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Autore: charlotterocher    28/07/2013    2 recensioni
Zayn non sapeva chi gli aveva detto che gli A levels erano più facili del college, ma non ne poteva più della scuola, per quanto suo padre insistesse. Accompagnò Doniya da Boots e lì, si perse.
Parte del Clio!verse
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lipstick shades' stains all over your hand - Clio!Zayn'
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Riach bros Disclaimer: I fatti raccontati in questa storia non sono mai avvenuti. I personaggi  fanno parte dei One Direction, ma io non li possiedo nè conosco. Non guadagno niente da tutto ciò.

A/N:
Di solito non scrivo questo genere di cose, ma questa è la prima storia di un nuovo verse, quindi giusto per chiarire: Zayn non fa l'audizione per X Factor, mentre tutto il resto è canon compliant. Quaesta è la versione ri-editata di una storia che ha partecipato al G Factor del #THEGAYS. Un grazie speciale va alla mia beta Kyrie Eleison, che ha reso presentabile il mio restauro, e alla mia beta-in-vacanza  _ki_, che ha sopportato il pre, il post e la produzione effettiva, ma è sparita sul più bello. Il verse ha una sua tag su Tumblr: Lipstick shades' stains all over your hands. Spero che vi piaccia. x

How you feel inside, and it reflects in your eyes.




Si sentiva come il fottutissimo Zac Efron nella prima scena di High School Musical 2 - che, ovviamente, conosceva solo perché aveva portato, dopo settimane di suppliche, Waliyha e Safaa a vedere al cinema quando era uscito l'anno precedente. L'orologio ticchettava lentissimo sopra la testa della professoressa di biologia che parlava e lui riusciva solo a pensare: "Estate, estate, estate."

Zayn si perse nei suoi pensieri per qualche minuto e si riscosse solo per il trillo acuto della campanella. Campanella. Oh, campanella! Libertà, finalmente!

Il ragazzo uscì di corsa dalla classe, volando per le scale e i corridoi e infine fuori da scuola.

Danny e Ant lo stavano aspettando, una mano con il pollice nel passante dei jeans, l'altra a tenere la sigaretta, appoggiati con la schiena alla ringhiera della Tong High come due versioni more e di Bradford di James. Cioè, quella sfigata. Dettagli.

I ragazzi si salutarono scontrando i pugni e s'incamminarono verso casa.

"Ohi, Danny. Finalmente è finita, eh?" esclamò Zayn.

"Parla per te, io ho gli esami." rispose, oscurandosi, l'altro.

"Sfiga, amico. Potevi evitare di farti bocciare al college." rimarcò, beffardo, il primo ragazzo.

"Tanto l'anno prossimo tocca a te, Zayn." ribattè Danny.

"Un cazzo. Io mollo, non ce la faccio più. Chi cazzo mi ha detto che gli A-levels sono più facili del college, vorrei strozzarlo." esclamò con foga l'amico.

"Probabilmente qualche amico di Dan. Che sarà rimasto bocciato. Tipo Andrew." intervenne Ant, sogghignando.

"Stai zitto mostriciattolo, non sai neanche contare fino a cento." ribatté Danny.

"A-ah, fratellone. Intanto, io mi porto al ballo la capo-cheerleader e tu sei ancora vergine." lo prese in giro il più piccolo.

"Sto cazzo che sono vergine. Non parlare di quello che non sai, marmocchio." ringhiò in risposta l'altro, punto sul vivo.

Zayn si intomise: "Che cazzo, Danny, mica puoi negare che il piccoletto ha culo! Congratulazioni, amico, ma, mi raccomando, preservativo, che se resta incinta son cazzi."

"Pfui, come se davvero potessero fare sesso. Ha 15 anni!" esclamò Danny.

"Sarebbe proprio uno smacco, il fratello minore che perde la verginità prima del maggiore!" rise Ant.

"Ok, ok, basta. Torniamo a me." li richiamò Zayn.

"Egocentrico!" disse Ant, tirandogli un pugno su una spalla.

"Se una primadonna, Zayn." aggiunse Danny, concorde con il fratello come se non fossero stati nel mezzo di un battibecco fino a un secondo prima.

Zayn sbuffò: "Fanculo a entrambi. Comunque, dicevo: io a scuola non ci torno."

"Ah, sì? E l'hai detto ai tuoi?" chiese Anthony.

"Ogni volta che litighiamo." venne, pronta, la risposta del'amico.

"Sì, sì, ma sul serio, quando sei calmo?" approfondì Danny.

"A mia madre sì."

Il più grande rise sonoramente: "E allora sei fottuto. Sai che tuo padre non ti lascerà mollare gli studi."

"E allora parto. Vado a Londra da qualche cugino." ribattè Zayn.

"Sì, a lavorare a ore impossibili da McDonald's e a farti venire l'acne per osmosi con il grasso della frittura." lo sfotté Ant.

"Fanculo, voi da che parte state?" chiese, stizzito, l'amico.

"Dalla tua, fratello, ma facciamo gli avvocati del diavolo." replicò Danny, evidentemente compiaciuto del proprio ruolo.

"Che vada in culo anche il diavolo. Ho fame e voglio solo tornare a casa, mangiare e dormire." si lamentò Zayn.

"Niente torneo di Fifa?" chiese Ant.

"Cazz-... ve l'avevo promesso, è vero. Ok, dai, vado a casa, cibo, vengo da voi per Fifa e poi sonno."

"Fatta."

***

"Non osare parlarmi così, Zayn!" tuonò Yaser.

"Vaffanculo! Non me ne frega un cazzo! Io in quella scuola non ci torno!" urlò in risposta Zayn.

"Tu ci torni eccome, finché sei sotto il mio tetto fai quello che dico io!" cercò di imporsi il padre, avvicinandosi a suo figlio.

"E allora me ne vado!" ribatté, furioso, quest'ultimo, voltandosi e iniziando ad andarsene.

"Non credo proprio, ragazzo! Sei in punizione per due settimane!" gli urlò dietro Yaser, bloccandolo. Zayn si girò incredulo a fissarlo: "Cosa? Ti odio! Non sei mio padre, sei un mostro!"

Il ragazzo corse a chiudersi in camera sua, sbattendo la porta., e si buttò sul letto. Pochi secondi dopo sentì anche la porta dello studio di suo padre sbattere.

Non ci sarebbe tornato, a scuola.

La lite con suo padre era nata dai suoi risultati dell'anno scolastico: la pagella era arrivata quel pomeriggio e presentava "solo" tre A - in letteratura inglese, arte e chimica. Non abbastanza per suo padre. Fin troppe per Zayn, che ormai aveva deciso di lasciare perdere tutto e trovarsi un lavoro o qualcosa. Aveva perfino già iniziato a chiedere in giro. Non sarebbe tornato a scuola manco morto, studiare era inutile e i professori lo odiavano.

