
omaccione entrò senza troppi complimenti:"Ecco il mio adorato Lancelot!Da quanto
tempo!"ridacchiò.
"Da circa diciannove anni..."commentò sarcastico il padrone
di casa:"...cioè da quando avete venduto le proprietà del nonno e siete scappato
in India lasciando a mio padre...VOSTRO FRATELLO...una lunga lista di debiti da
pagare!"
"Ah!ah!ah!Suvvia...è acqua passata!"rise lui facendo tremare il
grosso pancione come un budino.
"Appena avete sentito odore di soldi vi siete
precipitato!"fu la risposta acida del moretto,ormai sull'orlo di
scoppiare.
Lo zio non gli era mai piaciuto.Da quando era bambino aveva
nutrito per lui una sorta di avversione...forse perchè sfruttava sfacciatamente
il fratello,o perchè sperperava un sacco di soldi in donne e alcol...o
magari...semplicemente perchè il suo comportamento era stato sin da giovane
motivo di vergogna per la famiglia Greed.
Lo fece sedere su una grossa
poltrona di pelle nera.
Il notaio si schiarì la voce:"Bene...come voi saprete
siamo qui per leggere il testamento del defunto signor Greed..."così dicendo
estrasse una busta dalla sua borsa.
Ne staccò il sigillo e la aprì.
Gli
occhi dei presenti si fissarono impazienti su di lui.
"Dunque....Io Daniel
Greed,nel possesso di tutte le mie facoltà mentali lascio il mio intero
patrimonio a mio figlio Lancelot Alexander Greed.Confido nel suo senno e nella
sua coscienza per l'amministrazione delle mie industrie e gli auguro un futuro
di serenità e felicità."
Un pesante silenzio calò per qualche secondo nella
stanza,prontamente interrotto,però,dallo zio di Lance:"Bè?Andate avanti!Cosa
lascia a me?"
"Ehm..."lo guardò imbarazzato il notaio:"Non c'è
altro...finisce qui.A quanto pare vostro fratello vi ha escluso dal
testamento."
"Come sarebbe a dire???"urlò iracondo il sessantenne prendendo
per il bavero il coetaneo.
"Vuol dire che a voi non spetta
niente!Assolutamente nulla!"lo guardò tremante lui.
Lancelot,tranquillamente
seduto sulla sua poltrocina fissava la scena divertito,sul suo volto dipinta la
soddisfazione della rivincita.
"E così zio ve ne andrete a mani
vuote!"sorrise.
"Stai zitto tu!"gli gridò il vecchio,poi voltandosi
nuovamente verso il notaio gli ringhiò ancora contro:"Com'è possibile?Come può
essere?Ci deve pur essere un modo per farmi avere qualcosa!"
Lance scoppiò a
ridere:"Oh!Un modo ci sarebbe..."esclamò attirando l'attenzione del corpulento
ospite:"essendo voi l'unico parente prossimo di mio padre oltre a me,ed essendo
io l'erede di tutto il patrimonio,voi potreste entrarne in possesso solo in caso
di mia morte!"
I suoi occhi osservarono divertiti lo stupore dello zio a
quell'affermazione:"Ma io non permetterò mai che ciò avvenga.Come direste voi,ho
la pellaccia dura.In più ho solo venticinque anni,quindi non potrei certo morire
di vecchiaia."
L'uomo lo guardò torvo.Lasciò la presa sull'impaurito notaio e
se ne andò sbattendo la porta.
Lance e l'amico si affaciarono alla finestra
giusto in tempo per vederlo salire in carrozza e partire.
"Per quale motivo
glie lo avete detto?Non c'era bisogno che vostro zio lo sapesse."esclamò
preoccupato il vecchietto sistemandosi la camicia.
"L'avrebbe comunque
scoperto.E poi,che volete che mi faccia?"
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"Devo trovare una soluzione..."farfugliò lo zio di Lance lasciandosi cadere
pesantemente sul letto della vecchia taverna Moulin Rouge,situata all'estrema
periferia di Londra.
