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Autore: claudineclaudette_    18/07/2013    10 recensioni
Dopo Doomsday Rose è rimasta intrappolata nell'universo parallelo, dove comincia a lavorare per Torchwood. Il Dottore rimane da solo nel TARDIS.
Lontani soffrono perché il loro destino è di essere il Dottore, nel TARDIS, con Rose Tyler.
E se trovassero il modo di incontrarsi di nuovo? Magari in un ospedale sulla luna?
Post-Doomsday, Reunion fic e Terza stagione con Rose tutto insieme! (E anche quarta e parte della quinta se tutto va come deve andare!).
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler, TARDIS, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Otto: Not with a bang but a whimper

 

There's no time for us
There's no place for us
What is this thing that builds our dreams, yet slips away from us 

Who wants to live forever
There's no chance for us
It's all decided for us
This world has only one sweet moment set aside for us 

Who wants to live forever
Who dares to love forever
Oh, when love must die 

But touch my tears with your lips
Touch my world with your fingertips
And we can have forever
And we can love forever
Forever is our today 

Who wants to live forever
Forever is our today
Who waits forever anyway? 

(Who Wants to Live Forever – Queens)

 

 

Rose entrò nella sala di controllo quasi correndo, stringendo convulsamente il manico di una tazza. Solo che mancava la tazza.

“Potevi avvertirmi che stavamo per atterrare” si lamentò col Dottore. “Mi è finito tutto il tè sul soffitto!”

“E anche la tazza” le fece notare lui adocchiandone i resti con un sorriso.

La ragazza sembrò accorgersi solo in quel momento di star ancora stringendo in mano quel che ne rimaneva. Grugnì e raggiunse il cestino sotto la console per gettarlo via.

“Buongiorno!” esclamò allora notando Martha per la prima volta, che se ne stava seduta sul sedile di bordo.

“Buongiorno” rispose Martha abbattuta.

Rose si accigliò. “Cosa mi sono persa?” domandò voltandosi verso il Dottore ma non ebbe bisogno di una risposta. Capì al volo. Si diresse velocemente verso le porte del TARDIS e le spalancò. I suoi timori furono subito confermati quando si ritrovò in un piccolo appartamento londinese.

Rose si voltò per tornare nel TARDIS ma Martha e il Dottore l’avevano seguita fuori.

“Casa” spiegò Martha rassegnata.

“La mattina dopo che siamo partiti” confermò il Dottore fiero di sé. “Ce ne siamo andati solo per dodici ore. Dodici ore precise!” disse ancora rivolgendosi a Rose, certo che lei avrebbe tirato fuori quella volta in cui l’aveva riportata a casa 12 mesi dopo, invece che dodici ore. Lei però lo stava guardando con un’espressione più scura di quella di Martha.

Il Dottore sbatte le palpebre confuso. Perché Rose non era contenta? Non voleva che fossero di nuovo loro due da soli? Meglio in due, non è così? “Tutto dovrebbe essere com’era stato lasciato” continuò lui sperando di riuscire a strapparle un sorriso. “Libri, cd…bucato” finì prendendo tra indice e medio l’intimo di Martha per sottolineare il concetto. La ragazza lo afferrò nascondendoselo dietro la schiena senza dire niente.

“Ma è ancora presto!” si lamentò Rose. “Ci sono ancora così tanti posti che potremmo mostrarle! Barcellona!” esclamò con un gesto spazientito della mano. “Non siamo mai andati a Barcellona! Il pianeta, non la città” aggiunse notando lo sguardo confuso dell’altra ragazza. Rose non voleva perdere la buona amica che era diventata Martha. Senza di lei sarebbe già impazzita…da sola, col Dottore e le sue eterne indecisioni. E potevano davvero essere eterne visto quanto a lungo poteva vivere. Le parole dette e quelle non dette aleggiavano pesanti su di loro…come quel ti amo che lei gli aveva detto sulla spiaggia e che non aveva mai avuto una risposta. Non una che contasse quantomeno. Il Dottore poteva far finta di essersene dimenticato, o addirittura che non fosse mai successo, ma lei no. Gesti e azioni accennati ma mai portati a termine che rimanevano a separarli, come una tortura.

Quanto le mancava Jack in quei momenti, avrebbe fatto di tutto per far sì che lui fosse ancora lì con loro. Jack avrebbe saputo cosa fare. Jack avrebbe saputo dire la cosa giusta. Anche prima, però, quando aveva cercato di convincere il Dottore a tornare nel Cinquantunesimo secolo per salutarlo o salutarlo, il Signore del Tempo non ne aveva voluto sapere, oppure aveva accettato ma non erano riusciti nemmeno ad avvicinarsi alla data o al luogo di destinazione. Rose si accigliò ulteriormente a quel ricordo e si ripromise di sollevare di nuovo l’argomento…una volta risolto questo.

Il Dottore si grattò nervosamente dietro a un orecchio pensando a cosa rispondere.

Salvato dal telefono, pensò quando questo cominciò a suonare. Un attimo dopo partì la segreteria.

Ciao, non ci sono. Lasciate un messaggio” fece una registrazione con la voce di Martha.

“Scusate” disse la ragazza. I due si limitarono ad annuire.

Martha, ci sei?” fece la voce di una donna, intenta a lasciare un messaggio. “Rispondi, dai.

“È mamma, può aspettare” assicurò la ragazza, nervosa.

Ok allora, fai pure finta di non esserci, se ti va” continuò ignara la donna dall’altra parte del telefono. “Ho chiamato solo per dirti che tua sorella è in televisione. Pensa un po’, al telegiornale! Pensavo ti potesse interessare. Ciao.”

“Tish? In televisione?” esclamò Martha afferrando il telecomando e premendo il tasto di accensione. “Come ha fatto a finire al telegiornale?” si domandò.

Rose distolse per la prima volta lo sguardo dal Dottore e lo rivolse verso lo schermo: la sorella di Martha si trovava in piedi davanti a uno stuolo di giornalisti e telecamere.

“Ha un nuovo lavoro. Fa la PR per qualche laboratorio di ricerca” spiegò Martha.

Accanto a Tish c’era un uomo anziano, intento a tenere un discorso. “I dettagli sono top secret” stava dicendo. “Ma posso assicurarvi che stasera vi mostrerò una macchina. Premendo un solo bottone, cambierò il significato dell’essere umani.”

Martha scrollò le spalle e spense la televisione. “Scusate. Stavate dicendo?” disse voltandosi a guardare i suoi ospiti, ma adesso Rose stava sorridendo. Stava guardando il Dottore in attesa di qualcosa.

“Sì, dicevo…che dobbiamo andare. Vero, Rose? Sì, dobbiamo proprio andare.”

Rose non disse niente e continuò a ghignare.

“Cosa?” fece lui.

Lei sospirò e appoggiò il peso su un fianco. Continuò a guardarlo.

“Che cosa?”

Rose fece un cenno verso la televisione. Il Dottore seguì il suo sguardo. “Cosa?” insistette.

