A/N: Di solito non scrivo questo genere di cose, ma questa è la prima storia di un nuovo verse, quindi giusto per chiarire: Zayn non fa l'audizione per X Factor, mentre tutto il resto è canon compliant. Quaesta è la versione ri-editata di una storia che ha partecipato al G Factor del #THEGAYS. Un grazie speciale va alla mia beta Kyrie Eleison, che ha reso presentabile il mio restauro, e alla mia beta-in-vacanza _ki_, che ha sopportato il pre, il post e la produzione effettiva, ma è sparita sul più bello. Il verse ha una sua tag su Tumblr: Lipstick shades' stains all over your hands. Spero che vi piaccia. x
How you feel inside, and it reflects in your eyes.
Si
sentiva come il fottutissimo Zac Efron nella prima scena di High
School Musical 2 - che, ovviamente, conosceva solo perché aveva
portato, dopo settimane di suppliche, Waliyha e Safaa a vedere al
cinema quando era uscito l'anno precedente. L'orologio ticchettava
lentissimo sopra la testa della professoressa di biologia che parlava
e lui riusciva solo a pensare: "Estate, estate, estate."
Zayn
si perse nei suoi pensieri per qualche minuto e si riscosse solo per
il trillo acuto della campanella. Campanella. Oh,
campanella! Libertà,
finalmente!
Il ragazzo uscì di corsa dalla classe, volando
per le scale e i corridoi e infine fuori da scuola.
Danny e
Ant lo stavano aspettando, una mano con il pollice nel passante dei
jeans, l'altra a tenere la sigaretta, appoggiati con la schiena alla
ringhiera della Tong High come due versioni more e di Bradford di
James. Cioè, quella sfigata. Dettagli.
I ragazzi si
salutarono scontrando i pugni e s'incamminarono verso casa.
"Ohi,
Danny. Finalmente è finita, eh?" esclamò Zayn.
"Parla
per te, io ho gli esami." rispose, oscurandosi,
l'altro.
"Sfiga, amico. Potevi evitare di farti bocciare
al college." rimarcò, beffardo, il primo ragazzo.
"Tanto
l'anno prossimo tocca a te, Zayn." ribattè Danny.
"Un
cazzo. Io mollo, non ce la faccio più. Chi cazzo mi ha detto che gli
A-levels sono più facili del college, vorrei strozzarlo."
esclamò con foga l'amico.
"Probabilmente qualche amico
di Dan. Che sarà rimasto bocciato. Tipo Andrew." intervenne
Ant, sogghignando.
"Stai zitto mostriciattolo, non sai
neanche contare fino a cento." ribatté Danny.
"A-ah,
fratellone. Intanto, io mi porto al ballo la capo-cheerleader e tu
sei ancora vergine." lo prese in giro il più piccolo.
"Sto
cazzo che sono vergine. Non parlare di quello che non sai,
marmocchio." ringhiò in risposta l'altro, punto sul vivo.
Zayn
si intomise: "Che cazzo, Danny, mica puoi negare che il
piccoletto ha culo! Congratulazioni, amico, ma, mi raccomando,
preservativo, che se resta incinta son cazzi."
"Pfui,
come se davvero potessero fare sesso. Ha 15 anni!" esclamò
Danny.
"Sarebbe proprio uno smacco, il fratello minore
che perde la verginità prima del maggiore!" rise Ant.
"Ok,
ok, basta. Torniamo a me." li richiamò Zayn.
"Egocentrico!"
disse Ant, tirandogli un pugno su una spalla.
"Se una
primadonna, Zayn." aggiunse Danny, concorde con il fratello come
se non fossero stati nel mezzo di un battibecco fino a un secondo
prima.
Zayn sbuffò: "Fanculo a entrambi. Comunque,
dicevo: io a scuola non ci torno."
"Ah, sì? E l'hai
detto ai tuoi?" chiese Anthony.
"Ogni volta che
litighiamo." venne, pronta, la risposta del'amico.
"Sì,
sì, ma sul serio, quando sei calmo?" approfondì Danny.
"A
mia madre sì."
Il più grande rise sonoramente: "E
allora sei fottuto. Sai che tuo padre non ti lascerà mollare gli
studi."
"E allora parto. Vado a Londra da qualche
cugino." ribattè Zayn.
"Sì, a lavorare a ore
impossibili da McDonald's e a farti venire l'acne per osmosi con il
grasso della frittura." lo sfotté Ant.
"Fanculo,
voi da che parte state?" chiese, stizzito, l'amico.
"Dalla
tua, fratello, ma facciamo gli avvocati del diavolo." replicò
Danny, evidentemente compiaciuto del proprio ruolo.
"Che
vada in culo anche il diavolo. Ho fame e voglio solo tornare a casa,
mangiare e dormire." si lamentò Zayn.
"Niente
torneo di Fifa?" chiese Ant.
"Cazz-... ve l'avevo
promesso, è vero. Ok, dai, vado a casa, cibo, vengo da voi per Fifa
e poi
sonno."
"Fatta."
***
"Non
osare parlarmi così, Zayn!" tuonò Yaser.
"Vaffanculo!
Non me ne frega un cazzo! Io in quella scuola non ci torno!"
urlò in risposta Zayn.
"Tu
ci torni eccome, finché sei sotto il mio tetto fai quello che dico
io!" cercò di imporsi il padre, avvicinandosi a suo figlio.
"E
allora me ne vado!" ribatté, furioso, quest'ultimo, voltandosi
e iniziando ad andarsene.
"Non
credo proprio, ragazzo! Sei in punizione per due settimane!" gli
urlò dietro Yaser, bloccandolo. Zayn si girò incredulo a fissarlo:
"Cosa? Ti odio! Non sei mio padre, sei un mostro!"
Il
ragazzo corse a chiudersi in camera sua,
sbattendo la porta., e si buttò sul letto. Pochi secondi dopo sentì
anche la porta dello studio di suo padre sbattere.
Non
ci sarebbe tornato, a scuola.
La
lite con suo padre era nata dai suoi risultati dell'anno scolastico:
la pagella era arrivata quel pomeriggio e presentava "solo"
tre A - in letteratura inglese, arte e chimica. Non abbastanza per
suo padre. Fin troppe per Zayn, che ormai aveva deciso di lasciare
perdere tutto e trovarsi un lavoro o qualcosa. Aveva perfino già
iniziato a chiedere in giro. Non sarebbe tornato a scuola manco
morto, studiare era inutile e i professori lo odiavano.
Doniya
bussò alla porta: "Zayn posso entrare?"
"Solo
se non hai intenzione di convincermi a tornare a scuola." giunse
la risposta, attutita dal cuscino in cui Zayn aveva nascosto il
viso.
"No,
tranquillo. Non sono affari miei." affermò la ragazza entrando
nella camera assolata.
"Oh,
almeno una che ci arrivi!" replicò il ragazzo.
"Acido.
Trattami bene, ho convinto mamma a farti uscire con me un paio d'ore,
se vuoi." offrì Doniya.