Come poteva entrare in possesso del patrimonio di
famiglia senza finire in prigione per omicidio?
Mentre la sua mente era
intenta a porsi questo ed altri simili interrogativi,la porta della sua stanza
si aprì sbattendo rumorosamente.
"Signor Greed...come va?"domandò
minacciosamente un ometto sulla quarantina accompagnato da due loschi
figuri.
"Ohhh...Buon...buona sera signor Smith.Scommetto che è qui per i
soldi...vero?"
"Scommette bene"rispose imbronciato l'altro:"Aveva detto che
oggi le sarebbe arrivata un'ingente somma di denaro...un'eredità se non
sbaglio..."
"Ecco...veramente c'è stato un contrattempo..."
"Che tipo di
contrattempo?"Ringhiò l'ometto stizzito.
I due uomini alle sue spalle
iniziarono a far schioccare rumorosamente le nocche delle mani,preparandosi a
conciare per le feste il grosso sessantenne.
"Ecco....vede...una persona si
frappone tra me e quei soldi...mio nipote."
"Vostro nipote?"
"Sì,lui è
l'unico erede dell'enorme patrimonio accumulato da mio fratello.Io ne entrerò in
possesso solamente se lui passerà a miglior vita."
Smith scoppiò in una
sonora risata:"E perchè non l'ha detto subito?Se è solo questo,se ne occuperanno
i miei uomini."
"Ma io non voglio finire in prigione per omicidio!"
"Lei
non finirà da nessuna parte...o meglio...finirà all'altro mondo se io non ricevo
i miei soldi!"disse girando i tacchi:"Ce ne occuperemo noi,ma metterò anche le
spese di questo servizio nel conto finale."
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Lancelot era intento a bere seduto al bancone del Poison,una delle taverne
più frequentate della città,quando un ometto sulla quarantina lo
avvicinò.
"Buonasera"attaccò il tizio,sfoderando uno dei suoi migliori
sorrisi e mettendo in evidenza i denti storti e gialli.
Lance rabbrividì
istintivamente a quella vista,non riuscendo a nascondere una smorfia di
disgusto:"Buonasera"rispose quasi per obbligo.
"Siete un frequentatore
assiduo di questo locale?"continuò l'estraneo ordinando da bere.
"Veramente
no,in realtà ci vengo solo ogni tanto...diciamo che stasera ho un avvenimento
speciale da festeggiare."
"Davvero?E quale sarebbe,se posso
permettermi?"
Il giovane guardò l'altro un po' scocciato per l'impertinente
domanda:"Sono finalmente riuscito a togliermi una soddisfazione che bramavo da
anni."
"Dev'essere bello!"
"Ora..."tagliò corto Lance:"...vogliate
perdonarmi,ma ritengo che sia giunta l'ora di tornare a casa...vi lascio al
vostro bicchiere di rum."così dicendo fece per alzarsi.
Per quanto si
sentisse già mezzo stordito dall'alcol Lancelot sentiva di non voler beneficiare
oltre della compagnia di quello strano uomo che aveva invadentemente attaccato
bottone con lui.Prese il soprabito e si diresse all'uscita del
locale.
"Permettetemi di accompagnarvi!"rispose il quarantenne
seguendolo:"Sembrate un po' alticcio...lasciate che vi aiuti."fece trattenendolo
per un braccio nel tentativo di fermarlo.
"Insomma!Che diavolo volete da
me!?"controbattè seccato il venticinquenne:"Volete lasciarmi in pace?Andate ad
importunare qualcun'altro!"
Il suo interlocutore stette qualche secondo a
fissarlo in silenzio.
Dal suo viso scomparve quell'aria affabile che sino a
pochi minuti prima vi campeggiava sopra,la quale venne sostituita repentinamente
da un'espressione di irritazione e di collera trattenuta.
