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Autore: Life In Fangirling Motion    19/07/2013    6 recensioni
"-Quindi ricapitoliamo- disse Michael, passandosi una mano tra i ricci.
-Un frocio, un deficiente e uno sfigato. Che trio deprimente.-
I tre ragazzi sorrisero. Forse dopo anni di solitudine avevano trovato degli amici."
Chris Colfer, Michael Penniman e Adam Lambert sono tre emarginati sociali, gli "scarti" del Clovis East High School. Presi in giro per motivi diversi ma uniti da una cosa sola: la solitudine. Si troveranno in punizione e, in un paio d'ore, riusciranno ad aprirsi come mai con nessuno e a trovare degli amici.
Forse essere degli sfigati non è poi tanto male.
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Chris Colfer
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Nel caso vi siate chiesti "Ma che fine ha fatto Scarlett Colfer?" (Sono sicurissima che non sia passato giorno senza che voi vi siate tormentati con questa domanda lol) be, ero sempre qui. Solo.. senza alcun tipo di ispirazione e, sorpresa sorpresa, con gusti in fatto ship/telefilm completamente cambiati. Ma tranquilli, Chris Colfer continua ad essere il mio bambino u.u

Anyway.. ho scritto questa storia come compito d'italiano e ho scoperto che non riesco a scrivere un tema che non sembri una FF. Ve la volevo far leggere..così, per non farvi credere che fossi ormai morta e sepolta. Bene, buona lettura.

 

 

Era una bella giornata.
Il sole, che picchiava più forte del solito, era una tiepida e breve pausa alle temperature rigide di inizio Novembre.

Christopher non aveva mai sentito di nessuno, a Clovis, che si lamentasse di quei rari giorni di caldo in pieno autunno. Ma lui amava la pioggia, il cielo cupo, le nuvole scure che incombevano sul mondo, i lampi e i tuoni a fargli compagnia la notte, mentre leggeva.
In realtà, che fosse notte o giorno, erano proprio i tuoni e lo scrosciare della pioggia gli unici a fargli compagnia.
A scuola nessuno lo avvicinava, se non per sbatterlo contro gli armadietti e urlargli dietro sempre i soliti insulti. Secchione, sfigato, frocio erano i più frequenti nel coro di offese e prese in giro che si sollevava contro di lui durante l'intervallo.
Ma Christopher, a differenza degli altri ragazzi presi di mira dai giocatori di football, non si nascondeva, impaurito e rassegnato, a guardare la propria vita venire rovinata. A costo di beccarsi qualche livido in più, rideva amabilmente e restava impassibile, un sorrisetto di sfida sulle labbra, di fronte a insulti, pugni, calci ed umiliazioni. 
Ma sarebbe stato impossibile per lui non cadere nella depressione, se non fosse stato per la scrittura. Da quando era piccolo aveva sempre avuto la passione per i libri e quando aveva iniziato a scrivere, i genitori, gli insegnanti e lui per primo erano rimasti davvero stupiti dal suo talento. Ma nessuno sapeva del quaderno di pelle che teneva nascosto dietro lo specchio nella sua camera. Era lì che, ogni notte, sotto le coperte scriveva. Era una sorta di diario, dove raccontava e datava alcuni fatti importanti che gli erano accaduti, ma specialmente scriveva le storie. Storie fantastiche, storie drammatiche e storie ricche di ragionamenti complessi e pensieri profondi, che non sembravano affatto frutto della mente di un sedicenne.
Anche per questo amava la pioggia, lo aiutava a scrivere, ad inventare; e per questo il sole lo rendeva inquieto, scostante.
In realtà doveva ancora capire se fosse il sole di per se ad infastidirlo, o la gioia che esso portava a tutti gli altri.