Rose ridacchiò, e ripeté il gesto.

“Rose! Martha!” esclamò il Dottore realizzando qualcosa. “Non ha appena detto che avrebbe cambiato il significato dell’essere umani? Dobbiamo assolutamente andarci!”

Rose si voltò verso Martha e le fece un occhiolino.

“Immagino significhi che la partenza è rinviata!” esclamò Martha entusiasta. Si rivolse al Dottore. “Il ricevimento è questa sera…cosa farai nel frattempo? Non immagino che si possa prendere il TARDIS e tipo…non so…riapparire tra sette ore.”

Il Dottore stava già scuotendo la testa. “Non posso spostarmi su una linea temporale di cui ormai faccio parte!”

“E poi” si intromise Rose allegramente “almeno quattro di quelle ore ci serviranno per scegliere il vestito e prepararci, vedrai! È giunto il momento di farti conoscere le meraviglie e le delizie del guardaroba del TARDIS!” dichiarò prendendo Martha sottobraccio e conducendola all’interno della cabina. “Poi immagino…” aggiunse lasciandola andare e rivolgendosi al Dottore, improvvisamente timida. “Visto che siamo a Londra…non potremmo fare un salto al Powell Estate? Scoprire cos’è successo alle nostre cose da quando…beh, lo sai…”

Il Dottore annuì, percorse la distanza che li separava e l’abbracciò. Restarono così per alcuni istanti prima che Rose lo lasciasse andare e si dirigesse sorridente verso il guardaroba insieme a Martha, con l’aria di chi ha appena intrapreso una sacra missione.

 

………¿DW?………

 

“Il Powell Estate è il posto dove sono cresciuta” spiegò Rose a Martha, dopo che questa si riprese dalla visione che le veniva presentata. “È un quartiere popolare ma è sempre stata la mia casa: mia e di mamma. Anche se nel mondo di Pete vivevo nel lusso e venivo trattata come una ricca ereditiera…” scrollò le spalle, selezionando ancora un altro vestito e lanciandolo sul mucchio insieme agli altri.

“Hai voglia di parlarne?” domandò Martha, cominciando timidamente a passare in rassegna il suo angolo di guardaroba. Rose le aveva assicurato che qualunque abito avesse scelto sarebbe certamente stati della sua misura.

“Ti ho già raccontato di Pete. Ci è voluto così poco perché ci accettassimo uno come parte della famiglia dell’altro…” cominciò Rose e le raccontò della grande villa, delle imprese Vitex, dei dirigibili, di Torchwood e di tutte quelle differenze che le ricordavano ogni giorno di non trovarsi nel suo universo.

“Più dei dirigibili?” ridacchiò Martha che per nulla al mondo poteva immaginarsi un cielo pieno di dirigibili.

“Beh, non è che uno giri sempre con il naso per aria” scherzò Rose sollevando due vestiti e comparandoli tra di loro con occhio critico. “Per farti un esempio…lì non abbiamo la monarchia. Alla fine dell’Ottocento il popolo è insorto in una rivoluzione contro la famiglia reale accusando i membri di essere diventati dei demoni e li hanno uccisi tutti. Adesso c’è un presidente.”

Martha fece una smorfia. “Un esempio più allegro e meno truculento non ce l’avevi?”

Rose rise. “Mmm…” fece pensandoci su. “Brad Pitt è ancora felicemente sposato con Jennifer Aniston!”

“Lo sapevo che da qualche parte erano ancora la coppia perfetta!” esclamò Martha trionfante.

Scelsero gli abiti, le scarpe e i gioielli e Rose portò le sue cose in camera sua in modo che fossero lì ad aspettarla per la serata.

Quando le due ragazze emersero, trovarono il Dottore che le aspettava nella sala di controllo trafficando come suo solito infilato sotto la console. Appena le sentì arrivare balzò in piedi e andò loro incontro con un sorriso. “Pronta ad andare?” domandò a Rose.

Martha fece passare lo sguardo da uno all’altro e uscì dal TARDIS, stringendo contro al petto il vestito viola che aveva scelto. “Io mi occuperò di alcune faccende intanto…e comincerò a prepararmi” annunciò lasciandoli soli.

Rose le fece un cenno di saluto con una mano mentre l’altra era intrecciata con quella del Dottore. Inserirono le coordinate e si smaterializzarono.

 

………¿DW?………

 

Fece quasi male uscire dal TARDIS, che il Dottore aveva parcheggiato lì, nel cortile, come aveva sempre fatto. Senza lasciarle la mano, il Dottore la accompagnò fuori dal TARDIS, attraverso il cortile, su per le scale, fino alla porta del piccolo appartamento dove aveva vissuto per diciannove anni.

Rose non ebbe tempo per farsi prendere dai dubbi o dalla paura perché il Dottore aveva già aperto la porta e la stava tenendo per lei. La ragazza deglutì e varcò la soglia.

Il respiro le si bloccò in gola. “È tutto esattamente come l’avevamo lasciato” disse con un rantolo. Guardò verso il Dottore. “Com’è possibile?”

Lui si stava passando con finta nonchalance una mano sulla nuca, guardando ovunque tranne che verso di lei. “Beeeeh….può essere che…beh, potrebbe…che sia venuto qui a…ecco… a continuare a pagare l’affitto in modo che nessuno toccasse la vostra casa” confessò imbarazzato.

Rose lo abbracciò d’impulso, nascondendo il viso contro il bavero della sua giacca. Lui la consolò, accarezzandole i capelli, dandole tutto il tempo di cui avesse bisogno. Rose sospirò. Perché lui non riusciva, non poteva o non voleva darle certe cose, dirle certe cose…ma non avrebbe mai dimenticato tutte quelle cose che il Dottore era disposto a fare per lei. Quello che aveva fatto per lei e che avrebbe continuato a fare. Poteva non dirlo…ma ormai Rose sapeva di essere amata con la stessa intensità con cui lei amava il Dottore.

Si staccò da lui con rammarico. “Forza” disse, più a se stessa che al Dottore. “È tempo di liberare questo posto.”

Il Dottore la seguì in silenzio mentre lei si aggirava per l’appartamento raccogliendo tutto ciò che le ricordava sua madre e la loro vita insieme. Gli album di fotografie, un vecchio e orrendo canovaccio tutto bruciato che era stato testimone del primo tentativo culinario di Rose, il servizio da tè di cui sua mamma andava tanto fiera. Di questo tipo di cose stava riempiendo lo scatolone che le aveva offerto il Dottore (più grande all’interno!), dopotutto tutto ciò che era appartenuto a Rose era già stato trasferito nel TARDIS tanti e tanti anni prima.

Mentre Rose aggiungeva sempre più cose alla scatola (“Tanto è più grande dentro!” “Sì, ma pesa uguale!”) il Dottore si limitava a osservarla con la schiena appoggiata contro un muro.

“Ti mancano? Jackie…Mickey…la tua famiglia?”

“Ogni giorno” rispose lei senza levare lo sguardo.

