Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: GreMisia    20/07/2013    3 recensioni
Un esperimento ... [ A Harry piaceva la sua vita. Piaceva alzarsi la mattina presto, quando il sole rischiarava il villaggio, in lontananza con una luce nitida e una fitta nebbiolina, leggera, sovrastava la prateria.Osservare con attenta cura i fini e sottili fili d’erba piegarsi al peso delle gocce di rugiada, poter sentire con la punta delle dita la loro freschezza e correre. Correre fino a stare male, fino a sentire i polmoni implorare pietà e gettarsi a terra sul manto erboso, in pieno contatto con quella freschezza.] Fatemi sapere ;) NATURALMENTE ZARRY !
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
INVISIBLE EMPIRE 


NB: alloora, chiedo subito scusa per questa pazzia che mi è venuta in mente ieri sera, il paese, i luoghi, tutto è inventato di sana pianta quindi non fateci caso prendetelo così com'è!
scritta ascoltando Invisible Empire di KT Tunstall. 
Per Chia, per il tuo studooooo !!! anche se fa schifoooo!

A Harry piaceva la sua vita.
 
Piaceva alzarsi la mattina presto, quando il sole rischiarava il villaggio, in lontananza  con una luce nitida e una fitta nebbiolina, leggera, sovrastava la prateria.
 
Osservare con attenta cura i fini e sottili fili d’erba piegarsi al peso delle gocce di rugiada, poter sentire con la punta delle dita la loro freschezza  e correre.
 
Correre fino a stare male, fino a sentire i polmoni implorare pietà e gettarsi a terra sul manto erboso, in pieno contatto con quella freschezza.
 
Arrivare fino al piccolo laghetto davanti al bosco, ma mai, oltrepassare il confine, restarci quanto basta;  bearsi del proprio riflesso nell’acqua, delle ninfee e degli animali acquatici in movimento, gettare qualche sassolino per scacciare la noia e ripartire.
 
A Harry piacevano i fiori, piaceva raccoglierli, riportare grandi mazzi a casa per avere il profumo di campo e del colore ovunque.
Intrecciare collane di margherite o  lasciare che le bambine del villaggio li  infilassero tra i suoi riccioli scuri, con impegno.
 
“ Sei così bello Harry” diceva, ogni volta, la più piccola del gruppo, di nome Nive, piena di lentiggini  sulle guancie paffute .
 
“ Perché raccogli solo quelli grandi?”  chiedeva poi, la piccola peste curiosa e Harry, dava  sempre la stessa risposta.
 
Gli piaceva raccogliere fiori, ma non avrebbe mai raccolto un fiore all’inizio della propria vita, quindi soltanto per sentirsi un po’ meno in colpa, strappava dal terreno quelli completamente sfioriti.
 
Nive non capiva, si limitava a ridere e continuava a infilare fiori gialli e blu tra le sue ciocche castane.
 
 
 
Harry aveva quasi diciotto anni, ma non gli importava.
 
Non gli importava di quello che sentiva.
 
Alla sua età avrebbe dovuto passare il tempo al villaggio in cerca di un lavoro, in qualche bottega, o andare ad aiutare i più anziani a tagliare legna nelle foreste del Nord, tornando a casa qualche mese all’anno.
Innamorarsi di una bella fanciulla, conquistarla, sposarla e fare due figli maschi che sarebbero cresciuti forti e possenti, per portare avanti il suo nome.
 
Ma a Harry  non interessava l’amore e le belle fanciulle, a lui piacevano soltanto i fiori, non aveva una famiglia  e non aveva un nome da portare avanti,  soltanto una casa e viveva di quel poco che gli era rimasto, facendoselo bastare.
Era piccola, ma per lui era la casa più bella del mondo ed era la prova che qualcuno l’aveva accolto.
 
Da piccolo era stato abbandonato lungo quelle praterie, le stesse praterie che ogni mattina presto percorreva  e una vecchia signora l’aveva trovato e allevato.
 
Adesso era rimasto solo, ma fino a che avrebbe avuto la forza per intrecciare collane e ammirare i raggi del sole, tutto il resto non avrebbe avuto alcuna  rilevanza.
 
Avrebbe dovuto abbandonare la sua casa, ormai vecchia e evitata da tutti, nessuno veniva a trovarlo, perché vicina al confine con il bosco e proprio per questo, nessuno osava avvicinarvisi.
 