"Davvero?
Cazzo, sì! Danny mi ha detto che andava allo skate park... ti adoro
Niya."
La ragazza ridacchiò
e precisò: "Però mi devi
accompagnare in un posto prima."
Zayn
sbuffò: "Va bene, va bene, quello
che vuoi, basta che poi lasci che me ne vada per i cazzi
miei."
"Ovvio,
fratellino, di certo non ti accompagno allo skate park! Devo andare
al cinema con James..." rispose tutta contenta la ragazza.
Zayn
si alzò di scatto e chiese: "James chi?"
"Uno!
Vuoi uscire di casa o no?" esclamò Doniya.
"Va
bene, d'accordo. Ma voglio almeno vederlo."chiarì il
ragazzo.
"Dio,
sei peggio di papà."si lamentò sua sorella.
"Oh
no, preferirei morire."inorridì subito Zayn.
"Che
melodrammatico!" esclamò Doniya.
Il leggero battibecco tra i due fratelli proseguì fino a fuori di casa, alla fermata dell'autobus e in centro a Bradford.
Una
volta arrivati, Doniya trascinò il fratello per il polso attraverso
la folla delle cinque del venerdì pomeriggio fino da Boots.
Istintivamente, da buon fratello - maschio - Zayn sbuffò,
alzò gli occhi al cielo e si preparò a sorbirsi almeno mezz'ora di
noia, come ogni volta che andava per negozi con sua sorella (per
disgrazia. Di solito riusciva a schivare queste terribili
occorrenze).
Che poi, questo era un negozio di trucchi, quindi
doppio bleah. Che cazzo se ne facesse la gente dei trucchi proprio
non lo capiva. Tipo, tra fondotinta, mascara e matita nera le facce
delle sue coetanee sembravano maschere o panda, eppure queste
andavano in giro a tirarsela da matti. Capirla, certa gente.
Appena
oltrepassata la soglia del negozio, il naso di Zayn fu colpito da un
profumo dolce e chimico, indefinibile, probabilmente qualcosa come
lampone sintetico. O albicocca.
Fu riscosso dalle sue
importantissime elucubrazioni da sua sorella che lo trascinava verso
lo stand di Maybelline e si piazzò lì davanti,
contemplandolo.
"Cosa stai facendo?"
"Shh!
Sto cercando."
Zayn la fissò incredulo per qualche
secondo, poi guardò lo stand, poi di nuovo Doniya, infine lo stand.
C'erano almeno otto file di fondotinta, a giudicare dal colore, tutti
con confezioni praticamente identiche e di cento ventimila colori
diversi, almeno centomila dei quali sembravano simili al colore di
pelle di sua sorella.
E poi, naturalmente, Doniya disse: "Non
c'è."
Si voltò, si diresse verso il primo commesso che
vide e si piantò davanti a lui con una mano sul fianco e il suo
sguardo più truce, sibilandogli: "Dov'è il Wonder Finish di
Maybelline in Caramel?"
Il tipo, per niente turbato,
rispose con tutta la calma del mondo: "Mi spiace signorina,
l'abbiamo finito e la ditta l'ha mandato fuori produzione."
Zayn
si aspettava che si scatenasse l'inferno a quelle parole, ma Doniya
sembrò prenderla con filosofia; disse solo: "Ok. Ok. Adesso tu
mi darai una mano a trovarne un altro simile e che sia del mio
colore."
Una breve pausa.
"Per favore."
Il
tipo si mosse pacificamente verso lo stand della Rimmel iniziando a
decantare le lodi del nuovo fondotinta di quella marca. La cosa
sembrava dover andare per le lunghe. Perciò Zayn decise di mettersi
a gironzolare per il negozio per i fatti suoi. Suscitava un bel po'
di sguardi tra le donne nel negozio: le signore che o avevano capito
la sua situazione o pensavano che fosse un crossdresser alle prime
armi; le ragazze più o meno attorno alla sua età che avevano ben
altri motivi (era figo e lo sapeva, bro);
le commesse che sembravano sospettare che avrebbe fatto qualche
casino. Possibile.
E intanto Zayn guardava gli stand cercando
di capire cosa fossero i prodotti esposti e a cosa servissero e
inventando motivi implausibili per cui quella ragazza comprava quella
matita e quella signora quel rossetto.
A un certo punto, fu
attirato verso uno stand in particolare dove c'era il la maggior
varietà di sfumature di ombretti (o almeno, credeva che fossero
ombretti) che avesse mai visto, messi in modo da formare un
arcobaleno. Una figata. Sembrava photoshoppato. I colori erano
intensi e, sul serio, pareva che ci fossero tutte le tonalità
esistenti al mondo. Tipo, anche l'arancione fluo (ma chi cazzo si
trucca la faccia di arancione?).
Un tono di blu
particolarmente bello attrasse la sua attenzione e quasi
sovrappensiero toccò con un dito il tester a disposizione, per poi
fissare stupito la macchia leggermente polverosa sul suo
polpastrello, meravigliandosi di come stesse bene il colore a
contrasto con la sua pelle. Mica male. Doveva prendersi una maglietta
di quel colore. O tipo, trovare la vernice e farci un bel graffito da
qualche parte. Alternative equamente allettanti.
L'etichetta
accanto all'ombretto diceva che si chiamava Deep Truth.
Perso
nei suoi pensieri, Zayn non vide sopraggiungere il commesso alle sue
spalle e fece un salto di un metro quando una voce squillante gli
chiese: "Ehi, dolcezza, ti serve una mano?"
Con un
mezzo infarto in corso, Zayn si voltò a guardare il suo
interlocutore: un tipo super mesciato, iper lampadato e con
l'eyeliner. Vestito di rosa fluo. Ok. Questo sì che faceva paura.
Stava cercando un filo di voce per rispondere di no, quando grazie a
qualche santo sua sorella trillò il suo nome dall'altra parte del
negozio, permettendogli di sgusciare via tra il tipo e lo stand in
fretta e furia.
Doniya meritava una statua.
Non fosse
che sua sorella, ovviamente, voleva un parere:
secondo lui era meglio Amber o Cinnamon, perché erano così diversi,
però entrambi le stavano bene e non sapeva decidersi. Zayn in realtà
vedeva due strisce di colore identico sul polso di sua sorella, ma
pensò bene di non dirglielo, suggerendo invece: "Ma perché non
li provi un attimo sul viso? Voglio dire, dopo non è che lo usi sul
polso, 'sto coso, no?"
Doniya si illuminò e si voltò
verso il commesso, vagamente feroce: "Già... mio fratello ha
ragione. Perché non mi fai vedere l'applicazione sul viso? Così
capisco meglio qual è il finish e quant'è coprente."
Il
commesso lanciò a Zayn uno sguardo un filo disperato e parecchio
incazzato, ma accompagnò sua sorella verso uno dei tavolini vicino
ai grandi specchi in un angolo del negozio.