Lui aprì la bocca per dire ancora qualcosa, ma Rose lo bloccò con un gesto deciso della mano.

“Non scusarti” gli ordinò, sapendo cosa avrebbe voluto dire. “Non dire che ti dispiace. A me non dispiace e sono sicura che in realtà non dispiaccia nemmeno a te.” Alzò lo sguardo e lo fissò decisa. “Sono esattamente dove voglio essere e cioè con te. Tutti lasciano casa alla fine e io l’ho fatto tanto tempo fa. Te l’ho già detto quel terribile giorno, anche se continui a volerlo dimenticare. Nulla è cambiato per me. Mi mancheranno, mi mancheranno per sempre: come dici tu, erano la mia famiglia. Sono la mia famiglia. Tu sei la mia casa.”

Il Dottore le si inginocchiò accanto e la abbracciò. “Parlami di loro” le disse appoggiando la bocca vicino all’orecchio, facendola sedere con sé sul divano. Quel divano così dolorosamente familiare, dove avevano passato insieme così tante ore durante le visite a sua madre, e l’odore di Jackie ancora permeava quei cuscini. Rose glielo disse e cominciò a raccontare anche a lui quello che aveva detto a Martha solo poche ore prima e molto di più.

Mentre parlava, il Dottore si limitò ad ascoltarla in silenzio, dandole tutta la sua attenzione, accarezzandole dolcemente il dorso della mano col pollice.

“…un anno dopo è nato Tony” gli stava raccontando Rose. “Più cresceva e più diventava la copia sputata di Pete. Hanno gli stessi capelli rossi! Fa uscire mamma di testa ma infondo lei ne è così contenta! È così intelligente Dottore, lo avresti adorato…e lui avrebbe adorato te!”

 

………¿DW?………

 

“Rose!” esclamò il Dottore bussando alla porta della ragazza. “Rose, se non ti spicci faremo tardi!”

“Macchina del tempo!” ribatté lei scherzosa finendo di applicarsi un rossetto rosso fuoco.

“Linee temporali!” la rimbeccò lui prontamente, sorridendo. Si aggiustò il farfallino dello smoking.

“Oh, credo che quello ricada esattamente sotto la definizione di ‘trucchetto’!” Rose ripose il rossetto nella borsetta, controllò che l’acconciatura fosse fissa e uscì dalla camera.

Il Dottore restò letteralmente a bocca aperta quando la vide. Indossava un vestitino nero, semplice, ma con un decoro di pizzo a coprirle le spalle e il decolleté. Senza riuscire a spiccicare una parola, le offrì galantemente un braccio, con i tacchi era alta quasi quanto lui.

Incontrarono il Martha fuori dal TARDIS e insieme presero un taxi per raggiungere il ricevimento.

“Perché un taxi?” volle sapere Martha alla fine della corsa. “Perché non andare col TARDIS?”

“Scienziati” rispose il Dottore con una smorfia. “Non mi fiderei mai di parcheggiarla incustodita vicino a loro!” si aggiustò i gemelli ai polsi, offrì di nuovo il braccio a Rose, che lo accettò volentieri, e si incamminarono per l’ultimo tratto.

“Oh, vestito nero” si lamentò il Dottore. “Ogni volta che la indosso succede sempre qualcosa di brutto.”

Rose ridacchiò. “E tutte le volte che indossi il completo marrone allora?”

“Secondo me non è il completo” confermò Martha. “Sei tu. Comunque, secondo me ti dona…vero Rose? Fa molto James Bond!”

“James Bond?” ripeté il Dottore lanciando un’occhiata a Rose e, vedendo la sua espressione allegra, sorrise a sua volta. “Davvero?”

“Oh, sì” confermò Rose.

“Anche i nostri vestiti però sono spettacolari” continuò Martha senza riuscire a nascondere un ghigno. “Il TARDIS ha fatto davvero un lavoro fantastico. Rose, quel pizzo è strepitoso. Non lo credi anche tu, Dottore?”

“Oh, sì!” esclamò lui entusiasta. Martha lo fissò sbalordita...era forse riuscita a tirargli fuori una reazione genuina? “La dichiarazione d’indipendenza!” dichiarò il Dottore tirando una pergamena fuori da una delle tasche. “Credevo di averla persa! Ah…Tomas Jefferson, lui si che era uno spasso. Oh, guardate: quello deve essere l’ingresso principale.”

Martha roteò gli occhi. Ovviamente no. Ma Rose stava ridendo…quindi probabilmente andava bene lo stesso.

“Oh! Guarda: stuzzichini!” dichiarò il Dottore non appena ebbero messe piede nel salone principale. “Io adoro gli stuzzichini!” Ne afferrò una manciata e ne porse uno a Rose, premendolo delicatamente contro le sue labbra. Lei lo accettò e si sorrisero. Le dita del Dottore si trattennero un momento più a lungo contro le labbra di lei prima di ritirarsi.

“Almeno per una volta facciamo parte degli ospiti invece che del personale di servizio” commentò Rose con il suo tipico sorriso con la lingua tra i denti.

In quel momento spuntò la sorella di Martha.

“Tish!” esclamò Martha abbracciandola.

“Oh, ma stai benissimo!” disse Tish adocchiando il vestito della sorella. Martha e Rose si fecero l’occhiolino. “Allora, cosa ne pensi, impressionante, no?”

“Molto!”

“E sono due sere fuori di fila…sei pericolosamente vicina a una vita sociale!”

Martha sbatté la palpebre. Giusto, erano stati via solo dodici ore. “Starò attenta o finirò sui giornali scandalistici.”

“Dovresti davvero tenere d’occhio i fotografi…e la mamma: viene anche lei e si porta dietro Leo.”

Martha sollevò un sopracciglio, poco convinta. “Leo? In completo? Questa la devo proprio vedere.”

Tish notò Rose e il Dottore, che si erano limitati ad osservare in silenzio il loro scambio di battute, e lanciò uno sguardo interrogativo verso la sorella.

“Oh, certo” si riprese Martha. “Questi sono Rose e il Dottore.”

“Salve!” risposero entrambi stringendo a turno la mano a Tish.

“Sono con te?” volle sapere Tish con un sorriso tirato.

“Ehm…sì.”

“Ma non sono sulla lista. Come hanno fatto ad entrare?”

“Sono il mio…più-uno” spiegò Martha imbarazzata.

Tish incrociò le braccia. “Uno” rimarcò seria.

Rose sospirò e tirò fuori un tesserino magnetico, aveva pensato spesso di poter ricorrere a questo espediente per giustificare la sua presenza o la sua stessa esistenza, visto che ufficialmente era morta, ma aveva sperato di non essere mai costretta a usarlo. Lo mostrò a Tish. “Istituto Torchwood” dichiarò con quel tono di voce professionale che aveva utilizzato così spesso negli anni passati. “Sono stata mandata per supervisionare l’evento.”

Tish la guardò, presa alla sprovvista. Non avevano mai avuto a che fare direttamente con Torchwood all’agenzia ma lei la sapeva lunga sull’istituto. Dopotutto sua cugina ci aveva lavorato e non era mai più tornata indietro.