Doniya bussò alla porta: "Zayn posso entrare?"

"Solo se non hai intenzione di convincermi a tornare a scuola." giunse la risposta, attutita dal cuscino in cui Zayn aveva nascosto il viso.

"No, tranquillo. Non sono affari miei." affermò la ragazza entrando nella camera assolata.

"Oh, almeno una che ci arrivi!" replicò il ragazzo.

"Acido. Trattami bene, ho convinto mamma a farti uscire con me un paio d'ore, se vuoi." offrì Doniya.

"Davvero? Cazzo, sì! Danny mi ha detto che andava allo skate park... ti adoro Niya."

La ragazza ridacchiò e precisò: "Però mi devi accompagnare in un posto prima."

Zayn sbuffò: "Va bene, va bene, quello che vuoi, basta che poi lasci che me ne vada per i cazzi miei."

"Ovvio, fratellino, di certo non ti accompagno allo skate park! Devo andare al cinema con James..." rispose tutta contenta la ragazza.

Zayn si alzò di scatto e chiese: "James chi?"

"Uno! Vuoi uscire di casa o no?" esclamò Doniya.

"Va bene, d'accordo. Ma voglio almeno vederlo."chiarì il ragazzo.

"Dio, sei peggio di papà."si lamentò sua sorella.

"Oh no, preferirei morire."inorridì subito Zayn.

"Che melodrammatico!" esclamò Doniya.

Il leggero battibecco tra i due fratelli proseguì fino a fuori di casa, alla fermata dell'autobus e in centro a Bradford.

Una volta arrivati, Doniya trascinò il fratello per il polso attraverso la folla delle cinque del venerdì pomeriggio fino da Boots.

Istintivamente, da buon fratello - maschio - Zayn sbuffò, alzò gli occhi al cielo e si preparò a sorbirsi almeno mezz'ora di noia, come ogni volta che andava per negozi con sua sorella (per disgrazia. Di solito riusciva a schivare queste terribili occorrenze).

Che poi, questo era un negozio di trucchi, quindi doppio bleah. Che cazzo se ne facesse la gente dei trucchi proprio non lo capiva. Tipo, tra fondotinta, mascara e matita nera le facce delle sue coetanee sembravano maschere o panda, eppure queste andavano in giro a tirarsela da matti. Capirla, certa gente.

Appena oltrepassata la soglia del negozio, il naso di Zayn fu colpito da un profumo dolce e chimico, indefinibile, probabilmente qualcosa come lampone sintetico. O albicocca.

Fu riscosso dalle sue importantissime elucubrazioni da sua sorella che lo trascinava verso lo stand di Maybelline e si piazzò lì davanti, contemplandolo.

"Cosa stai facendo?"

"Shh! Sto cercando."

Zayn la fissò incredulo per qualche secondo, poi guardò lo stand, poi di nuovo Doniya, infine lo stand. C'erano almeno otto file di fondotinta, a giudicare dal colore, tutti con confezioni praticamente identiche e di cento ventimila colori diversi, almeno centomila dei quali sembravano simili al colore di pelle di sua sorella.

E poi, naturalmente, Doniya disse: "Non c'è."

Si voltò, si diresse verso il primo commesso che vide e si piantò davanti a lui con una mano sul fianco e il suo sguardo più truce, sibilandogli: "Dov'è il Wonder Finish di Maybelline in Caramel?"

Il tipo, per niente turbato, rispose con tutta la calma del mondo: "Mi spiace signorina, l'abbiamo finito e la ditta l'ha mandato fuori produzione."

Zayn si aspettava che si scatenasse l'inferno a quelle parole, ma Doniya sembrò prenderla con filosofia; disse solo: "Ok. Ok. Adesso tu mi darai una mano a trovarne un altro simile e che sia del mio colore."

Una breve pausa.

"Per favore."

Il tipo si mosse pacificamente verso lo stand della Rimmel iniziando a decantare le lodi del nuovo fondotinta di quella marca. La cosa sembrava dover andare per le lunghe. Perciò Zayn decise di mettersi a gironzolare per il negozio per i fatti suoi. Suscitava un bel po' di sguardi tra le donne nel negozio: le signore che o avevano capito la sua situazione o pensavano che fosse un crossdresser alle prime armi; le ragazze più o meno attorno alla sua età che avevano ben altri motivi (era figo e lo sapeva, bro); le commesse che sembravano sospettare che avrebbe fatto qualche casino. Possibile.

E intanto Zayn guardava gli stand cercando di capire cosa fossero i prodotti esposti e a cosa servissero e inventando motivi implausibili per cui quella ragazza comprava quella matita e quella signora quel rossetto.

A un certo punto, fu attirato verso uno stand in particolare dove c'era il la maggior varietà di sfumature di ombretti (o almeno, credeva che fossero ombretti) che avesse mai visto, messi in modo da formare un arcobaleno. Una figata. Sembrava photoshoppato. I colori erano intensi e, sul serio, pareva che ci fossero tutte le tonalità esistenti al mondo. Tipo, anche l'arancione fluo (ma chi cazzo si trucca la faccia di arancione?).

Un tono di blu particolarmente bello attrasse la sua attenzione e quasi sovrappensiero toccò con un dito il tester a disposizione, per poi fissare stupito la macchia leggermente polverosa sul suo polpastrello, meravigliandosi di come stesse bene il colore a contrasto con la sua pelle. Mica male. Doveva prendersi una maglietta di quel colore. O tipo, trovare la vernice e farci un bel graffito da qualche parte. Alternative equamente allettanti.

L'etichetta accanto all'ombretto diceva che si chiamava Deep Truth.

Perso nei suoi pensieri, Zayn non vide sopraggiungere il commesso alle sue spalle e fece un salto di un metro quando una voce squillante gli chiese: "Ehi, dolcezza, ti serve una mano?"

Con un mezzo infarto in corso, Zayn si voltò a guardare il suo interlocutore: un tipo super mesciato, iper lampadato e con l'eyeliner. Vestito di rosa fluo. Ok. Questo sì che faceva paura. Stava cercando un filo di voce per rispondere di no, quando grazie a qualche santo sua sorella trillò il suo nome dall'altra parte del negozio, permettendogli di sgusciare via tra il tipo e lo stand in fretta e furia.

Doniya meritava una statua.

Non fosse che sua sorella, ovviamente, voleva un parere: secondo lui era meglio Amber o Cinnamon, perché erano così diversi, però entrambi le stavano bene e non sapeva decidersi. Zayn in realtà vedeva due strisce di colore identico sul polso di sua sorella, ma pensò bene di non dirglielo, suggerendo invece: "Ma perché non li provi un attimo sul viso? Voglio dire, dopo non è che lo usi sul polso, 'sto coso, no?"

