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Autore: lilyhachi    12/07/2013    4 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Safe harbour
 
II
 
I need you now
 
 
Pulsava nelle sue vene.
Isaac la sentiva: una sensazione nuova che pulsava. Gli bastava rimanere in silenzio e non c'era nemmeno bisogno di tendere le orecchie per stare in ascolto perchè adesso poteva sentire ogni cosa. Fino ad allora, non era stato che un naufrago, un bimbo sperduto in cerca della sua isola ma ora osservava i palmi delle sue mani con una nuova consapevolezza. Si sentiva bene. Si sentiva forte. La vita che aveva sempre desiderato, la libertà che aveva tanto agognato: era tutto lì nelle sue mani.
Sentiva con tutto il suo cuore che avrebbe potuto essere lui a decidere come vivere la sua vita, che non avrebbe avuto più paura. Avrebbe potuto modellarla a suo piacimento, come fosse argilla.
Le sue mani presero a mutare, mostrando gli artigli, e con esse anche il viso di Isaac, che tendeva le labbra in un sorriso mentre prendeva familiarità con quel nuovo potere, mentre i suoi occhi si tingevano di giallo.
 
Isaac!”.
Il libro cadde dritto sul pavimento, producendo un tonfo. Lyla portò le mani sul letto, tastandolo, come se volesse accertarsi che non si trovasse in qualche altro luogo. La consistenza morbida delle coperte le fece tirare un sospiro di sollievo. Aveva fatto un brutto sogno probabilmente. Si portò una mano al petto, regolarizzando il respiro. Non ricordava molto del sogno: era tutto troppo confuso, ma poteva solo rammentare un cimitero e delle strane presenze fra gli alberi, come se ci fosse un animale. Un brivido le percorse la schiena e, alzandosi, recuperò il libro da terra. Lo osservò, toccando leggermente la copertina e sorrise. Forse rileggere “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban” non era stata una buona idea. Portò le mani al viso, cercando di svegliarsi e si fece coraggio per iniziare una nuova giornata.
La mattina era fredda come al solito ed il cielo era avvolto da qualche leggera nube. Tuttavia, il sole si poteva scorgere tranquillamente, mentre illuminava le strade di Beacon Hills. Lyla camminava amareggiata per la città con una strana sensazione a livello dello stomaco: era un'ansia costante che la portava a voltarsi in continuazione ad ogni angolo, come se qualcuno la stesse osservando. Una parte di lei sperava che Isaac sarebbe spuntato all'improvviso, ma non sarebbe stato così.
Controllò di nuovo il cellulare, osservando lo schermo vuoto senza alcuna icona che indicasse la presenza di nuovi messaggi o chiamate. 
Lyla emise un sospiro triste per poi aggiustare la sciarpa intorno al collo, facendo in modo che i capelli restassero morbidi sulle spalle.
Arrivò al liceo più tardi del solito e con molta calma, visto che aveva un'ora libera, così, non avendo visto ancora Isaac in giro, decise di recarsi al campo di lacrosse per seguire gli allenamenti, ovviamente nella speranza di vederlo.
Infatti, riuscì a vederlo ma non come sperava.
Isaac era fermo, lontano dagli altri a parlare con lo sceriffo Stilinski, il padre di Stiles, che per di più lavorava insieme a suo padre James da quando si erano trasferiti in città. Si voltò un attimo verso di lei, fissandola, per poi voltarsi verso qualcun altro, precisamente verso i due ragazzi che avevano sventato una sua rissa: Scott e Stiles.
 
