Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: larrysharmony    14/07/2013    88 recensioni
«Cazzo…» sussurrai flebilmente, ricevendo un’occhiataccia da mia madre.
«London High School. Certo che ne hanno di fantasia» commentai ironicamente suscitando una risatina divertita da parte di mia madre.
Posteggiò l’auto per poi avvicinarsi al mio viso.
Posò un leggero bacio sulla mia guancia e mi accarezzò i capelli.
«Fai la brava piccola» disse sfoggiando un dolcissimo sorriso, uno di quelli che dedicava solo a me e che tempo addietro anche a mio padre.
Ricambiai il sorriso prima di uscire dall’auto.
Percepii l’agitazione fremere nel mio corpo non appena mise in moto sparendo dietro l’angolo.
Rabbrividii notando che quella più che una scuola sembrava un insieme di più edifici messi insieme, per quando grande era.
Varcai la soglia del cancello bloccandomi all’istante. Non si riusciva nemmeno a notare l’entrata per quanti ragazzi c’erano.
Si preannunciava una giornata molto lunga.
FFTaylor Swift è la protagonista principale comunque
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
POV TAYLOR
 
Portai alla bocca l’ultimo boccone di cibo prima di alzarmi da tavola.
Mia madre mi guardò con un’espressione di stupore stampata in viso e un sorriso forzato fece capolino dalle labbra di Mark.
«Sono sazia» sentenziai voltandomi verso Mark e dedicandoli a mia volta un sorriso sincero. L’uomo infine ricambiò, questa volta con un sorriso naturalissimo, automatico, per poi tornare a dedicare tutta la sua attenzione a mia madre.
Rimasi sul ciglio della porta ad osservarli intenerita.
Era da parecchi anni che non la vedevo così felice con un uomo. Certo aveva avuto vari fidanzati gli anni precedenti ma il tutto durava sì e o no qualche mese, per questo ero molto grata a Mark per ciò che faceva a mia madre. La rendeva felice, in fondo era quello ciò che contava.
Mark strinse la mano di mia madre, incatenandola dolcemente con la sua per poi infilzare un paio di maccheroni e avvicinare la forchetta alla bocca di mia madre.
Sospirai stranamente allegra prima di girare i tacchi e salire le scale a passi veloci.
Mi rifugiai nella mia stanza chiudendomi piano la porta dietro.
Ispezionai con gli occhi l’ambiente tiepido della stanza da letto alla disperata ricerca di un elastico per capelli.
Sollevata lo scorsi accanto alla sveglia, sul comodino accanto al letto.
Lo afferrai soddisfatta e mi legai i capelli in una crocchia disordinata.
Mi trascinai verso il bagno, e una volta inforcato lo spazzolino tracciai una linea di dentifricio nel tentativo di imitare le pubblicità che passavano ogni tanto in televisione. Fallì miserabilmente.
Ci rinunciai, mi lavai con cura i denti per poi tornare nuovamente in camera mia.
Mi sedetti sul bordo del letto sospirando rumorosamente.
“E se tua madre decidesse di sposare Mark un giorno?” gracchiò una vocina dentro di me.
Scossi la testa scacciando quel pensiero assurdo ma non del tutto improbabile.
Io e Louis potremmo diventare.. Fratelli? Oh no, assolutamente no.
È inconcepibile, mi rifiuto categoricamente.
Dannazione, mia madre non poteva trovarsi qualcun altro, magari un uomo senza figli.
Sbuffai prima di infilarmi tra le coperte calde. Appoggiai la guancia destra sul cuscino candido e infilai la mano destra sotto il cuscino com’ero solita fare prima di coricarmi. Infine chiusi gli occhi abbandonandomi tra le braccia di Morfeo.
 
8 ore dopo.
 
Un raggio di sole mi centrò in pieno viso.
Sbuffai, maledicendomi per non aver pensato di abbassare le persiane e annotandomi poi mentalmente di ricordarmi di farlo la notte seguente.
Girai la testa dal lato opposto notando che il telefono si era illuminato.
Sbadigliando e con gli occhi ancora socchiusi allungai il braccio verso il comodino.