Da un carrellino
lì vicino prese un rotolo nero che si rivelò essere una cintura
porta-pennelli, la quale conteneva, appunto, pennelli e altri
strumenti vagamente terrificanti tra cui Zayn riconobbe un
piegaciglia (Doniya una volta l'aveva provato su di lui. Non c'era
stata una seconda volta).
Iniziò a trafficare con un pennello
piuttosto grande, tondo, con le setole a metà bianche e a metà
nere. Si mise un po' di fondotinta sul dorso della mano e intinse il
pennello, iniziando poi a stendere la crema colorata sul viso di
Doniya con movimenti circolari. Zayn osservava, suo malgrado un po'
affascinato: sua sorella di solito si truccava con le mani, senza
pennelli ed era curioso di capire quale fosse la differenza rispetto
a quello che stava facendo il commesso.
Dopo qualche minuto,
il tipo staccò il pennello dalla faccia di Doniya e lei si ammirò
nello specchio prima di voltarsi verso Zayn e porre la fatidica
domanda: "Come mi sta?"
E beh, Zayn dovette
ammettere che le stava bene: era di un colore diverso dal fondotinta
che usava di solito, meno aranciato, più naturale, non le faceva
l'effetto mascherone. Inoltre la sua pelle sembrava più liscia, non
si vedevano brufoletti o pori dilatati. Sembrava... più fresca, più
morbida.
"Ti sta davvero bene." le rispose
sinceramente. Ottenne in cambio un sorriso, poi Doniya si girò verso
il commesso e disse, perentoria: "Ho quasi finito il mio
mascara. Mi fai vedere l'effetto del Telescopic di Maybelline? Ho
sentito che è fenomenale. Magari con anche un po' di colore sulla
palpebra..." al che il tipo, palesemente esasperato disse: "Ti
faccio un makeup completo con un paio di prodotti adatti al tuo
incarnato, ok?" e si voltò in direzione dello stand Maybelline
con rassegnazione.
Doniya fece nello specchio l'occhiolino a
Zayn.
Il commesso tornò e iniziò a trafficare con un
ombretto marrone e con pennelli di varie
misure, affaccendandosi per rendere gli occhi scuri di Doniya più
profondi. Poi usò un pennarello nero, che Zayn intuì essere una
sorta di equivalente della matita, per delineare gli occhi e una
polvere fucsia per rendere le sue guance rosee. Zayn
trattenne il fiato quando il tipo applicò il mascara sulle ciglia di
Doniya, sembrava che lo scovolino dovesse perforarle un occhio; il
ragazzo però sapeva sul serio il fatto suo. Le sue mani si muovevano
abili tra i trucchi, scegliendo a colpo sicuro il prodotto perfetto,
la tonalità giusta e ad ognuno corrispondeva uno strumento diverso,
pennelli, spugnette, spazzoline che maneggiava con destrezza. Infine,
prese un tubetto di gloss rosa (quello sapeva cosa fosse, se n'era
mangiato un bel po' limonando con le ragazze) e lo mise sulle labbra
di sua sorella con un pennellino.
Quando l'opera fu finita
Zayn ci rimase un po' di sasso. Sua sorella era veramente bella così,
i colori le stavano bene e ed erano abbastanza naturali. Quel trucco
la faceva più grande e non sembrava una battona. Le disse queste
cose (con più tatto,
ovviamente) e lei ne sembrò felicissima. Beh, in realtà sembrava
piuttosto contenta da quando si era specchiata, di certo il suo umore
era migliorato di cento punti da quando era entrata nel negozio.
Se
era questo che il trucco faceva alle donne, farle sentir meglio, Zayn
cominciava a capire quale fosse l'appeal
e sinceramente se ne sentiva anche un po' affascinato.
***
Zayn
aveva iniziato ad osservare con più attenzione come si truccavano le
donne attorno a lui: le sue coetanee, Doniya, le sue amiche. La
barmaid del
locale 18+ dove s'imbucava insieme a Danny. Anche sua madre e le sue
amiche e la vicina di casa e la cassiera di Tesco.
Conclusione:
si truccavano male.
Quasi tutte. Niente di nemmeno lontanamente paragonabile a sua
sorella quando era uscita da Boots. Eppure, si truccavano.
E aveva visto quali potessero essere i risultati.
Zayn si
rivolse quindi alla fonte dell'infinita sapienza: Google. Cercò
"errori make up" (e prontamente il motore di ricerca lo
corresse, è makeup, non
make up - peggio di Hermione
Granger, che cazzo). Apparvero decine di migliaia di risultati che
portarono il ragazzo a scoprire il magico, glitterato e bistrato
mondo dei tutorial. E qui, si perse.
Nelle due settimane in
cui rimase in punizione, Zayn imparò - in teoria - le basi del
makeup. Sapeva applicare, teoricamente, qualunque tipo di prodotto
con la tecnica corretta, lo strumento più adatto e nel colore che
più si addiceva a chiunque. (Che era meno complicato di quello che
sembrava, conoscendo un minimo di teoria del colore).
Rimase
chiuso in camera pomeriggi interi, a guardare decine di video sul
trucco (cancellando rigorosamente la cronologia a fine sessione).
(Naturalmente.)
(Perché, parliamoci chiaro, Zayn era
bisessuale. Ma non era una di quelle passivelle isteriche con un
fetish per la femminilizzazione. No, Zayn era decisamente innamorato
del suo cazzo, grazie mille.)
(Che poi il punto non era
sessuale. Certo, Zayn non negava che due belle labbra rosse fossero
sexy, ma il punto era puro
apprezzamento artistico.
Zayn
aveva un animo d'artista, era un esteta e amava il bello. Quindi, gli
piaceva il trucco perché applicarlo
era, in fondo, come dipingere e applicato
rendeva le persone belle e contente. Logica.)
Naturalmente,
l'idillio non ebbe lunga vita. La punizione finì, le sorelle di Zayn
ricominciarono a entrare in camera sua senza bussare, senza timore di
essere fulminate (era sempre così
di cattivo umore quando era in punizione!) e Danny e Ant
ricominciarono a presentarsi a casa sua di giorno e a passarlo a
prendere per uscire la sera (per il solo fatto che abitavano lungo la
sua stessa via, ma più lontano dalla fermata dell'autobus rispetto
ai Malik. In ogni caso, a Zayn faceva molto appuntamento e non amava
particolarmente quell'abitudine. Solo perché qualche volta pomiciava
con Danny...).
Tutto ciò significava meno tempo da passare su
Internet e un sacco di gente pronta a disturbarlo e a ficcare il naso
in ciò che stava facendo anche quando il tempo c'era. In ogni caso,
Zayn non riusciva a smettere di pensare a combinazioni di colore, di
finish e di texture. Quando incontrava la gente anche solo per strada
si ritrovava a pensare come avrebbero dovuto truccarsi per
valorizzarsi. Si rendeva conto di essere al limite dell'ossessione,
ma non riusciva a smettere.