Così, Harry,  attraversava  la prateria e passava il tempo in compagnie delle persone più coraggiose di quella gente: le bambine.
 
Solo quando era necessario si inoltrava nel villaggio, portando i lavori che il suo campo produceva al miglior offerente e raccogliendo qualche soldo.
 
 E sentiva, sentiva quelle storie.
 
Sentiva quelle storie sul bosco, che anche la sua vecchia benefattrice gli raccontava, su quanto fosse scuro,  pericoloso e popolato da strane creature,  ma soprattutto,  sentiva quelle lingue cattive e maligne dire che ci  sarebbe finito morto, inghiottito.
 
Harry chiudeva gli occhi e mandava giù.
 
 Perché lui aveva la sua casa e il bosco non gli aveva mai creato problemi, mai quanto la gente del villaggio.
 
Il bosco non l’aveva mai fatto piangere di notte, perché era considerato strano, solo per il fatto di non avere un passato;
il bosco non l’aveva mai guardato con occhi pieni di astio e invidia, solo perché gli piaceva correre a piedi nudi nei prati e era bello, senza che nessuna fattucchiera avesse fatto strane pozioni per lui;
il bosco non l’aveva mai fatto sentire solo in mezzo alla gente, anzi la sua presenza costante dietro alla casa, qualche metro di distanza, era quasi un conforto, a volte.
 
 
***
 
 
 
Una  mattina Harry si alzò presto, più del solito, il sole non c’era ancora, ma il cielo iniziava a tingersi di un pallido rosa.
 
Corse.
 
Aveva bisogno di sentirsi vivo, il giorno prima era stato in mezzo alla gente e quello che aveva sentito  gli era piaciuto meno del solito.
 
Ma a lui non importava giusto?
 
Corse per la prateria, raccogliendo un fiore e infilandoselo dietro l’orecchio, per arrivare al laghetto.
 
Decise che si sarebbe seduto sulla roccia sporgente sopra l’acqua trasparente e ci sarebbe rimasto per un po’, sdraiandosi, cercando di trovare la pace e che se ne sarebbe altamente fregato dei pericoli del bosco, a quell’ora del mattino.
 
Una volta a contatto con la roccia ruvida, gettò uno sguardo alla superficie sotto di lui, al suo riflesso pallido: poté scorgere delle leggere occhiaie circondare i brillanti occhi verdi, segno della notte insonne e il labbro inferiore, mangiucchiato.
 
Sospiro e si lasciò andare, guardando il cielo, le nuvole diventare sempre più rosate e le palpebre sempre più pesanti.
 
Chiuse gli occhi con un profondo sospiro, senza addormentarsi, aspettando semplicemente che il sole uscisse allo scoperto.
 
Dopo mezzo’ora poté sentire il respiro più calmo e il corpo rilassato, percepire completamente la roccia sotto di lui fredda e un po’ umidiccia.
 
Però…  c’era qualcosa, qualcosa di strano, come una presenza accanto, probabilmente qualche animale.
 
Cercando di rimanere il più calmo possibile, aprì con lentezza gli occhi e no, non era un animale.
 
Harry cercò di non gridare, per lo spavento e la sorpresa, ma rimase fermo, immobile nella posizione sdraiata.
 Non accanto, ma sopra di lui, che l’osservava intensamente, c’era un ragazzo.
 
Non seppe cosa fare, se parlare, muoversi o scappare era come ipnotizzato, il suo sguardo…
 
Harry non aveva mai trovato  bella una persona, ma quel ragazzo, quella creatura, era la cosa più bella che avesse mai visto.
 
Continuava a fissarlo con i suoi grandi occhi d’orati, con delle ciglia lunghissime  che nemmeno Giselle, la ragazza ritenuta più carina del paese, aveva  e no, non doveva essere del villaggio,  perché non aveva mai visto nessuno con quel colore della pelle, quei capelli così scuri e soprattutto quei strani disegni ovunque sul corpo.
E Harry, nel timore, arrossì, perché notando quegli strani simboli, si rese conto che lo straniero aveva soltanto un leggero straccio addosso a coprirgli l’intimità.
 
Cercò di muoversi molto lentamente, tirandosi su con i gomiti, ma ciò non fece  altro che avvicinarlo ancora di più al suo volto, creandogli ancora più imbarazzo e facendo scattare un sorriso sinistro nello sconosciuto.
 
