Never have
I ever
Tre
anni prima Lydia Martin non solo non ci avrebbe creduto, ma avrebbe anche riso
in faccia a chiunque avesse osato pensare che lei, reginetta della Beacon Hills
High, al primo anno di College, avrebbe passato quasi ogni sera nella stanza di
Stiles Stilinski a commentare malevolmente i suoi fumetti o guardare film –
raramente, Stiles le permette anche di guardare ‘I passi dell’amore’, e Lydia
si diverte quasi ogni volta nel vederlo piangere.
Oggi,
invece, Lydia non trova niente di strano nello stare seduta su una moquette
dubbiosamente igienica, il viso appoggiato sulla spalla di Stiles, a guardare X-Men in nient’altro che pantaloncini e una maglietta di un
paio di taglie più grande, non un filo di trucco sul volto.
«Quindi»,
Lydia arriccia le labbra rosse in un’espressione crucciata, lanciando
un’occhiata a Stiles dal basso – come sempre, i suoi grandi occhi marroni già
la stanno fissando, la curiosità di sapere cosa le passa per la mente. «Lui»,
il dito piccolo e bianco di Lydia indica indecisa Michael Fassbender
seduto al fianco di un aitante James McAvoy, una scacchiera tra di loro, «e Charles sono gay?».
Stiles
spalanca la bocca circa cinque volte, guardandola come guarderebbe un cane con
due teste, per niente colpito questa volta dal ciuffo di capelli rossi che le
cade maliziosamente davanti al viso, coprendole gli occhi verdi e risaltando
ancor di più in contrasto alla pelle bianca del suo corpo. Oh, è così bella
Lydia che non vorrebbe darle della stupida, ma deve – per l’onore di Magneto.
«No!»
La voce di Stiles suona terribilmente indignata, e Lydia solleva il viso dalla
sua spalla per poterlo guardare direttamente negli occhi, e sono così
espressivi e profondi che ci si potrebbe perdere per sempre, lei questo lo sa
bene. «Sono amici, ora, come fratelli, ma poi una serie di…»
Stiles
si blocca quando un dito di Lydia si appoggia con decisione contro le labbra,
il mormorio su quanto sia complicata la storia tra Erik e Charles cessa
immediatamente. Sono passati anni, ma tutto il tremolio ogni qualvolta lei gli
è vicina non se n’è mai andato, l’amore per lei non si è dissolto nemmeno con
la nascita di quell’amicizia, nonostante qualche ragazza Stiles sia riuscito a
baciarla - e qualcosa decisamente di più
– negli ultimi tempi.
Di
tutte le sue piccole ed insignificanti (talvolta imbarazzanti) avventure Lydia
non sa nulla. Lei sgattaiola dal dormitorio femminile fino alla sua camera,
qualche volta tende ad addormentarsi sulle sue gambe e Stile in quegli istanti
dimentica quasi che il pavimento è terribilmente scomodo, e ci si siede solo
quando guardano film insieme. O studiano. O leggono fumetti. In effetti, tutti
i suoi momenti con Lydia li ha passati su quel pavimento polveroso, su cui ogni
tanto ci butta i vestiti usati o carte di brioche o qualsiasi cosa capiti. Ogni
tanto succede che Lydia si sfoghi su qualcosa di serio, Allison
è lontana e Stiles è quasi sicuro che non ci sia nessuna nuova particolare
amicizia nella sua vita, o almeno, non importante. Lui la capisce, perché Scott
è con Allison da qualche parte, il college non calza
effettivamente per un lupo mannaro e una cacciatrice, quindi può sentirlo
raramente.
Non
c’è niente però di serio tra lui e Lydia. Ogni tanto Stiles vorrebbe baciarla,
o baciare il suo dito, come ora, quando le prende la cattiva abitudine di
zittirlo, ma tutto deve essere taciuto, perché Lydia è sua amica e non ci
sarebbe mai potuto essere nulla tra loro.
«Sì,
ma li vedi i loro sguardi, Stiles?»
Al
momento, Stiles sta guardando solo i grandi occhi di Lydia, ma con uno sforzo
gira il collo e l’unica cosa che percepisce è lo sguardo verde sul collo,
inquisitorio, e meccanicamente si porta a coprire la piccola macchia viola
ormai quasi sbiadita.
«Quello
è un succhiotto?!»