Fortunatamente riuscii ad afferrare il telefono senza farlo cadere rovinosamente a terra.
Lo avvicinai al viso ma a causa della luce ancora fioca che mi impediva di vedere lucidamente mi ci vollero alcuni secondi per mettere a fuoco e riconoscere un messaggio.
La busta giallognola continuava insistentemente ad aprirsi e chiudersi.
Premetti sull’icona e lessi il messaggio proveniente da Niall.
“Bionda, tra mezz’ora passo a prenderti a casa” recitavo questo.
Inarcai le sopracciglia per la sorpresa.
“Ma se non sai nemmeno dove abito” digitai infine prima di inviarlo.
Non ebbi neanche il tempo di sbadigliare nuovamente che arrivò fulminea la risposta.
Incredibile, questo ragazzo era proprio un grande amante dei telefoni cellulari.
“Oh si giusto. Dove abiti?” chiedeva questo.
Scoppiai a ridere di gusto.
Risposi velocemente al messaggio indicandoli la via e lanciai un’occhiata all’ora.
Le 7.10.
Puntellai i gomiti sul materasso per poi sgusciare dal letto.
Scavalcai per un soffio lo zaino senza inciampare e seppur con qualche difficoltà raggiunsi il bagno che collegava la mia stanza con quella di mia madre.
Una volta chiusa la porta a chiave aprii la doccia e mi infilai sotto, lasciandomi cullare dal getto caldo dell’acqua.
Niente pensieri, per la prima volta mi sentivo stranamente tranquilla, nessun pensiero ad ingombrare la mia mente, solo calma e tranquillità, esattamente ciò di cui avevo bisogno la mattina appena sveglia.
Rabbrividii non appena il mio corpo bollente entrò in contatto con l’aria fresca che penetrava dalla finestra semichiusa.
Mi asciugai velocemente tornando poi in camera mia senza preoccuparmi minimamente di asciugarmi i capelli, non ci sarebbe stato comunque il tempo di farlo.
Raccolsi da terra giusto qualche maglietta buttandola sulla sedia accanto alla finestra.
Mamma sicuramente mi avrebbe costretta a sistemare quel casino una volta tornata da scuola.
Sbuffai facendo sollevare dalla fronte un ciuffo ribelle di capelli e a passi veloci, ancora in accappatoio, raggiunsi l’armadio spalancandolo e facendo in modo, involontariamente, che l’anta sbattesse rumorosamente contro il muro provocando un tonfo assordante che probabilmente si era sentito in tutto il vicinato.
Alzai le spalle e ficcai la testa all’interno di esso alla ricerca della camicetta bianca comprata l’estate precedente in Francia.
Da piccola ero solita infilarmi nella stanza dei miei genitori, per poi raggiungere l’armadio e infilarmici dentro. Non ne uscivo più, passavo spesso ore e ore a fingere di trovarmi nella fantomatica Narnia, fino a quando mi addormentavo sopra i vestiti accuratamente piegati. Mamma la mattina successiva trovava tutti i vestiti sparsi per l’armadio ma non ne aveva mai intuito la causa, o forse faceva solo finta.
La trovai in fondo all’armadio.
Soddisfatta la afferrai, mi vestii in fretta, presi al volo lo zaino e scesi le scale velocemente rischiando di inciampare per l’ennesima volta e cadere rovinosamente di faccia.
Feci capolino in cucina trovando mia madre intenta a parlare al telefono e dal modo in cui si mordicchiava il labbro inferiore sorridendo come un’ebete intuii che stesse parlando con Mark.
Non appena si accorse della mia presenza allontanò la cornetta dall’orecchio appoggiandoci sopra il palmo della mano e abbozzando un sorriso che avrebbe sicuramente fatto invidia a una di quelle attrici famose di Hollywood.
Le sorrisi di rimando rimanendo estasiata dal suo sorriso raggiante dovuto sicuramente alla conversazione che avevo interrotto inconsciamente.
«Tesoro, vuoi che ti accompagni a scuola?» chiese a bassa voce.
