NOTE: Ovviamente nulla di tutto
questo è realmente accaduto (purtroppo), ma da un'intervista
ai Sister sembra che Jamie e Simon abbiano davvero vissuto insieme per
un periodo.
Simon Cruz era un ribelle costretto a vivere nella gabbia della
società ordinaria, in costante ricerca di un luogo in cui
potesse sentirsi se stesso.
Come il suo accento inglese poteva testimoniare per un periodo aveva
vissuto a Londra, ma la verità era che aveva cambiato casa
diverse altre volte, e nessun posto gli era andato a genio per
più di qualche mese.
Jamie sapeva che sarebbe stato così anche per il piccolo
appartamento che avevano deciso di dividere, ma in cuor suo sperava che
stavolta durasse un po’ di più.
Non erano amici di vecchia data, né esisteva un motivo
particolare per il quale avevano deciso di andare vivere insieme.
Semplicemente, il posto era carino e il prezzo dell’affitto,
se dimezzato, era ragionevole.
Simon non era nemmeno un mostro di simpatia, ma bastava imparare a
conoscerlo per evitare il suo lato peggiore.
Jamie pensava di essere a buon
punto: non era mai stato buttato fuori di casa, o picchiato come invece
era successo ai suoi ex coinquilini. Certo, si era beccato parecchi
insulti, ma Cruz era solito condire ogni frase con colorite ingiurie e
il moro aveva imparato a non darci peso.
Il
piccolo bilocale comprendeva una zona giorno con una piccola cucina,
una penisola con qualche sgabello spaiato e un divano consunto di
fronte ad una libreria, che avrebbe dovuto ospitare una tv nel vano
principale e che invece era occupata da un impianto stereo. Sul lato
corto della stanza c’erano due porte: la prima portava al
piccolo bagno, mentre attraverso l’altra si accedeva alla
camera da letto.
Quando si erano trasferiti vi avevano trovato un letto matrimoniale ed
avevano deciso di essere entrambi troppo pigri per sbarazzarsene.
Dormire insieme non sarebbe stato un problema e stabilirono che se uno
dei due avesse voluto portare a letto qualcun altro, il coinquilino
avrebbe trovato una sistemazione alternativa per la notte.
L’accordo sembrava funzionare. In effetti Jamie aveva passato
qualche notte a casa di amici nelle occasioni in cui Simon era tornato
a casa con altre persone e con l’intento di usare il letto
per scopi fantasiosi. Spesso si era trattato di ragazze, ma non sempre.
Jamie comunque non si era mai preoccupato di informarsi sulle
preferenze sessuali dell’amico. Semplicemente riteneva che
non fossero affari suoi.
Avevano avuto un diverbio poco prima che Simon uscisse, incentrato
perlopiù sul totale disinteresse di Cruz nel tenere la casa
pulita o perlomeno vivibile. Non era nulla di grave, ma cercare
di discutere con Simon era come accendere la miccia di una
bomba a mano: Jamie si era beccato i peggiori insulti ed aveva
guadagnato un occhio nero, ma aveva deciso di essere abbastanza gentile
da non contrattaccare, lasciando Simon a farsi passare
l’incazzatura per conto suo.
Il moro era infatti rimasto a casa quella sera: aveva preso
coraggio ed aveva pulito il bagno, cambiato le lenzuola e dato un
aspetto accettabile all’angolo cucina che per giorni era
rimasto sepolto sotto ai piatti sporchi.
Una volta terminato il lavoro casalingo, si sentiva già
abbastanza stanco per andare a letto. Si fece una doccia veloce,
legò i capelli in una coda di cavallo ed indossò
i boxer e una maglietta a mo’ di pigiama.
Si era da poco infilato sotto le lenzuola quanto sentì la
chiave girare nella toppa. Sentì un senso di fastidio
pervaderlo ancora prima che Simon entrasse in casa, ma provò
un forte desiderio di prenderlo a pugni in faccia quando si rese conto
che non era solo.
Spostò controvoglia il lenzuolo e sbirciò
attraverso la porta della camera da letto, da cui si intravedevano la
stanza principale e l’ingresso, ancora avvolti
nell’oscurità. Sentì i mormorii che
Cruz e la persona misteriosa si stavano scambiando ed in pochi secondi
apprese diversi dettagli: in primo luogo, era senza dubbio in compagnia
di un uomo; erano entrambi oscenamente ubriachi e i loro discorsi
tutt’altro che casti lasciavano ben poco spazio
all’immaginazione.
Simon prese l’uomo per il colletto della t-shirt e lo
tirò addosso a sé contro la parete, alla quale si
appoggiò con la schiena premendo per sbaglio
l’interruttore della luce. “Non vedo
l’ora… Voglio sentirlo…”
biascicava. Jamie rimase in ascolto, chiedendosi se fosse lui o
l’alcol a parlare. Di una cosa era certo: non aveva
intenzione di lasciarli scopare in un letto che era anche suo e al
quale, fra parentesi, aveva appena cambiato le lenzuola. Si
alzò furibondo, si infilò un paio di pantaloni e
le ciabatte e si precipitò in cucina. “Cosa
cazzo sta succedendo qui?”