Stiles
Stilinski ha un succhiotto sul collo, questo è tutto ciò che il cervello di
Lydia riesce a formulare mentre balza in piedi come una molla, quasi
calpestando il pacchetto di patatine che ha abbandonato ai suoi piedi
all’inizio del film.
«Uhm,
io – eh?»
Stiles
si massaggia il collo, sfregando la macchia e pensando, pensando così
velocemente ad una qualsiasi scusa che non ce la fa, e scrolla le spalle. «Cosa
hai -»
«Oh
no, Stilinski,» Lydia punta un dito accusatorio proprio contro il naso di
Stiles, che deglutisce rumorosamente, «non provare ad usare questa tattica con
me, sei ben lontano dall’essere sordo oanalfabeta per
non aver capito quello che ho detto!»
«Okay,
ma – »
«Chi
e quando, Stilinski? Parla!»
Stiles
si gratta il mento cercando di guardare ovunque fuorché il viso di Lydia, sente
le gote arrossarsi per l’imbarazzo e lo stomaco stringersi; di certo non poteva
immaginare di avere questa conversazione proprio con lei. Nei suoi sogni, in
cui interpretava un latin lover, si vantava delle proprie conquiste nello
spogliatoio maschile di lacrosse, facendo diventare Jackson Whittermore
verde di invidia.
«Amy
Adams», borbotta allora Stiles abbassando la testa verso la moquette e
guardando i piedi nudi di Lydia. Ha le unghie pitturate di rosso, un rosso
geranio, un po’ rovinato qua e là, ma lei ha smesso di controllare queste
minuzie prima di uscire – prima di venire da lui. «Qui, mercoledì scorso».
Lydia
apre e richiude la bocca circa tre volte, osserva Stiles. Non muove un muscolo
nemmeno per colpirlo, o non urla improperi, sembra solo riflettere.
«Lo
stesso mercoledì in cui avremmo dovuto vedere Il ritorno del Cavaliere Oscuro?»
Stiles
deglutisce, ora. «Sì».
«Lo
stesso mercoledì in cui hai rimandato la visione perché – com’era? – ‘dovevi
studiare’?»
Il
colore sul suo viso non c’è più, Stiles si sente completamente bianco, prima di
deglutire. «Non – »
«Sh! Mi hai mentito, Stiles! Mi hai dato buca per…scoparti una
ragazza!» Lydia solleva le braccia al vento, facendo sì che i lunghi capelli
rossi si muovano e le finiscano di fronte al viso, e Stiles non può fare a meno
di pensare quanto sia bella arrabbiata.
Poi,
all’improvviso, Stiles ragiona. «Perché te la prendi tanto, Lydia?»
Tutto
tace all’improvviso, e Stiles sa per certo di aver colpito un tasto dolente.
Osserva le braccia di Lydia abbassarsi con lentezza, mentre le dita scostano
qualche ciuffo di capelli dagli occhi e dalle labbra – le mani le tremano,
mentre si dondola sui talloni indecisa.
«Perché
mi hai mentito».
«Sbagliato»,
Stiles si alza in piedi, appoggiandosi al divano per sollevarsi. È una
quindicina di centimetri più alto di Lydia, ora, può vedere attraverso la
scollatura della sua maglia troppo larga. Stiles l’ha sempre trovata sensuale,
quella tenuta così da casa. L’immagine delle sue forme nascoste, dei suoi
capezzoli turgidi, della sua pelle bianca, è tutto così intossicante da star
male. «Quando ti ho mentito perché dovevo affrontare quella battaglia online
non te la sei presa, hai solo commentato con un ‘Nerd’, dandomi un pugno – mi
hai lasciato un livido, tra parentesi».
Lydia
si morde il labbro inferiore indecisa, spostando lo sguardo verso la porta di
legno della stanza, chiedendosi se sia il caso di fuggire così e abbandonarlo
senza una risposta, ricomparendo dopo un mese portando caramelle come se nulla
fosse successo.
«Mi
stai dicendo di volere un pugno?» La voce è un po’ roca, a Stiles questo non
sfugge mentre rotea gli occhi, portando le mani sulle spalle di Lydia. Le sente
sussultare sotto le sue dita, una cosa che non era mai successa tra loro – era
sempre stato lui a sussultare, quando le dita di Lydia lo sfioravano per caso.