Scossi la testa sorridendole riconoscente.
«Non ce n’è bisogno, viene a prendermi un amico» risposi sorridendo al pensiero che mi ero fatta un amico in neanche un giorno di scuola.
Girai poi i tacchi raggiungendo la porta d’ingresso.
Mi fermai di colpo sentendo una frase appena bisbigliata.
«Amore, vuoi venire a pranzo da noi oggi? Taylor ne sarà entusiasta».
Quelle parole giunsero attutite alle mie orecchie ma ciò bastò a farmi irrigidire dalla mascella in poi.
Deglutii mordendomi con violenza inaudita il labbro inferiore pentendomene non appena percepii tra i denti il sapore metallico del sangue.
Scossi la testa rinvenendo dai miei pensieri contorti.
“Mamma non sposerà mai Mark Tomlinson, si amano ma per lei sono più importante io” cercai di rassicurarmi.
Mi sentii improvvisamente vuota ed egoista a pensare a ciò. Chi ero io per negare la felicità a mia madre? Non potevo farle questo solo per un mio capriccio.
Ricacciai le lacrime che minacciavano di rigarmi il viso da un momento all’altro e uscii di casa facendo bene attenzione a chiudere cautamente la porta.
Mi guardai intorno inspirando a fondo l’aria fresca di quella mattinata.
«Taylor» mi sentii chiamare.
Mi voltai trovandomi davanti una Audi A3 un po’ malandata.
Scorsi poi una massa di capelli biondi fare capolino dall’auto.
Niall.
Sorrisi correndo nella sua direzione.
Spalancai la portiera prendendo posto accanto al biondo, poi finalmente mi voltai a guardarlo trovandomi davanti il suo viso paonazzo.
Mi sporsi verso la sua guancia schioccandoli un tenero bacio.
Il biondo soddisfatto prese il volante tra le mani e mise in moto.
Dopo qualche sbuffo, l’auto finalmente partì.
Mentre Niall era intento a superare una donna anziana in bici guardai dallo specchietto retrovisore il retro dell’auto.
I sedili posteriori erano un po’ sgualciti e scuciti, segno che l’auto aveva qualche anno in più rispetto a ciò che immaginavo io, tuttavia le davano un tocco di.. come dire “vissuto”.
«Ehi, tutto ok?» chiese Niall improvvisamente ridestandomi dal mio momentaneo silenzio.
Annuii debolmente, non avevo intenzione di parlare.
Il biondo infatti capii al volo e scosse la testa tornando a fissare la strada.
«Non proprio» dissi finalmente, sospirando, con qualche secondo di ritardo.
Il biondo sorpreso mi  lanciò un’occhiata leggermente preoccupata.
Mi incupii involontariamente.
Lui appoggiò una mano sul mio ginocchio facendomi rilassare.
«Ehi ehi ehi donna. Dimmi un po’ cosa affligge il tuo animo buono come quello di un angelo» disse sorridendo.
Alzai la testa sospirando. Adesso si era per caso dato alla poesia?
«C’è che mia madre sta con un uomo e la cosa sembra parecchio seria, c’è che mi vergogno di me stessa perché dovrei essere felice per lei e invece non lo sono neppure se mi sforzo, c’è che ho appena scoperto che questo uomo meraviglioso non mi andrà mai a genio perché fa di cognome Tomlinson» dissi tutto d’un fiato. Sentii improvvisamente di essermi come dire.. sfogata.
Mi voltai poi a vedere ‘espressione del biondo scoprendo che non era solo sorpreso, il suo viso infatti era contratto in una smorfia alquanto strana, quasi buffa, che nonostante l’atmosfera seria che si era creata all’interno dell’auto mi fece sorridere.
«M..Mark Tomlinson?» chiese il biondo dopo aver posteggiato l’auto sul retro della scuola, nel parcheggio dedicato interamente a noi studenti.
Tornò poi a riposizionare gli occhi sui miei aspettando la mia tanto agoniata risposta.
Cosa potevo dirgli? Ero quasi più sconvoltadi lui.
Mi limitai a muovere lentamente la testa dall’alto verso il basso.
