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Autore: elyxyz    30/09/2004    6 recensioni
Ritrovarsi tra le mani una sfera eburnea, legata ad una leggenda che affonda le radici nel mito classico... Kogure non sa che, talvolta, i desideri possono avverarsi...
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My fidelity1

Alle amanti di Kogure e Mitsui.

 

A chi mi aveva chiesto di fare una fic su di loro.

 

A Toby, che ancora mi sopporta. Per ogni scodinzolio.

 

Alla mia Coda di paglia, perché adoro quando fa le fusa.

 

A Hymeko, Naika, Nausicaa, Cioppys e a tutti i ff writers

 

                                   che mi hanno fatto ridere o commuovere con una furry.

 

 

                 

My fidelity 1

 

by elyxyz

 

 

POV di Kogure.

 

“...Ritengo che tutto il concetto si possa riassumere col termine 'fedeltà'” concludo io, sistemandomi gli occhiali sul naso, alla fine della mia riflessione.

 

Ma Sakuragi sbotta con una delle sue solite battute idiote: “Megane-kun! A me sembra il ragionamento di un cane!!”

 

Non ho nemmeno il tempo di ribattere, che il suo compagno lo fredda...

 

“Do’aho!”- lo rimprovera Rukawa. Poi si gira verso di me, a mo’ di scusa- “Perdonalo, senpai, il suo cervello da bradipo è grande come una nocciolina...”


“Ehi! Baka Kitsune!
Ma come ti permetti????” inveisce il rossino.

 

“Zitto, Do’aho.”- sussurra lui- “ti ho mai detto che io adoro le noccioline?!” conclude, ammiccando malizioso.


E Hanamichi arrossisce, imbarazzato.

 


Non posso fare a meno di voltarmi, per notare quale possa essere la reazione di Mitsui, a questo scambio tra la nostra coppia d’oro.

 

Anche a me fa uno strano effetto vederli insieme.


Era ieri, che l’odio la faceva da padrone. oggi sono qui a insultarsi e a baciarsi, e domani che succederà?!
mah. le favole no, non esistono, ma i miracoli forse accadono.*

“Sai, Sakuragi...” -riprendo io, paziente, dopo l’ultimo intervento del nostro ‘tensai’- “in fondo, potrei darti ragione.”

 

E i miei tre amici mi fissano, sgranando gli occhi, semisconvolti, per questa inaspettata rivelazione.

 

“T... tu... che.. che... dai ragione a me?!” balbetta, incredulo, Hanamichi.

 

Non posso fare a meno di sorridere, brevemente, chiarificando il mio pensiero.

 

“Io credo che l’amore tra due persone debba necessariamente poggiare sul rispetto, ovviamente sull’attrazione, sulla fiducia e, immancabilmente, sulla fedeltà.

 

Se dubiti della correttezza della persona che ami, come puoi riuscire a mettere la tua vita nelle sue mani?”- i ragazzi annuiscono, ascoltando seri- “Un uomo può arrivare a tradire, a calpestare la fiducia di chi lo ama, ma un cane questo non lo farà mai.

E’ atavico nella sua natura, rimanere tutta la vita fedele al proprio padrone.

 

Secondo me, questa è una bellissima forma d’amore.

Una fiducia incondizionata, che non nasce automaticamente, ma che si costruisce tassello dopo tassello, giorno per giorno… ed è qualcosa che dura per sempre…”

 

“Sembri un grande esperto, Megane-kun… hai mai avuto cani?” chiede, curioso, Sakuragi.

 

“Sì. Ho avuto un cane soltanto. Me lo regalarono i miei genitori, per il mio 3° compleanno.

Shadow ed io, siamo cresciuti insieme.

 

Era il mio migliore amico, il mio difensore, la mia ombra…. era un bastardo.”

 

“Si dice ‘meticcio’” mi puntualizza saccente il rossino.

 

“No.”- rimarco io- “era proprio un bastardo!… mi mordicchiava tutti i giocattoli!... faceva pipì sul mio pallone da basket, perché ne era geloso, visto che, nella sua testa, io passavo il tempo a coccolare in braccio una roba tonda rossa, anziché lui...”


“E vive ancora dai tuoi?” chiede Hisashi.


“No.”- e, nel dirlo, non posso fare a meno di intristirmi un po’- “è morto una settimana prima che io partissi per frequentare lo Shohoku.... una parte di me crede che sia morto perché sapeva che io stavo per andarmene, se la sentiva nell’aria, questa partenza, la separazione. e forse ne è morto di dolore... ma poi mi dico che comunque era vecchio. e la natura ha fatto il suo corso....”