«Ti
sto chiedendo perché te la prendi, anche tu qualche volta mi hai dato buca», e
Stiles ogni singola sera saltata ha pensato con chi la passasse, Lydia. Con chi
riempisse quelle ore.
«Per
studiare».
«Oh,
andiamo, non prendiamoci in giro!», Stiles si passa una mano tra i capelli,
guardandola irritato negli occhi verdi. «Vuoi dire che non sei mai uscita con
nessun ragazzo da quando siamo entrati al college, Lydia? Proprio tu?»
Lydia
sente lo stomaco stringersi sotto lo sguardo accusatorio di Stiles. Non c’è
niente che possa dire per convincerlo, i suoi occhi marroni sputano sentenze,
eppure niente è come sembra. Non c’è niente nella vita di Lydia all’infuori
delle serate con Stiles, un caffè con i docenti più interessati ai suoi
progetti, qualche chiacchierata superficiale con la sua compagna di stanza e le
chiamate lunghe delle ore con Allison. Non c’è nulla
di più, perché a Lydia tutto questo basta. Non necessita di sentire un corpo
caldo contro il suo, quando Stiles le accarezza la coscia in un attento gesto
distaccato, così distaccato che l’ha sempre fatta ridere. Non ha bisogno di
amiche che si complimentino con lei per il suo nuovo vestito o i perfetti
abbinamenti, quando Stiles le dice che è bellissima con una cipolla sfatta e il
trucco leggermente sbavato, a mezzanotte sulla soglia della sua stanza con una
tazza di latte e cioccolato tra le mani. Non può certo ammettere che
addormentarsi su una moquette di dubbio igiene sia sufficiente, perché è
evidente che la sua sola presenza a Stiles non basta più, e questa non è altri
che colpa sua. Perché non ha parlato delle farfalle nel suo stomaco – farfalle?
Che cosa da ragazzina. Non ha parlato delle mani sudate quando le ginocchia si
toccavano sotto i tavoli della biblioteca. Non ha mai svelato niente, Lydia,
perché ha sempre dato per scontato che Stiles ci fosse, per lei.
«Pensa
quello che vuoi, io devo andare».
Lydia
afferra velocemente le pantofole abbandonate sotto la sedia, mentre Stiles
osserva i suoi movimenti tremolanti ed indecisi, le mani nei capelli e
l’indecisione scritta sul viso.
«Vuoi
andartene così ed ignorarmi in eterno solo perché – Lydia, maledizione!»
Stiles
sente la porta sbattere, il poster di Star Wars
appeso sopra il letto cade penzolante, mentre i passi di Lydia si perdono
nell’edificio. Rimane immobile, non la insegue.
*
Lydia
osserva di sottecchi Amy Adams da lontano e lei stessa trova la cosa parecchio
inquietante. Non sa nulla di lei se non che frequenta un corso di lingue
straniere avanzato e che al liceo fosse una delle titolari della squadra di
pallavolo. E che le piacciono i gruppi rock, viste le numerose magliette di
Pink Floyd, Guns ‘n’ roses
e Iron Maiden giornaliere.
Lydia si chiede guardandola come ci si possa vestire in tal modo al college.
«Dovresti
smetterla con lo stalking», è così che esordisce Allison una sera, mentre Lydia se ne sta rinchiusa in bagno
a controllare la giusta sfumatura di rosa per lo smalto. È tutto ciò che può
fare, il desiderio di distrarsi dal pensiero che Stiles Stilinski – lo stesso
Stiles Stilinski che a diciassette anni era ancora vergine – possa essere con
chiunque a fare qualsiasi cosa, che è così orrendamente orrendo da farle
saltare i nervi.
«Non
pratico stalking, Allison,
sono solo preoccupata che Stiles possa uscire con una ragazza poco seria».
Lydia
sente ridacchiare all’altro capo, e rotea gli occhi. «Una ragazza poco seria?
Probabilmente è esattamente questo che cerca, Stiles, dopo esserti venuto
dietro per – ».
La
boccetta di smalto cade sulla moquette, rovesciando il proprio contenuto
intorno ai piedi nudi di Lydia, che impreca contro Allison,
se stessa e Stiles. Una quindicenne, ecco come si sente in quel preciso
istante.
«Evidentemente non è più così, comunque»,
ribatte acida Lydia afferrando il rotolo di carta igienica, iniziando a
tamponare la macchia rosa decisamente antiestetica. Dio, Kelly, la sua compagna
di stanza, l’avrebbe uccisa.