«Quindi tu e Louis diventerete…»
«Fratelli? Oh no, neanche tra 40 anni. Non lo permetterò mai» risposi interrompendolo e scuotendo la testa come a cercare di convincere me stessa oltre a lui.
Per i successivi 20 secondi nessuno dei due fiatò.
«Dai, non sarà così male» disse il biondo aprendo la portiera e uscendo dall’auto.
Lo imitai affiancandolo, lo spintonai costringendolo a ricorrere a tutte le sue forze per tenersi in piedi.
«Ma sei impazzita per caso?» sbottò rosso in viso.
Risposi con un’alzata di spalle.
Il biondo grugnì qualcosa di incomprensibile, parole strane, tra le quali riconobbi anche una bestemmia.
Non ebbi neanche il tempo di rispondergli a tono che una ragazza con i capelli neri e boccolosi, gli occhi scuri e un visino tenerissimo da eterna ragazzina ci venne incontro.
Tutta sorridente si fiondò addosso a Niall buttandogli le braccia attorno al collo.
«Nialler» gridò raggiante.
Il biondo arrossì violentemente, si liberò dall’abbraccio della mora e curvò teneramente le spalle in avanti risultando ancora più dolce e indifeso.
«Selena, ti presento Taylor» disse indicandomi e lanciando ogni tanto qualche occhiatina alla mora.
Allungai la mano verso la mora che la strinse con veemenza dedicandomi un tenerissimo sorriso e mostrando una fila perfetta di denti bianchissimi.
«Taylor, ti presento Selena» continuò Niall, chinando il capo mentre pronunciava il suo nome.
Lo guardai leggermente confusa.
«Niall, stai bene?» chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Eh? Sì sì, sto bene» rispose con un sottile filo di voce mentre si grattava nervosamente la nuca.
Annuii poco convinta decisa ad indagare non appena la mora si fosse allontanata da noi.
«Io devo andare, è stato un piacere conoscerti Taylor» disse la ragazza dedicandomi un sorriso bellissimo.
Una volta che fù abbastanza lontana mi fermai appoggiando le mani sui fianchi e con un sorriso sornione stampato in faccia guardai il biondo.
«Dì un po’, quella Selena ti piace eh?» chiesi facendo attenzione a non alzare la voce.
Il biondo avvampò aprendo la bocca alla disperata ricerca di ossigeno e torturandosi le mani.
«N..no. Scherzi?» rispose fissando le sue scarpe che in quel momento sembravano più interessanti di me.
«Oh certo, è per questo che te la mangiavi con gli occhi?» chiesi stuzzicandolo.
«È bellissima e sembra anche molto simpatica» continuai suscitando una risatina tenerissima del biondo.
Sussultò poi scuotendo la testa.
Proprio mentre stava per rispondere, una voce squillante e riconoscibile tra mille mi perforò il timpano costringendomi quasi a portare le mani alle orecchie.
«Sorellinaaa».
Alzai gli occhi al cielo, passai una mano tra i capelli spostandoli dal viso per poi voltarmi sbuffando.
«Che vuoi Louis?» chiesi risultando palesemente annoiata, cosa che desideravo appunto.
Il castano mi si avvicinò ulteriormente seguito da suo amico ricciolo che nel frattempo gli lanciava occhiatine di idolazione e si mordicchiava il labbro.
«Ma come? Tratti male il tuo fratellone?» continuò Louis irritandomi più del solito.
Lo schernì con una risatina per poi alzare gli occhi e puntarli sui suoi occhi che nel frattempo avevano cambiato colore passando dall’azzurro cielo a un blu cupo che mi fece sussultare.
Aprii la bocca per rispondergli atona ma  non uscii alcun suono.
Ci rinunciai congedandolo con un «Ci si rivede Tomlinson».
Ingoiai un groppo che mi si era formato in gola ricordandomi poi della presenza di Niall.
Questo infatti mi raggiunse, sembrava leggermente preoccupato, ma fortunatamente non disse una parola e gliene fui estremamente grata.
  
Leggi le 88 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: larrysharmony