Il cervello di Harry viaggiava tra mille pensieri alla velocità della luce per trovare una soluzione, avendo anche paura di essere in grave pericolo, all’improvviso la mano dello straniero scattò verso di lui, facendolo sussultare, ma si calmò subito.
 
Aveva semplicemente preso il fiore che stava incastrato dietro il suo orecchio e adesso guardandolo, se l’era appoggiato sulle labbra piene.
 
Harry sentì una fitta nel basso ventre, emozioni strane dentro di lui, che cosa stava succedendo?
 
Lo straniero sorrise, poi scendendo con grazia felina dalla roccia, camminò lentamente, dirigendosi verso il bosco.
Scorgendo  i strani   simboli dietro il collo, i muscoli della sua schiena nuda muoversi e il fisico esile dalla pelle scura per intero, lo vide sparire tra i folti rami.
 
Harry si trattenne dal gridargli di stare attento, perché capì immediatamente che quella era la sua casa e probabilmente, lui  era  fortunato ad essere ancora vivo.
 
Quelle erano le strane creature che popolavano il bosco?
 
Scosse la testa e subito scese dal masso, indietreggiando  e guardando a occhi sbarrati quella massa di alberi, corse via verso casa.
 
 
***
 
Il pensiero di quell’incontro lo fece diventare matto.
 
Nemmeno Nive, con i suoi fiori, riuscì a distoglierlo dall’immagine di quegli occhi calmi e quelle labbra carnose.
 
Quei simboli, quei disegni estesi su quella pelle scura, che mai aveva visto prim,a lo svegliavano di soprassalto durante la notte.
 
Chi era? Che cos’era?
 
Perché era uscito dal bosco e gli era apparso?
 
Perché non gli aveva fatto del male?
 
Harry non riusciva a pensare ad altro,  per giorni non era più tornato al laghetto, spaventato  da quello che sarebbe potuto accadere se fosse tornato.
 
Probabilmente, però la soluzione al suo malumore era proprio ritornarci.
 
Perché, sapeva in cuor suo che non avrebbe avuto pace fino a che non avesse rivisto quella creatura
e forse la gente del villaggio aveva ragione, sarebbe morto, sarebbe stato inghiottito da quelle tenebre.
 
 
***
 
“Sembri un principe, Harry”  disse Nive, quel caldo pomeriggio, un sorriso soddisfatto nel volto paffuto, dopo aver passato una buona mezz’ora a intrecciare una corona di fiori gialli e rosa e averla appoggiata, grazie a insistenti richieste, sul capo del ragazzo.
 
Harry sorrise, scompigliandole la frangetta ramata sulla fronte, sistemandosi in modo goffo la corona in testa.
 
Faceva davvero caldo, l’erba su cui erano seduti era secca e nonostante avesse tolto la bianca camicia di lino, continuava a sudare.
 
In quelle giornate era solito andare al laghetto, spogliarsi e rimanere a galla per qualche minuto, giusto per avere una piccola sensazione di rinascita.
L’anno precedente aveva anche promesso a Nive di portarla con sé, ma dopo gli ultimi eventi, non era proprio il caso.
 
Strappò un ciuffo d’erba secca, iniziando a giocherellarci distrattamente,  poteva sentire le  assurde chiacchiere di Nive  in sottofondo, ma il suo pensiero ossessionato ritornò nuovamente a quella strana creatura dei boschi.
 
Una ninfa? Il demonio? Un animale?
 
Che diavolo era?
 
“Harry!”  la voce stridula della bambina, lo riportò alla realtà “ che cos’hai?” .
 
Harry lanciò uno sguardo verso il cielo, era quasi il tramonto, Nive avrebbe già dovuto essere a casa.
“Devo andare” disse sorridendole dolcemente, poi frugò nelle tasche dei pantaloni “ Nive, promettimi che ne avrai cura” disse porgendole la sua chiave di casa.
 
La bambina lo guardò confusa “ non capisco”.
 
“Non è necessario” disse, dandole un buffetto sulla guancia “ questo è il mio tesoro , voglio che lo tenga tu”.
 
Nive strinse la chiave in un pugno e annuì con forza poi chiese “ dove stai andando Harry?”
 
Harry non sapeva la risposta a quella domanda, sorrise  e spettinando i capelli della bambina iniziò a correre per la prateria.
 