«Sei
gelosa».
Lydia
ha le dita nello smalto, i polpastrelli sono macchiati di rosa e sa già che ci
vorranno almeno dieci minuti per pulirli perfettamente. Tuttavia, non le
importa, perché la voce di Allison risuona come
un’eco sorda nella sua testa, rumorosa e fastidiosa, fino a quando un
singhiozzo non le scappa dalle labbra.
«Di
Stiles Stilinski?»
Allison mugugna un ‘sì’, e
chiunque potrebbe immaginare le sue labbra piegate in un sorriso terribilmente
divertito.
«Io
gelosa di Stiles?»
«Proprio
tu».
Lydia
solleva le sopracciglia. «Lo stesso Stiles Stilinski che si è spruzzato il
profumo in faccia?»
«Proprio
lui».
«Lo
stesso Stiles Stilinski che è membro di una community online per giochi da
nerd?»
«Aha», Allison si guarda le
unghie, lo spettro di un sorriso negli occhi.
«Lo
stesso Stiles Stilinski che…»
«Sì,
Lydia, lo stesso Stiles Stilinski che si domanda ancora oggi se potrebbe
piacere ai gay».
Lydia
arriccia le labbra, cercando di trattenere una risata: ricorda ancora il
racconto di Danny di qualche anno prima, allora non sapeva quasi chi fosse
Stiles Stilinski. Oggi, invece…
«E
nel remoto – ma comunque non certo – caso che fossi gelosa cosa suggeriresti di
fare?»
Un
chiaro tonfo si percepisce all’altro capo del telefono, Allison
rotola sul letto, afferrando un quaderno consunto e mordicchiandosi il labbro.
«Digli
tutto».
Lydia
sbatte le palpebre per un attimo, leccandosi poi le labbra e guardando il
proprio riflesso nello specchio. I lunghi capelli legati in una crocchia
scompigliata, il visto struccato e le gote arrossate per il caldo soffocante
nel piccolo bagno.
«Dichiararmi
a Stiles Stilinski? Giammai».
*
Lydia
Martin non è mai stata una ragazza insicura. O almeno, non negli ultimi nove
anni della sua vita. Quindi è per questo che, con ostentata sicurezza, bussa
alla porta di Stiles Stilinski alle undici in punto di un invernale sabato
sera, con una felpa più grande di due taglie e dei pantacollant floreali un po’
scoloriti.
Quando
Stiles apre, la sorpresa è disegnata nei suoi grandi occhi marroni.
«Lydia?
Cos – perché – uhm, cioè – »
Lydia
solleva una bottiglia di tequila, scrollando le spalle. «Hai mai giocato a ‘Io
non ho mai’? Per ogni cosa fatta, bevi».
Stiles
la guarda. Sono quasi due settimane che Lydia non si presenta alla sua porta
con un DVD tra le mani, o un libro, o un fumetto che lui non era riuscito a
trovare. Sono quasi due settimane che Stiles si avvia verso il suo dormitorio
per poi tornare indietro, le mani nei capelli e l’indecisione. Sono quasi due
settimane che Stiles tormenta Scott al telefono per avere consigli sul da
farsi, perché Lydia gli manca così tanto da stare quasi male. Ed ora lei è lì,
una bottiglia di tequila in mano, e nonostante le mille domande che vorrebbe
farle Stiles si limita a lasciarla passare, chiudendosi la porta alle spalle.
*
Lydia
venti minuti dopo ha abbandonato la felpa sul letto di Stiles, rimanendo solo
in una leggera canottiera che lascia davvero poco all’immaginazione offuscata
del ragazzo, soprattutto nello stato di ubriachezza in cui entrambi vertono in
quel momento.
Osserva
le mani di Lydia afferrare un altro bicchiere di tequila, la risata che irrompe
dalle sue labbra è un po’ isterica, ma a Stiles piace in ogni caso.
«Io
non ho mai,» e osserva la sua lingua inumidire le labbra incantato, «fumato Marijuana
nei bagni della scuola, prima di un test».
Stiles
butta giù la tequila in un sorso, mentre Lydia sgrana gli occhi verdi e picchia
contro una sua spalla, ridendo e buttando il capo contro il divano. Stiles non
può che trovare sensuale il collo nudo e sudato esposto alla vista, e sente lo
stomaco stringersi prepotentemente dal desiderio di baciarlo. E baciarlo. E
baciarlo.