Senza continuare a
dire una parola l'uomo mollò la presa e se ne andò,immergendosi nella bolgia di
gente che quella sera affolava il Poison.
Lancelot uscì frettolosamente dalla
taverna,come in preda ad una attacco di panico.
Appena la fresca aria della
sera gli sfiorò il volto ogni qualsivoglia preoccupazione svanì dal suo
cuore.
Trasse qualche respiro profondo,infine iniziò a dirigersi verso
casa.
Forse aveva esagerato...forse era stato troppo sgrabato con quel
tizio.Magari era solo un pover'uomo bisognoso di chiaccherare con qualcuno per
spezzare un po' la monotonia delle proprie serate...d'altronde il suo aspetto
non era dei migliori...aveva l'aria di uomo d'affari....ma chissà perchè a lui
aveva dato l'impressione che tali affari non potessero essere che
loschi."Bè...che importa...."pensò:"...tanto...se Dio vuole non lo rivedrò mai
più.Ormai quel che è fatto...è fatto!"
"Signor Greed!"i suoi pensieri furono
interrotti da una voce a lui conosciuta.
Il moro si voltò di scatto.Il cuore
strozzato in gola.
La fioca luce di un lampione illuminava debolmente la
figura di un uomo alto poco più di un metro e cinquanta,nel quale Lance
riconobbe il molesto e inquietante compare che sino a poco prima l'aveva
intrattenuto nella taverna.
"Signor Greed"ripetè egli:"Vi siete recato al
Poison per festeggiare l'arrivo di un'uningente somma di denaro?Un'eredità
magari?"
Lance lo guardò con un'espressione tra lo stupito ed il
preoccupato:"Ma come...?"balbettò.
Come faceva a sapere dell'eredità che il
padre gli aveva lasciato?Che fosse un suo conoscente?
"Non ha importanza il
modo in cui io sia giunto in possesso di tale informazione...ciò che adesso mi
preme farvi sapere e che anch'io sto' per entrare in possesso di una grossa
somma di denaro.O per meglio dire,io vorrei entrarne in possesso ma a quanto
pare qualcuno ostacola i miei progetti...e quel qualcuno siete voi."
Il
ragazzo rimase immobile,pietrificato.
"Mi dispiace signor Greed...voglio
dire...niente di personale ma...io voglio quello che mi spetta,e lo voglio
adesso."
Lancelot non fece in tempo a comprendere queste ultime parole che un
energumeno,probabilmente grande come un armadio,lo colpì senza pietà al
capo,facendogli perdere i sensi.
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Lo zio di Lancelot camminava nervosamente per la propria stanza,gettando di
tanto in tanto un occhio alla finestra nella speranza di veder tornare i propri
complici dalla missione.
"Allora,com'è andata?"domandò impaziente a Smith e
ai suoi scagnozzi quando verso le quattro di mattina si presentarono alla sua
porta.
"Assolutamente nessun problema!E' stato tutto sistemato."sorrise il
piccoletto:"Ora ascoltatemi bene.Vostro nipote non è morto,ma la polizia lo
dovrà credere.Abbiamo buttato i suoi indumenti nel Tamigi.Crederanno che ci si
sia buttato o che sia caduto in qualche modo in acqua e sia affogato.Supporranno
probabilmente che il corpo sia stato trascinato dalla corrente chissà dove....e
sicuramente lo cercheranno.Ma non trovandolo saranno costretti a chiudere il
caso!In fondo hanno ben altri problemi da risolvere che un presunto
suicidio!Qualsiasi cosa vi vengano a chiedere voi proclamatevi estraneo ai
fatti!E soprattutto non vi azzardate a menzionare neanche per sbaglio il mio
nome o giuro che ve ne farò pentire amaramente!Quando la faccenda si sarà
sgonfiata,andate dal notaio della vostra famiglia a reclamare quello che vi è
dovuto e datemi la mia parte!Quando tutto sarà sistemato,che Dio mi fulmini se
farò mai più qualche altro affare con voi!Non voglio più vedervi,neanche per
strada!Andate dove volete,ma lontano da questa città!E badate bene,siete
avvertito...se anche uno solo di questi miei avvertimenti non sarà preso alla
lettera sarete voi e non vostro nipote a fare un bel bagno nel fiume della
nostra città e questa volta non sarà per finta!"