Quella mattina fu proprio il tiepido sole mattutino a posarsi sulle sue palpebre chiuse e a svegliarlo, rivelando due iridi di un azzurro limpido come il mare. Ovviamente, si svegliò di pessimo umore.
L'andamento della mattinata non aiutò di certo a farlo stare meglio.
Entrò in aula con sguardo basso, capendo troppo tardi quello che stava succedendo.
L'intera classe, più silenziosa del solito, era solo un lieve brusio di sottofondo. Ognuno al proprio posto fissava inebetito il foglio che aveva davanti. Compito a sorpresa.
- Si sieda, Mr. Colfer. - la voce del professore, mentre indicava al ragazzo appena arrivato l'unico posto libero ovviamente, al primo banco, tradiva una nota di euforia per gli sguardi terrorizzati dei propri alunni. Chris si sedette, rassegnato. Si prospettava un'altra insufficienza in fisica.
Guardandosi intorno, notò con piacere che i ragazzi che aveva intorno, ai quali non aveva mai rivolto la parola, probabilmente non gli avrebbero chiesto di passargli le risposte.
Non sembravano proprio i tipi.
A destra c'era quel ragazzo, Adam, considerato da tutti un po' strano, dopo aver definitivamente optato per un look dark, con matita, ombretto e smalto nero. Era da poco entrato nel club di teatro, il che l'aveva reso ancora più ridicolo agli occhi degli altri.
Alle sue spalle, Michael, silenzioso e cupo, i grandi occhi nocciola quasi sempre coperti da qualche ricciolo castano. Ogni tanto si vociferava di qualche sua bravata, nei corridoi, ma le notizie erano talmente frammentarie e talvolta assurde, che nessuno sapeva niente di certo su di lui, tranne il fatto che fosse dislessico. Un buon motivo per essere preso in giro, a quanto pareva.
Entrambi, comunque erano considerati degli emarginati sociali.

"Come te" sussurrò una voce maligna nella mente di Christopher che, scuotendo la testa, cercò di ignorarla e di tornare al compito.
Non erano passati ancora 10 minuti che Chris sentì che qualcuno lo chiamava. All'inizio cercò di ignorare quella voce, ma una pallina di carta che lo colpii dritto sulla nuca, lo costrinse a girarsi.
Dave, il più temuto tra i bulli che gli davano il tormento, supportato dalle risatine dei suoi amici, continuava a cercare di attirare la sua attenzione. 
-Tu, brutto frocio, girati e passami le risposte-.
Prendendo un respiro profondo e sorridendo, Chris rispose.
- Non sai neanche come si scrive “frocio”-. Forse parlò troppo forte perché l'intera classe si voltò per guardarlo.
Alle sue spalle Adam e Michael ridacchiavano sommessamente.
- Ti do un indizio..- fece il riccio
- ..inizia con la “F”- concluse l'altro ridendo, asciugandosi una lacrima con fare teatrale e suscitando l'ilarità generale.
Chris guardò confuso quei due ragazzi, anche loro soli, anche loro oggetto di derisione, che avevano contribuito a fare arrabbiare Dave e che per questo non ne sarebbero usciti indenni.

Le urla del professore distrassero Christopher dai suoi stessi pensieri.
- Colfer, Lambert, Penniman!- urlò puntando i tre ragazzi con un dito accusatore. - Smettetela di ridere e andate subito nell'ufficio del preside!-.
“Di bene in meglio” pensò Chris, seguendo Adam e Michael per i corridoi.
I tre ragazzi furono costretti a passare l'intera serata chiusi nell'aula punizioni ma, dopo un primo momento d'imbarazzo, ebbero l'occasione di conoscersi.
Adam, considerato solo un fenomeno da baraccone, si rivelò un vero e proprio talento della recitazione.
Michael, che per sovrastare la noia iniziò a canticchiare, liberò una voce acuta e melodiosa che avrebbe fatto invidia ad una cantante lirica. Chris, invece tirò fuori il suo prezioso quaderno e, per la prima volta non si vergognò di far leggere a qualcuno quello che aveva scritto. Quei tre ragazzi, anche se un po' strani, stavano davvero bene insieme.
- Grazie, per avermi difeso, prima - sussurrò Chris – Non che ne avessi bisogno.- aggiunse con un sorriso.
- Quindi, ricapitoliamo - esclamò Michael, passandosi una mano tra i riccioli
- Un frocio, un deficiente e uno sfigato. Che trio deprimente.-
I tre ragazzi sorrisero. Forse, dopo anni di solitudine, avevano trovato degli amici.

