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Autore: Sar_    12/07/2013    7 recensioni
Emma e Stiles sono finalmente una coppia. Anche se la ragazza non riesce mai a portare a termine la trasformazione, ha acquisito le qualità soprannaturali dei membri del branco. La città è scesa in una calma inquietante, dopo la fuga di Gerard, e tutto va relativamente bene. Ma è soltanto la quiete prima della tempesta: chi attendeva nell'oscurità ha ottenuto ciò che voleva, usando gli abitanti di Beacon Hills come pedine, ed è pronto a scatenare finalmente la guerra sanguinosa che da tempo stava cercando di far scoppiare. Tra passione, violenti scontri e amicizie tradite, cosa ne sarà del lato umano e fragile della ragazza che, come un funambolo, si tiene a malapena in equilibrio sopra un baratro di oscurità e crollo sia fisico che mentale?
«Non posso combatterlo, non sono abbastanza forte!»
«Sei molto più forte di quanto tu creda, Emma.»
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«Scaverò in profondità, tra le tue peggiori paure. Troverò ciò che più ti terrorizza, e te lo regalerò. Come si chiama, quel ragazzo...»

Seguito di "Fly."
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter two: Beauty & a beast.

 

I never saw it coming, nor did I suspected it
I underestimated just who I was dealing with

Non l’ho mai previsto né sospettato
Ho sottovalutato con chi avevo a che fare


Taylor Swift – Better Than Revenge

 

 

 

«COSA?» esclamai.

Non era possibile. Io non avrei mai fatto del male a nessuno di proposito, e tanto meno a Stiles, il ragazzo che amavo ormai da anni.

«Eri una furia» sussurrò Erica, senza parlare a nessuno in particolare.

Quando mi voltai verso di lei, notai che c'era anche un'altra persona oltre al branco: Allison. Aveva in mano un arco moderno, nero e flessuoso, con una freccia appuntita incoccata. E mirava verso di me.

Alzai le mani, allarmata. C'era sicuramente uno sbaglio.

«Allison? Metti giù quel coso!» esclamai, a occhi sgranati.

Derek si asciugò il sangue dalla guancia, che tra poco avrebbe cominciato a guarire.

«Non ti sai controllare. La luna piena è stanotte, e non sei neanche al massimo delle tue capacità. Dovremo inventarci qualcosa.»

Mi rivolsi a Stiles «sono stata davvero io?» chiesi, mentre già visualizzavo la scena. Come avevo fatto a perdere conoscenza ma allo stesso tempo attaccare il ragazzo che amavo? E perché l'avevo fatto?

Lui annuì.

Scott lo trascinò verso una Camaro parcheggiata sul sentiero, che sembrava terribilmente fuori posto.

«Io lo porto in ospedale per ricucirlo, voi cercate di capire cos'è successo» disse secco, scoccandomi un'occhiata tra il preoccupato e l'arrabbiato.

Derek fece per protestare, ma Erica lo zittì con un gesto «la tua macchina non è la priorità. Abbiamo sentito tutti quel “coso” terrificante, poco fa. È stato quello?» impiegai qualche secondo a capire che la domanda era rivolta a me. I miei occhi erano fissi sulla macchina che si allontanava, e il mio naso era pieno dell'odore del sangue di Stiles mischiato al suo normale profumo.

Erica mi strattonò con forza «Emma!»

La mandai via con un gesto brusco.

«Non lo so! Ditemelo voi!» dissi, massaggiandomi goffamente una spalla. La mia testa vorticava. Non avrei mai potuto perdonarmi, mai.

Derek era visibilmente nervoso.

«Sì, è stato quello. Ne sono certo.» senza fare troppi complimenti, mi prese bruscamente per il braccio e mi trascinò verso quella che avevo imparato a riconoscere come “la vecchia casa Hale”, perché se lui si era stabilito in una casa in città, decisamente più... abitabile.

 

Tutti ci seguirono a ruota. Allison aveva abbassato l'arco, ma la freccia era comunque incoccata. Erica era al mio fianco, dalla parte opposta rispetto a Derek. Boyd e Isaac ci tallonavano. Jackson era l'ultimo, e sembrava faticasse a stargli dietro, come in effetti facevo io. Derek andava troppo veloce, avanzava a grandi falcate, e io continuavo ad inciampare. Soltanto la sua presa ferrea sul mio braccio m'impediva di rotolare per terra. O di andarmene.

«Che vuoi fare?» esclamai, mentre salivamo gli scalini scricchiolanti della casa. Non ottenni risposta.

L'interno della casa puzzava di bruciato, polvere e abbandono.

«Oggi c'è la luna piena. E tu resterai qua.» mi rispose l'alfa finalmente, lasciandomi il braccio attraverso il quale ormai non passava più il sangue.

Sollevai le sopracciglia.

«Ah. Certo, sì... non ci siamo capiti.» risposi, scettica. Gli altri ci accerchiavano.

