Tyler si lasció cadere sul divanetto, poggió i gomiti sulle ginocchia, si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi.

Conosceva benissimo Dylan e aveva accettato da tempo il suo comportamento era solo che aveva troppi pensieri per la testa: I fans troppo ossessionati dal loro rapporto che facevano richieste sconcertanti, la nuova relazione con Brittany (evidentemente preoccupata della situazione) e da poco si era aggiunta un'altra preoccupazione. Ricordava ancora le parole esatte che Dylan gli aveva confessato la settimana prima...

 

 

"Ty non voglio incasinarti la vita, ma io ho bisogno di dirtelo! Io ti amo Ty! So benissimo che la tua relazione con Brittany va alla grande e sicuramente non voglio intromettermi. Io avevo solo bisogno di dirtelo, sai che non riesco a trattenere le emozioni..." Aveva sorriso arrossendo "...Ho sempre pensato a te in modo diverso rispetto agli altri e ho capito solo da poco quello che provo davvero, cosí te l'ho detto. Ora devo andare, a domani."

 

Tyler non era riuscito a dire o fare nulla, ma aveva ascoltato, aveva ascoltato tutto attentamente.

I giorni successivi si era comportato normalmente, come se non fosse successo niente, ma quando aveva visto l'amico sporsi verso di lui gli era tornato tutto alla mente.

Tyler aveva tante preoccupazioni, ma l'unica che contava davvero, purtroppo, non era tra i suoi pensieri. Non si stava preoccupando di Dylan, il suo amico Dylan...Dei suoi pensieri...Dei suoi sentimenti.

 

"Avete visto Dylan?" chiedeva TPose, in giro, preoccupato.

Tutti gli indicarono la stessa direzione e finalmente lo trovó, fuori dallo studio , che camminava avanti e indietro asciugandosi le lacrime con le mani.

"Bro..." sussurró, dispiaciuto, TPose tendendo le braccia.

Dylan si giró di scatto, non aveva notato la presenza dell'amico, e corse tra le sue braccia scoppiando in un grande pianto.

Dopo essersi sfogato si sedette con l'amico sulle scale antincendio e disse:

"Io non ce la faccio piú Tyler! Ho fatto di tutto per quell'uomo e mi tratta cosí. Sai, per un attimo, ho davvero sperato che tra noi le cose non fossero cambiate dopo quel giorno. Mi sbagliavo."

"Dylan tu sei il mio migliore amico, ti ho appoggiato sempre e sempre lo faró, ma ora devi ascoltarmi! Non puoi continuare a farti trattare cosí! Basta essere il cagnolino di Tyler! É ora di usare l'arma piú potente: l'indifferenza! Non posso piú sopportare di vederti piangere!" rispose l'amico poggiandogli una mano sulla spalla e rivolgendogli uno dei suoi grandi sorrisoni che lo facevano sentire al sicuro.

Dylan guardó per terra per riflettere poi disse:

"Sí, hai ragione! Faró fatica, ma con il tuo aiuto ci riusciró." si giró verso l'amico copiando il suo gesto e sorridendo.

 

Tyler si alzó, sospiró e uscí dalla stanza senza nemmeno toccare il suo spuntino. Doveva parlare con Dylan al piú presto per chiedergli scusa.

Stava per raggiungere gli altri quando lo vide. Lo seguí e quando fu abbastanza vicino disse:

"Ehi Dylan, possiamo parlare?"

Dylan si bloccó. Non si era accorto di averlo alle spalle, ma tutto sommato era un bene, almeno non doveva guardarlo in quegli occhi chiari che tanto amava. Deglutí, strizzó gli occhi, strinse i pugni e poi rispose:

"Non posso. Sono di scena e mi stanno aspettando."

Riprese a camminare e lo stesso fece Tyler. Senza arrendersi il ragazzo disse:

"Dy, mi dispiace! Scusa."

Il ragazzo minuto si fermó di nuovo e spalancó gli occhi dalla sorpresa, senza voltarsi peró. Stava giá per cedere, se lo sentiva, cosí cercó tra il gruppo di amici quel sorriso che lo calmava sempre e lo trovó. Respiró di nuovo e rispose:

"É tutto ok. Devo davvero andare ora!" e si allontanó.

Tyler sorrise pensando che si fosse davvero sistemato tutto, ma si sbagliava e presto se ne sarebbe reso conto.