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Autore: Himeko _    17/07/2013    6 recensioni
| RedMoon |
Shade alzò un sopracciglio, ma preferì non dire niente per la sua sicurezza fisica.
Quando la ragazza gli parlava con quel tono significava solo che aveva i nervi a fior di pelle, e quando aveva in nervi a fior di pelle diventava imprevedibile.
Troppo imprevedibile.
E pericolosa.

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-“Il tuo problema non è la memoria, ma il metodo di studio”- disse Shade sorridendo non appena vide che la sua ragazza si era calmata.
-“E quale sarebbe quello perfetto, Mister so-tutto-io?”- domandò Fine alzandosi in piedi e guardandolo dall’alto in basso.
Shade fece lo stesso ed avvicinando la bocca all’orecchio le sussurrò: -“Distrazione”-.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questione di metodo

 

L’angoscia è la condizione naturale dell’uomo.
Essa non è presente nella bestia che – priva di spirito – è guidata dalla necessità dell’istinto, né nell’angelo che – essendo puro spirito – non è condizionato dalle situazioni oggettive.
L’angoscia è propria di uno spirito incarnato, qual è l’uomo, cioè di un essere fornito di una libertà che non è né necessità, né astratto libero arbitrio, ma libertà condizionata dall’ignoranza di ciò che può succedere. Dunque, l’angoscia trae origine dalla libertà, ovvero dalla possibilità di agire in un mondo in cui nessuno sa che cosa accadrà.
 
Fine sospirò mettendosi le mani fra i capelli rossi, più aggrovigliati del solito.
Dei passi nel corridoio catturarono la sua attenzione e senza volerlo emise un piccolo sbuffo, poi quando qualcuno bussò alla porta della sua camera, la ragazza alzando un poco la testa dal libro di filosofia sbuffò nuovamente.
-“Papà, non ho fame!”- disse atona riabbassando gli occhi, ormai stanchi, sul libro.
La porta si aprì e Fine fece finta di niente cercando di trovare la giusta concentrazione, che sembrava essere sparita qualche ora prima, dato che aveva riletto quelle sette righe una quindicina di volte ed ancora non le entravano in testa.
-“Non sono tuo padre”- disse una voce profonda ed ironica dietro di lei.
Quella poca concentrazione che Fine aveva finalmente trovato svanì in pochi secondi e sentì le gote imporporarsi.
-“Shade”- disse semplicemente, senza voltarsi, con lo stesso tono inespressivo di prima.
Il ragazzo alle sue spalle non si scompose minimamente e cercò di instaurare una conversazione.
-“Mi aspettavo un po’ più di entusiasmo da parte tua”- disse facendole notare il tono piatto con cui lo aveva salutato.
-“Oh, Shade! Come sono felice di vederti!”- disse Fine con voce ironica senza staccare gli occhi dalla pagina sedici del libro.
Shade alzò un sopracciglio, ma preferì non dire niente per la sua sicurezza fisica.
Quando la ragazza gli parlava con quel tono significava solo che aveva i nervi a fior di pelle, e quando aveva i nervi a fior di pelle diventava imprevedibile.
Troppo imprevedibile.
E pericolosa.
Facendo meno rumore possibile si avvicinò alla piccola libreria, posta sulla parete opposta rispetto alla scrivania, e cominciò ad osservare i libri che vi erano stipati, per lo più romanzi rosa.
Fine sbuffò ed alzò la testa dal libro.
-“Cosa ci fai qui?”- domandò con finto interesse.
-“Mi chiedevo quando avrei dovuto passare di nuovo in pasticceria per comprarti un dolce”- disse Shade voltandosi a guardare le esili spalle della ragazza, seminascoste dai capelli rossi.
-“È un modo per dirmi che ti manco?”- domandò Fine sciogliendosi leggermente.
Shade alzò un lato della bocca.
-“Sai, dopo sei giorni, quattordici ore e cinquantaquattro minuti si sente la tua mancanza”- rispose avvicinandosi alla scrivania e puntando lo sguardo sulle pagine aperte.
-“Kierkegaard?”- domandò infine, mentre la ragazza si alzava dalla sedia e si avvicinava alla portafinestra.
-“È già il tramonto”- sussurrò la rossa più a sé stessa che al ragazzo, il quale alzò un sopracciglio.
-“Tuo padre aveva ragione a preoccuparsi per te”- disse Shade osservando la figura minuta della ragazza.
I capelli rossi, solitamente raccolti in due code, erano lasciati sciolti sulle spalle e le davano un’aria più matura, gli occhi cremisi solitamente pieni di vita apparivano stanchi ed erano accerchiati da delle profonde occhiaie, rese ancora più visibili dalla carnagione ancora più chiara della ragazza, la quale risplendeva alla tenue luce del sole che tramontava.
Inoltre, il corpo sembrava terribilmente stanco e qualcosa gli disse che la ragazza non mangiasse da qualche giorno o per lo meno non mangiasse con regolarità.
-“Mio padre?”- domandò Fine guardando per la prima volta, da quando era entrato nella stanza, il ragazzo appoggiato alla scrivania di legno di quercia.
Shade annuì.
-“È stato lui a chiamarmi chiedendomi di distrarti e di farti uscire da questa stanza”-
-“Da quando tu e mio padre andate così d’accordo?”- domandò Fine con tono sospettoso, assottigliando gli occhi.
-“Da quando siamo preoccupati per la tua precaria sanità mentale”- rispose il ragazzo ironicamente con una punta di dolcezza nel tono usato.
-“Sto benissimo”- rispose Fine appoggiandosi al vetro della finestra.
-“Non direi. Da quanto tempo non ti guardi allo specchio? Da quanto tempo non dormi? Mangi? Non si direbbe, sei stremata e stanca. In queste condizioni non riuscirai mai a studiare.”-
-“Non posso permettermi di distrarmi! Questa interrogazione ... è troppo importante!”- urlò Fine abbassandosi e portandosi le mani fra i capelli cominciò a singhiozzare, prima silenziosamente, poi sempre più rumorosamente.
Shade le si avvicinò e si chinò alla sua altezza.
Dolcemente le prese le mani e le allontanò dai capelli scompigliati, poi con una mano prese ad asciugarle le lacrime che sgorgavano dagli occhi, mentre con l’altra le accarezzava dolcemente la schiena scossa dai singhiozzi.
-“Il tuo problema non è la memoria, ma il metodo di studio”- disse Shade sorridendo non appena vide che la sua ragazza si era calmata.
-“E quale sarebbe quello perfetto, Mister so-tutto-io?”- domandò Fine alzandosi in piedi e guardandolo dall’alto in basso.
Shade fece lo stesso ed avvicinando la bocca all’orecchio le sussurrò: -“Distrazione”-.
Fine sentì il corpo irrigidirsi quando quelle labbra cominciarono a sfiorarle dolcemente il sottile collo.
-“S-Shade ... devo stud-”- provò a dire, ma venne interrotta dalla voce del ragazzo.
-“Fine, sono in astinenza da una settimana. Fidati di me, questo è il metodo migliore.”- disse guardando la ragazza negli occhi.
-“Ti fidi di me?”- domandò poi con tono di voce basso e carezzevole avvicinando le labbra all’orecchio di Fine.
La ragazza avrebbe tanto voluto ribattere, ma in quel momento il suo cervello decise di disconnettersi dal resto del corpo, così rispose al dolce e poco casto bacio di Shade e si lasciò spingere dolcemente verso il letto.
 