Doniya si illuminò e si voltò verso il commesso, vagamente feroce: "Già... mio fratello ha ragione. Perché non mi fai vedere l'applicazione sul viso? Così capisco meglio qual è il finish e quant'è coprente."

Il commesso lanciò a Zayn uno sguardo un filo disperato e parecchio incazzato, ma accompagnò sua sorella verso uno dei tavolini vicino ai grandi specchi in un angolo del negozio.

Da un carrellino lì vicino prese un rotolo nero che si rivelò essere una cintura porta-pennelli, la quale conteneva, appunto, pennelli e altri strumenti vagamente terrificanti tra cui Zayn riconobbe un piegaciglia (Doniya una volta l'aveva provato su di lui. Non c'era stata una seconda volta).

Iniziò a trafficare con un pennello piuttosto grande, tondo, con le setole a metà bianche e a metà nere. Si mise un po' di fondotinta sul dorso della mano e intinse il pennello, iniziando poi a stendere la crema colorata sul viso di Doniya con movimenti circolari. Zayn osservava, suo malgrado un po' affascinato: sua sorella di solito si truccava con le mani, senza pennelli ed era curioso di capire quale fosse la differenza rispetto a quello che stava facendo il commesso.

Dopo qualche minuto, il tipo staccò il pennello dalla faccia di Doniya e lei si ammirò nello specchio prima di voltarsi verso Zayn e porre la fatidica domanda: "Come mi sta?"

E beh, Zayn dovette ammettere che le stava bene: era di un colore diverso dal fondotinta che usava di solito, meno aranciato, più naturale, non le faceva l'effetto mascherone. Inoltre la sua pelle sembrava più liscia, non si vedevano brufoletti o pori dilatati. Sembrava... più fresca, più morbida.

"Ti sta davvero bene." le rispose sinceramente. Ottenne in cambio un sorriso, poi Doniya si girò verso il commesso e disse, perentoria: "Ho quasi finito il mio mascara. Mi fai vedere l'effetto del Telescopic di Maybelline? Ho sentito che è fenomenale. Magari con anche un po' di colore sulla palpebra..." al che il tipo, palesemente esasperato disse: "Ti faccio un makeup completo con un paio di prodotti adatti al tuo incarnato, ok?" e si voltò in direzione dello stand Maybelline con rassegnazione.

Doniya fece nello specchio l'occhiolino a Zayn.

Il commesso tornò e iniziò a trafficare con un ombretto marrone e con pennelli di varie misure, affaccendandosi per rendere gli occhi scuri di Doniya più profondi. Poi usò un pennarello nero, che Zayn intuì essere una sorta di equivalente della matita, per delineare gli occhi e una polvere fucsia per rendere le sue guance rosee. Zayn trattenne il fiato quando il tipo applicò il mascara sulle ciglia di Doniya, sembrava che lo scovolino dovesse perforarle un occhio; il ragazzo però sapeva sul serio il fatto suo. Le sue mani si muovevano abili tra i trucchi, scegliendo a colpo sicuro il prodotto perfetto, la tonalità giusta e ad ognuno corrispondeva uno strumento diverso, pennelli, spugnette, spazzoline che maneggiava con destrezza. Infine, prese un tubetto di gloss rosa (quello sapeva cosa fosse, se n'era mangiato un bel po' limonando con le ragazze) e lo mise sulle labbra di sua sorella con un pennellino.

Quando l'opera fu finita Zayn ci rimase un po' di sasso. Sua sorella era veramente bella così, i colori le stavano bene e ed erano abbastanza naturali. Quel trucco la faceva più grande e non sembrava una battona. Le disse queste cose (con più tatto, ovviamente) e lei ne sembrò felicissima. Beh, in realtà sembrava piuttosto contenta da quando si era specchiata, di certo il suo umore era migliorato di cento punti da quando era entrata nel negozio.

Se era questo che il trucco faceva alle donne, farle sentir meglio, Zayn cominciava a capire quale fosse l'appeal e sinceramente se ne sentiva anche un po' affascinato.

***

Zayn aveva iniziato ad osservare con più attenzione come si truccavano le donne attorno a lui: le sue coetanee, Doniya, le sue amiche. La barmaid del locale 18+ dove s'imbucava insieme a Danny. Anche sua madre e le sue amiche e la vicina di casa e la cassiera di Tesco.

Conclusione: si truccavano male. Quasi tutte. Niente di nemmeno lontanamente paragonabile a sua sorella quando era uscita da Boots. Eppure, si truccavano. E aveva visto quali potessero essere i risultati.

Zayn si rivolse quindi alla fonte dell'infinita sapienza: Google. Cercò "errori make up" (e prontamente il motore di ricerca lo corresse, è makeup, non make up - peggio di Hermione Granger, che cazzo). Apparvero decine di migliaia di risultati che portarono il ragazzo a scoprire il magico, glitterato e bistrato mondo dei tutorial. E qui, si perse.

Nelle due settimane in cui rimase in punizione, Zayn imparò - in teoria - le basi del makeup. Sapeva applicare, teoricamente, qualunque tipo di prodotto con la tecnica corretta, lo strumento più adatto e nel colore che più si addiceva a chiunque. (Che era meno complicato di quello che sembrava, conoscendo un minimo di teoria del colore).

Rimase chiuso in camera pomeriggi interi, a guardare decine di video sul trucco (cancellando rigorosamente la cronologia a fine sessione). (Naturalmente.)

(Perché, parliamoci chiaro, Zayn era bisessuale. Ma non era una di quelle passivelle isteriche con un fetish per la femminilizzazione. No, Zayn era decisamente innamorato del suo cazzo, grazie mille.)

(Che poi il punto non era sessuale. Certo, Zayn non negava che due belle labbra rosse fossero sexy, ma il punto era puro apprezzamento artistico.

Zayn aveva un animo d'artista, era un esteta e amava il bello. Quindi, gli piaceva il trucco perché applicarlo era, in fondo, come dipingere e applicato rendeva le persone belle e contente. Logica.)

Naturalmente, l'idillio non ebbe lunga vita. La punizione finì, le sorelle di Zayn ricominciarono a entrare in camera sua senza bussare, senza timore di essere fulminate (era sempre così di cattivo umore quando era in punizione!) e Danny e Ant ricominciarono a presentarsi a casa sua di giorno e a passarlo a prendere per uscire la sera (per il solo fatto che abitavano lungo la sua stessa via, ma più lontano dalla fermata dell'autobus rispetto ai Malik. In ogni caso, a Zayn faceva molto appuntamento e non amava particolarmente quell'abitudine. Solo perché qualche volta pomiciava con Danny...).