“Stiles, faresti meglio a parlare!”.
Il ragazzo continuava ad evitarla, camminando con lo zaino in spalla.
“Lyla, cosa vuoi che ne sappia del tuo ragazzo?”.
“Credi che sia una cretina?”, domandò lei, parandosi davanti al ragazzo.
Stiles sapeva ogni cosa che riguardava crimini e omicidi vari, dato che riusciva ad informarsi tramite suo padre, lo sceriffo, a differenza di Lyla che non riusciva a far proferire a suo padre nessuna informazione che potesse esserle d'aiuto.
Si era rivolta a Stiles perchè sapeva per certo che suo padre non le avrebbe detto nulla sul motivo per il quale Isaac era stato portato via e nessuno sembrava saperlo, a parte Stiles che si comportava proprio come se stesse cercando di nasconderle qualcosa. Non aveva molta confidenza con lui, se non quel poco che potevano avere due ragazzi, i cui padri lavorano insieme, ma doveva scoprire cosa stava succedendo.
Stiles emise un sospiro pesante e si guardò intorno, come per accertarsi che nessuno fosse nei paraggi, poi si voltò verso Lyla, alzando un sopracciglio.
“Sei una ragazza irritante!”, esclamò con tono arrendevole.
“Lo so, quasi non ci dormo la notte”, rispose lei, incrociando le braccia al petto.
“Il padre di Isaac è morto”, continuò il ragazzo con voce bassa. “Non si sa per mano di chi”.
Morto? Lyla si portò una mano alla bocca e il pensiero che cercava di reprimere le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno: se sapevano cosa suo padre faceva ad Isaac, questo lo rendeva il primo nella lista dei sospettati, ma non poteva aver fatto una cosa del genere. Eppure, chiunque fosse il colpevole, Lyla non potè fare a meno di pensare per un secondo che forse un po' di giustizia era stata fatta, visto che quell'uomo era un mostro.
“Credono che sia stato lui, vero?”, domandò lei con tono allarmato.
Stiles abbassò lo sguardo e fece un segno di assenso con la testa.
“Non è stato lui” ribattè Lyla con sguardo fermo. Non poteva essere lui.
“Lo so”, rispose lui abbassando lo sguardo.
Lyla lo osservò leggermente interdetta. “Come lo sai?”.
Stiles sembrò ridestarsi a quella domanda. Scosse subito la testa e cambiò argomento.
“Credo che vorranno parlare anche con te”, disse mettendo le mani in tasca. “Sei la sua ragazza”.
 
“Lyla, tu sapevi cosa era costretto a subire Isaac?”.
Lo sceriffo Stilinski le pose quella domanda con tutta la delicatezza possibile, ma Lyla aveva quasi paura di rispondere, perchè dire di sì significava in qualche modo renderla complice e consapevole di quella tortura orribile, quando avrebbe potuto fare qualcosa per sventarla. La ragazza sospirò, cercando di mettere insieme una frase di senso compiuto.
“Va tutto bene, Lyla”, continuò lui, mettendole una mano sulla spalla.
“Lo sapevo”, rispose lei tutto d'un fiato. “Mi aveva fatto promettere di non dire nulla a nessuno, che non voleva denunciarlo perchè aveva paura, ed io gli ho dato ascolto”.
Le parole cominciavano ad uscire senza che se ne rendesse conto.
Era come se stesse venendo su un vomito di parole, come se tutto quello che si era tenuta dentro per tanto tempo stesse uscendo fuori all'improvviso.
Potevo fare qualcosa. Potevo parlare con mio padre. Potevo rendermi utile in qualche modo invece di stare soltanto ferma a curargli le ferite”.
Il padre di Stiles la guardava sorpreso quanto rammaricato. Era una situazione particolare e decisamente fuori dalla norma. Poteva leggere il dispiacere negli occhi della ragazza.
“Ora dov'è lui?”, chiese d'un tratto, ridestando lo sceriffo dalle sue riflessioni.
“Lyla, sai bene che non posso darti certe informazioni”, rispose lui, guardandola con apprensione. “Dobbiamo solo tenerlo sotto custodia fin quando non ne verremo a capo”.
La ragazza abbassò lo sguardo, senza aggiungere altro.
“Puoi andare”, concluse lo sceriffo, conducendola verso la porta.
Aveva potuto notare la differenza fra le testimonianze di due persone che erano a conoscenza degli eventi: Lyla e Jackson. Mentre il ragazzo non aveva fatto altro che rispondere con sufficienza, evidenziando quanto la vicenda non gli riguardasse, quella ragazza era rimasta seduta con le mani sul ventre e parlava con voce rotta, come se si sentisse in qualche modo responsabile di ciò che stava accadendo. Poteva essere Isaac il responsabile? Aveva un movente ma dopo tanti anni di abusi perchè agire proprio ora? Era forse arrivato al limite della sopportazione? Da quanto aveva scoperto, anche grazie a James, quel ragazzo era pazzo di Lyla, quindi perchè macchiarsi di qualcosa che li avrebbe tenuti separati? In qualche modo, doveva venire a capo di quella vicenda.
 