-“Ma quanto ci mette Shade?”-
-“Suvvia Toulouse, anche tu sei stato giovane”-
-“Shade ci sta mettendo troppo. Quanto ci vuole a convincere Fine a scendere e mangiare?”-
-“Ti ricordi quando eravamo giovani noi?”-
-“Certo, Elza. Non potrei mai dimentic-. La mia bambina!”-
-“Suvvia caro, potremmo divertirci pure noi, ora”-
-“Sigh ... la mia bambina, la mia piccola innocente bambina!”-

 
-“Allora come è andata?”- domandò Shade osservando la sua ragazza uscire con un enorme sorriso dall’aula.
-“Novanta! Grazie!”- rispose Fine abbracciando il ragazzo che la strinse a sé sorridendo.
-“Sbaglio o ti devo un favore?”- domandò Fine maliziosamente mordendogli dolcemente il lobo dell’orecchio sinistro.
-“Penso proprio di sì”- sussurrò Shade sulle labbra della ragazza con una scintilla di pura malizia negli occhi cobalto.
-“Prima però andiamo al bar qui accanto, ho una fame!”- disse Fine trascinando (letteralmente) il ragazzo fuori dalla scuola.
-“Mi era mancato tutto questo”- sussurrò Shade sorridendo dolcemente.

 





 

• Angolino Autrice •
Buon pomeriggio!
Stavo riguardando le storie salvate sul computer nella cartella Bozze e la mia attenzione è stata catturata da questa One shot, che tengo a precisare, è stata scritta in un momento di pazzia post-studio durante la Maturità. Filosofia mi fa sempre uno strano effetto..
Il pezzo di brano all’inizio è la spiegazione dell’angoscia secondo Kierkegaard tratto dal mio libro di filosofia “Le Stelle di Talete” di Giuseppe Cambiano e Massimo Mori.
Per quanto riguarda i personaggi, inizialmente avevo pensato a Rein e Bright, però mi sembrava che la cosa diventasse un po’ noiosa e non sapevo come venirne a capo. Perdonatemi fan della BlueJewel!
Poi ho pensato a Rein e Shade, ma mi sono immaginata uno Shade troppo pervertito ed una Rein pronta a menarlo. Povero Shade. Perdonatemi fan della BlueMoon!
Poi ecco che ho trovato la coppia perfetta.
Fine e Shade, tipicamente la golosa ed il pervertito. E mi sembrava una cosa carina scrivere qualcosa su di loro, vi dirò che questa One shot è stata scritta prima di buttarmi nella AU Challenge, quindi se riscontrate errori (di qualsiasi genere), una caratterizzazione troppo OOC dei personaggi o qualcos’altro ditemelo pure, non vi mangio mica ^^  *me troppo occupata a fare le valigie*
Avevo pensato che, essendo io in periodo pre-maturità, qualcuno dei personaggi di Twin Princess avrebbe potuto trovarsi in una situazione abbastanza simile alla mia e la scelta è ricaduta sulla povera(?) Fine.
Quest’ultima penso si mostri matura e non una bambina, ma la questione cibo si presenta, anche se lievemente per cercare di mostrare che negli anni questo suo aspetto non è cambiato.
Spero di non avere rovinato questa coppia,
grazie a chi leggerà/deciderà di lasciare un commentino! ♥
Dolcemente Complicata

  
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