La svolta avvenne il giorno che
Danny decise di sgattaiolare in camera alle spalle di Zayn per
coglierlo di sorpresa e spaventarlo. Riuscì a terrorizzarlo (con
tanto di urletto estremamente
virile) e lo colse proprio mentre Lisa Eldridge applicava l'eyeliner
nero creando il doppio flick.
Doppio cazzo. Non solo Zayn
aveva perso il procedimento per creare le due codine, ma si era anche
fatto beccare dal suo migliore amico.
Zayn si ritrovò seduto
sul letto, rosso come un peperone a spiegare a Danny che no, non
aveva una cotta per quella MILF, ma che era in realtà gli piaceva il
lavoro che lei faceva e che si era appassionato al mondo del makeup,
ma che, no,
non voleva truccarsi lui in prima persona e che non era una cosa da
checca.
L'amico lo ascoltò in silenzio, un po' scettico. Poi,
iniziò a canticchiare: "Beauty
school dropout, no graduation day for you..."
"Danny.
Ti prego. Dimmy che non lo stai facendo sul serio." disse Zayn,
mortalmente serio e imbarazzato come poche altre volte nella sua
vita.
"Certo che lo sto facendo, Frenchy."
lo prese in giro l'amico.
"Cos'è, sei ancora invidioso
perché ho ottenuto io il ruolo di Danny quando avevamo 14 anni anche
se tu avevi il diritto di omonimia?"
lo pungolò a sua volta Zayn.
"Vaffanculo, Malik. Non è
un cazzo vero!" esclamò Danny, per poi saltargli addosso;
iniziarono a litigare giocosamente, per la maggior parte a suon di
solletico.
La lotta finì bruscamente quando rotolarono giù
dal letto, beccandosi una bella botta sul culo a testa. Si misero a
ridere istericamente, fino alle lacrime; poi, quando le risate si
furono un po' affievolite, a Zayn venne il singhiozzo e
ricominciarono a sghignazzare.
Quando, infine, furono riusciti
a calmarsi, Danny guardò negli occhi Zayn e gli disse, solenne:
"Senti, io in 'ste cose non sono bravo. Non ci capirò nulla di
trucchi, quindi non venire a parlarne con me, ma se ti piace, fai
pure. Basta che non mi diventi una femminuccia che non fa nemmeno più
un trick sullo skate perché ha paura che le si sbavi il rossetto,
ok?" e l'aveva abbracciato.
Poi aveva proposto di
guardare un porno ed erano finiti l'uno con una mano sul cazzo
dell'altro.
***
Una
delle makeup artist che Zayn seguiva su Youtube aveva aperto un
giveaway. In palio aveva messo ombretti (tra cui il bellissimo Deep
Truth che ancora ricorreva nei sogni di Zayn), blush, matite per
occhi e pennelli.
(I pennelli erano stati forse la scoperta
più stupefacente per Zayn quando si era avvicinato al makeup: aveva
sempre visto sua madre mettersi il fondotinta e l'ombretto con le
mani e il rossetto dal tubetto, non sapeva nemmeno che esistessero
dei pennelli per truccarsi. Poi aveva visto il tipo di Boots usarne
una serie su sua sorella, ma aveva pensato che fosse solo un vezzo,
un virtuosismo, per così dire. Solo quando era entrato
nel mondo
aveva capito.)
(Le dita non avrebbero mai dato un effetto
perfetto quanto quello di un pennello.)
Le mani di Zayn
vibravano.
Il concorso sarebbe durato una settimana, per
iscriversi era sufficiente commentare il video di presentazione dei
premi, il sorteggio sarebbe stato casuale.
Il ragazzo si era
imposto di non provarci; farlo avrebbe significato passare da
considerare il makeup una sorta-di-hobby a qualcos'altro - e non un
genere di altro più ignorabile o socialmente accettabile. (L'unico
termine di paragone che gli veniva era con la situazione con Danny:
il giveaway era paragonabile a chiedere al suo migliore amico di
stare insieme. In entrambi i casi, era un no.
Eugh.)
Ma...
... avrebbe
potuto lasciare un unico, piccolo commento. Giusto per levarsi il
prurito. Tanto, con la gente che lasciava decine di messaggi per
vincere, che chance avrebbe avuto un solo commento? Assolutamente
zero. Era statistico.
Ma se avesse provato e vinto? Un incubo.
Già si vedeva suo padre a ritirare il pacco dal corriere, ad aprirlo
e incazzarsi di brutto perché il suo unico figlio era un finocchio
che pensava ai trucchi da donna.
Però... avrebbe potuto dire
che erano un regalo per Doniya. Per il suo compleanno. Che si era
preso in anticipo per il diciottesimo della sua sorellona, aveva
trovato per caso la possibilità di vincere gratis i trucchi che
sapeva lei amava e aveva provato... innocente. Perfettamente
ragionevole. Assolutamente esemplare nel suo amore fraterno.
La
bilancia mentale dei pro e dei contro mostrava una chiara
inclinazione verso il "No, non farlo!".
Zayn lasciò
un commento.
Il ragazzo trascorse la settimana successiva
sulla graticola, in parte per il caldo atroce di luglio, in parte per
l'attesa dei risultati, auspicabilmente negativi. Non aveva confidato
nemmeno a Danny di aver partecipato al giveaway, Danny che pure era
la sua unica possibile fonte di conforto e comprensione - perché era
l'unico a sapere della nuova passione di Zayn.
Contro ogni
previsione e speranza, naturalmente, il commento di Zayn fu estratto.
Quando nella casella di posta di Youtube vide il messaggio,
intitolato "Winner", fissò stupefatto lo schermo per dieci
minuti buoni. La fanciulla della malasorte lo informava della
vittoria e gli chiedeva l'indirizzo a cui inviare il premio. Come in
trance il ragazzo digitò il proprio nome e indirizzo e inviò.
E
trenta secondi dopo iniziò a maledirsi sonoramente - facendo
incazzare sua madre che, passando davanti alla porta della camera,
l'aveva sentito esprimersi coloritamente.
Aveva dato l'indirizzo
di casa. Perché non aveva dato quello dei Riach che gli avrebbero
tenuto il pacco senza aprirlo? Perché non aveva scritto il nome di
Doniya? Era una testa di cazzo.
Tre giorni di agonia passarono
lenti - e grigi, a causa della pioggia che aveva deciso di rovinare
la terza settimana di luglio. Il pacco non accennava ad arrivare.
Il
venerdì, i genitori di Zayn portarono Waliyha e Safaa allo zoo.
Doniya rimase a casa di un amica tutto il giorno. Il ragazzo pregò
con tutto il suo cuore - e un minimo senso di colpa per il tono quasi
ricattatorio tenuto con Dio - perché il pacco arrivasse mentre i
suoi non c'erano e le cose potessero filare lisce. Naturalmente, non
arrivò nulla.