I ragazzi mi guardano comprensivi, annuendo brevemente. Poi cercano di cambiare discorso, per trarmi dall’imbarazzo. E’ un pensiero gentile, il loro.

 

“Kimi-kun, stasera ceniamo assieme, visto che domani non c’è scuola e tu sei a casa da solo…. Tua sorella è ancora via, vero?!”

 

“Veramente, dovrebbe essere tornata questo pomeriggio… mi dispiace, Hisashi, ma vorrei rimanere un po’ con lei... almeno finché resterà a casa.”

 

Mitsui annuisce, poi si gira verso le nostre due matricole: “Sapete… la sorella di Kogure è una famosa paleo-archeologa…”

 

“Una ‘pale’ che…?!” sputa, confuso, Hanamichi.

 

Noi tre alziamo gli occhi al cielo, in un impeto di giocosa esasperazione.

“Si occupa di reperti storici, di antichità preziose, e lavora soprattutto in Europa.” Precisa il nostro numero 14.

 

“Per questo, ci vediamo poco… perché lei è spesso in viaggio… mentre i miei genitori vivono in campagna, dove possiedono una grande fattoria e diverse piantagioni… e adesso che avete ascoltato la storia della mia famiglia, che ne dite di andarcene? Si è fatto tardi…”

 

La nostra scimmia rossa, come la chiama Miyagi, impreca guardando l’ora e si alza, borbottando qualcosa sul fatto che la madre lo metterà ‘a stecchetto’, se non rientra in fretta a casa.

 

Rukawa gli porge silenziosamente la sua giacca.

E, anche se sembra un’azione comune, si può percepire la dolcezza in questo muto gesto d’affetto.

Hana gli sorride, per ringraziarlo.

Un po’ di sana invidia mi esce in un sorriso amaro.

 

Io credo che non riuscirò mai a dichiararmi ad Hisachan.

Lui è mio amico.

Il mio migliore amico.

Dopo il suo ritorno in squadra, si è affidato a me, per tagliare i ponti col suo passato da teppista.

E non è stato facile.

 

La cosa più ardua è stato riuscire a fargli trovare un equilibrio interiore, fare pace con se stesso. E poi con la sua famiglia.

 

Non posso rischiare di perderlo, dichiarandomi.

E anche se sembra codardo ed egoista, da parte mia, è anche vero che non posso deludere le sue aspettative.

Lui si fida di me, come amico.

Non oserei tradire la sua fiducia. E’ questione di fedeltà.

 

Ed è quasi uno scherzo del destino che questa parola -fedeltà- oggi riempia troppo spesso i miei pensieri.

 

Usciamo dal locale e ci salutiamo, concordando di vederci lunedì agli allenamenti, dopo le lezioni.

 

 

 

Apro la porta di casa, e due familiari valigie ingombrano l’entrata. Kaori è tornata.

 

Entro in cucina e trovo mia sorella china sul tavolo, intenta a trascrivere qualcosa.

 

Con un leggero colpo di tosse, la informo della mia presenza.

 

Lei solleva gli occhi dal foglio, si sfila gli occhiali, e si gira verso di me: “Kimichaaan!!!” senza che nemmeno me ne accorga, il suo sorriso allegro contagia il mio, e mi ritrovo abbracciato alla mia sorellona.

 

“Cresci sempre di più, eh?!” mi punzecchia lei.

 

“Sei tu, che sei un tappo…” la canzono io, e scoppiamo a ridere. Nuovamente complici.

 

Mi stacco dal suo abbraccio, e lei si risiede, inforcando di nuovo gli occhiali... e riprendendo in mano la penna.

 

Mi avvio verso il frigo, prendo il cartone del latte e ne bevo una lunga sorsata.

 

“Hanno inventato i bicchieri.”mi rimprovera lei, fintamente seccata.

 

Mi stringo nelle spalle. E sorrido ambiguo.

Con lei, non devo per forza sembrare sempre, puntigliosamente, l’educato e rispettoso ‘mister perfettino’.

 

La sua occhiataccia mi fa comunque desistere dal provocarla ulteriormente, quindi le chiedo: “Cosa stai facendo?!”

 

“Sto riordinando… pulendo e siglando dei reperti vari… c’è un casino…”

 

“Non si dice ‘casino’, signorina Kogure, ma ‘confusione’” esclamo pedante, nel mio miglior tono moraleggiante.

 

Lei mi guarda stupita, colta in fallo, e mi fa la linguaccia. Poi, inevitabilmente, scoppiamo di nuovo a ridere.

 

“Quanto rimarrai?” ecco la solita sofferta domanda, che io non vorrei mai porle e lei, doverci mai rispondere.