Derek ringhiò.

«A ogni plenilunio, ogni singola volta negli ultimi tempi devo gestire qualche nuovo cucciolo spericolato. Ora ne ho cinque da controllare. Cinque!» esclamò, con l'aspetto di una casalinga stressata «tu starai qua, e non ti muoverai. Gli altri Argent se ne sono andati, e i Silver non conoscono questo posto. Tanto se non ti sei trasformata prima, probabilmente non lo farai ora. E se lo farai, non andrai da nessuna parte.»

Poi attraversò l'ingresso a grandi passi e si diresse verso un'altra stanza.

«Sei stato tu a trasformarli, genio! Dovevi pensarci prima!» urlai, sapendo che poteva sentirmi benissimo. L'ultima cosa in assoluto che volevo fare quel week-end era stare lì. Quel giorno era tutto dedicato a me e Stiles, dannazione!

Stiles.

Lo stesso Stiles che stava andando in ospedale, per colpa mia.

Sentii di nuovo il senso di colpa che mi assaliva.
Dovevo rimanere lì, per il suo bene.

La mia convinzione venne un po' meno quando Derek tornò con delle lunghissime catene dall'aria pesante e per niente comoda.

Mi sfuggì un gemito strozzato, e qualcuno mi appoggiò la mano sulla spalla. Quando mi voltai, vidi che era stato Isaac. Mi fissò dritto negli occhi.

«Probabilmente non accadrà niente, ma... la prima volta è la peggiore. L'abbiamo passato tutti... non sei sola, almeno.»

Oh, molto rassicurante Lahey. Davvero!

 

 

 

***

 

 

Mi avevano incatenata per bene nella stanza più lontana dalla porta, la cantina. Non c'erano finestre, a parte una piccolissima in alto sul muro, con le sbarre. Non rendeva affatto la situazione più piacevole. Avevo braccia e gambe incatenate in modo che non potessi muovermi o alzarmi. Allison sarebbe restata con me fino alla mattina successiva, con l'arco pronto. Gli altri erano andati in un posto sicuro, dove potersi trasformare senza (si sperava) fare danni. Neir era volato chissà dove, e Isaac (in quanto capace di autocontrollarsi più degli altri) aiutava Derek e Scott a controllare Erica e Boyd. Il dottore e la psicologa/prof di francese erano con loro. Stiles era a casa con suo padre.

Mi avevano lasciato fare un salto a casa per cambiarmi i vestiti, buttando quelli sporchi del sangue di Stiles, farmi una doccia e prepararmi. Indossai il paio di jeans più scadenti che avevo e una felpa grigia semplice, senza stampa. Sopra, una giacca presa a caso. Non volevo rovinare dei vestiti che mi piacessero. Ero sgattaiolata di nuovo fuori lasciando detto che andavo a dormire da Erica.

E ora eccomi lì: in compagnia di una ragazza che non mi stava simpatica e perlopiù pronta a ficcarmi una freccia in testa al primo segnale di pericolo, seduta tra la polvere e senza notizie di Stiles. Tenevo in mano il cellulare (che avevo recuperato a casa), stringendolo con forza. Aspettavo soltanto che squillasse, volevo sapere come stava.

I minuti passavano, e il senso di claustrofobia aumentava. Dopo un po' anche Allison si stancò, e si sedette a gambe incrociate di fronte a me.

«Emma?» la sentii dire, rompendo improvvisamente quel silenzio.

«Allison» le risposi, invitandola a parlare e appoggiando a terra il cellulare.

Lei sembrò esitare, poi parlò «Scott... parla mai di me?»

Strabuzzai gli occhi. Che razza di domanda era? Era stata lei a lasciarlo, semplicemente perché “non riusciva più a gestire la situazione”. Che motivazione del cazzo! Scott si era fatto in quattro per lei, rischiando la pelle numerose volte, passando sopra i suoi scatti di pazzia... e dopo tutto quello che avevano affrontato, lo aveva piantato? Insomma, gestivano da mesi ormai tutto quel casino sui licantropi. Perché lasciarlo proprio in quel momento?

Mi spostai leggermente, mettendomi più comoda possibile, e le catene tintinnarono spiacevolmente. Erano arrugginite, e mi graffiavano i polsi. Ero contenta di essere vaccinata contro il tetano. I mutaforma possono prendere il tetano?

«No. Ma questo... non significa niente. io penso che ti ami, nonostante tutto.» e feci spallucce. Lei mi fissava, visibilmente persa nei suoi ragionamenti. Si stava rigirando la freccia tra le mani, cosa che per me era particolarmente spiacevole, ma per lei era un gesto naturale.