Tutto ciò significava meno tempo da passare su Internet e un sacco di gente pronta a disturbarlo e a ficcare il naso in ciò che stava facendo anche quando il tempo c'era. In ogni caso, Zayn non riusciva a smettere di pensare a combinazioni di colore, di finish e di texture. Quando incontrava la gente anche solo per strada si ritrovava a pensare come avrebbero dovuto truccarsi per valorizzarsi. Si rendeva conto di essere al limite dell'ossessione, ma non riusciva a smettere.

La svolta avvenne il giorno che Danny decise di sgattaiolare in camera alle spalle di Zayn per coglierlo di sorpresa e spaventarlo. Riuscì a terrorizzarlo (con tanto di urletto estremamente virile) e lo colse proprio mentre Lisa Eldridge applicava l'eyeliner nero creando il doppio flick.

Doppio cazzo. Non solo Zayn aveva perso il procedimento per creare le due codine, ma si era anche fatto beccare dal suo migliore amico.

Zayn si ritrovò seduto sul letto, rosso come un peperone a spiegare a Danny che no, non aveva una cotta per quella MILF, ma che era in realtà gli piaceva il lavoro che lei faceva e che si era appassionato al mondo del makeup, ma che, no, non voleva truccarsi lui in prima persona e che non era una cosa da checca.

L'amico lo ascoltò in silenzio, un po' scettico. Poi, iniziò a canticchiare: "Beauty school dropout, no graduation day for you..."

"Danny. Ti prego. Dimmy che non lo stai facendo sul serio." disse Zayn, mortalmente serio e imbarazzato come poche altre volte nella sua vita.

"Certo che lo sto facendo, Frenchy." lo prese in giro l'amico.

"Cos'è, sei ancora invidioso perché ho ottenuto io il ruolo di Danny quando avevamo 14 anni anche se tu avevi il diritto di omonimia?" lo pungolò a sua volta Zayn.

"Vaffanculo, Malik. Non è un cazzo vero!" esclamò Danny, per poi saltargli addosso; iniziarono a litigare giocosamente, per la maggior parte a suon di solletico.

La lotta finì bruscamente quando rotolarono giù dal letto, beccandosi una bella botta sul culo a testa. Si misero a ridere istericamente, fino alle lacrime; poi, quando le risate si furono un po' affievolite, a Zayn venne il singhiozzo e ricominciarono a sghignazzare.

Quando, infine, furono riusciti a calmarsi, Danny guardò negli occhi Zayn e gli disse, solenne: "Senti, io in 'ste cose non sono bravo. Non ci capirò nulla di trucchi, quindi non venire a parlarne con me, ma se ti piace, fai pure. Basta che non mi diventi una femminuccia che non fa nemmeno più un trick sullo skate perché ha paura che le si sbavi il rossetto, ok?" e l'aveva abbracciato.

Poi aveva proposto di guardare un porno ed erano finiti l'uno con una mano sul cazzo dell'altro.

***

Una delle makeup artist che Zayn seguiva su Youtube aveva aperto un giveaway. In palio aveva messo ombretti (tra cui il bellissimo Deep Truth che ancora ricorreva nei sogni di Zayn), blush, matite per occhi e pennelli.

(I pennelli erano stati forse la scoperta più stupefacente per Zayn quando si era avvicinato al makeup: aveva sempre visto sua madre mettersi il fondotinta e l'ombretto con le mani e il rossetto dal tubetto, non sapeva nemmeno che esistessero dei pennelli per truccarsi. Poi aveva visto il tipo di Boots usarne una serie su sua sorella, ma aveva pensato che fosse solo un vezzo, un virtuosismo, per così dire. Solo quando era entrato nel mondo aveva capito.)

(Le dita non avrebbero mai dato un effetto perfetto quanto quello di un pennello.)

Le mani di Zayn vibravano.

Il concorso sarebbe durato una settimana, per iscriversi era sufficiente commentare il video di presentazione dei premi, il sorteggio sarebbe stato casuale.

Il ragazzo si era imposto di non provarci; farlo avrebbe significato passare da considerare il makeup una sorta-di-hobby a qualcos'altro - e non un genere di altro più ignorabile o socialmente accettabile. (L'unico termine di paragone che gli veniva era con la situazione con Danny: il giveaway era paragonabile a chiedere al suo migliore amico di stare insieme. In entrambi i casi, era un no. Eugh.)

Ma...
... avrebbe potuto lasciare un unico, piccolo commento. Giusto per levarsi il prurito. Tanto, con la gente che lasciava decine di messaggi per vincere, che chance avrebbe avuto un solo commento? Assolutamente zero. Era statistico.

Ma se avesse provato e vinto? Un incubo. Già si vedeva suo padre a ritirare il pacco dal corriere, ad aprirlo e incazzarsi di brutto perché il suo unico figlio era un finocchio che pensava ai trucchi da donna.

Però... avrebbe potuto dire che erano un regalo per Doniya. Per il suo compleanno. Che si era preso in anticipo per il diciottesimo della sua sorellona, aveva trovato per caso la possibilità di vincere gratis i trucchi che sapeva lei amava e aveva provato... innocente. Perfettamente ragionevole. Assolutamente esemplare nel suo amore fraterno.

La bilancia mentale dei pro e dei contro mostrava una chiara inclinazione verso il "No, non farlo!".

Zayn lasciò un commento.

Il ragazzo trascorse la settimana successiva sulla graticola, in parte per il caldo atroce di luglio, in parte per l'attesa dei risultati, auspicabilmente negativi. Non aveva confidato nemmeno a Danny di aver partecipato al giveaway, Danny che pure era la sua unica possibile fonte di conforto e comprensione - perché era l'unico a sapere della nuova passione di Zayn.

Contro ogni previsione e speranza, naturalmente, il commento di Zayn fu estratto. Quando nella casella di posta di Youtube vide il messaggio, intitolato "Winner", fissò stupefatto lo schermo per dieci minuti buoni. La fanciulla della malasorte lo informava della vittoria e gli chiedeva l'indirizzo a cui inviare il premio. Come in trance il ragazzo digitò il proprio nome e indirizzo e inviò.

E trenta secondi dopo iniziò a maledirsi sonoramente - facendo incazzare sua madre che, passando davanti alla porta della camera, l'aveva sentito esprimersi coloritamente.
Aveva dato l'indirizzo di casa. Perché non aveva dato quello dei Riach che gli avrebbero tenuto il pacco senza aprirlo? Perché non aveva scritto il nome di Doniya? Era una testa di cazzo.

Tre giorni di agonia passarono lenti - e grigi, a causa della pioggia che aveva deciso di rovinare la terza settimana di luglio. Il pacco non accennava ad arrivare.

Il venerdì, i genitori di Zayn portarono Waliyha e Safaa allo zoo. Doniya rimase a casa di un amica tutto il giorno. Il ragazzo pregò con tutto il suo cuore - e un minimo senso di colpa per il tono quasi ricattatorio tenuto con Dio - perché il pacco arrivasse mentre i suoi non c'erano e le cose potessero filare lisce. Naturalmente, non arrivò nulla.