 

“Mi dispiace, Kimichan… speravo di stare con te, almeno questa settimana, ma devo ripartire domani mattina, molto presto, per sostituire un collega…Questi reperti romani vanno portati con urgenza a Londra, e consegnati al British Museum, per una mostra.”

 

 

Inutile fingere che la cosa non mi dispiaccia.

Credo che la delusione sia palesemente dipinta sul mio viso.

 

Lei mi lancia uno sguardo contrito e poi, illuminandosi, mi fa una proposta assurda: “Vieni con me. Ci impiegheremo al massimo 8 giorni... oggi è il 31 e torniamo l’8, così potremo stare un po’ assieme, io e te, e visitare Londra come turisti, a mostra conclusa… Sei un ottimo studente… anche se perdi qualche giorno, non rovinerai di certo la tua media da secchione!!!”

 

Per 30 secondi, la tentazione di seguirla è allettante; ma poi, ripensando alle mie responsabilità di vicecapitano, il campionato da preparare, il compito di storia di mercoledì, gli innumerevoli appunti che perderei… mi fanno desistere… anche se, in fondo lo so, è solo il pensiero di abbandonare Hisachan a sé, per 8 lunghi, interminabili giorni, a farmi compiere la scelta definitiva.

 

Kaori si è intristita per il mio rifiuto. Ma non ha voluto indagare sui perché.

 

Apprezzo molto questa sua discrezione, la sua riservatezza….Visto che non vorrei essere costretto a mentirle, sul motivo preponderante.

 

Mi sveglio da questo torpore, prendendo in mano uno strano oggetto sferico, dal colore latteo.

Me lo rigiro curioso: “Che cos’è?!”

 

Kaori solleva gli occhi dal foglio e paziente spiega: “E’ un oggetto sacro, ricercato da millenni... ed è stato rinvenuto solo ora, in un tempio sepolto tra le macerie, dopo un tremendo terremoto che distrusse tutto nel…”

 

“Kaori!!! Non farmi una lezione di storia antica! Cos’è questa palla?!”

 

“Si chiama ‘Luna Selenes’.” La vedo sfogliare velocemente tra le scartoffie e prendere una scheda: “Qui dice che… aspetta che traduco… ‘Deae Selenes donum…bla bla… admirandi opilioni… optatum factum est… pridie Kalendas… pridie Nonas… sine qua non…bla bla… lunae plenae…’ insomma! Qui dice che la Dea della luna, Selene, sorella del Dio Apollo, si fosse invaghita di un giovane pastore dall’aspetto meraviglioso.

Gli Dei, però, osteggiarono quest’amore impossibile, e le lacrime della Dea, si narra, divennero questa sfera che, donata da Selene al giovane Endimione, permetteva l’esaudirsi di un desiderio: nel periodo di tempo tra il giorno prima delle Calende, e quello che precede le None, se c’è la luna piena, ai due amanti è concesso di incontrarsi e di amarsi, per quei 7 giorni.

E poi vengono divisi, in attesa della nuova congiunzione lunare propizia… questa leggenda è una storia incasinata.”

 

“No… è romantica, ma triste.” Borbotto io, accarezzando la sfera eburnea e posandola poi, con delicatezza, nel suo contenitore. “Ma Apollo e Selene non erano Dei greci?!”

 

“Già. Infatti, il perché sia stata ritrovata in Italia, e l’incisione della storia in latino è un mistero tuttora…”

 

Lo squillo del telefono interrompe i nostri pensieri.

 

Mi avvio verso il cordless, e una voce ben nota mi saluta titubante: “Kimi-kun… devo… confessarti una cosa molto importante… ma non so come la prenderai… il fatto è che non riesco a non pensarci, e aspettare fino a lunedì è una tortura… non so come sia successo... ma vedi… l’ho realizzato solo adesso… e… vedi… io…”

 

“Co… cosa?!” mi sto spaventando! Il tono di Hisachan è agitato, lo percepisco bene, e in parte nervoso, come se dovesse dichiarare una cosa di vitale importanza…. Di-dichiarare?? Dichiararsi?! Mille ipotesi rimbalzano come biglie impazzite, nel flipper fuori uso della mia testa.

 

“Prometti che non mi odierai, per quello che dirò….”

 

“S… sì… certo… ma adesso dimmi!... mi sto preoccupando!”

 

“Il cd... il tuo preferito… quel pezzo introvabile… l’ho rotto.”

 

“Ah!…. Il CD.” Ripeto sconsolato. Uno stracazzo di cd.

Ma chi se ne frega di un pezzo da collezione di cui esistono solo 10 copie al mondo?!