Prima che la ragazza potesse prendere in mano il tesserino per analizzarlo bene il Dottore si intromise tra di loro. “Allora, questo Lazarus. È il tuo capo?”

“Il professor Lazarus” specificò Tish distogliendo l’attenzione da Rose, che si affrettò a rimetterlo via, “sì. Faccio parte del suo staff esecutivo.”

“Fa parte del dipartimento PR” disse Martha.

“Sono il capo del dipartimento PR, a dire il vero” la corresse Tish impettita.

Martha la guardò allibita. “Stai scherzando?”

“L’ho organizzata io questa cosa.”

“Allora, sai cosa farà il professore, stasera?” domandò il Dottore cercando di riportare il discorso su un argomento più interessante. “Quello sembra un manipolatore sonico a micro-raggio.”

Tish sbuffò divertita. “Ha il bernoccolo della scienza, avrei dovuto saperlo. Torno al lavoro ora. Ci vediamo più tardi.” Si allontanò.

Il Dottore si cacciò in bocca un altro stuzzichino. “Bernoccolo della scienza? Cosa voleva dire?” domandò curioso.

“Che sei ossessivamente entusiasta riguardo la scienza” spiegò Martha con un ghigno.

“Uh! Bello!” commentò il Dottore con un sorriso.

Rose rise. “Non voleva essere esattamente un complimento da parte sua, quello.”

“Sono ancora sexy però!” le rispose il Dottore facendole l’occhiolino. Rose arrossì ma prima che potesse rispondere qualunque cosa una donna si avvicinò chiamando Martha per nome. Rose riconobbe subito la voce sentita in segreteria quella mattina.

La ragazza affiancò il Dottore per farsi spiegare meglio qual’era lo scopo di quel manipolatore sonico e per lasciare a Martha e a sua madre un po’ di privacy.

“Sei sparita l’altra sera” sentirono dire dalla madre di Martha dopo un po’ e non poterono fare a meno di girarsi. La donna li aveva adocchiati e li stava guardando con fare sospettoso.

Martha scrollò le spalle cercando di apparire disinvolta. “Sono solo andata a casa.”

“Da sola?”

“Questi sono due miei amici” rispose la ragazza, cedendo sotto la pressione dello sguardo della madre. “Rose e il Dottore.”

“Dottore come?” volle sapere la donna alzando un sopracciglio.

“No, è solo ‘il Dottore’” spiegò Martha scuotendo la testa. “Abbiamo lavorato un po’ insieme.”

Rose e il Dottore strinsero la mano prima a Leo, il fratello di Martha, poi alla donna.

“Incantato, signora Jones” disse il Dottore. “Ho sentito molto parlare di lei.”

“Davvero? E cosa ha sentito?” domandò la donna senza prestare la minima attenzione a Rose.

“Beh, sa…che è la madre di Martha e…” il Dottore fece una pausa. Deglutì cercando di prendere tempo, sperando che gli venisse in mente qualcosa sulla donna. Qualunque cosa. Alla fine si arrese. “No, in realtà è più o meno tutto” confessò.

“Occupati? A fare cosa, esattamente?”

Rose roteò gli occhi: la capacità del Dottore di mettersi nei guai con le madri rasentava il ridicolo. Decise di farsi avanti prima che le cose precipitassero e il Dottore si beccasse un bello schiaffo, anche se dubitava che sarebbe stato immeritato.

“Signora Jones” chiamò attirando la sua attenzione, facendo di nuovo suoi i modi e gli atteggiamenti da alta società che aveva acquisito come erede della Vitex. “Abbiamo conosciuto sua figlia durante l’emergenza al Royal Hope Hospital ed è stata di grande aiuto durante l’intera situazione. Come diceva il Dottore, purtroppo siamo stati piuttosto impegnati e abbiamo avuto poco tempo per chiacchierare ma sua figlia non ha certo mancato di parlarci dei suoi studi di artistici e della sua attività organizzativa presso il Tate Modern!” Rose scoccò un’occhiata ammonitrice in direzione del Dottore, che stava per dire qualcosa a riguardo, che si zittì all’istante. “Davvero interessanti, mi piacerebbe sentirne parlare più nel dettaglio da lei un giorno” concluse con un sorriso smagliante.

La madre di Martha la fissò per un momento, poi ricambiò il sorriso e le strinse di nuovo la mano, placata e colpita dai modi della giovane donna. Stava per aprire di nuovo la bocca per chiedere cosa ci facevano loro all’ospedale ma venne interrotta dal tintinnio di un bicchiere. Le luci si offuscarono e il professor Lazarus cominciò il suo discorso d’apertura.

Il professore stesso entrò nella macchina. Quando essa ebbe delle complicazioni e andò in sovraccarico la vita del professore fu salvata solo dall’intervento del Dottore, che riuscì a spegnerla prima che saltasse in aria con l’intero edificio. Pochi secondi dopo il professor Lazarus ne usciva...quarantanni più giovane. Le rughe erano scomparse, il capelli bianchi erano tornati al loro originale color dorato. “Il mio nome è Richard Lazarus” disse spalancando le braccia con fare teatrale. “Ho 76 anni e sono rinato!”

Rose e il Dottore si scambiarono un’occhiata perplessa e decisero di avvicinarglisi.

Il professore si stava ingozzando di stuzzichini. “Sto morendo di fame!” aveva appena dichiarato a sua moglie, Lady Thaw.

“Deficit d’energia” gli spiegò il Dottore, arrivandogli alle spalle. “Succede sempre in questo tipo di processi.”

“Lei parla come se ne vedesse di tutti i giorni, signor…”

“Dottore. E beh, no, non tutti i giorni, ma ho una certa esperienza con questo tipo di trasformazioni.”

“Non me ne parlare” commentò Rose a mezza voce, roteando gli occhi. Il Dottore fu l’unico a sentirla e le lanciò un’occhiata divertita prima di far tornare l’attenzione su Lazarus.

“È impossibile” lo derise il professore.

“Usare onde sonore ipersoniche per creare uno stato di risonanza? È geniale” fece il Dottore guadagnandosi un'altra alzata d’occhi da parte di Rose. “Non può fare a meno di mettersi in mostra” disse lei a Martha, che ridacchiò con lei.

Il professore sollevò un sopracciglio davanti alla spiegazione del Dottore. “Lei capisce la teoria, allora?”

“Abbastanza per sapere che non ha potuto tener conto di tutte le variabili.”

“Nessun esperimento è interamente privo di rischi.”

“Quell’affare è quasi esplosa! Tanto valeva entrare in un frullatore.”

“Lei non ha le qualifiche per commentare” disse Lady Thaw indignata.

“Se non l’avessi fermato, sarebbe esploso!”

“Allora la ringrazio, Dottore” disse Lazarus riprendendo in mano le redini del discorso e concludendolo. “Ora ho delle cose di cui occuparmi. Addio, Dottore.”