Zayn, infatti, dormiva, due giorni dopo, di lunedì, quando il corriere suonò alla porta di casa sua. Era metà pomeriggio, ma era annoiato a morte, era preoccupato ed aveva finito le unghie da mangiare, quindi si era chiuso in camera a dormire per non pensare. Ad aprire fu Yaser, che firmò la ricevuta e tornò in casa corrucciato, con una scatola non molto grande destinata a suo figlio tra le mani.

Marciò dritto in camera di Zayn ed accese la luce, svegliando il ragazzo che saltò in piedi: "Papà?"

"Cos'è? Cosa c'è qui dentro?" chiese Yaser, gelido, indicando la scatola appoggiata sulla scrivania di suo figlio.

"Cos-? Niente! Come faccio a saperlo?" rispose Zayn troppo velocemente.

"Uno, c'è scritto il tuo nome su questa scatola. Due, te lo leggo in faccia che sai cos'è. Avanti, sputa il rospo." incalzò suo padre.

"No, non lo so, non è niente..." ripetè il ragazzo.

"Non lo sai o non è niente?" chiese Yaser.

"Non lo so." replicò Zayn.

"Zayn, è qualcosa di pericoloso? È illegale?" lo interrogò il padre.

Il ragazzo rimase sbalordito: "Cosa?! No! Papà, non ho idea..."

"È droga? Ti sei messo a spacciare?" incalzò ancora Yaser.

Zayn era sempre più scioccato: "Droga!? Ma che cazzo dici, papà! È solo..."

"Cosa?" chiese suo padre.

Zayn si morse il labbro e mormorò: "Niente."

"Beh, vediamo, allora. Adesso la apro." e con queste parole Yaser prese un paio di forbici da un portapenne.


"No!" lo bloccò immediatamente il ragazzo.

"Ah, ma allora sai cos'è! Solo che non me lo vuoi dire!" esclamò, furioso, il padre.

Zayn sospirò, si era tradito: "Sì, ma..."

"Cos'è, Zayn?" ripetè Yaser.

"Non te lo posso dire." mormorò il ragazzo.

Suo padre sbuffò: "Perché?"

"Perché è roba mia." mugugnò Zayn.

"Roba tua? Di cui non mi puoi parlare? Adesso la apro, ne ho abbastanza di questa farsa!" disse Yaser, tagliò il nastro adesivo che chiudeva la scatola e l'aprì.

Prese il primo involucro che trovò dentro e aprì la scatola su cui campeggiavano tre sottili lettere argento: MAC. Estrasse un contenitore basso, nero e rettangolare che ancora una volta aprì; gli sembrava di avere a che fare con una matrioska.

Fissò sbigottito il contenuto della scatola per qualche secondo. Poi sollevò lo sguardo su Zayn che era rosso in viso e teneva gli occhi bassi: vergogna.

"È uno scherzo?" chiese con un tono di voce basso, pericoloso.

"No. È... io pensavo... per Doniya, sai..." cercò di giustificarsi Zayn, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare.

"Da dove viene questa roba?" lo interrogò suo padre.

"L'ho vinta. In un concorso su Internet." disse il ragazzo, cercando di mantenere un tono fermo; non aveva fatto nulla di male.

"E, di preciso, non hai detto niente per quale motivo? Che poi, che te ne fai di trucchi da donna, tu?" disse Yaser con tono di scherno.

Zayn a questo punto avrebbe dovuto prendere un respiro profondo e replicare pacatamente che i trucchi erano una sorpresa per sua sorella, fornire a suo padre la scusa che si era preparato perfettamente per una simile eventualità. Invece, inspirò profondamente ed esplose.

"Non ho detto niente perché tu non sai un cazzo di me, della mia vita! Di tutto quello che mi interessa, non mi chiedi mai niente, vuoi sapere solo di scuola, scuola, scuola! E io la odio, cazzo, la odio! E invece, questa roba 'da donna' mi piace! Ma tu non lo capirai mai, per te sarò sempre solo quel frocio di tuo figlio a cui piacciono le cose da femmina, da oggi, vero? Sei un cazzo di omofobo! Che cazzo, renditi conto che tu stesso hai cresciuto un finocchio! Mi piace il cazzo e mi piacciono i trucchi da donna e mi hai cresciuto tu così! Cosa intendi fare adesso?"

Yaser in un primo momento rimase zitto, guardando sbalordito per qualche secondo suo figlio che gli urlava contro. Poi lo stupore si mutò in rabbia.

"Taci. Ti voglio fuori da questa casa. Hai dieci minuti per prendere la tua roba." gli sibilò, prima di sbattere violentemente la palette sulla scrivania e di marciare fuori.

Zayn stava ansimando. Vide, attraverso le lacrime che gli offuscavano gli occhi, sua madre sulla porta che lo guardava a bocca aperta e Doniya dietro di lei con la stessa espressione.

"Beh? Avete qualcosa da dire?" chiese, il tono aspro e la voce arrochita.

Tricia si ricompose e si fece avanti, entrando nella camera e avvicinandosi a suo figlio. Lo abbracciò. Zayn fu sul punto di scoppiare a piangere a dirotto, ma se lo impedì.

Anche Doniya si avvicinò e gli sorrise mesta; prese in mano la palette, osservando gli ombretti e commentò: "Wow. Bei colori."

Zayn tirò su col naso e sciolse l'abbraccio con sua madre, per poi rispondere: "Beh, tu lo sai no? MAC ha la pigmentazione migliore."

"Già." rispose in un soffio sua sorella prima di gettarsi ad abbracciare Zayn. Lo strinse forte e il ragazzo avvertì la maglietta che indossava farsi umida sulla spalla, dove Doniya aveva appoggiato il volto. Cazzo, ora era veramente a tanto così dal crollo.

Sua madre gli accarezzò il viso e lo confortò: "Non ti preoccupare, tesoro, gli passerà... lo sai che tuo padre è impulsivo, non pensa alle cose... e sono sicura che non gli importa che tu sia gay, e non gli importerà, ci parlo io, stanne certo..."

"Beh, intanto, sono bisessuale, non gay. E poi, non me ne frega niente di quello che pensa quello. Vado a stare dai Riach un po' e poi vado a Londra. Lì troverò qualcosa, mi farò aiutare da zio Jay."

"Oh, Zayn, vedrai, non sarà necessario! Tuo padre si calmerà e potrai tornare a casa."

"Mamma, non prenderla sul personale, ma non sono tanto sicuro di voler stare qui, a casa. È meglio che intanto vada via, vorrei evitare un'altra sfuriata." disse Zayn con tono definitivo. Iniziò quindi a prendere un po' di vestiti di ricambio, lo spazzolino, i suoi prodotti per capelli e ficcò tutto nello zaino di scuola. Se lo mise in spalla e prese sottobraccio la scatola con i trucchi che così tanto gli erano costati, baciò sua madre e Dony sulla fronte sussurrandogli di salutargli le bambine ed uscì dalla camera e di casa.