Zayn, infatti, dormiva, due giorni dopo, di
lunedì, quando il corriere suonò alla porta di casa sua. Era metà
pomeriggio, ma era annoiato a morte, era preoccupato ed aveva finito
le unghie da mangiare, quindi si era chiuso in camera a dormire per
non pensare. Ad aprire fu Yaser, che firmò la ricevuta e tornò in
casa corrucciato, con una scatola non molto grande destinata a suo
figlio tra le mani.
Marciò dritto in camera di Zayn ed
accese la luce, svegliando il ragazzo che saltò in piedi:
"Papà?"
"Cos'è? Cosa c'è qui dentro?"
chiese Yaser, gelido, indicando la scatola appoggiata sulla scrivania
di suo figlio.
"Cos-? Niente! Come faccio a saperlo?"
rispose Zayn troppo velocemente.
"Uno, c'è scritto il
tuo nome su questa scatola. Due, te lo leggo in faccia che sai cos'è.
Avanti, sputa il rospo." incalzò suo padre.
"No,
non lo so, non è niente..." ripetè il ragazzo.
"Non
lo sai o non è niente?" chiese Yaser.
"Non lo so."
replicò Zayn.
"Zayn, è qualcosa di pericoloso? È
illegale?" lo interrogò il padre.
Il ragazzo rimase
sbalordito: "Cosa?! No! Papà, non ho idea..."
"È
droga? Ti sei messo a spacciare?" incalzò ancora Yaser.
Zayn
era sempre più scioccato: "Droga!? Ma che cazzo dici, papà! È
solo..."
"Cosa?"
chiese suo padre.
Zayn si morse il labbro e mormorò:
"Niente."
"Beh, vediamo, allora. Adesso la
apro." e con queste parole Yaser prese un paio di forbici da un
portapenne.
"No!"
lo bloccò immediatamente il ragazzo.
"Ah, ma allora sai
cos'è! Solo che non me lo vuoi dire!" esclamò, furioso, il
padre.
Zayn sospirò, si era tradito: "Sì,
ma..."
"Cos'è, Zayn?" ripetè Yaser.
"Non
te lo posso dire." mormorò il ragazzo.
Suo padre sbuffò:
"Perché?"
"Perché è roba mia." mugugnò
Zayn.
"Roba tua? Di cui non mi puoi parlare? Adesso la
apro, ne ho abbastanza di questa farsa!" disse Yaser, tagliò il
nastro adesivo che chiudeva la scatola e l'aprì.
Prese il
primo involucro che trovò dentro e aprì la scatola su cui
campeggiavano tre sottili lettere argento: MAC. Estrasse un
contenitore basso, nero e rettangolare che ancora una volta aprì;
gli sembrava di avere a che fare con una matrioska.
Fissò
sbigottito il contenuto della scatola per qualche secondo. Poi
sollevò lo sguardo su Zayn che era rosso in viso e teneva gli occhi
bassi: vergogna.
"È uno scherzo?" chiese con un
tono di voce basso, pericoloso.
"No. È... io pensavo...
per Doniya, sai..." cercò di giustificarsi Zayn, sentendo gli
angoli degli occhi pizzicare.
"Da dove viene questa
roba?" lo interrogò suo padre.
"L'ho vinta. In un
concorso su Internet." disse il ragazzo, cercando di mantenere
un tono fermo; non aveva fatto nulla di male.
"E, di
preciso, non hai detto niente per quale motivo? Che poi, che te ne
fai di trucchi da donna, tu?" disse Yaser con tono di
scherno.
Zayn a questo punto avrebbe dovuto prendere un
respiro profondo e replicare pacatamente che i trucchi erano una
sorpresa per sua sorella, fornire a suo padre la scusa che si era
preparato perfettamente per una simile eventualità. Invece, inspirò
profondamente ed esplose.
"Non ho detto niente perché tu
non sai un cazzo di me, della mia vita! Di tutto quello che mi
interessa, non mi chiedi mai niente, vuoi sapere solo di scuola,
scuola, scuola! E io la odio, cazzo, la odio! E invece, questa roba
'da donna' mi piace! Ma tu non lo capirai mai, per te sarò sempre
solo quel frocio di tuo figlio a cui piacciono le cose da femmina, da
oggi, vero? Sei un cazzo di omofobo! Che cazzo, renditi conto che tu
stesso hai cresciuto un finocchio! Mi piace il cazzo e mi piacciono i
trucchi da donna e mi hai cresciuto tu così! Cosa intendi fare
adesso?"
Yaser in un primo momento rimase zitto,
guardando sbalordito per qualche secondo suo figlio che gli urlava
contro. Poi lo stupore si mutò in rabbia.
"Taci. Ti
voglio fuori da questa casa. Hai dieci minuti per prendere la tua
roba." gli sibilò, prima di sbattere violentemente la palette
sulla scrivania e di marciare fuori.
Zayn stava ansimando.
Vide, attraverso le lacrime che gli offuscavano gli occhi, sua madre
sulla porta che lo guardava a bocca aperta e Doniya dietro di lei con
la stessa espressione.
"Beh? Avete qualcosa da dire?"
chiese, il tono aspro e la voce arrochita.
Tricia si ricompose
e si fece avanti, entrando nella camera e avvicinandosi a suo figlio.
Lo abbracciò. Zayn fu sul punto di scoppiare a piangere a dirotto,
ma se lo impedì.
Anche Doniya si avvicinò e gli sorrise
mesta; prese in mano la palette, osservando gli ombretti e commentò:
"Wow. Bei colori."
Zayn tirò su col naso e sciolse
l'abbraccio con sua madre, per poi rispondere: "Beh, tu lo sai
no? MAC ha la pigmentazione migliore."
"Già."
rispose in un soffio sua sorella prima di gettarsi ad abbracciare
Zayn. Lo strinse forte e il ragazzo avvertì la maglietta che
indossava farsi umida sulla spalla, dove Doniya aveva appoggiato il
volto. Cazzo, ora era veramente a tanto così dal crollo.
Sua
madre gli accarezzò il viso e lo confortò: "Non ti
preoccupare, tesoro, gli passerà... lo sai che tuo padre è
impulsivo, non pensa alle cose... e sono sicura che non gli importa
che tu sia gay, e non gli importerà, ci parlo io, stanne
certo..."
"Beh, intanto, sono bisessuale, non gay. E
poi, non me ne frega niente di quello che pensa quello.
Vado a stare dai Riach un po' e poi vado a Londra. Lì troverò
qualcosa, mi farò aiutare da zio Jay."
"Oh, Zayn,
vedrai, non sarà necessario! Tuo padre si calmerà e potrai tornare
a casa."
"Mamma, non prenderla sul personale, ma non
sono tanto sicuro di voler stare qui, a casa. È meglio che intanto
vada via, vorrei evitare un'altra sfuriata." disse Zayn con tono
definitivo. Iniziò quindi a prendere un po' di vestiti di ricambio,
lo spazzolino, i suoi prodotti per capelli e ficcò tutto nello zaino
di scuola. Se lo mise in spalla e prese sottobraccio la scatola con i
trucchi che così tanto gli erano costati, baciò sua madre e Dony
sulla fronte sussurrandogli di salutargli le bambine ed uscì dalla
camera e di casa.