Cominciò ad allontanarsi con la moglie prima di girarsi, prendere la mano di Rose nella sua e poggiarci sopra un umido baciamano.

Il Dottore lo guardò male per tutto il tempo. “Ha fatto il passo più lungo della gamba” commentò dopo che se ne fu andato. “Non ha idea del danno che avrebbe provocato.”

“Quindi cosa facciamo ora?” domandò Rose che si stava fissando la mano come se fosse stata mangiata da un coccodrillo.

Il Dottore ispirò bruscamente. “Ora? Beh, quest’edificio deve essere pieno di laboratori. Io dico di fare i nostri test personali visto che il caro professore non sembra per niente preoccupato delle conseguenze del suo esperimento.”

“E come pensavamo di farli questi test? L’ultima volta che ho dovuto distrarre qualcuno per te sono quasi finita a fuoco, ti ricordo.” Rose abbassò la mano contro il bordo del vestito per pulirsi il dorso della mano ma Martha le afferrò il polso e la fermò.

“Ma qui qualcuno di noi ha appena raccolto un campione di DNA, giusto?” disse Martha con un ghigno.

Gli occhi del Dottore brillarono di ammirazione. “Oh! Martha Jones, sei una stella!”

 

………¿DW?………

 

Non fu un problema raggiungere i laboratori. Erano tutti incustoditi e le serrature elettroniche non erano mai state un problema per loro. Quello che scoprirono, però, non fu rassicurante. Il DNA del professor Lazarus era diventato profondamente instabile. Addirittura, mutò proprio davanti ai loro occhi, mentre lo analizzavano. Qualcosa nel DNA del professore si era attivato e non lo lasciava stabilizzare.

“Qualcosa cerca di cambiarlo” spiegò il Dottore.

Rose lanciò a lui e a Martha un’occhiata confusa. Tra tutti, lei era quella che ci capiva di meno su quel tipo di argomento. “Cambiarlo in cosa?” volle sapere.

“Non lo so” fece il Dottore “ma dobbiamo scoprirlo.”

 

………¿DW?………

 

Tornarono nella sala del ricevimento, sperando di trovare subito il professore e riuscire a parlargli.

“Ehi, tutto bene Martha?” chiese Leo andando loro incontro. “Penso che mamma ti voglia parlare.”

“Mm…sì, più tardi andrò a cercarla. Senti...hai visto Lazarus da qualche parte?”

“Beh, stava prendendo confidenza con Tish un paio di minuti fa.”

Rose sollevò un sopracciglio al commento e si rivolse a Martha e al Dottore. “Con Tish? Come facciamo a sapere che non abbia già cominciato a cambiare?”

“Non lo sappiamo” rispose il Dottore guardandosi intorno allerta. “Hai visto il DNA, non era stabile. Il processo richiede energia, hai visto come divorava tutto il cibo che gli capitava davanti prima. Forse quando quello non sarà abbastanza si trasformerà…o forse passerà a un nuovo tipo di alimentazione.”

“Sai dove sono andati Tish e Lazarus?” fece fretta Martha.

“Di sopra, credo” rispose Leo con un’alzata di spalle. “Perché?”

Il Dottore scambiò uno sguardo con le due ragazze. “Dobbiamo trovarlo, non sappiamo ancora quanto può essere pericoloso” disse e scattò verso l’ascensore urtando nel processo la madre di Martha, che si era avvicinata per parlargli.

Rose lo maledì interiormente e si fermò davanti alla donna. Le toccò delicatamente un gomito e le sorrise in segno di scusa. “Desolata signora Jones. È un gran maleducato ma non è cattivo. Stiamo svolgendo un’indagine interna in questo momento ma appena avremo finito sarà un piacere fare quattro chiacchiere con lei” disse velocemente prima di correre a raggiungere Martha e il Dottore, che la aspettavano tenendo aperte le porte dell’ascensore.

“Indagine?” ripeté la signora Jones confusa. “Indagine per cosa?”

Leo porse alla madre un nuovo bicchiere di champagne, visto che il precedente era stato rovesciato dal Dottore. “Tish ha detto che lavora per Torchwood.”

 

………¿DW?………

 

“Lascia perdere mia mamma” si scusò Martha imbarazzata.

“Non preoccuparti per questo” l’assicurò Rose. “Mia madre era ancora peggio. La prima volta che ha conosciuto il Dottore l’ha schiaffeggiato.”

Il Dottore sospirò e si portò una mano sulla guancia. “A volte mi sembra di sentire ancora le sue dita sulla faccia.”

Rose lo ignorò. “È bello avere qualcuno a casa che ti aspetta e si preoccupa per te. È una seccatura metà delle volte ma è sempre una bella sensazione.”

Le porte dell’ascensore si aprirono. Per prima cosa controllarono lo studio del professor Lazarus, dove trovarono Lady Thaw, sua moglie, morta. Assomigliava a una vecchia mummia rinsecchita.

“Ecco dove ha trovato la sua nuova fonte di energia” commentò Rose acremente.

“Dobbiamo sbrigarci!”  esclamò Martha correndo di nuovo in ascensore per continuare a cercare lui e la sorella. Li trovarono sul tetto, ad ammirare lo skyline di Londra e Lazarus…ci stava provando con Tish. La costrinsero ad allontanarsi giusto in tempo per vedere il professore trasformarsi in un mostro.

“Correte!” strillò il Dottore e senza esitazione, scapparono il più velocemente possibile, di nuovo verso il ricevimento.

“Dobbiamo far evacuare l’edificio!” esclamò Rose. In quel momento partì tutta una serie di allarmi. Sicurezza Uno continuava a ripetere una voce elettronica. Si era attivato un blocco di emergenza che tagliava quasi tutta l’energia, fermava gli ascensori e bloccava le uscite: veniva causato da un’intrusione, come spiegò Tish.

“Questo vuol dire che gli ospiti non possono uscire!” urlò Rose correndo giù per le scale insieme agli altri.

Raggiunsero di nuovo il salone principale e Rose estrasse immediatamente il tesserino di Torchwood e lo tenne alto sopra la testa in modo che potessero vederlo tutti. “Questa è un’emergenza. Vi preghiamo di dirigervi velocemente ma in ordine verso le uscite! Vi ringrazio!” aggiunse quando vide che tutti facevano come aveva detto. Cosa non faceva un documento ufficiale.

“Da come lo sventoli in giro sembra che tu non abbia fatto per tutta la tua vita!” commentò il Dottore sollevando un sopracciglio. Afferrò il cacciavite sonico e cominciò a lavorare per riaprire le porte.

“Gli alieni non esistono solo in questo mondo, mio caro Signore del Tempo. La mia squadra ed io ci siamo trovati in questo tipo di situazione più volte di quanto tu possa immaginare!”

Con un ‘clang’ le porte si sbloccarono e il Dottore le spalancò permettendo agli ospiti di cominciare a scappare fuori proprio quando Lazarus raggiunse il salone a sua volta. Riuscì ad agguantare un ospite con quella specie di pungiglione che gli era cresciuto sulla schiena e lo ridusse come aveva ridotto Lady Thaw.