Prese lo skate da dove era appoggiato di fianco alla porta d'ingresso e si avviò dai Riach. Si sentiva muoversi con il pilota automatico.

***

I signori Riach non avevano fatto domande quando avevano visto Zayn praticamente trasferirsi nella camera dei loro figli. Avevano semplicemente preparato lenzuola e cuscini sul divano in camera di Anthony e Danny.

Zayn non poteva esserne che grato, estremamente. Intuì che la signora Riach avesse parlato con sua madre dal modo in cui lo abbracciò quando scese a cena.

I due fratelli stessi non avevano fatto domande subito, coinvolgendo Zayn in una partita di Super Smash Bros Brawl e - come cazzo avevano capito che era ciò che gli serviva? - impedendogli di pensare con i loro attacchi combinati al suo personaggio. Erano tremendi quando si coalizzavano, ma Zayn era riuscito a vincere comunque (probabilmente gliel'avevano lasciato fare).

La cena era stata tranquilla, ma subito dopo Danny aveva trascinato il suo migliore amico in camera, l'aveva fatto sedere sul proprio letto e gli si era seduto di fronte con un espressione seria. Ant era entrato brandendo cucchiai e una vaschetta di gelato mentre suo fratello apriva la bocca per parlare. Zayn aveva riso, Danny sbuffato, Ant sorriso a mo' di scuse e si era seduto con loro.

Mangiando gelato come le quindicenni dei film stupidi della Disney quando venivano rifiutate dal ragazzo dei loro sogni perché erano delle cesse, i due fratelli avevano ascoltato il racconto di Zayn, che aveva velocemente aggiornato Ant sulla sua passione per il makeup, aggiungendo: "Ridi e sarai la mia prima modella. Femmina."

I Riach l'avevano abbracciato - virilmente - e l'avevano rassicurato che gli sarebbero stati accanto qualunque cosa fosse successa. Danny aveva addirittura promesso di chiamare qualche suo conoscente a Londra con cui Zayn potesse dividere l'appartamento una volta nella capitale.

Tuttavia, per quanto grandiosi fossero, i Riach non erano la sua famiglia. A Zayn mancavano le bambine, essere costretto e giocare con le bambole di Safaa e a spiegare matematica a Waliyha. Gli mancava Doniya che si vantava con lui di stare per cominciare l'università. Gli mancava sua madre e la sua cucina meravigliosa. E gli mancava anche suo padre, quando era di buon umore e raccontava barzellette sporche a tavola ricevendo occhiate assassine da sua madre - ma questo non l'avrebbe ammesso ad anima viva.

***


Zayn aveva inaugurato tutto il suo kit da makeup. Alcune cose le aveva provate su di sé (come l'ombretto nero, poco, vicino alle ciglia, venerdì sera, quando era andato a ballare ed era tornato poco più che brillo con Danny ubriaco marcio e tutto morbido e scoordinato che gli si strusciava contro sussurrandogli all'orecchio che aveva gli occhi belli, più belli delle ragazze e Zayn non riusciva a smettere d'arrossire), le altre, la maggior parte, su Ant, che aveva perso molte scommesse stupide in quei giorni, e sulla signora Riach - impossibilmente disponibile dopo la prima volta, poiché suo marito le aveva detto che il trucco la faceva sembrare dieci anni più giovane.


La prima prova era andata malissimo: appena si era trovato di fronte a un vero Duo Fibre e a un flat-buki aveva dimenticato le ore di tutorial che aveva visto e aveva iniziato ad andare a caso. Il risultato era stato un disastro, naturalmente, nonostante qualche cosa gli fosse tornata in mente mentre lavorava. Ma, beh, tanto la cavia era Ant (che quando si vide allo specchio lanciò un urlo di guerra udibile fino a Leeds e iniziò a rincorrere per mezzo quartiere il makeup artist in erba).

A poco a poco, tuttavia, continuare a far pratica diede i suoi frutti. La signora Riach, un giorno di due settimane dopo il primo tentativo, gli permise di truccarla per uscire (certo, doveva solo andare a fare la spesa, ma doveva uscire, in mezzo alla gente). Decise per un trucco naturale, colori neutri e punti strategici illuminati per dare un'aria di freschezza. L'esito non era affatto male, persino un incazzatissimo Ant aveva dovuto ammettere che le torture a cui si era dovuto sottoporre avevano dato frutto.

Per la prima volta Zayn si ritrovò a considerare seriamente una carriera da makeup artist.

Non ci aveva mai pensato, prima, non davvero: il pensiero l'aveva sfiorato all'inizio di quella storia, quando aveva iniziato ad accettare la sua nuova passione. Tuttavia, i problemi che avrebbe creato in casa una proposta come quella di lavorare come truccatore avrebbe portato a litigi con suo padre, come minimo. Una volta aggiunta l'insicurezza intrinseca di Zayn - che temeva sempre di buttarsi, di provare cose nuove, perché partiva dal presupposto che avrebbe fatto schifo -, tutto ciò aveva portato il ragazzo ad abbandonare l'idea.

Ora, tuttavia, ora si trovava di fronte a delle prove concrete del suo talento. L'idea iniziava ad apparirgli realistica. Se era riuscito a produrre qualcosa di decente con i pochi prodotti a sua disposizione, senza aver mai preso una lezione, allora forse avrebbe potuto farcela.

Amava truccare: l'implicita fiducia che gli veniva concessa quando una persona si sedeva davanti a lui e gli permetteva di applicare prodotti sul suo viso, una parte così delicata e personale, con gli occhi chiusi, permettendogli di passare la matita nella rima interna dell'occhio o il mascara sulle ciglia, quella fiducia Zayn l'amava. Era una sensazione fantastica sapere che qualcuno si fidava di lui e credeva il lui fino a quel punto. Era tutta la spinta che gli serviva per pensare seriamente a fare quel lavoro.

Tuttavia per un diciassettenne senza A-levels, senza soldi e senza una famiglia a supportarlo era impossibile intraprendere quel tipo di carriera. La scuola costava, avrebbe dovuto vivere a Londra. E una volta finito di studiare, non avrebbe avuto idea di come entrare in TV o in una rivista specializzata o in un team per la Fashion Week.

In ogni caso fece qualche ricerca su Internet, fece una lista delle migliori scuole, lesse le biografie di alcuni tra i più famosi artisti del settore: Charlotte Tilbury, Kevyn Aucoin, Pat McGrath, Jemma Kidd, Mary Greenwell. Sospirò.