«Quando?»
«Prima
del test di Economia, ho finito per parlare della circoncisione», blatera
Stiles riempiendole un bicchiere, distogliendo gli occhi dalla scollatura. «Io
non ho mai baciato una ragazza ad un pigiama party».
«Sei
un porco, Stilinski!» E Lydia beve, ridendo e bagnandosi un po’ il mento,
permettendo all’indice di Stiles di raccogliere la goccia d’alcool. Ed è
qualcosa che succede a rallentatore, perché la temperatura si alza e Lydia
stringe le cosce, consapevole della sua vicinanza – consapevole di dove voglia
andare a parare con questo gioco.
«Io
non ho mai voluto fare l’amore con la mia migliore amica».
Lydia
osserva gli occhi di Stiles sgranarsi per lo stupore. Osserva la sua mano
afferrare la bottiglia e riempire un altro bicchiere, prima di berlo in un
sorso, e leccarsi le labbra. Stiles Stilinski le ha detto cinque mesi prima che
lei, Lydia Martin, è come una migliore amica per lui.
«Io
non ho mai voluto fare l’amore con il mio migliore amico – beh, forse a parte –
», ma Stiles si zittisce, perché Lydia prende un sorso di tequila direttamente
dal collo della bottiglia, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Nella
testa di Stiles risuona ancora la confessione di qualche mese prima, dopo una
festa in piscina, in cui Lydia aveva bevuto troppa birra: ‘Sei il primo amico
maschio che ho, non sei Allison, ma…’.
«Io
non ho mai baciato qualcuno per prima».
Questa
volta Stiles non beve, si china sulle labbra di Lydia e le bacia, leggero ed
incerto, come ci si aspetta da un ragazzo che non vuole buttare all’aria un
sogno. Era in prima media Stiles quando ha desiderato per la prima volta di
baciare Lydia Martin, in biblioteca, quando l’aveva vista arricciare la bocca
leggendo i compiti di matematica. A quei tempi Stiles non sapeva nemmeno che ci
volesse la lingua, pensava che tutti ci si baciassero con labbra e occhi
chiusi, tenendo le mani sulla vita dell’altra e respirando con il naso.
Questo
bacio non è come se l’era immaginato l’undicenne Stiles Stilinski, la lingua di
Lydia gioca con la sua, le labbra si aprono e si chiudono producendo suoni a
cui credeva di essere abituato, ma con lei tutto è diverso. Sente il suo corpo
spingersi contro di sé, le mani stringono la vita morbida di Lydia, salendo lente
verso il seno, e la percepisce tremare e gemere nella bocca, ed è tutto così
perfetto che Stiles deve staccarsi per poterla guardare negli occhi.
«Io
ho sempre voluto farlo durante le nostre serate, lo sai, Lydia?»
Lydia
annuisce con occhi scintillanti, le mani ad entrambi i lati delle guance calde
ed arrossate di Stiles. «Anche io».
«Che
– come?! Da quando?!»
Le
mani si abbassano, finendo sul collo in una leggera carezza. «Più o meno dopo
il primo mese in cui venivo tutte le sere in camera tua».
«Nove
mesi fa! Hai aspettato tutto questo – »
Lydia
lo interrompe, mettendo un broncio adorabile e Stiles vuole baciarla ancora.
«Quando un ragazzo non salta addosso ad una ragazza, mentre sono soli, in una
stanza del college, vuol dire che non è interessato o è gay».
«No»,
una ciocca di capelli rossi cade di fronte al viso di Lydia, mentre Stiles
porta i loro nasi a toccarsi in una carezza, «significa che il ragazzo non
vuole mandare niente a quel paese, visto che finalmente è amico della ragazza
dei suoi sogni».
«Questo
è poetico».
Stiles
scrolla le spalle, un ghigno a piegargli le labbra. «Sì, mi piace pensarlo».
«Hai
ancora paura di mandare qualcosa a quel paese?»
«Uh
– eh?»
«Vuoi
baciarmi o aspetti l’alba, Stilinski?!»
Ed
in realtà dovrebbero parlare e non rotolare su un pavimento sporco, le dita di
Stiles aggrovigliate nei capelli lunghi di Lydia, così profumati che ci si
potrebbe intossicare.