Rose rimase vicino alle porte per aiutare la gente ad allontanarsi mentre il Dottore corse a distrarre il mostro. Pochi secondo dopo Rose venne raggiunta da Martha che aiutava Tish a sorreggere il fratello.

“Cosa fa il Dottore?” domandò Tish vedendolo scomparire seguito da Lazarus.

“Cerca di farci guadagnare del tempo” fu la secca risposta di Martha. “Cerchiamo di non sprecarlo.” Lei e Rose si scambiarono un’occhiata silenziosa e annuirono, poi Rose corse via nella stessa direzione in cui era sparito il Dottore.

“Leo, guardami” ordinò Martha. “Concentrati su di me: fammi vedere gli occhi. Ha una commozione cerebrale” soffiò tra i denti, preoccupata. “Mamma, devi aiutarlo ad andare di sotto.”

Prese del ghiaccio, lo mise in un tovagliolo e lo porse alla madre. “Questo limiterà il gonfiore” disse prima di muoversi per seguire Rose.

La madre la fermò inorridita. “Non puoi andare! Hai visto cosa ha fatto quella cosa! Ti ucciderà!”

Martha scosse la testa. “Non mi importa. Devo aiutarli!”

“È il Dottore, non è vero? Lui e quella ragazza” ringhiò la donna. “Lavora per Torchwood! Non ti ricordi di tua cugina Adeola? Anche lei lavorava per loro e non è mai tornata indietro!”

“Ma loro erano lì, mamma!” gridò Martha esasperata. “A Canary Wharf, sono stati loro a fermare i Cyberman!”

“Ci stanno facendo guadagnare tempo” si intromise Tish. “Tempo per fare uscire anche te!”

“Non posso abbandonarli!” dichiarò Martha girandosi e correndo di nuovo dentro l’edificio. Dopo pochi minuti andò a sbattere contro Rose e il Dottore.

“Come hai fatto a trovarci?” esclamò il Dottore riprendendo subito a correre. Stano scappando da Lazarus, di nuovo.

“Ho seguito le esplosioni!” rispose semplicemente Martha andando loro dietro. “Cosa avete fatto?”

“Abbiamo fatto scoppiare Lazarus!” urlò Rose col fiatone.

“Beh, non mi sembra che abbia funzionato!”

“È servito solo a farlo arrabbiare!” strillò il Dottore.

Tornarono nella hall, nella stanza col macchinario di Lazarus. Dopo un secondo il Dottore ci si infilò costringendo Rose e Martha a seguirlo. Vi si chiusero all’interno.

“Ci stiamo nascondendo?” domandò Martha spaventata, cercando di trovare la giusta posizione per poter respirare senza avere il gomito di Rose conficcato nel fianco. Rose per contro stava cercando di non affondare il naso nel collo del Dottore. C’era davvero poco spazio.

“No, sa che siamo qui, ma questo è il suo capolavoro” rispose il Dottore sottovoce. “Scommetto che non lo distruggerà, nemmeno per arrivare a noi.”

“Ma siamo in trappola!”

“Tanto per cambiare” sbuffò Rose, ma per il momento sembrava più divertita che spaventata. Preoccupata, certo, ma non spaventata.

“Beh, sì, questo è un piccolo problemino.

“Vuoi dire che non hai un piano?” volle sapere Martha, guardando verso Rose in cerca di una vera risposta. La ragazza si limitò a scimmiottare il Dottore mentre rispondeva “Sì, il piano era quello di entrare qui dentro.”

“I piani a lungo termine non sono una delle sue caratteristiche” spiegò Rose con un sorriso vagamente irritato.

“E quindi?” domandò Martha che digrignò i denti sentendo la nota isterica presente nella sua voce.

“E quindi è il momento di un altro piano” rispose il Dottore cercando di recuperare il cacciavite sonico dall’interno della giacca.

Rose arrossì. “Non credo che lo troverai lì dentro il cacciavite” confessò. Il Dottore trattenne il respiro e abbassò lo sguardo, realizzò inorridito di aver infilato la mano profondamente nella scollatura di Rose. Alzò lo sguardo su di lei e la fissò intensamente. La ragazza vide che guardandola, i suoi occhi erano diventati quasi del tutto neri, tanto gli si erano dilatate le pupille.

Divincolandosi, Rose riuscì a recuperare il proprio cacciavite e glielo passò. Solo allora il Dottore distolse lo sguardo dai suoi occhi e cominciò ad abbassarsi verso il fondo del macchinario scivolando contro il suo corpo.

Una volta in ginocchio, le circondò una gamba con il braccio per mantenersi in equilibrio. Lo stesso, Rose non riuscì a trattenere un rantolo.

“Ancora non capisco da dove sia uscite quel coso” disse Martha mentre il Dottore lavorava con i cavi e i cavetti del macchinario. “È alieno?”

“No. Per una volta è di origine rigorosamente umana.”

“Umano? Come può essere umano?”

“Forse deriva da geni dormienti nel DNA di Lazarus. Il campo di energia deve averli attivati. Ora sembra che stiano diventando dominanti.”

“Quindi è una regressione.”

“Una qualche opzione che l’evoluzione ha respinto quaranta milioni di anni fa. Ma il potenziale è ancora lì, chiuso nei vostri geni. Dimenticato, finché Lazarus non l’ha liberato per errore.”

Rose sospirò. “È come un vaso di Pandora.”

“Esattamente. Belle scarpe, comunque” le rispose il Dottore. “Ma sono altissime. Come fai a camminarci? Meglio, come hai fatto a correrci per tutta la sera?”

“Chiedimelo domani mattina” si lamentò lei. “Questa doveva essere una serata tranquilla.”

Il Dottore sbuffò. “Ho indosso il completo nero della sfiga, c’era da aspettarselo.”

“Quello che non mi sarei aspettata è che in tutto il tempo e lo spazio non abbiano ancora inventato una scarpa che abbia il tacco ma che sia anche comoda” ritorse Rose.

“C’è a dire il vero” disse il Dottore senza smettere di smanettare freneticamente, dato che Lazarus all’esterno si stava facendo sempre più impaziente. “Gesia 14, anni 30227. Scarpe che possono convertirsi da alte a basse semplicemente battendo i tacchi.”

Rose ridacchiò. “Come Dorothy?”

“Come Dorothy” rispose il Dottore ricambiando il sorriso.

“C’è qualche valido motivo per il quale non ne ho già l’armadio pieno?”

“Ehm…”

“Sarà il primo posto dove ci porterai a fare shopping dopo questa sera. Chiaro?”

“Chiaro” confermò il Dottore riuscendo finalmente ad attivare il macchinario come voleva. Questo rilasciò un’onda simile a quella che aveva ringiovanito Lazarus ma al di fuori. Il mostro cadde a terra con un tonfo e tornò al suo aspetto umano di Richard Lazarus.