***


Passarono tre settimane. Zayn aveva incontrato sua madre e le sue sorelle varie volte in giro per Bradford. Erano tutte estasiate di vederlo, gli correvano incontro per abbracciarlo, ma il sorriso un po' triste di sua madre gli faceva capire che la situazione era sempre la stessa: suo padre non aveva ancora cambiato idea.

Agosto era arrivato con il brutto tempo, pioveva a intermittenza da una settimana. Non in quel momento: era martedì sera e Zayn stava facendo zapping stravaccato sul suo divano - cioè, su quello dei Riach dove dormiva.

Il campanello suonò. Visto che Danny era sotto la doccia e che lui e Zayn erano soli in casa, il ragazzo andò ad aprire. Si trovò faccia a faccia con suo padre.

"Ciao, Zayn." disse l'uomo, piano.

"Ciao." rispose cautamente Zayn.

"Come stai?" chiese Yaser.

"Bene. Tu?" rispose il ragazzo, sempre con prudenza.

"Abbastanza, grazie. Tua madre mi ha detto che ti ospitano i Riach." aggiunse suo padre.

"Già." confermò Zayn.

Scese un silenzio teso e imbarazzante. Che, come in una perfetta scena da film, padre e figlio ruppero insieme, dopo qualche momento, parlando in contemporanea. Si bloccarono entrambi.

"Vai tu." disse Zayn.

"No, vai tu." lo esortò Yaser.

"Ok, beh, volevo solo chiederti se avevi bisogno di qualcosa." disse il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.

Suo padre sembrava incerto, ma rispose: "Oh, sì, beh, ecco... verresti a fare quattro passi con me? Vorrei parlare con te, Zayn."

"Ehm... non inizierai ad urlarmi addosso, vero?" indagò Zayn.

"No. Ma non usare parole volgari, lo sai che mi fanno proprio imbestialire." specificò Yaser.

"D'accordo, d'accordo, cercherò di limitare. Scrivo un attimo un biglietto a Danny e arrivo." accettò Zayn. Corse in casa, buttò giù due parole per l'amico e prese la sua giacca di pelle, infilandosela. Se doveva affrontare il nemico, l'avrebbe fatto come Ercole, con la sua personale pelle del Leone Nemeo sulle spalle.

Zayn e Yaser iniziarono a camminare lungo il marciapiede, nella direzione opposta a quella della loro casa. Il padre cominciò: "Senti, Zayn. Credo di doverti delle scuse. Non avrei dovuto cacciarti di casa. Sei fortunato ad avere degli amici come Danny e Anthony, con dei genitori così disponibili."

"Lo so e ho ringraziato un sacco i Riach." spiegò Zayn.

"Bene, almeno qualcosa di buono te l'ho insegnato. Probabilmente, hai imparato da me anche il modo di affrontare le liti. Iniziamo a urlare, a dire cose che non pensiamo con poco. Vero?" chiese il padre, sorridendo mestamente.

Zayn sorrise a sua volta e ribattè: "Sì, è vero, Danny mi odia per questo. Lui è peggio, però, fa il passivo-aggressivo."

"Beh, sarebbe meglio di tutto saper affrontare le cose con più pacatezza, in generale. Che è il motivo per cui siamo qui." esclamò Yaaser.

Zayn era un po' stupito, ma disse: "Oh. Beh, non credo mi resti molto da dire, al massimo ti faccio il riepilogo: non voglio finire gli A-levels, mi piace il makeup, mi piace il ca- mi piacciono i maschi."

"Ok, beh, partiamo dall'ultima. Non mi piace. Non è che ti odio e non ti caccerò di casa o ti toglierò dal testamento, ma non so se è una cosa che accetterò mai." spiegò il padre, dopo aver preso un respiro profondo.

"Oh." sussurrò Zayn, ora decisamente stupito.

"Beh, vedi, mi ero già creato l'immagine di te, tra dieci anni, con una bella ragazza accanto e un paio di bambini in braccio. Ed è stata una delusione forte scoprire che non potrà succedere." cercò di spiegarsi Yaser, gesticolando, nervoso.

Zayn lo fermò, un po' imbarazzato: "Papà, io credo tu abbia parlato con mamma. Non so se ha omesso questo dettaglio, o cos'altro, ma io sono bisessuale. Mi piacciono entrambi i sessi."

"Oh. Quindi ho ancora una possibilità di vederti sposare una brava ragazza?" chiese, speranzoso, suo padre.

Zayn stava iniziando a desiderare di sparire ma si sforzò di dire: "Sì, beh, ho una maggiore inclinazione verso i maschi, ma... sì, è possibile che ti dia qualche nipote."

Yaser sospirò di sollievo: "Ok. Wow. Beh, questo mi fa sentire un po' meglio. Tuttavia, se tu dovessi trovarti un compagno, un marito, non sono sicuro che potrei del tutto accettarlo in famiglia o cose del genere..."

Il ragazzo di nuovo lo bloccò, morendo di imbarazzo: "Ok, ok, senti papà: ti dispiace se ci pensiamo quando mi verrà voglia di una storia seria? Ho diciassette anni!" aggiunse, sperando di chiudere la faccenda.

"D'accordo." disse Yaser e suo figlio sospirò di sollievo, solo per tornare a arrossire come un pomodoro quando l'uomo continuò: "Allora passiamo alla questione dei trucchi. Devo chiedere: è una cosa legata alla tua sessualità? Cioè, tipo, vuoi cambiare sesso o iniziare a travestirti?"

"Cosa?? No, bleah, papà! Il makeup è qualcosa di artistico per me, non ha nulla a che vedere con la mia sessualità! Anzi, seriamente, possiamo smettere di parlare di chi mi scop- porto a letto?" sbuffò Zayn, rosso in viso.

"Sei sessualmente attivo?" chiese il padre, diviso tra la curiosità, l'orgoglio e il timore della risposta.

"Papà!" sibilò Zayn: "Non sono affari tuoi!"

"Ok, ok, scusa! Ehi, vieni con me al pub?"esclamò l'uomo, dirottando la conversazione verso acque più tranquille.

"Ok, ehm... ma mi faranno entrare?" chiese dubbioso il figlio.

"Zayn, ti prego, so benissimo che non è certo la prima volta che entri in un locale vietato ai minori. E in più sei con me, non faranno storie." rispose Yaser, con un'espressione dipinta sul volto che chiedeva: "Sul serio? Ti prego, non sono idiota."

"Ok, ma... mamma non lo sa vero?" si assicurò Zayn, trattenendo il respiro.

"No, non sa. Lasciamola nella sua beata innocenza. Vieni, andiamo di qua." aggiunse Yaser, indicando una via sulla destra.

"Grazie al cielo." disse Zayn tornando a respirare e proseguì: "Senti, papà, tornando a cose serie, io non voglio tornare a scuola. Non vado bene, mi annoio la maggior parte del tempo e i professori mi odiano perché vedono che esco con Danny..."