***
 
 
Erano anni che non vedeva un tramonto così.
 
Il cielo era  di un arancione splendente  e faceva sembrare la temperatura ancora più calda di quanto già fosse.
 
Per fino l’acqua  del laghetto sembrava di un colore diverso, sembrava tutto diverso, l’aria era come ferma e pesante.
 
Harry lanciò uno sguardo cauto verso i rami del bosco, ma sembrava tutto silenzioso e tranquillo come al solito.
 
Prese un respiro profondo e si grattò distrattamente la schiena sudata, risistemando la corona di fiori che era scivolata tutta da una parte.
 
Stando lì in piedi non avrebbe risolto niente e sicuramente  non avrebbe mai osato addentrarsi dentro il bosco, così decise di fare le stesse identiche cose che aveva fatto la volta precedente,  quando era apparsa la creatura.
 
Si stese sul masso a picco sul laghetto, e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi e di allontanare ansia e agitazione.
 
il leggero rumore dell’acqua del laghetto, il fruscio dell’erba, il ronzio degli insetti, i  versi degli animali iniziarono ad emergere da quel silenzio tombale, che prima l’aveva avvolto e gli riempirono la testa fino a cullarlo in un profondo sopore.
 
 
 
“Non è una mossa intelligente” .
 
Sobbalzò per lo spavento, portandosi una mano al cuore come lo sentì partire al galoppo.
 
Di nuovo quella bellissima e strana creatura era a pochi centimetri da lui, la sua voce era uscita calda e profonda.
 
“Co.. cosa?”  chiese incerto, sentendosi impedito in quella posizione, con il suo corpo seminudo così vicino.
 
“Addormentarsi in questo modo, vicino al bosco, non è una mossa intelligente” disse, l’altro con uno strano sorriso in volto “potrebbe accaderti qualsiasi cosa”.
 
Harry deglutì, scuotendo la testa animatamente, facendo cadere la corona di fiori, ormai appassita,  sulle sue gambe.
 
Lo straniero ridacchiò e prendendola, tra le dita, la rianimò, proprio come aveva fatto la volta precedente, per poi rimetterla tra i riccioli scuri.
 
“Cosa sei?” trovò il coraggio di chiedere, finalmente.
 
Gli occhi vispi e ambrati, saettarono su di lui “potrei farti la stessa domanda” disse, serio.
 
Harry annuì, era vero “Harry” si limitò a dire, sorridendo dolcemente.
 
“Puoi chiamarmi Zayn” disse l’altro, apparendo un po’ impacciato.
 
Harry annuì di nuovo, un piacevole silenzio si instaurò tra di loro.
Alzo gli occhi al cielo, stava iniziando a scurirsi e la luna ad apparire, poteva sentire il suo sguardo pesante e intenso.
 
“Vieni via con me, Harry” .
 
Harry sussultò a quelle parole, ma lo pseudo ragazzo di fronte a lui era serio, il suo respiro era calmo.
 
“Come?” chiese, rendendosi sempre più conto dell’assurdità di quelle parole.
 
“Vieni via con me” disse molto più lentamente e avvicinandosi ancora di più a lui, percependo l’enorme calore emanato dalla sua pelle “Harry”.
 
C’era qualcosa di strano, non che la situazione di per sé già non lo fosse, ma c’era qualcosa che proprio non riusciva a capire.
 
“Io…” borbottò, arrossendo.
 
Zayn sorrise a un millimetro dalle sue labbra “sei sempre stato nel posto sbagliato” disse a un soffio , prima di appoggiare le proprie, gonfie e calde, sulle sue.
 
Harry quasi sobbalzò per l’immenso calore che lo avvolse; nessuno l’aveva mai baciato e non aveva mai baciato nessuno prima, era tutto così inverosimile.
 
Le labbra di Zayn  erano così morbide e si muovevano  di una lentezza quasi  disarmante, il loro sapore era così dolce e selvaggio, la sua pelle  profumava come l’erba fresca alla mattina, appena bagnata dalla rugiada.
Poteva sentire il suo stesso  respiro arrancare dietro a quel ritmo così lento e estenuante, dettato dalla sua lingua, che si infiltrava giocosamente tra le labbra e lo esplorava con assoluta certezza.
 