Il Dottore si tirò su in piedi, reggendosi con un braccio intorno al fianco di Rose. Ci era mancato un pelo che il raggio colpisse loro invece che Lazarus. Appoggiò per un secondo la fronte contro la spalla di Rose e respirò a fondo, sentendo il profumo confortevole della ragazza invadergli le narici. Sospirò ancora una volta e la lasciò andare.

Uscirono dal macchinario. La prima cosa che Martha fece fu controllare che Lazarus fosse davvero morto prima che il coroner lo portasse via. Seguirono la portantina fuori dall’edificio e guardarono portarlo via. Mentre se ne stavano lì in silenzio, sulle scalinate ricoperte da un tappeto rosso, Rose prese la mano del Dottore nella sua. “Hai mai pensato come sarebbe stato?”

“Che cosa?”

“Se quel macchinario fosse stato davvero in grado di far star giovane una persona” rispose la ragazza senza il coraggio di guardarlo negli occhi.

Il Dottore però si voltò a fissarla. Stava parlando di lei, di loro, questo lo sapeva. “Rose” la chiamò e la costrinse a guardarlo. “Non è di perderti che ho paura” le disse criptico, stringendole la mano.

Prima che nessuno dei due potesse aggiungere nient’altro arrivarono Tish e la signora Jones, nel particolare, sul piede di guerra.

“Voglio una spiegazione” dichiarò minacciosa. “Cos’è successo là dentro? Qualcuno me lo spieghi. Immediatamente! E perché deve sempre esserci in mezzo questo maledetto Torchwood?”

“Mamma, calmati!” esclamò Martha indignata per la scenata.

Rose fece un respiro profondo, si calò ancora una volta la maschera da ereditiera della Vitex e si fece avanti. “Signora Jones, la prego, lasci che le spieghi” disse in un tono che il Dottore stentava a riconoscere.

L’aveva già percepito prima, durante il ricevimento, come se lei non si potesse sentire più a suo agio di così in un ricevimento di quella portata. Anche adesso, con quel tono professionale che riusciva ad adottare con tanta naturalezza. Una realizzazione lo colpì davvero per la prima volta: Rose aveva avuto una vita nel Mondo di Pete. Un mondo in cui era l’ereditiera della Vitex, figlia di una delle famiglie più ricche d’Inghilterra. Un mondo in cui non solo aveva lavorato per Torchwood ma in cui aveva avuto addirittura una squadra sotto il suo comando.

Razionalmente l’aveva sempre saputo: gliel’aveva detto lei stessa che aveva cominciato a lavorare per Torchwood. Sapeva che le era nato un fratellono di nome Tony e tutta una serie di altri piccoli dettagli. Quanto aveva passato a pensare a come stava passando al vita senza di lui…solo non l’aveva mai realizzato a pieno fino a quel momento.

Sbatté le palpebre. Rose nel frattempo era riuscita a placare la signora Jones, che aveva cominciato a convincersi che tutto quello che avevano cercato di fare era stato in buona fede.

Si strinsero la mano prima di andare ognuno per la propria strada.

“Volete che vi riaccompagniamo a casa?” si offrì Rose.

“Meglio di no” rispose Tish ridendo. “Troppe emozioni per una sola sera.”

“Io non sono ancora del tutto convinta su di voi comunque, tenetelo a mente!” avvertì la signora Jones con una smorfia. Rose e il Dottore sorrisero, nonostante le parole della donna la tensione era quasi del tutto scomparsa.

“Allora dovremo darle prova del contrario!” dissero prima di dirigersi verso casa di Martha.

“Che serata!” esclamò la ragazza chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle.

“Un’altra cosa che ci è scappata un po’ di mano, no?” rispose il Dottore con un ghigno. Si schiarì la gola. “Allora…un altro viaggetto?”

“Dottore!” si intromise Rose. “Non credi che si sia guadagnata i privilegi di una viaggiatrice abituale? E poi hai promesso di portarci a fare shopping!”

“E non si può ritirare una promessa di shopping col TARDIS, vero?” disse lui senza smettere di ghignare. “Ohhh, e va bene! Allons-y!”

Una volta chiusa la porta del TARDIS alle spalle, il Dottore cominciò immediatamente a saltellare intorno alla console, premendo pulsanti e inserendo coordinate. Rose ne sapeva abbastanza per capire che non si stavano limitando ad andare nel vortice.

La ragazza gemette, togliendosi le scarpe e appoggiandole ordinatamente in un angolo. Il TARDIS subito le sostituì con un paio di comode di ciabatte e la ragazza le mandò un ringraziamento silenzioso. “Qualunque cosa tu stia facendo, smettila” ordinò al Dottore, che aveva cominciato a borbottare a mezza voce riguardo un pianeta dove tutti i colori erano invertiti. “In questo momento non desidero più camminare per il resto della mia vita” sospirò lasciandosi cadere sul sedile del capitano e chiudendo gli occhi.

“Attenta a quello che desideri…” disse il Dottore.

Rose aprì un occhio e lo guardò divertita. “Perché potrebbe esserci un genio del ventiquattresimo secolo pronto ad avverarlo?”

Lui scoppiò a ridere e si allontanò dalla console, lasciando il TARDIS comodamente parcheggiata nel soggiorno di Martha. “Beh, ma di quello ce ne siamo già occupati, no? Credo che sia finito su un pianeta disabitato e sia intento a far contenti dei porcellini d’india…”

Martha, che pure si stava togliendo i tacchi, quasi cadde per terra, e guardò gli altri due allucinata.

“Roma” spiegò Rose chiudendo di nuovo gli occhi. “Nel 140 d.C. abbiamo trovato un genio della lampada proveniente dal futuro.”

“Come risultato adesso al British Museum c’è una statua di Rose che impersona la dea Fortuna!” esclamò il Dottore entusiasta e cominciò a raccontare a Martha di quella particolare avventura e della Rose di pietra. Nel frattempo la Rose in carne e ossa si addormentò beatamente sul sedile.

Una volta terminato il racconto, il Dottore le si avvicinò e la prese in braccio, lasciando che la testa di lei gli ciondolasse su una spalla. Si avviò verso la sua stanza prima di girarsi ancora una volta verso Martha. “Tutto a posto con te?”

La ragazza annuì, facendogli cenno di portare pure Rose nella sua stanza. “Ne approfitterò per portare un paio di cose nel TARDIS…poi andrò anch’io a letto. Sono esausta!”

 

………¿DW?………

 

Il Dottore raggiunse la camera di Rose solo dopo diversi minuti dal momento che il TARDIS non l’aveva spostata per rendergliela più vicina. L’adagiò delicatamente sul copriletto beige, facendo attenzione che non si svegliasse, e si rese conto per la prima volta di quanto era cambiata la stanza rispetto a prima.

Non c’era più quella tinta rosa dappertutto sebbene rimanesse comunque presente nei dettagli. Era più ordinata, anche se di poco: almeno il pavimento non era più coperto da mucchi di vestiti.

