18/07/2013
1 recensioniSto semplicemente pensando, sto pensando a come sono arrivato a quel punto.
Al punto di capire che non desidero altro che lei, con quei suoi chili in più, i suoi capelli marroni e ribelli, il suo naso a patata.
Lei, con quei occhi tra il grigio, il verde e l’ocra. Così strani ma così affascinanti allo tempo.
Lei, che amava andare in giro in casa a piedi scalzi.
Lei, che adorava leggere quei suoi libri stesa dentro la vasca da bagno.
Lei, che ogni giorno in cucina sperimentava qualcosa di nuovo, non sempre commestibile.
Accenno ad una risata pensando a queste cose su di lei, anche se tutto ciò mi lascia solo un terribile vuoto dentro.
Mi tolgo le scarpe e comincio a camminare sulla spiaggia, sicuro che durante quella stagione fredda non ci sia nessuno.
Lei adorava andare in spiaggia durante l’inverno. Diceva che quello era il periodo migliore per vedere il mare, così scuro come un’enorme macchia di petrolio.
Muovo qualche piccolo passo in direzione dell’acqua scura, assimilando ogni piccolo particolare di quel posto.
Questa spiaggia è intrisa del suo essere, come se fosse parte di lei.
E, dicendola tutta, infondo questo posto è l’ultima cosa che mi era rimasta.
Ormai sto più lì che nel mio appartamento.
Già, perché quel posto è suo, ne sono certo.
In questo momento la mia disperazione cresce così tanto che potrei urlare: non è credibile che tutto ciò che me la ricorda sia della sabbia e dell’acqua.
Però, infondo, me lo merito tutto quel dolore perché lei è morta per colpa mia.
Aveva bisogno di me, e io non c’ero.
Non ero stato li a supportarla, a salvarla da se stessa.
Avevo lasciato che delle fottutissime pillole me la portassero via.
Per non esserci stato quando lei aveva bisogno di me, meritavo di morire, anche in quello stesso istante.
E, così come mi era venuto quel pensiero, me ne viene un altro altrettanto orribile.
Non ci penso due volte e comincio a svestirmi, lasciando sulla sabbia umida la mia giacca.
E una volta rimasto in maglietta e pantaloni, comincio a penetrare nell’acqua gelida.
Il mio corpo che pian piano prende un colorito bluastro mi fa intendere che quello è decisamente un campanello d’allarme della mia mente.
Un avvertimento che mi dice di uscire immediatamente dall’acqua se non voglio rimanerci secco.
Ma a me non interessa: la sua morte è un fardello troppo pesante e faticoso da portare.
Ormai il mio corpo è praticamente sommerso e scosso da violenti tremiti di freddo.
Le uniche cose che spuntano dall’acqua sono il mio collo e la mia testa.
L’ultimo mio atto di pietà nei confronti di me stesso è di chiudere gli occhi prima di affogare lentamente in quel pozzo blu senza fondo.
Sotto la superficie, immerso in quella che si sta rivelando la mia trappola mortale, nonostante il lavoro disumano che il mio corpo sta facendo per portarmi a galla sembra quasi che la mia forza di volontà sia invincibile.
E così, dato che io ho consapevolmente deciso di uccidermi, anche il mio corpo ad un certo punto decide di abbandonarsi a se stesso.
Quando le mie forze sono ormai allo stremo, qualcosa però cambia.
Apro gli occhi ed una luce bianca, in contrasto al blu dell’acqua, si avvicina a me.
Man mano che è più vicina, scorgo una figura e quando quella luce immacolata è ad un solo metro da me, riconosco immediatamente chi sia.
I suoi occhi dal colore indecifrabile illuminano ogni cosa.
Ma lei è morta, cosa ci fa qui?
I suoi capelli fluttuano ed il suo volto si apre in un sorriso.
Oh, ti amo così tanto anche ora che mi stai portando alla morte.
Le sue mani stringono le mie e cominciano a portarmi su, sempre più su, vicino alla superficie.
Poco prima che riaffioro in superficie, le sue labbra mi sussurrano in un orecchio e la sua voce sembra viva “Non voglio la tua morte. Tu devi essere forte per entrambi, devi essere forte come io non lo sono stata. Ricordati che ti amo e ti amerò per sempre.” E detto questo mi ritrovo steso su quella stessa spiaggia.
Respiro a fatica ma il mio colorito è tornato più normale.
Però la nota più strana è quel sorriso sul mio viso.
Era lei, ne sono certo.
Mi ha salvato, ho trovato rifugio tra le sue braccia perché lei non voleva la mia morte.
“E allora perché ti sei uccisa? Sei sempre stata te quella forte e invece quella volta ti sei lasciata andare! Non hai pensato a me? Non hai pensato a tutto il dolore che mi hai recato? Tu eri tutto per me, tutto!!!” avrei voluto urlarle contro tutta la mia rabbia, perché, si, io sono arrabbiato con lei.
E’ lei che mi ha ucciso con il suo gesto avventato, anche se il mio corpo è vivo, io dentro sono morto.
L’unico spiraglio di vita dentro me è il mio cuore, ma quello non è mai stato mio: è sempre appartenuto a lei.
E allora, sai che ti dico? Ragazza, prenditi il mio cuore, il mio corpo, anche la mia anima se vuoi perché tanto io non ne ho più bisogno.
Avevo bisogno di te.
E tu sei volata via.
Sei volata via come un usignolo.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ciao a tutti!!! :)
Ecco che sono già tornata con una nuova one-shot un po’ triste ?_?
Come penso avrete capito, il protagonista è un ragazzo che perde la sua fidanzata a causa del suicidio e così decide di uccidersi anche lui ma, la ragazza che lo ama anche da morta, lo salva in un gesto inspiegabile :3 :3 O.o
Se non avete capito qualcosa, chiedete pure e mi farebbe piacere se lasciaste un piccolo commentino ^u^ :P
Grazie mille <3 <3
Baci Giudy xx