Prese lo skate da dove era appoggiato di
fianco alla porta d'ingresso e si avviò dai Riach. Si sentiva
muoversi con il pilota automatico.
***
I
signori Riach non avevano fatto domande quando avevano visto Zayn
praticamente trasferirsi nella camera dei loro figli. Avevano
semplicemente preparato lenzuola e cuscini sul divano in camera di
Anthony e Danny.
Zayn non poteva esserne che grato,
estremamente. Intuì che la signora Riach avesse parlato con sua
madre dal modo in cui lo abbracciò quando scese a cena.
I due
fratelli stessi non avevano fatto domande subito, coinvolgendo Zayn
in una partita di Super Smash Bros Brawl e - come cazzo avevano
capito che era ciò che gli serviva? - impedendogli di pensare con i
loro attacchi combinati al suo personaggio. Erano tremendi quando si
coalizzavano, ma Zayn era riuscito a vincere comunque (probabilmente
gliel'avevano lasciato fare).
La cena era stata tranquilla,
ma subito dopo Danny aveva trascinato il suo migliore amico in
camera, l'aveva fatto sedere sul proprio letto e gli si era seduto di
fronte con un espressione seria. Ant era entrato brandendo cucchiai e
una vaschetta di gelato mentre suo fratello apriva la bocca per
parlare. Zayn aveva riso, Danny sbuffato, Ant sorriso a mo' di scuse
e si era seduto con loro.
Mangiando gelato come le quindicenni
dei film stupidi della Disney quando venivano rifiutate dal ragazzo
dei loro sogni perché erano delle cesse, i due fratelli avevano
ascoltato il racconto di Zayn, che aveva velocemente aggiornato Ant
sulla sua passione per il makeup, aggiungendo: "Ridi e sarai la
mia prima modella. Femmina."
I Riach l'avevano
abbracciato - virilmente
- e l'avevano rassicurato che gli sarebbero stati accanto qualunque
cosa fosse successa. Danny aveva addirittura promesso di chiamare
qualche suo conoscente a Londra con cui Zayn potesse dividere
l'appartamento una volta nella capitale.
Tuttavia, per quanto
grandiosi fossero, i Riach non erano la sua famiglia. A Zayn
mancavano le bambine, essere costretto e giocare con le bambole di
Safaa e a spiegare matematica a Waliyha. Gli mancava Doniya che si
vantava con lui di stare per cominciare l'università. Gli mancava
sua madre e la sua cucina meravigliosa. E gli mancava anche suo
padre, quando era di buon umore e raccontava barzellette sporche a
tavola ricevendo occhiate assassine da sua madre - ma questo non
l'avrebbe ammesso ad anima viva.
***
Zayn
aveva inaugurato tutto il suo kit da makeup. Alcune cose le aveva
provate su di sé (come l'ombretto nero, poco, vicino alle ciglia,
venerdì sera, quando era andato a ballare ed era tornato poco più
che brillo con Danny ubriaco marcio e tutto morbido e scoordinato che
gli si strusciava contro sussurrandogli all'orecchio che aveva gli
occhi belli, più belli delle ragazze e Zayn non riusciva a smettere
d'arrossire), le altre, la maggior parte, su Ant, che aveva perso
molte scommesse stupide in quei giorni, e sulla signora Riach -
impossibilmente disponibile dopo la prima volta, poiché suo marito
le aveva detto che il trucco la faceva sembrare dieci anni più
giovane.
La
prima prova era andata malissimo: appena si era trovato di fronte a
un vero Duo Fibre e a un flat-buki aveva dimenticato le ore di
tutorial che aveva visto e aveva iniziato ad andare a caso. Il
risultato era stato un disastro, naturalmente, nonostante qualche
cosa gli fosse tornata in mente mentre lavorava. Ma, beh, tanto la
cavia era Ant (che quando si vide allo specchio lanciò un urlo di
guerra udibile fino a Leeds e iniziò a rincorrere per mezzo
quartiere il makeup artist in erba).
A poco a poco, tuttavia,
continuare a far pratica diede i suoi frutti. La signora Riach, un
giorno di due settimane dopo il primo tentativo, gli permise di
truccarla per uscire (certo, doveva solo andare a fare la spesa, ma
doveva uscire,
in mezzo alla gente). Decise per un trucco naturale, colori neutri e
punti strategici illuminati per dare un'aria di freschezza. L'esito
non era affatto male, persino un incazzatissimo Ant aveva dovuto
ammettere che le torture a cui si era dovuto sottoporre avevano dato
frutto.
Per la prima volta Zayn si ritrovò a considerare
seriamente una carriera da makeup artist.
Non ci aveva mai
pensato, prima, non davvero: il pensiero l'aveva sfiorato all'inizio
di quella storia, quando aveva iniziato ad accettare la sua nuova
passione. Tuttavia, i problemi che avrebbe creato in casa una
proposta come quella di lavorare come truccatore avrebbe portato a
litigi con suo padre, come minimo. Una volta aggiunta l'insicurezza
intrinseca di Zayn - che temeva sempre di buttarsi, di provare cose
nuove, perché partiva dal presupposto che avrebbe fatto schifo -,
tutto ciò aveva portato il ragazzo ad abbandonare l'idea.
Ora,
tuttavia, ora si trovava di fronte a delle prove concrete del suo
talento. L'idea iniziava ad apparirgli realistica. Se era riuscito a
produrre qualcosa di decente con i pochi prodotti a sua disposizione,
senza aver mai preso una lezione, allora forse avrebbe potuto
farcela.
Amava truccare: l'implicita fiducia che gli veniva
concessa quando una persona si sedeva davanti a lui e gli permetteva
di applicare prodotti sul suo viso, una parte così delicata e
personale, con gli occhi chiusi, permettendogli di passare la matita
nella rima interna dell'occhio o il mascara sulle ciglia, quella
fiducia Zayn l'amava. Era una sensazione fantastica sapere che
qualcuno si fidava di lui e credeva il lui fino a quel punto. Era
tutta la spinta che gli serviva per pensare seriamente a fare quel
lavoro.
Tuttavia per un diciassettenne senza A-levels, senza
soldi e senza una famiglia a supportarlo era impossibile
intraprendere quel tipo di carriera. La scuola costava, avrebbe
dovuto vivere a Londra. E una volta finito di studiare, non avrebbe
avuto idea di come entrare in TV o in una rivista specializzata o in
un team per la Fashion Week.
In ogni caso fece qualche ricerca
su Internet, fece una lista delle migliori scuole, lesse le biografie
di alcuni tra i più famosi artisti del settore: Charlotte Tilbury,
Kevyn Aucoin, Pat McGrath, Jemma Kidd, Mary Greenwell. Sospirò.
***
Passarono
tre settimane. Zayn aveva incontrato sua madre e le sue sorelle varie
volte in giro per Bradford. Erano tutte estasiate di vederlo, gli
correvano incontro per abbracciarlo, ma il sorriso un po' triste di
sua madre gli faceva capire che la situazione era sempre la stessa:
suo padre non aveva ancora cambiato idea.