"Ma che ne è stato di
Lancelot?E se tornasse a reclamare l'eredità?"Sbottò il signor Greed con una
vocina simile a quella di una donzella isterica.
Smith scoppiò in una sonora
risata:"Rilassatevi pure!Dubito che tornerà mai da dove l'ho mandato!"
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Lancelot fu svegliato brucamente da una secchiata di acqua gelida sulla
faccia.Aprì gli occhi di scatto come una persona appena uscita da un
incubo.
"La nostra principessina si è svegliata!"lo canzonò un omaccione
pelato e pieno di cicatrici:"Dormito bene?"ridacchiò.
Il ragazzo lo guardò
stranito:"Chi siete voi?E dove mi trovo?"Poi si guardò addosso,portava solo una
specie di lunga camiciola sbiadita e sgualcita.Osservò per un attimo il luogo in
cui si trovava:era una nave.
Sentì le onde del mare infrangersi contro la
parete alle sue spalle e un leggero profumo di salsedine giungergli sino alle
narici.
Come ci era finito lì?Fu preso da un attacco di panico.Poi,come un
vero e proprio pugno allo stomaco gli tornò in mente lo strano tizio che lo
eveva importunato,che lo aveva seguito e che infine lo aveva confuso con quegli
strani discorsi sulla sua eredità...poi...più nulla,solo il buio...sino a
quell'orrendo risveglio.
"Volete che vi serva la colazione vostra
maestà?"continuò fastidiosamente l'omone.
Senza neanche stare ad ascoltarlo
Lance si fiondò a perdifiato lungo le scale che portavano al ponte della nave.Vi
arrivò e guardò in tutte le direzioni.
Solo acqua,immensi e sconfinati
orizzonti d'acqua.Dov'era la terra ferma?Dov'era Londra?Dov'era casa sua?
Il
sole,cominciò timidamente a fare capolino,liberando dalle tenebre ogni
superfiecie su cui si posava.Chissà quante ore erano passate dacchè avevano
lasciato l'Inghilterra....Lance si sentì mancare il respiro,le gambe gli
cedettero facendolo acasciare a terra.
"Dove diavolo credevi di andare??"Urlò
affannato l'uomo pelato con cui aveva parlato sino a pochi istanti
prima.
Senza neanche fargli spiegare le proprie ragioni l'uomo lo colpì
violentemente al volto,scaraventandolo almeno a mezzo metro da dove si trovava
prima.Lo prese per un braccio e lo trascinò nuovamente sotto coperta.
Lo
sbattè in un angolo.
Lancelot ebbe come un tuffo al cuore...era forse
capitato all'inferno?Sentì la guancia sinistra duolergli e confiarglisi a
dismisura.
Poi sentì come un gozzo alla gola,non era solo lì
sotto...prima,forse per l'impatto del risveglio non ci aveva fatto caso...ma vi
erano almeno altre quindici o venti persone oltre a lui,che in quel momento lo
fissavano sofferenti.
Il suo violento carnefice salì le scale fissando sia
lui che i suoi sventurati compagni,poi prima di chiudere la botola di accesso
all'esterno li guardò ferocemente:"VOI SIETE MIEI!IO VI HO COMPRATO!E POSSO FARE
DI VOI QUELLO CHE VOGLIO!VOI NON AVETE DIRITTI!E IL VOSTRO DESTINO SARA' UNO
SOLO:ESSERE SCHIAVI!LA VOSTRA VITA NON HA VALORE!QUINDI METTETEVI L'ANIMA IN
PACE,PERCHE' VI FARO' SPUTARE SANGUE!"
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