Era Lunedì 15 Luglio, Serena e Manuela erano andate a fare una passeggiata nel centro città di Reggio Emilia. Chiacchierando, le nostre protagoniste, arrivarono al Polo Scolastico, sede delle loro future scuole, e si incamminarono per la direzione opposta a quella che avevano prescelto.
Dopo aver camminato sotto il sole cocente ( tra l’altro Serena aveva, ed ha, l’eritema e quindi non dovrebbe stare al sole) si accorsero di aver leggermente sbagliato strada (ma di poco, eh) e di non sapere dove si trovassero. Manuela ipotizzò che loro fossero a Coviolo ma, questa località, dista 6 Km dal centro di Reggio.
Passarono alcuni minuti e Serena, grazie ad un cartello sul quale c’era scritto di fare attenzione agli aerei che volavano a bassa quota, capì che si trovavano al Campovolo* il quale è distante circa 3,2 Km dal centro cittadino. Le nostre eroine cercarono disperatamente di ritornare sulla retta via, molto intelligentemente si allontanarono ancora di più.
Un’ora era ormai passata quando Manuela decise di chiamare sua madre la quale cercò di indicare loro la strada del ritorno, le nostre ragazze iniziarono a sentire male ai piedi e ad avere sete ma non trovavano un Bar.
Di comune accordo, decisero di ripercorrere la via che avevano fatto all’andata e, ad un punto, si trovarono nel parcheggio delle corriere. Dopo aver girato attorno al parcheggio per tre volte, Serena si alterò leggermente e, quando Manuela propose di fare per la quarta volta lo stesso giro, Serena si arrabbiò definitivamente. Pensarono, allora, di cercare la strada corretta usando Google Maps, peccato che non andasse e che nessun dispositivo telematico riuscisse a fornire loro un percorso decente (alla faccia degli Smartphone).  Serena optò di percorrere una via che le sembrava quella corretta, ovviamente aveva ragione.
Passò un’altra mezz’ora di camminata e la stanchezza, il mal di piedi e la sete erano sempre più acute tanto da rendere il viaggio insopportabile;  dopo un po’ scorsero, in lontananza, un magico, magnifico, magnetico, misterioso bar! Entrarono nella caffetteria spalancando la porta e comprarono due litri d’acqua frizzante, se la divisero e la bevvero tutta sentendosi rigenerate. 
Ritornarono al centro di Reggio Emilia, Serena e Manuela erano distrutte, stanche, doloranti ma non scoraggiate a ritornare a casa. Chiamarono i genitori di Serena e si fecero venire a prendere in macchina (beccandosi delle pirlone, ma d’altronde un complimento da un genitore è sempre ben accetto). Serena e Manuela riuscirono, così, a ritornare dalle loro famiglie sane e salve.