Agosto era arrivato
con il brutto tempo, pioveva a intermittenza da una settimana. Non in
quel momento: era martedì sera e Zayn stava facendo zapping
stravaccato sul suo divano - cioè, su quello dei Riach dove
dormiva.
Il campanello suonò. Visto che Danny era sotto la
doccia e che lui e Zayn erano soli in casa, il ragazzo andò ad
aprire. Si trovò faccia a faccia con suo padre.
"Ciao,
Zayn." disse l'uomo, piano.
"Ciao." rispose
cautamente Zayn.
"Come stai?" chiese Yaser.
"Bene.
Tu?" rispose il ragazzo, sempre con prudenza.
"Abbastanza,
grazie. Tua madre mi ha detto che ti ospitano i Riach." aggiunse
suo padre.
"Già." confermò Zayn.
Scese un
silenzio teso e imbarazzante. Che, come in una perfetta scena da
film, padre e figlio ruppero insieme, dopo qualche momento, parlando
in contemporanea. Si bloccarono entrambi.
"Vai tu."
disse Zayn.
"No, vai tu." lo esortò Yaser.
"Ok,
beh, volevo solo chiederti se avevi bisogno di qualcosa." disse
il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.
Suo padre sembrava
incerto, ma rispose: "Oh, sì, beh, ecco... verresti a fare
quattro passi con me? Vorrei parlare con te, Zayn."
"Ehm...
non inizierai ad urlarmi addosso, vero?" indagò Zayn.
"No.
Ma non usare parole volgari, lo sai che mi fanno proprio
imbestialire." specificò Yaser.
"D'accordo,
d'accordo, cercherò di limitare. Scrivo un attimo un biglietto a
Danny e arrivo." accettò Zayn. Corse in casa, buttò giù due
parole per l'amico e prese la sua giacca di pelle, infilandosela. Se
doveva affrontare il nemico, l'avrebbe fatto come Ercole, con la sua
personale pelle del Leone Nemeo sulle spalle.
Zayn e Yaser
iniziarono a camminare lungo il marciapiede, nella direzione opposta
a quella della loro casa. Il padre cominciò: "Senti, Zayn.
Credo di doverti delle scuse. Non avrei dovuto cacciarti di casa. Sei
fortunato ad avere degli amici come Danny e Anthony, con dei genitori
così disponibili."
"Lo so e ho ringraziato un sacco
i Riach." spiegò Zayn.
"Bene, almeno qualcosa di
buono te l'ho insegnato. Probabilmente, hai imparato da me anche il
modo di affrontare le liti. Iniziamo a urlare, a dire cose che non
pensiamo con poco. Vero?" chiese il padre, sorridendo
mestamente.
Zayn sorrise a sua volta e ribattè: "Sì, è
vero, Danny mi odia per questo. Lui è peggio, però, fa il
passivo-aggressivo."
"Beh, sarebbe meglio di tutto
saper affrontare le cose con più pacatezza, in generale. Che è il
motivo per cui siamo qui." esclamò Yaaser.
Zayn era un
po' stupito, ma disse: "Oh. Beh, non credo mi resti molto da
dire, al massimo ti faccio il riepilogo: non voglio finire gli
A-levels, mi piace il makeup, mi piace il ca- mi piacciono i
maschi."
"Ok, beh, partiamo dall'ultima. Non mi
piace. Non è che ti odio e non ti caccerò di casa o ti toglierò
dal testamento, ma non so se è una cosa che accetterò mai."
spiegò il padre, dopo aver preso un respiro profondo.
"Oh."
sussurrò Zayn, ora decisamente stupito.
"Beh, vedi, mi
ero già creato l'immagine di te, tra dieci anni, con una bella
ragazza accanto e un paio di bambini in braccio. Ed è stata una
delusione forte scoprire che non potrà succedere." cercò di
spiegarsi Yaser, gesticolando, nervoso.
Zayn lo fermò, un po'
imbarazzato: "Papà, io credo tu abbia parlato con mamma. Non so
se ha omesso questo dettaglio, o cos'altro, ma io sono bisessuale. Mi
piacciono entrambi i sessi."
"Oh. Quindi ho ancora
una possibilità di vederti sposare una brava ragazza?" chiese,
speranzoso, suo padre.
Zayn stava iniziando a desiderare di
sparire ma si sforzò di dire: "Sì, beh, ho una maggiore
inclinazione verso i maschi, ma... sì, è possibile che ti dia
qualche nipote."
Yaser sospirò di sollievo: "Ok.
Wow. Beh, questo mi fa sentire un po' meglio. Tuttavia, se tu dovessi
trovarti un compagno, un marito, non sono sicuro che potrei del tutto
accettarlo in famiglia o cose del genere..."
Il ragazzo
di nuovo lo bloccò, morendo di imbarazzo: "Ok, ok, senti papà:
ti dispiace se ci pensiamo quando mi verrà voglia di una storia
seria? Ho diciassette anni!" aggiunse, sperando di chiudere la
faccenda.
"D'accordo." disse Yaser e suo figlio
sospirò di sollievo, solo per tornare a arrossire come un pomodoro
quando l'uomo continuò: "Allora passiamo alla questione dei
trucchi. Devo chiedere: è una cosa legata alla tua sessualità?
Cioè, tipo, vuoi cambiare sesso o iniziare a travestirti?"
"Cosa??
No, bleah, papà! Il makeup è qualcosa di artistico per me, non ha
nulla a che vedere con la mia sessualità! Anzi, seriamente, possiamo
smettere di parlare di chi mi scop- porto a letto?" sbuffò
Zayn, rosso in viso.
"Sei sessualmente attivo?"
chiese il padre, diviso tra la curiosità, l'orgoglio e il timore
della risposta.
"Papà!" sibilò Zayn: "Non
sono affari tuoi!"
"Ok, ok, scusa! Ehi, vieni con me
al pub?"esclamò l'uomo, dirottando la conversazione verso acque
più tranquille.
"Ok, ehm... ma mi faranno entrare?"
chiese dubbioso il figlio.
"Zayn, ti prego, so benissimo
che non è certo la prima volta che entri in un locale vietato ai
minori. E in più sei con me, non faranno storie." rispose
Yaser, con un'espressione dipinta sul volto che chiedeva: "Sul
serio? Ti prego, non sono idiota."
"Ok, ma... mamma
non lo sa vero?" si assicurò Zayn, trattenendo il
respiro.
"No, non sa. Lasciamola nella sua beata
innocenza. Vieni, andiamo di qua." aggiunse Yaser, indicando una
via sulla destra.
"Grazie al cielo." disse Zayn
tornando a respirare e proseguì: "Senti, papà, tornando a cose
serie, io non voglio tornare a scuola. Non vado bene, mi annoio la
maggior parte del tempo e i professori mi odiano perché vedono che
esco con Danny..."