Quando al termine delle due ore di punizione, passate incredibilmente in fretta, la campana suonò, ognuno si diresse verso casa propria.
Fu lì che, girando l'angolo, Christopher si trovò davanti una brutta sorpresa. Dave e il resto della squadra, schiene contro il muro e una sigaretta in mano, stavano aspettando proprio lui.
Chris aveva quasi scordato l'episodio di quella mattina, ma quei ragazzi erano lì proprio per ricordarglielo. Ormai scappare sarebbe stato inutile.

-Starà meglio vero?- Adam e Michael, appena saputo dell'aggressione, si erano catapultati in ospedale dove, in quella stanza spoglia e grigia, la pelle di Christopher sembrava ancora più chiara del solito.
Tutti quei tubicini trasparenti che entravano ed uscivano da ogni parte non promettevano niente di buono.
-Per ora è stabile. Dobbiamo aspettare altre 24 ore prima di poterne essere sicuri. E' tutto quello che sappiamo.- la giovane infermiera che si occupava di Chris parlò con voce ferma, ma alle facce disperate dei due ragazzi rispose con un sorriso.
-E' in buone mani, faremo il possibile.- aggiunse prima di allontanarsi per visitare un altro paziente.
Anche se non lo volevano ammettere, entrambi sapevano com'erano andate le cose.
Christopher era stato picchiato. Era evidente; i lividi, i tagli, l'occhio nero e tutto il sangue che aveva perso ne erano la prova. Tutti però facevano finta di non vedere. Il bullismo c'era, ma nessuno faceva niente a riguardo.
Era stato un uomo a trovarlo. Steso sul bordo della strada, immobile. Aveva chiamato un ambulanza e aveva lasciato che i medici facessero il proprio lavoro. Nulla di più, nulla di meno. Ma senza di lui il ragazzo sarebbe morto dissanguato.

-Dopo dieci anni ancora mi chiedo perché tu non li abbia denunciati- commentò Adam, scuotendo la testa, seguito a ruota da Michael.
- E dopo dieci anni ancora mi chiedo perché tu non la faccia finita con questa storia. Non sarebbe servito a nulla, lo sai bene.- rispose Chris. Ogni volta che parlava di quell'episodio un'espressione di puro disgusto si dipingeva sulla sua faccia.
- E poi, guardaci ora. Quel frocio, quel deficiente e quello sfigato non esistono più. E quei bulli invece? Sono fermi a Clovis a vendere pop corn al cinema-.
I tre uomini risero, ricordando i brutti tempi di quando erano ragazzini e pensando a tutta la strada che avevano fatto da allora.
Adam aveva continuato i suoi studi e ora era l'attore più amato di tutta Broadway.
Michael ormai non c'era più. La sua voce e le sue canzoni, tristi ma dal ritmo allegro, avevano fatto il giro del mondo sotto lo pseudonimo di Mika.
Chris invece era riuscito a diventare uno scrittore. Libri per bambini, gialli, fantasy e anche la sceneggiatura di qualche film. I suoi romanzi erano amati da tutti e in poco tempo erano diventati dei bestsellers.
-Sapete, forse dovremmo ringraziare quei bulli del liceo- disse Christopher -Chissà, magari senza di loro non avremmo avuto la determinazione di arrivare così in alto.-












Che vi è sembrato? Era una storia senza ne capo ne coda e, in realtà non aveva neanche una trama u.u 

Vi do un'avvertimento: questa non sarà l'ultima volta che scriverò una FF su Mr.Penniman (che ha ufficialmente occupato il primo posto nel podio dei miei cantanti preferiti). Ho già pronte un paio di OS per un progettino che ho in mente. Ma diamo tempo al tempo (spero non un altro anno e mezzo). Sto parlando troppo. 

So just.. gay bye :D

 
  
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