Lei annuì. «Anche io lo amo.» sussurrò, e la sentii chiaramente. «Ma non posso tornare con lui. Quando vi servo io ci sono sempre, siete miei amici, anche se devo mentire a mio padre. Lydia è la mia migliore amica... ed è anche il mio dovere, dopotutto. Difendere la città, come la mia famiglia ha sempre fatto. Ma stargli vicina... succede sempre più spesso, e io non» la sua voce si spezzò.

Per la prima volta, la vidi in modo diverso. Non sembrava più la cacciatrice pazza che vedevo di solito. Era una ragazza a pezzi, abbastanza forte da cacciare licantropi ma non abbastanza per mantenere una relazione con un ragazzo di una “specie” che la famiglia (o almeno i membri rimasti) continuava in precedenza a dirle di eliminare.

Mi sentii in colpa per tutto quello che avevo pensato di lei. In fondo, era umana.

Ops. Parola inappropriata.

Feci per andare ad abbracciarla, ma le catene mi bloccarono, e ricaddi in un tonfo con il sedere a terra colpendo l'osso sacro. Feci una smorfia di dolore.

«Mi dispiace» riuscii solamente a dire. Consolare le persone non era mai stato il mio forte.

Lei si strinse nelle spalle, e il silenzio ripiombò tra di noi. Restammo così per diversi minuti, senza dire o fare niente. Poi, fu di nuovo lei a parlare.

«E Stiles?» chiese, appoggiando il mento sui pugni, china in avanti. Mi salì un groppo alla gola.

«In che senso?» le risposi, tornando a guardarla negli occhi.

Lei fece spallucce «come va la vostra relazione?» sembrava visibilmente interessata. Stavamo legando?

Non facevo praticamente mai una conversazione del genere. La persona con cui avevo la relazione più profonda era Stiles, ma subito dietro di lui c'era Erica. E la nostra era un'amicizia particolare, fatta più che altro di canzonamenti. Ma di sentimenti, non parlavamo mai. Se stavo male me lo tenevo dentro, punto, come avevo sempre fatto.

Non sapevo come rispondere. Come andava? Neanche io ne avevo idea. Cioè, andava tutto bene, fino a quella mattina. Poi tutto era sprofondato di nuovo nel caos.

«Vuoi la verità?» cominciai, appoggiando anche il viso al palmo della mano, quasi imitandola «è un casino.» tagliai corto, e abbozzai un sorriso triste.

Lei ricambiò il sorriso ma non disse niente, incoraggiandomi a continuare. Così lo feci.

«Ho avuto... quanto, tre settimane? Tre settimane di felicità, in tutta la mia vita. Ogni preoccupazione -la scuola, la famiglia- era soppressa, non m'importava più di niente. E ora... salta fuori che sono incontrollabile. Insomma, che vuol dire? È uno scherzo?» allargai le braccia, e le catene tintinnanarono ancora una volta.

Era strano, parlare di queste cose. Soprattutto con lei.

«So che è successo anche a Scott... insomma, anche lui ha quasi ucciso Stiles, ma... era durante la luna piena. E io? Giuda ballerino, la mattina prima!» sbuffai.

E così i minuti passavano: parlammo tanto, scrissi ai miei genitori che avrei passato la notte da un'amica... nessuna delle due parve accorgersi che non stava succedendo niente. Poi, a un certo punto, ebbi la sensazione che qualcuno mi avesse appena dato un pugno nello stomaco. Mi chinai in avanti e sentii un orribile sapore in gola. Sapeva di marcio, polvere e sangue.

«Emma? Che succede?»

Quando aprii la bocca per risponderle, ne uscì un fiotto di sangue. No, non era sangue: era un liquido meno denso e... nero.

«Emma!»

Vomitai quella roba su tutto il pavimento. Era come se il mio stomaco si stesse riducendo a brandelli, seguito da tutti i miei organi interni, riducendosi in poltiglia. Allison cominciò ad armeggiare con le catene, ma io le spostai con un gesto trascinato e impotente le mani.

 

«No» dissi, prima che ne uscisse un altro fiotto. I conati erano così violenti che cominciarono ad uscirmi delle lacrime dagli occhi. Ma quando le vidi gocciolare a terra, realizzai che non erano semplici lacrime. Erano lacrime nere.




Bonjour!


Ho aggiornato un paio di giorni prima, perché avevo voglia di postare. In più non mi aspettavo tutte quelle recensioni, quindi beh, dovevo farlo!
In tante vi eravate chieste come mai Emma avesse aggredito Stiles. Beh, ora lo sapete... più o meno.
Ma tempo al tempo, ogni cosa sarà spiegata,, prima o poi! (Più poi che prima, ma vabè)
Spero stiate passando una bella estate, nonostante il tempo in questi giorni faccia abbastanza schifo!
Ma almeno c'è più fresco, dai. Ecco, ora sto cominciando a parlare del tempo... sono trooooppo noiosa.
Vi lascio, visto che adesso devo anche scappare!
Grazie per aver letto e beh, alla prossima!
Un abbraccio stritolante,

Sara
<3

  
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