Quando si staccò con le mani ancora appoggiate sul suo viso, poté sentire le sue dita tremare leggermente e il suo fiato corto.
 
Lo guardò ancora più confuso, inclinando un po’ la testa e facendo calare in avanti la corona di fiori.
 
“Vieni…” sussurrò di nuovo.
Harry si morse il labbro inferiore, indeciso “come faccio ad essere sicuro che non mi ucciderai?”.
 
La creatura dai folti capelli scuri scoppiò a ridere amara “ loro uccidono” disse, puntando il dito verso il villaggio in lontananza “ noi no” sorrise, ritornando tranquillo “ io ti ho sempre visto, Harry” aggiunse quasi insicuro.
 
 
Non aveva niente da perdere, non aveva nessuno e se la sua fine era quella di essere inghiottito nel bosco, avrebbe affrontato il suo destino.
 
“Portami con te”  disse serio.
 
Zayn  sbatté le lunghe ciglia, cautamente appoggiò  una mano scura su una spalla chiara e lievemente arrossata dal sole “ sei sicuro?” chiese per la prima volta con voce insicura e tremante, di nuovo a un soffio dalle sue labbra.
 
Harry annuì accarezzandogli  timidamente  con le dita il braccio teso verso di lui.
 
Con un piccolo scatto era di nuovo sopra di lui, quell’immenso calore, quasi insopportabile  e quel profumo selvatico.
 
Le sue mani calde lungo il suo corpo e lo sguardo fisso, sempre come una richiesta e un permesso.
 
Dei sospiri gli uscirono spontanei quando senti le dita fine sfiorare la sua intimità e liberarlo dei vecchi pantaloni marroni buttandoli sul prato.
 
Zayn lo trascinò giù dal masso e lo invitò  a entrare nell’acqua fresca e limpida stringendolo subito accanto a sé.
 
Con delicatezza  tolse la corona dalle intrecciate ciocche ricce e la fece trascinare dalla corrente intorno a loro “ i fiori ti amano, Harry” gli sussurrò all’orecchio, facendo scivolare una mano lungo la coscia, procurandogli dei brividi lungo tutta la spina dorsale “ non potrei fare altrimenti” disse, sollevandogliela .
 
 
Ciò che accadde dopo lo percepì soltanto a metà.
 
Il dolore misto a piacere e quel calore pervaderlo dalla testa ai piedi.
 
***
 
 
Si svegliò di soprassalto, convinto che la sua ossessione per il ragazzo del laghetto l’avesse portato ad avere delle allucinazione o che avesse fatto soltanto un sogno, ma quello che vide intorno a se gli confermò che si sbagliava di grosso.
 
Rami e alberi ovunque, la luce del mattino filtrava attraverso le foglie e colpiva il terreno.
 
Era all’interno del bosco.
 
Solo in quel momento si rese conto che era nudo e  il suo corpo era ricoperto di strani simboli, sul petto, sul ventre  e sulle braccia, qualcosa afferrò la sua mano facendolo trasalire.
 
Zayn era sdraiato accanto e lo guardava in modo comprensivo.
Subito si coprì gli occhi rendendosi conto che anche il ragazzo era senza vestiti  e lo sentì ridacchiare.
 
“Harry”  lo richiamò il ragazzo, avvicinandosi subito per confortarlo “ non credo che ce ne sia bisogno” disse continuando a ridere, togliendogli la mano che gli copriva il volto.
 
Harry arrossì, Zayn era bellissimo ed era l’unico che sarebbe stato in grado di capirlo e  adesso, forse adesso non era più solo.
Era come se adesso potesse vederlo con altri occhi, se riuscisse a percepire anche le sue emozioni.
 
Il ragazzo moro accarezzò una sua guancia, mordicchiandosi il labbro “riesci a capire quello che…”
 
Il riccio lo zittì con una mano sulle labbra “ so a cosa ho rinunciato, Zayn”  lo chiamò per la prima volta “ ma so anche che cosa ho trovato” disse  sorridendo e baciandolo, beandosi della sua espressione sorpresa.
 
***
 
A Harry piaceva la sua vita.
 
Ma una nuova esistenza  gli si era dischiusa innanzi.





Allora, lo so non ha senso..

però ogni tanto ste cavolate mi prendono, non era questa la one shot che avevo in mente , quella è in laboratorio... credoooo!

Alla prossimaaa!

Gre

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: GreMisia