Doveva vederlo. Doveva parlare con lui ad ogni costo.
Non sapeva esattamente come ma l'avrebbe fatto.
Quando era tornata a casa dopo la scuola, non aveva discusso con i suoi genitori di ciò che era successo semplicemente perchè suo padre non era molto incline a parlare di lavoro, ma il modo in cui l'aveva guardata lasciava ben poco spazio alle parole. Conoscendo suo padre, Lyla poteva dire con una certa sicurezza che non riteneva Isaac colpevole dell'omicidio di suo padre ma purtroppo nel suo lavoro le impressioni personali contavano meno delle prove e dei moventi, ed in quel caso erano anche troppi.
Studiare era stata forse la cosa più difficile da fare. Più che altro era rimasta a fissare le pagine e a sfogliarle senza alcuna voglia di leggerne il contenuto, dopodiché con l'arrivo della sera aveva rifilato la pessima scusa che sarebbe uscita con degli amici.
Lyla non era una ragazza impulsiva, anzi, era l'esatto contrario e mai come allora, quella caratteristica poteva darle qualche vantaggio. Non aveva mai mentito alla sua famiglia, semplicemente perchè non ne aveva mai avuto motivo dato che era sempre stata chiara e ferma nelle sue decisioni, trovando il modo di “patteggiare”.
Per questo James non poteva immaginare che in realtà sua figlia stava per andare alla stazione di polizia per vedere il suo ragazzo, tenuto sotto custodia perchè sospettato di omicidio.
Arrivò davanti alla stazione con il fiatone e con il cuore a mille.
Conosceva la stazione di polizia abbastanza bene ed in un modo o nell'altro sarebbe riuscita ad arrivare ad Isaac.
Prima di entrare, notò una jeep parcheggiata fuori che le sembrava quella di Stiles ma non ne era molto sicura. Perchè doveva essere lì a quell'ora? Lyla decise di non pensarci troppo ed entrò.
Non c'era nessuno all'entrata. La ragazza si guardò intorno, non sapendo bene dove andare ed in cerca di un segno, di qualcosa che le avrebbe indicato dove trovare Isaac.
Ed ecco il segno. L'allarme anti-incendio cominciò a suonare, e Lyla prese a correre lungo il corridoio della stazione di polizia, dirigendosi verso l'ultima cella.
Arrivò davanti alla porta spalancata: c'era un uomo, che sembrava essere un vice sceriffo, e poi a terra c'era un ragazzo con una fisionomia fin troppo familiare.
Stiles?!”, domandò con voce confusa.
Il ragazzo si alzò in piedi e la guardò ma Lyla non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di cosa stesse succedendo che quest'ultimo la spinse per terra contro il muro, parandosi sopra di lei, come per proteggerla, mentre qualcun altro urlava.
Un tonfo. Qualcuno che veniva spinto contro il muro. Altre urla.
Sembrava che si stesse svolgendo una specie di lotta.
“Lyla, stai giù, ti prego!”, le sussurrò Stiles all'orecchio, continuando a tenerla ferma.
Un altro urlo, ancora più forte di quelli precedenti. Ossa che si spezzavano e poi...un ringhio?
Il suono di un vetro rotto fece voltare Isaac, mettendolo maggiormente in allerta.
Derek era in piedi davanti a lui e lo osservava con espressione truce.
Il licantropo si voltò verso la parete dove vide Stiles rannicchiato ed intento a proteggere e a tenere ferma Lyla, per fare in modo che non vedesse tutto ciò che stava accadendo.
Isaac inspirò l'aria dalle narici e con un ringhio basso fece per dirigersi verso le due figure contro il muro, ma Derek gli si parò davanti, fermandolo con un ringhio così forte che Lyla si sarebbe tappata volentieri le orecchie se solo Stiles avesse smesso di sovrastarla.
Isaac si rannicchiò contro il muro, spaventato, e riprese le sue sembianze umane.
Respirava pesantemente e le mani ancora gli tremavano per l'effetto del ringhio di Derek, mentre il sudore gli bagnava la fronte. Il ragazzo non ci mise molto ad accorgersi di una figura vicino a Stiles ed il cuore gli balzò in gola quando realizzò che si trattava di Lyla.
Stiles lo osservò con espressione confusa. Come le avrebbero spiegato tutto ciò?
Sai, Lyla, il tuo ragazzo è un lupo mannaro! Decisamente no!
“Stiles!”, la voce della ragazza li ridestò. “Non mi piace questo silenzio!”.
Derek, rendendosi conto della situazione abbastanza complicata, afferrò Isaac per il braccio.
Mentre Derek lo trascinava fuori dalla stazione di polizia, Isaac si voltò un paio di volte verso Lyla, ancora immobile sotto le braccia di Stiles.
Forse era un bene che lei non l'avesse visto in quelle condizioni.
Probabilmente avrebbe urlato.
Probabilmente l'avrebbe terrorizzata.
Probabilmente avrebbe desiderato non vederlo mai più.
 