...La dichiarazione… è per un cd rotto.


Mitsui fraintende la mia delusione, proferendosi in scuse interminabili. Colto dai rimorsi, mi promette che lo cercherà ovunque.

 

Cerco di convincerlo che non serve. che non importa. che non sono arrabbiato.

Alla fine, la conversazione cade su Kaori.

 

“Quanto resterà, questa volta?”

Lui conosce il profondo affetto che mi lega a mia sorella, e sa quanto mi pesino le sue lunghe assenze….

 

“Riparte domani mattina. Deve portare dei reperti importanti a Londra, al posto di un collega, è per una mostra…”

 

“E così ti lascia solo di nuovo.” constata lui.

 

“Veramente… mi ha chiesto di accompagnarla, per stare un po’ assieme…”

 

“E cosa aspetti?! Accetta, no?! Quando ti ricapita un’occasione così?!”

 

“Mah. Sinceramente non saprei…”

 

“Cosa ti impedisce di partire?!”

 

Te. lasciare te. Per 8 eterni giorni. Ecco cosa.

 

Ma non posso certo dirtelo. Non così, poi.

“Mah. Ci sono gli allenamenti, la scuola…”

 

“Ascolta il mio consiglio: parti! Vi farà bene…”

 

“Ok. Grazie del suggerimento... Buona notte, Hisashi.”

 

“…’notte, Kimi-kun.”

 

...

 

Saluto Kaori, augurandole buon viaggio, visto che domani mattina partirà all’alba.

 

Uscendo dalla cucina, sfioro distrattamente la ‘Luna Selenes’.

Il suo candore sembra brillare di luce propria.

 

Mi accoccolo sotto le coperte, e spengo la luce.

Mentre il bagliore della luna penetra nell’oscurità della mia stanza, bagnando ogni cosa...

Forse dovrei alzarmi e chiudere una tenda, ma in fondo è piacevole, questo pallido lucore che si riflette sui miei occhiali appoggiati sul comodino.

 

Chiudo gli occhi stancamente, ma il sonno non vuole arrivare... quante notti, da piccolo, guardavo la luna piena abbracciato a Shadow, cercando di indovinare i conigli lassù?!**

 

Quanto vorrei guardare ancora la luna, stretto, accoccolato ad Hisashi, per le notti future... saprei essergli fedele... come Shadow con me...

 

...

 

Un timido raggio di sole mi solletica il viso, obbligandomi al risveglio... non so perché, ma ho la schiena indolenzita.

 

Stiracchiandomi pigramente, cerco di mettermi a sedere.

Una fastidiosa protuberanza rende precario il mio equilibrio... ma mi sono seduto sopra il telecomando dell’ HI-FI?!

Allungo una mano verso i miei occhiali... ma che cavolo è ’sta roba pelosa?!


E’ fin troppo breve il passo tra la scoperta e lo shock... caccio un urlo spaventato... un guaito si diffonde nell’aria. Il ‘telecomando’ scomodo sotto il mio sedere, si rivela essere la mia coda.

 

Mi avvio di corsa verso lo specchio a figura intera, nell’anta aperta dell'armadio: appare davanti a me un bel cane, di taglia medio-grande.

 

E’ un Golden Retriever, per la precisione.

Giovane. Ma non più cucciolo.

 

Mi avvicino ipnotizzato al vetro freddo, finché il mio naso umido non vi si posa.

Sono io, quello.

 

Alzo la zampa anteriore destra, ancora scettico. Ma il mio sosia canino compie il medesimo gesto.

Faccio un giro di 360° su me stesso, ma ottengo lo stesso risultato.

Ok. Prova finale: mi concentro e... scodinzolo.

Un dondolio cadenzato.

Non c’è ombra di dubbio.

 

Quell’essere pulcioso, che mi sta guardando allo specchio, sono io.

 

 

E, come a rallentatore, riemerge il racconto di ieri, fatto da Kaori.

Le calende, la luna piena, i miei pensieri su Shadow ed Hisashi.

 

Quanto ha detto che durava, mia sorella?!

…Fino al giorno prima delle None… quindi ha un effetto reversibile e temporaneo... non è tutto perduto... devo solo sopravvivere una settimana senza finire in qualche canile...

 

La mia vicina dà sempre cibo ai cani del quartiere... almeno non morirò di fame!

 

Salto fuori dalla finestra della mia camera, e ringrazio mentalmente gli Dei di abitare al pianterreno... anche se è proprio per colpa loro, se sono conciato così...

 

Attraverso il giardino e in breve sono in strada. Ecco l’abitazione della signora Ikeda... e quella di Mitsui, tre case più là, registro mentalmente.

