Natsuno non
aveva mai voluto creare alcun legame con gli abitanti di Sotoba, il
villaggio
dove era stato trascinato dai genitori.
Non aveva
niente in comune con loro e non gli dispiaceva affatto quella distanza
che si
era venuta a creare.
Gli adulti del
villaggio non lo vedevano di buon occhio, lui era un forestiero, solo
qualche
ragazzo aveva espresso il desiderio di poter socializzare con lui, due
persone
in particolare: Megumi Shimizu, una ragazza che sembrava provare per
lui un
sentimento particolare, la considerava una ragazza superficiale e per
questo
non la sopportava e si limitava ad ignorarla; Tohru Mutou, invece, era
stato forse
l’unico a riuscire a superare quella muraglia che Natsuno
aveva creato intorno
a sé, mai si era arreso di fronte alla freddezza del
forestiero e si era
guadagnato un posto nel suo cuore.
Per quest’ultimo, il giovane, nutriva
un’ammirazione particolare. Chi altri
avrebbe insistito a tal punto per una semplice amicizia? Nel tentativo
di
allontanarlo, inizialmente, l’aveva messo a conoscenza del
suo piano di
andarsene da quel villaggio non appena gli fosse stato possibile e
questo non
gli aveva impedito di rimanergli accanto.
Lo faceva
sentire strano leggere il nome dell’amico, il suo amico, su
quel pezzo di legno
posto sopra la tomba dove solo poche ore prima era stato sotterrato.
Shimizu, che
era morta solo poco tempo prima, per gelosia, era tornata per prendersi
Tohru,
la persona a cui Natsuno era più affezionato.
Non aveva
versato una sola lacrima per la sua morte, il tutto gli sembrava troppo
irreale
per essere vero, ma era consapevole di dover agire al più
presto: Shimizu
sarebbe tornata e lui doveva prepararsi a vendicare l’amico.
Sedendosi sul
terriccio umido, Natsuno, non distolse per un solo attimo lo sguardo da
quella
scritta incisa nel legno.
Non poteva
parlare a nessuno della sua situazione, lo avrebbero preso per pazzo
dato che i
vampiri erano considerati creature immaginarie. Ma fino a che punto
avrebbe
potuto contrastarli? Lui era solo un ragazzino e con le sole proprie
forze non
era stato nemmeno in grado di difendere il suo unico amico.
E nel caso
Tohru fosse tornato? Come avrebbe dovuto comportarsi lui che era la
causa della
sua morte?
Il biondo non
era mai stato un tipo vendicativo, non sarebbe stato capace di fare del
male a
una sola mosca dato che era di indole pacifica, figuriamoci a un suo
amico.
Ma Natsuno, ne
era ormai a conoscenza, presto l’avrebbe rivisto e le cose
non sarebbero più
state le stesse.
Non avrebbe
potuto godere di quel sorriso capace di scaldare il cuore di chiunque.
I suoi occhi
non sarebbero stati solare come solo pochi giorni prima.
La sua voce
avrebbe perso quell’infantile nota allegra che tanto lo
caratterizzava.
In quel momento
avrebbe tanto voluto poter tornare indietro nel tempo per poter
prendere un’altra
strada in modo da non incontrarlo e di conseguenza conoscerlo. In
questo modo l’avrebbe
salvato, no? Ma ne sarebbe stato capace? Davvero avrebbe rinunciato
tanto
facilmente alla persona che riteneva più importante?
No, lo sapeva
fin troppo bene.
Socchiudendo
gli occhi, Natsuno, si lasciò scappare un sospiro scocciato
e alquanto
malinconico. La sera stava ormai calando e non era sicuro restare
lì fuori, era
meglio tornare a casa e far finta di niente.
Una volta di
fronte ad occhi altrui avrebbe riacquistato la sua solita freddezza e
non
avrebbe lasciato trapelare alcun sentimento. Era tenuto
d’occhio, questo lo
sapeva, e proprio per questo doveva stare ben attento a calcolare ogni
singola
mossa o emozione.
La guerra era
appena iniziata e non avrebbe avuto pietà per quei mostri.