“Stiles, ma che diavolo?!”.
Il ragazzo la tirò su, mentre Lyla cercava inutilmente di rendersi conto di cosa era successo in quella cella. La porta era spalancata ed un uomo era a terra, privo di sensi oppure morto.
“Adesso tu mi dici cosa diamine è successo qui dentro!”, esclamò la ragazza, osservando Stiles con espressione confusa quanto indignata. Prima l'aveva tenuta ferma tutto il tempo, come per proteggerla o semplicemente per impedirle di vedere qualcosa ma cosa poteva essere successo di così terribile da farlo comportare in quel modo decisamente assurdo?
Stiles la fissò, scrollando le spalle, e beccandosi un'altra occhiataccia della ragazza, che era seriamente tentata dal saltargli al collo per farlo parlare ma non fece in tempo a fare niente del genere, poiché l'allarme smise di suonare e dinanzi ai due ragazzi comparvero i loro padri.
Lo sceriffo Stilinski sfoggiò un'espressione rassegnata, accompagnata da un sospiro, e poi si voltò verso il padre di Lyla, che scuoteva la testa in segno di disappunto.
Stiles si dondolava sulle gambe, sotto lo sguardo del padre.
“E' stato lui!”, esclamò il ragazzo, indicando l'uomo per terra.
Lyla si portò le braccia al petto, trovando il pavimento molto più interessante della faccia di suo padre in quel momento. Non aveva trovato Isaac e non aveva la minima idea di dove si trovasse ma una cosa la sapeva con assoluta certezza: quella volta non l'avrebbe passata liscia.
 
La pioggia scorreva fitta, bagnandolo completamente. I capelli erano fradici e con essi anche la maglia che indossava, completamente appiccicata al suo torace.
Isaac continuava a fissare la finestra della camera di Lyla, indeciso su cosa fare.
Stava così bene sotto la pioggia, era una sensazione familiare e confortante.
La pioggia aveva sempre avuto un effetto rilassante e purificatore su di lui, come se potesse cancellare ogni cosa e ripulirlo da tutto il dolore provato e da tutte le ferite che suo padre gli infliggeva. La pioggia si confondeva spesso con le sue lacrime, facendolo sentire protetto.
Isaac si diresse deciso verso la casa della ragazza, cominciando ad arrampicarsi.
Non era mai stato un problema per lui passare da quella finestra per andare da lei ma mai come in quel momento gli sembrava la cosa più stupida da fare, eppure non riusciva a farne a meno.
Forse non l'avrebbe vista per un tempo indefinito, data la piega che gli eventi avevano preso.
Aveva bisogno di rivedere il suo viso.
Aveva bisogno di stringerla.
Aveva il disperato bisogno di sentire le labbra di lei sulle sue.
 
With our eyes wide open we.
We walk the plank, we walk the plank.
So that is the end of the story”
 
 
 
Angolo dell'autrice
 
Eccomi qui con il secondo capitolo. Ho cercato di incastrare Lyla meglio che potevo negli eventi della seconda stagione (in questo caso si tratta della puntata 2x02) e spero di aver fatto un lavoro almeno decente e soprattutto spero che non risulti forzato. Al momento non ho intenzione di farle scoprire cosa è capitato ad Isaac, e questo ovviamente porterà qualche complicazione che potrete notare già nel prossimo capitolo.
Se ci sono errori vi invito sempre a farmelo presente. Lasciate un commento anche piccino piccino se vi va, e un grazie a tutti coloro che hanno recensito e messo tra le preferite/seguite, mi riempie davvero tanto di gioia *-*
Alla prossima, un abbraccio :)
Ps: la canzone alla fine è sempre di Gotye "Eyes wide open" <3
   
 
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