Sulla toletta notò, vicino allo specchio, due foto in cornice. La prima era di lei con la sua famiglia: con Pete Tyler e un bambino di un anno con i capelli rossi era vero che assomigliava incredibilmente al padre. Un vero Tyler. La foto doveva essere rimasta piegata in una tasca per lungo tempo a giudicare dai segni più chiari che la attraversavano. Nell’altra foto invece c’erano loro due, a Natale, dopo la sconfitta degli Sycorax. Si trovavano sotto il vischio (chi poteva aver scattato la foto? Mickey probabilmente) ancora le coroncine di cartapesta calate sulla fronte. Rose era rossa come un pomodoro: ci aveva sperato tanto, lo sapeva. E anche lui, in quel momento aveva realizzato quanto volesse baciarla.

Questa reincarnazione era diversa dalle altre, l’aveva capito subito. Non che prima non avesse voluto baciarla ma era così difficile trattenersi adesso. Spesso provava desideri allo stesso modo e con la stessa intensità di un essere umano, che amava Rose come un uomo ama una donna,  così come un Signore del Tempo non sarebbe stato in gradi di fare, mai… ma dopotutto l’aveva sempre saputo che morendo si era ricreato apposta per lei. In modo da essere perfetto per lei: più giovane, più simile a tutti quei ragazzini che continuava a portare a bordo. Aveva addirittura cambiato accento per lei! E quel giorno di Natale aveva voluto baciarla con tutto se stesso, il sangue che gli pulsava nelle orecchie… e da codardo qual’era non fece niente di quello che avrebbe voluto fare. Non l’aveva presa tra le braccia premendola contro di sé, sentendo ogni curva del suo corpo contro il proprio, reclamandola come sua, baciandola con passione. No, si era limitato a chinarsi in avanti e a sfiorarle castamente un angolo della bocca con le labbra sussurrandole “Buona Natale, Rose Tyler.”

Anche ora, mentre la guardava dormire, provava gli stessi desideri di quel giorno. Rassilion, da quando era tornata da lui poteva contare sulle dita di una mano i momento in cui non li aveva provati.

Le si sedette accanto, spostandole i capelli dal viso. Il sentimento che provava per lei sembrava volergli esplodere nel petto. Le accarezzò una guancia con le nocche della mano. Come aveva fatto il rossetto a restarle perfetto, intatto sulle labbra nel corso di tutta la serata? Ma se ci avesse dormito al risveglio se lo sarebbe ritrovato su tutto il cuscino.

Le passò il pollice sul labbro inferiore.

Cosa sto facendo?

Lo stesso, però, si alzò per prendere un batuffolo di cotone dalla toletta e cominciò a pulirle il viso: sapeva che quando dormiva nemmeno un bombardamento sarebbe stato in grado di svegliarla. E per una volta non era una metafora visto che era stata in grado di dormire durante un bombardamento.

Una volta finito le accarezzò la guancia un’ultima volta e fece per andarsene quando gli occhi gli caddero sul vestito che ancora stava indossando. Le si stropiccerà tutto fu il pensiero che gli balenò in testa. Fece per allungare una mano verso la spallina prima di ritirarla velocemente, come se si fosse bruciato, per nasconderci il viso. Sono un pazzo. Cosa sto facendo?

Pensò al corpo sotto quei tessuti, lo stesso corpo che era stato premuto contro il suo quando erano rimasti imprigionati nel macchinario di Lazarus, quel corpo che combaciava così perfettamente con il suo…d’altra parte si era ricreato per lei. Così come le loro mani trovavano il loro posto perfetto l’una stretta intorno all’altra, perché non avrebbero dovuto farlo i loro corpi?

Guardò ancora una volta la figura di Rose addormentata e si chinò su di lei per premere duramente le labbra contro le sue per un breve, doloroso secondo. Poi si alzò e scappò dalla stanza praticamente correndo.

 

 

 

Nota dell’autrice: A volte ritornano! Innanzitutto non so come scusarmi dei lunghi mesi di attesa! Sapevo che per maggio-giugno non sarei stata in grado di scrivere ma per motivi di forza maggiore non sono riuscita a scrivere nemmeno per buona parte di aprile! Chiedo venia! Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo (sembra che mi si fisicamente impossibile scrivere un capitolo meno corto di 10 pagine. La quantità di volte in cui ne saltano fuori 13 è inquietante! Ci sarà un qualche messaggio nascosto che non riesco a cogliere?).

Comunque eccomi, sono tornata! Al momento non me la sento di darvi una data di uscita per il prossimo capitolo perché: a) devo seriamente mettermi d’impegno e finire ‘Il mio maestro’ che va avanti da così tanti anni che mi sento in imbarazzo a dirlo, e quindi deve avere la priorità; b) ho perso l’esercizio! Prima della pausa riuscivo a scrivere per ore e ore al giorno mentre adesso per scrivere questo capitolo ci sono stata più di una settimana! Quello che posso assicurarvi è che di certo non farò passare mesi; c) dei prossimi capitoli uno sarà inventato di sana pianta mentre gli altri tre/quattro si baseranno solo a grandissime linee sugli episodi della stagione e ci vorrà un gran bel lavoro di tramaggio dietro!
Alcune considerazioni:
1) Ho fatto riferimento a un’avventura passata con un genio del 24esimo secolo…si riferisce a uno dei libri pubblicati della BBC ‘The Stone Rose’ che vede come protagonisti, appunto, Rose e il Dottore.
2) Non avevo idea di come chiamare questo capitolo e quindi mi son buttata su una citazione di Eliot
3) Come avrete notato ho saltato tutta l’ultima parte dell’episodio perché…sì. Diciamocelo: era inutile. Era già inutile nell’episodio (che nel suo insieme non era particolarmente brillante dal momento che i personaggi si limitavano a correre avanti e indietro e basta) figuriamoci in una riscrittura. Non valeva nemmeno la pena di citarlo in stile ‘riassunto’ come faccio quando gli eventi non cambiano quasi per nulla rispetto alla serie originale.
4) quanto accidenti è lunga questa nota?
5) Fate un salto a dare un’occhiata al capitolo con Shakespeare (Nel tuono, nel lampo, nella pioggia) verso la fine: mi hanno fatto una bellissima fan art della scena con Rose e il Dottore sulla panca! <3
6) Un paio di persone in questo mesi di hiatus mi hanno scritto preoccupati che avessi abbandonato la storia…non credo proprio che succederà ma caso voglia…vi avvertirò. Non mi limiterò a smettere di aggiornare e basta! Purtroppo sono davvero piena di impegni e ci sono anche lunghi periodi di tempo in cui non ho davvero tempo per scrivere, per quanto lo voglia! Abbiate pazienza per favore e non dimenticatevi di me!
(Seriamente, quanto è lunga questa nota??)
Dubbi, perplessità o semplicemente apprezzamenti…non mancate di scrivermi! Un bacione a tutti! Prossimo capitolo: Martha farà suoi i desideri e le speranze di voi povere lettrici, prenderà il Dottore per il collo e gli darà una bella scassata, urlandogli contemporaneamente in un orecchio. Go Martha, go!

   
 
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