Lydia
vorrebbe chiedergli di tutte le altre ragazze, ma la bocca di Stiles sulla sua
pancia le fa chiudere gli occhi, costringendola a sospirare leggera il suo
nome. E per Stiles non c’è niente di meglio, aspetta quel momento dalla terza
media, quando avevano seguito un corso di educazione sessuale e aveva
desiderato ardentemente che fosse Lydia la prima ragazza ad infilargli la mano
dei pantaloni.
Circa
sei anni di ritardo, ma Stiles ora sa che ne è valsa la pena.
*
«Quindi»,
la voce di Scott è quasi sorpresa e Stiles dovrebbe esserne offeso, ma non
riesce a togliersi quello stupido sorriso soddisfatto dalla faccia, «tu e Lydia
vi siete messi insieme».
«Esatto».
«La
stessa Lydia Martin che ti ha ignorato per praticamente tre quarti della tua
vita?»
Il
sorriso di Stiles si fa ancora più largo. «Proprio lei».
«La
stessa Lydia Martin che ha sempre e solo frequentato ragazzi palestrati?»
«Ancora
una volta, esatto».
«Quindi,
la stessa per cui hai una cotta dal terzo anno dell’asilo, non un’omonima».
«La
stessa e bellissima e intelligentissima e – talvolta – inquietantissima
Lydia Martin, con i capelli profumatissimi e color biondo fragola, labbra rosse
e morbide, corpo perfetto – », Stiles inizia ad elencare ogni singolo pregio di
Lydia, ignorando i toni disgustati di Scott all’altro capo del telefono, che fa
di tutto per fermare la tiritera dell’amico, che non si blocca, perché ha
subito per anni i discorsi su quanto fosse perfetta Allison,
quindi una piccola vendetta è d’obbligo.
«Dillo,
non ci avresti mai scommesso», dice Stiles con voce completamente gongolante,
sentendo ancora il profumo di fragola sul proprio cuscino.
Scott
ridacchia, passandosi una mano tra i capelli. «In realtà Allison
me l’ha detto una settimana fa».
Stiles
balza in piedi di colpo, buttando a terra i due DVD pronti per essere visti con
Lydia e la lampada del comodino, fissando stupito la finestra.
«Da
una settimana?»
Scott
capisce immediatamente di aver detto la cosa sbagliata.
«Come
puoi saperlo da una settimana e io solo da un giorno?!»
«Allison mi ha fatto promettere di – »
«MA
IO SONO IL TUO MIGLIORE AMICO!»
«Sì,
ma Allison mi ha – »
«Mi
hai nascosto la cotta di Lydia! LYDIA MARTIN, la ragazza di cui sono innamorato
da – »
«Ci
siamo già dati all’Indovina chi?, Stiles».
«Questo
non cambia che tu mi abbia mentito, dopo tutto quello che ho passato a causa
della tua faccia pelosa!»
«Stiles».
«Non
dire ‘Stiles’ a me!»
*
Stiles
Stilinski aveva sempre creduto che, un giorno, sarebbe finito così: seduto su
una moquette nella sua stanza al college, una ciotola vuota di pop corn ai piedi e Star Wars in
televisione, accanto a Scott. Ma non c’è Scott vicino a lui, in quel momento, ma
una ragazza, con la tempia sulla sua spalla ed una mano sulla coscia – un punto
pericolosamente alto perché possa definirsi innocente. E non una ragazza
qualunque, ma Lydia Martin.
«Stiles?»
Oh,
il suo nome pronunciato con voce roca e gli occhi, quei grandi occhi verdi che
lo guardano pazienti. E le sue labbra, dio come baciano quelle…
«Mi
annoio, Stiles».
In
qualsiasi altra occasione, Stiles l’avrebbe baciata, perché nessuno può
stancarsi di baciare e fare l’amore con Lydia Martin, ma non questa volta. Ogni
pensiero su di lei – o quasi – si blocca, il ragazzo mette in pausa il film e
la guarda dritta negli occhi, indignato.
«Lydia,
per quanto ti ami è impossibile che tu ti possa annoiare guardando Star Wars».
N/a: sì, lo so, è
stupida. Ma io mi sono divertita a scriverla, perché voglio che loro siano l’endgame, anche se per questo dovremo aspettare forse fino
al college. Li amo troppo, sono la mia piccola nuova ossessione. *ghigna*
Quindi sì, tornerò. E sì, è una minaccia. Vi adoro. (L)