Simon gli rivolse un irritante sorriso, mentre si lasciava seviziare il
collo dall’uomo misterioso, che aveva le sembianze di un
biker di mezza età con un aspetto ancora piacevole.
“Ciao Jamie… Vuoi unirti a noi?”
Il moro ridusse gli occhi a due fessure e fece un respiro profondo per
resistere all’impulso di stampare un ceffone in faccia a
Simon. “No, voglio che ve ne andiate! Porca puttana Simon,
è sempre la stessa storia.”
“Ma secondo gli accordi dovresti andartene
tu…”
“Vaffanculo!” Jamie non riuscì
più a controllare l’ira. Si avventò sui
due, staccandoli letteramente l’uno dall’altro.
Prese il biker per un braccio e lo trascinò fuori di casa.
L’impresa si rivelò più facile del
previsto: era talmente ubriaco che si lasciò portare fin
dall’altra parte della strada, dove il bar di fiducia era
fortunatamente ancora aperto. Ordinò una birra per lui e lo
lasciò seduto ad un tavolino, poi tornò in casa e
chiuse la porta a chiave.
Nel frattempo, anche Simon si era spogliato; forse lui non era ubriaco
quanto il suo compagno. Era in boxer davanti al frigo e stava scrutando
il suo interno. “E’ finita la birra”
constatò, sentendo i passi di Jamie mentre attraversava il
salotto dietro di lui.
“Vaffanculo” ripeté il moro, senza
nemmeno voltarsi. Raggiunse la camera da letto e sbatté la
porta dietro di sé. Si tolse nuovamente i pantaloni e si
infilò sotto alle lenzuola. Avrebbe voluto lasciare fuori di
casa anche Simon, ma gli voleva troppo bene per abbandonarlo in balia
delle tentazioni della notte di Stoccolma. Dall’altra parte
desiderava non vederlo, non sentirlo e non parlarci più
almeno per un po’, sperava quindi che avesse la decenza di
dormire sul divano per affrontare l’argomento il mattino
seguente.
Era caduto in una sorta di dormiveglia quando la porta della stanza si
aprì. Sentì i passi incerti di Simon che facevano
il giro del letto, e poi lo sentì sdraiarsi accanto a lui.
Jamie gli dava le spalle, girato verso il muro, e si ostinava a tenere
gli occhi chiusi e a rimanere immobile. Sentì
l’odore di Simon: sapeva di alcol, di fumo e di lacca per
capelli. Jamie lo trovava piacevole e nauseabondo allo stesso tempo.
Cruz si rigirò nella sua parte di letto diverse volte, poi
si avvicinò a Jamie e si voltò nella sua stessa
direzione, posando una mano sul suo fianco. Al moro vennero i brividi.
Cercò di spostarsi più avanti, ma
l’unico risultato che ottenne fu che Simon si
avvicinò a lui ancora di più, senza togliere la
mano. Ora sentiva il suo respiro caldo sfiorargli l’orecchio.
“Sei arrabbiato?” mormorò.
Jamie spalancò gli occhi e fissò il muro davanti
a sé. La situazione non gli piaceva per niente. Simon Cruz
non usava questa gentilezza, Simon Cruz gli avrebbe dato uno schiaffo.
E invece gli stava chiedendo se era arrabbiato e lo stava facendo
accarezzandogli un fianco. Rabbrividì ancora.
Decise di non rispondere, ma si rese subito conto che non era stata una
grande idea: Simon si spostò ancora, fino a far aderire il
petto alla sua schiena. “Eh? Sei arrabbiato?”
“Sì…” sussurrò,
colpito da emozioni contrastanti. Cruz lo stava ora stringendo a
sé e la sua mano gli accarezzava il ventre. Per un certo
verso apprezzava quel lato di Simon che non aveva mai sperimentato, ma
ne era allo stesso tempo intimorito.
“Posso farmi perdonare?” Chiese il più
grande, accarezzando il suo lobo con la punta della lingua.
Jamie sospirò. Sentiva l’erezione di Simon premere
contro il suo fondoschiena e la cosa non lo stava infastidendo come
avrebbe dovuto.
“Simme…” Non sapeva da dove cominciare,
non voleva che la cosa andasse oltre, ma la situazione
degenerò prima che avesse il tempo di formulare una frase di
senso compiuto. La mano di Simon si era intrufolata nei suoi boxer e si
stava prendendo cura di un’erezione che non avrebbe dovuto
esserci.
Jamie si arrese. Chiuse gli occhi e lasciò che Simon si
facesse perdonare per tutta la notte.