Il padre lo fermò: "Beh, non
credo che sia l'unico motivo per cui i tuoi professori non ti amano.
Ai colloqui hanno detto a me a tua madre di averti beccato a saltare
educazione fisica un bel po' di volte, che sei spesso in
ritardo..."
Il ragazzo insorse: "Solo qualche volta!
Senti, io faccio schifo in P.E., non cambierebbe se fossi presente
alle lezioni perché il mio contributo sarebbe uguale ad ora, cioè
zero. E sono in ritardo solo quando piove e devo prendere l'autobus,
che è sempre in ritardo. Ma in realtà mi odiano per altri motivi,
come Danny e il fatto che non nascondo che mi piacciano i ragazzi.
Sono dei cazzo di omofobi."
"Zayn, controlla la
lingua." lo ammonì suo padre: "Comunque, posso capire che
il corpo docente non ti piaccia..."
"Come non mi
piacciono le materie e i miei compagni e la scuola stessa. E fidati
che è reciproco!" si infervorò Zayn.
Nel frattempo,
erano giunti al locale, il New Inn, dove Zayn sapeva che suo padre
era un cliente abituale. Infatti furono accolti da urla di saluto da
parte di mezzo pub non appena varcarono la soglia. Yaser guidò il
figlio ad un tavolo, salutando uomini di mezz'età a destra e a
manca. Giunti finalmente ad un angolo non troppo caotico, il ragazzo
si sedette, mentre suo padre chiese: "Zayn, vuoi una
birra?"
"Papà! Davvero? Sono minorenne!"
s'indignò per finta il ragazzo.
Il padre sbuffò: "Dai,
ti prego, non fare l'innocentino: come se non avessi mai toccato
alcolici in vita tua! Ormai sei un uomo, anche se, beh, non me ne ero
ancora reso conto. Una Beck's ti va bene?"
"È
perfetta, papà, grazie." gli rispose Zayn con un piccolo
sorriso.
Yaser andò al bancone e tornò due minuti dopo con
due boccali pieni. Chiese: "Non dirlo alla mamma, per favore,
eh?"
"Tranquillo, tranquillo." lo rassicurò il
ragazzo.
"Senti, tornando a parlare di scuola, se non la
vuoi finire, cosa avevi intenzione di fare? Trovarti un lavoro penoso
e mal pagato?" chiese Yaser.
Zayn sospirò: "In
realtà, prima non ne avevo idea. Ultimamente ci ho pensato però. Mi
piacerebbe fare una scuola seria di makeup e diventare un
professionista in quell'ambito."
Yaser rimase stupito,
chiaramente non aspettandosi una risposta precisa dal figlio.
"Ho
anche già dato un'occhiata, sai." continuò Zayn: "Le
scuole migliori sono a Londra, ovviamente, e fanno corsi di varia
lunghezza. Il tipo di corso meno costoso è quello accelerato, otto
settimane, cinque giorni la settimana, sette ore al giorno, meno di
seimila sterline."
Yaser sembrava vagamente compiaciuto,
ma era decisamente corrucciato: "Beh, mi stupisci, Zayn, ci hai
chiaramente pensato molto. Ma seimila sterline sono un sacco di
soldi."
"Comprendono un kit professionale del valore
di milleseicento sterline, tre servizi fotografici con dei modelli e
le tasse, papà." si affrettò ad aggiungere Zayn. Suo padre non
aveva scartato a priori l'idea, era un miracolo!
"Capisco.
Mancano comunque vitto e alloggio." osservò Yaser, cercando di
frenare gli entusiasmi.
Zayn però era lanciatissimo: "Posso
trovarmi un lavoretto la sera in qualche locale. E dividere
l'appartamento con un amico di Danny che fa l'università."
Yaser sospirò, poi concesse: "Se è per questo, anche
tua sorella ha deciso di trasferirsi a Londra per l'università, con
la sua amica Tara. Potresti, volendo, vivere con loro."
"Beh,
è perfetto come piano." disse Zayn come per fare
un'osservazione casuale e con nonchalance.
"Guarda che
non ho ancora detto di sì a nulla." gli fece presente suo
padre.
Il ragazzo sorrise ampiamente a quelle parole: "Ma
avresti già detto di no a quest'ora se l'idea non ti andasse
bene."
Yaser sospirò, pur nascondendo malamente a sua
volta un sorriso: "Senti, Zayn, come minimo devo parlare con tua
madre e con Doniya, sentire cosa ne pensano. Ma voglio che, nel caso
questa cosa vada in porto, tu sia il migliore del corso e che ti
trovi un lavoretto. Metà della paga contribuirà all'affitto,
l'altra metà sarà per le tue spese personali. Niente casini, niente
droga, non ubriacarti troppo. Stai attento con le ragazze e... è
stranissimo!"
"Cosa?"
"Doverti dire
di far usare sempre il preservativo ai ragazzi! È una cosa che di
solito dico a Doniya, tu... è strano."
Zayn arrossì e
scoppiò a ridere: "Tranquillo, papà, non dovrai ripeterla mai
più. Te lo proibisco!"
***
Le
tre settimane successive furono intense per i Malik.
Tricia
aveva dato il suo via libera al progetto di Zayn non appena questi le
aveva promesso di chiamarla ogni sera al telefono e quanto più
spesso possibile su Skype. Doniya era stata piuttosto contenta del
piano, soprattutto perché poneva fine alle guerre
familiari.
Perciò, Zayn era stato invitato a scegliere una
scuola di makeup a cui iscriversi: la ricerca fu lunga e faticosa.
Molte scuole avevano chiuso le iscrizioni per i corsi per l'autunno e
molte altre non avevano semplicemente spazio.
Alla fine, la
Glauca Rossi School of Makeup, la scuola in cui aveva studiato
Charlotte Tilbury - che era forse la makeup artist preferita del
ragazzo, carismatica, forte, personale nella sua interpretazione
anche dei look più semplici - offrì un posto a Zayn. Era l'ultimo
disponibile per il corso che sarebbe iniziato il 30 agosto. Zayn
colse l'opportunità con mani avide.
A quel punto, iniziò una
frenetica ricerca di un appartamento non troppo piccolo, non troppo
costoso, in una zona abbastanza tranquilla ed abbastanza vicino sia
alla scuola di Zayn che all'università di Doniya e Tara. L'impresa
fu titanica, in pochi giorni la famiglia fece moltissime volte su e
giù in treno da Londra e vide una quarantina di appartamenti, ma
alla fine riuscì a trovare una accordo.
Per i ragazzi il
trasloco fu traumatico, riempire gli scatoloni a Bradford e svuotarli
a Londra, facendo in modo che tutto ci stesse. Aveva il gusto
agrodolce di crescere.
Il 30 agosto, finalmente, un
emozionatissimo Zayn varcava la soglia di quella che sarebbe stata la
sua scuola per i prossimi due mesi, inspirando l'aria satura dei
profumi dolci e un po' chimici dei prodotti di makeup.