 

Adesso mi metto ad abbaiare, così la gentile vecchina se ne esce e, spero, mi darà del cibo...

 

Fisso meditabondo la porta, quando una mano gentile mi accarezza la testa. Mi giro di scatto, spaventato.

 

E’ il volto sorridente del mio Hisachan, a rallegrare la mia giornata.

 

“Scusa... scusa! Non volevo spaventarti...” mi dice lui, come se davvero fosse convinto che il cane, che ha davanti, lo stia capendo... allunga la mano verso il mio naso... vuole che lo annusi.

 

Ma io so che hai un profumo buonissimo al muschio bianco, Hisachan.

 

Mi guarda perplesso, accoccolandosi sui talloni.

 

Ok. Accontentiamolo. Un’annusata breve. e una veloce lappatina. Il suo sorriso si allarga.

Che bello...

 

“Bravo Inu!” scodinzolo di riflesso... che cavolo combino?!

 

“Ikeda-san è in ospedale... non lo sapevi?” -Mi spiega, paziente.- “Non credo tornerà tanto presto.”

 

Cavolo! Mi dispiace per la cara nonnina, ma io devo pur vivere!

 

Mitsui fa per entrare nel suo cortile, e io lo seguo.

Sono il tuo migliore amico... devi aiutarmi!

 

Ma mi osserva scettico. Ha capito che non voglio separarmi da lui...

 

“Sorry, bella cucciolotta. Ma ho appena fatto pace coi miei, dopo un periodo burrascoso... e già faticano a vedermi gironzolare in casa... se poi mi presento anche con te... è la volta buona che mi sfrattano!... che poi... lo so che non è colpa tua, bella cagnetta... ma non è che tu sia esattamente grande quanto un chiwawa...”

 

Lo guardo smarrito. Che farò, ora?!

Il nostro cecchino aggiunge, per giustificarsi: “Se poi davvero i miei mi cacciano, è la volta buona che Kiminobu mi pesta a sangue... dopo tutta la fatica che ha fatto, a farmi ragionare....”

 

Ti comprendo, Hisashi. non so che altro dire.

 

Per un minuto interminabile, i miei occhi restano fissi nei suoi.

 

Se io fossi davvero un cane, a quest’ora li avrei già distolti, dichiarando il mio atto di sottomissione completa a lui.

 

Ma cazzo, Hisashi, sono io! Non mi riconosci?!

 

La sua voce calda mi riscuote: “I tuoi occhi sono identici a quelli di Kimi-kun… Sono dolci. caldi.”

 

Le mie pupille si dilatano, stupefatte.

Mentre il mio cuore di cane aumenta il suo battito.

Non avrei mai creduto davvero che tu saresti riuscito a riconoscere i miei occhi.

 

 

“Ok. Vieni con me… ma se farai guai, dovrò ammortizzare il danno regalando la tua pelliccia a mia madre...”

 

Non posso impedirmi di sussultare impercettibilmente, soppesando queste parole... ma una carezza affettuosa riporta la calma dentro me.

 

E adesso che le cose sembrano partire sul binario giusto, mi concedo di appuntarmi una cosa…

 

Hisashi Mitsui, ti amo da impazzire, ma se mi chiami ‘cagnetta’ un’altra volta, giuro, ti mordo!

 

 

…continua.

 

 

Disclaimers: Kogure, Mitsui, Hana e Ru non mi appartengono, purtroppo…

Un grazie a N, per averla corretta, malgrado i tanti impegni…

Un abbraccio a Mel, che ha atteso paziente.

 

*La frase è tratta dalla canzone ‘Generation’ di M. Masini.

 

**E’ un ricordo vago che ho, dai tempi di Sailor Moon: si dice che, nelle notti di luna piena, se si fissa intensamente la luna, si può riuscire a vedere il musetto di un coniglietto... da qui, il nome di Usagi/Bunny.

 

Anche se non era nei miei piani, ripescare l’antico mito dell’amore tra Selene ed Endymion, mi ha fatto venire voglia di farci una sd yaoi... mah..... si vedrà... anche questa versione, comunque, è stata adattata alle mie esigenze narrative, e si discosta, quindi, dal racconto originale.

 

Kogure, nel corso della storia, potrebbe apparire un tantino OOC, ma poiché nessuno, finora, ha mai avuto l’opportunità di vedere il vero Kiminobu da cane, non è possibile verificare se lui non sia davvero così.

Se mi portate le prove, potrei ricredermi…

 

NOTA: a titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in

generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

Se decidete di mandarmi C, C & C, mi trovate al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it

   
 
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