Il padre lo fermò: "Beh, non credo che sia l'unico motivo per cui i tuoi professori non ti amano. Ai colloqui hanno detto a me a tua madre di averti beccato a saltare educazione fisica un bel po' di volte, che sei spesso in ritardo..."

Il ragazzo insorse: "Solo qualche volta! Senti, io faccio schifo in P.E., non cambierebbe se fossi presente alle lezioni perché il mio contributo sarebbe uguale ad ora, cioè zero. E sono in ritardo solo quando piove e devo prendere l'autobus, che è sempre in ritardo. Ma in realtà mi odiano per altri motivi, come Danny e il fatto che non nascondo che mi piacciano i ragazzi. Sono dei cazzo di omofobi."

"Zayn, controlla la lingua." lo ammonì suo padre: "Comunque, posso capire che il corpo docente non ti piaccia..."

"Come non mi piacciono le materie e i miei compagni e la scuola stessa. E fidati che è reciproco!" si infervorò Zayn.

Nel frattempo, erano giunti al locale, il New Inn, dove Zayn sapeva che suo padre era un cliente abituale. Infatti furono accolti da urla di saluto da parte di mezzo pub non appena varcarono la soglia. Yaser guidò il figlio ad un tavolo, salutando uomini di mezz'età a destra e a manca. Giunti finalmente ad un angolo non troppo caotico, il ragazzo si sedette, mentre suo padre chiese: "Zayn, vuoi una birra?"

"Papà! Davvero? Sono minorenne!" s'indignò per finta il ragazzo.

Il padre sbuffò: "Dai, ti prego, non fare l'innocentino: come se non avessi mai toccato alcolici in vita tua! Ormai sei un uomo, anche se, beh, non me ne ero ancora reso conto. Una Beck's ti va bene?"

"È perfetta, papà, grazie." gli rispose Zayn con un piccolo sorriso.

Yaser andò al bancone e tornò due minuti dopo con due boccali pieni. Chiese: "Non dirlo alla mamma, per favore, eh?"

"Tranquillo, tranquillo." lo rassicurò il ragazzo.

"Senti, tornando a parlare di scuola, se non la vuoi finire, cosa avevi intenzione di fare? Trovarti un lavoro penoso e mal pagato?" chiese Yaser.

Zayn sospirò: "In realtà, prima non ne avevo idea. Ultimamente ci ho pensato però. Mi piacerebbe fare una scuola seria di makeup e diventare un professionista in quell'ambito."

Yaser rimase stupito, chiaramente non aspettandosi una risposta precisa dal figlio.

"Ho anche già dato un'occhiata, sai." continuò Zayn: "Le scuole migliori sono a Londra, ovviamente, e fanno corsi di varia lunghezza. Il tipo di corso meno costoso è quello accelerato, otto settimane, cinque giorni la settimana, sette ore al giorno, meno di seimila sterline."

Yaser sembrava vagamente compiaciuto, ma era decisamente corrucciato: "Beh, mi stupisci, Zayn, ci hai chiaramente pensato molto. Ma seimila sterline sono un sacco di soldi."

"Comprendono un kit professionale del valore di milleseicento sterline, tre servizi fotografici con dei modelli e le tasse, papà." si affrettò ad aggiungere Zayn. Suo padre non aveva scartato a priori l'idea, era un miracolo!

"Capisco. Mancano comunque vitto e alloggio." osservò Yaser, cercando di frenare gli entusiasmi.

Zayn però era lanciatissimo: "Posso trovarmi un lavoretto la sera in qualche locale. E dividere l'appartamento con un amico di Danny che fa l'università."

Yaser sospirò, poi concesse: "Se è per questo, anche tua sorella ha deciso di trasferirsi a Londra per l'università, con la sua amica Tara. Potresti, volendo, vivere con loro."

"Beh, è perfetto come piano." disse Zayn come per fare un'osservazione casuale e con nonchalance.

"Guarda che non ho ancora detto di sì a nulla." gli fece presente suo padre.

Il ragazzo sorrise ampiamente a quelle parole: "Ma avresti già detto di no a quest'ora se l'idea non ti andasse bene."

Yaser sospirò, pur nascondendo malamente a sua volta un sorriso: "Senti, Zayn, come minimo devo parlare con tua madre e con Doniya, sentire cosa ne pensano. Ma voglio che, nel caso questa cosa vada in porto, tu sia il migliore del corso e che ti trovi un lavoretto. Metà della paga contribuirà all'affitto, l'altra metà sarà per le tue spese personali. Niente casini, niente droga, non ubriacarti troppo. Stai attento con le ragazze e... è stranissimo!"

"Cosa?"

"Doverti dire di far usare sempre il preservativo ai ragazzi! È una cosa che di solito dico a Doniya, tu... è strano."

Zayn arrossì e scoppiò a ridere: "Tranquillo, papà, non dovrai ripeterla mai più. Te lo proibisco!"

***

Le tre settimane successive furono intense per i Malik.

Tricia aveva dato il suo via libera al progetto di Zayn non appena questi le aveva promesso di chiamarla ogni sera al telefono e quanto più spesso possibile su Skype. Doniya era stata piuttosto contenta del piano, soprattutto perché poneva fine alle guerre familiari.

Perciò, Zayn era stato invitato a scegliere una scuola di makeup a cui iscriversi: la ricerca fu lunga e faticosa. Molte scuole avevano chiuso le iscrizioni per i corsi per l'autunno e molte altre non avevano semplicemente spazio.

Alla fine, la Glauca Rossi School of Makeup, la scuola in cui aveva studiato Charlotte Tilbury - che era forse la makeup artist preferita del ragazzo, carismatica, forte, personale nella sua interpretazione anche dei look più semplici - offrì un posto a Zayn. Era l'ultimo disponibile per il corso che sarebbe iniziato il 30 agosto. Zayn colse l'opportunità con mani avide.

A quel punto, iniziò una frenetica ricerca di un appartamento non troppo piccolo, non troppo costoso, in una zona abbastanza tranquilla ed abbastanza vicino sia alla scuola di Zayn che all'università di Doniya e Tara. L'impresa fu titanica, in pochi giorni la famiglia fece moltissime volte su e giù in treno da Londra e vide una quarantina di appartamenti, ma alla fine riuscì a trovare una accordo.

Per i ragazzi il trasloco fu traumatico, riempire gli scatoloni a Bradford e svuotarli a Londra, facendo in modo che tutto ci stesse. Aveva il gusto agrodolce di crescere.

Il 30 agosto, finalmente, un emozionatissimo Zayn varcava la soglia di quella che sarebbe stata la sua scuola per i prossimi due mesi, inspirando l'aria satura dei profumi dolci e un po' chimici dei prodotti di makeup.


  
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