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Autore: Shadowhunter    29/07/2013    1 recensioni
Dalla sua nascita Ryan Stone vive con la sorella maggiore nel quartier generale degli Esclusi, finché un giorno si offre di andare in missione. Il suo compito è di intrufolarsi nella sede dei Livelli Superiori e partecipare alla Cerimonia della Scelta, dimostrando che gli Esclusi sono uguali agli abitanti delle fazioni.
Si dimostrerà una missione suicida oppure il primo passo della ribellione?
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il salto
Becca



Dopo aver saltato da un treno in corsa, penso che le sorprese della giornata siano finite. Invece, una donna sulla ventina ci attende sul tetto della sede degli Intrepidi con uno strano sorrisetto sulle labbra. Ha i capelli rossi tirati in un’alta coda e una piccola stella tatuata sulla guancia destra. Indossa una maglietta e un paio di pantaloni larghi, tutto completamente nero, e intorno alla cintura ha una pistola.
“Benvenuti, iniziati! Io sono Sam e sono una dei capifazione degli Intrepidi. Vedendovi, noto che tutti sono riusciti a raggiungere questo punto del viaggio. Non è mai successo nella storia della nostra fazione, quindi ritenetevi un gruppo forte e agguerrito”.
“Dacci un taglio, sorellona” grida la ragazza bassa dai capelli rossi. I figli degli Intrepidi cominciano a ridere, mentre gli iniziati esterni si guardano imbarazzati. Mentre osservo i miei compagni di avventura, l’Erudito dai capelli biondi sposta il suo sguardo su di me, l’espressione inespressiva, e io mi giro dall’altra parte.
Prometto di ringraziarlo il più presto possibile per avermi aiutato a salire sul treno.
Sam fa finta di non sentirla e continua il suo discorso. “L’ultimo ostacolo che dovete superare per raggiungere la sede degli Intrepidi è saltare dal cornicione del tetto per raggiungere l’entrata del nostro complesso residenziale. Chi si rifiuta di farlo, diventa immediatamente un Escluso. I primi a saltare saranno i trasfazione. Buona fortuna!”
“Cosa?!” esclama un Candido, la bocca aperta dallo stupore. “Volete che moriamo?”
Gli iniziati esterni si guardano fra di loro, impauriti, mentre i figli degli Intrepidi ci osservano con aria di superiorità, probabilmente perché sapevano cosa sarebbe successo in questo punto del viaggio. Cerco di non badare agli altri e mi avvicino al bordo del tetto, guardando verso il basso.
Mossa sbagliata.
Ho un leggero capogiro, seguito da un attacco di nausea, mentre osservo che mi trovo così in alto rispetto al terreno che non riesco a vedere il fondo della voragine. Faccio un passo all’indietro, allontanandomi il più possibile dal cornicione. Pensare di saltare da questa altezza è off limits per me.
All’improvviso una mano si appoggia sopra la mia spalla. Sussulto al contatto e mi volto, ritrovandomi a fissare un paio di occhi azzurri come il cielo muniti di occhiali. “Sei pronta per saltare?” mi chiede l’Erudito dai capelli biondi. C’è una punta di divertimento e di malizia nel tono della sua voce e un angolo della sua bocca si alza per formare un mezzo sorriso.
“Non proprio” affermo, sperando che dal tono della mia voce non si noti che sto per vomitare da un momento all’altro.
“Perfetto. Allora tu salterai con me”.
Prima di riuscire a controbattere, mi trovo in piedi sul bordo del tetto e tengo la mano destra stretta intorno alla sua. Il vento soffia tra i miei capelli, che nel frattempo si sono liberati dallo chignon e mi cadono lungo le spalle. Mi giro verso il gruppo di iniziati e noto che ognuno di loro ci osserva in silenzio.
“Al mio tre” urla l’Erudito, guardando davanti a sé. Faccio per liberarmi dalla sua presa e dirgli che non salterò da quel tetto neppure morta, quando la sua mano stringe ancora più forte le mie dita e il sangue non riesce più a circolarmi nel braccio.
“Uno”.
Il cuore comincia a battermi all’impazzata e serro le palpebre, lasciando che l’oscurità mi circonda.
“Due”.
Provo a liberarmi dalla sua presa un’ultima disperata volta, senza nessun risultato.
“Tre”.
Si lancia in avanti, trascinandomi con lui, e insieme precipitiamo nel vuoto. La caduta sembra durare in eterno e ogni millesimo di secondo mi ripeto che morirò e che non potrò più rivedere i miei genitori e Henry.
All’improvviso il mio corpo smette di fluttuare ed entra in contatto con qualcosa di ruvido che blocca la mia caduta. L’impatto mi mozza il fiato e sento che mi sono ammaccata la spalla destra. Il bruciore mi invade il braccio e un gemito sfugge dalle mie labbra, però facendo dei respiri profondi il dolore lentamente svanisce. Spalanco le palpebre e vedo il sole tramontare sopra di me.
Non sono morta. Miracolosamente ho ancora tutte le ossa al loro posto e il cuore mi batte ancora nella gabbia toracica.
“Vuoi una mano?” mi chiede l’Erudito, posizionando il palmo della mano sulla schiena per sorreggermi. Prima che io risponda, mi passa un braccio sotto le ginocchia e uno sotto la schiena e mi prende in braccio. Da quella posizione riesco a sentire il battito regolare del suo cuore e noto che non indossa più gli occhiali. Così i suoi occhi sembrano più azzurri e più vivi di prima.
“Che cosa fai?” esclamo, sorpresa.
Lui mi risponde con un sorriso divertito e mi accompagna fino a una piattaforma dove ci aspettano due ragazzi uguali come due gocce d’acqua. Hanno i capelli ricci e castani, una spirale nera tatuata sul braccio e le orecchie piene di piercing. Ognuno di loro indossa una camicia e dalle tasche dei loro pantaloni spuntano dei manici di coltelli. I due ci guardano con un’espressione stupita sul volto.
“Due iniziati che saltano insieme?” dice il ragazzo alla destra con voce sprezzante.
“Non è mai successo prima d’ora” afferma l’altro. “Comunque, io sono Jack e lui è mio fratello gemello Martin. Noi ci occupiamo dell’allenamento degli iniziati, per questo ci vedrete molto spesso in giro. Come vi chiamate?”
“Ben” risponde l’Erudito, stringendo la presa intorno al mio corpo mentre io mi dimeno per liberarmi. Non voglio che i nostri nuovi allenatori mi vedano come una pappamolla che ha bisogno di aiuto per stare in piedi.
“Io sono Becca.” Riesco a liberare una gamba dal suo braccio e appoggio il palmo della mia mano sul suo torace per allontanarlo. Lui scuote la testa, però cede alle mie pressioni e in un movimento fluido mi appoggia sul pavimento di legno.
Dietro di noi sentiamo delle urla e ci giriamo, vedendo gli altri iniziati sbattere contro la rete e raggiungerci sulla piattaforma. Tra le facce noto la testa rossa piena di ricci dell’Intrepida; appena incrocio il suo sguardo, lei si gira dall’altra parte.
“Diamo l’annuncio?” chiede Martin.
“Certo!” risponde Jack, facendo un profondo respiro prima di urlare insieme a suo fratello. “Primi a saltare: Becca e Ben!”
 

***

 
Noi trasfazione (in totale sette ragazzi fra i quali io e Ben) seguiamo Jack lungo uno stretto passaggio di pietra. Camminiamo nel buio in completo silenzio finché Jack non apre una doppia porta a spinta, molto simile a quelle antincendio.
“Questo è il Pozzo” afferma.
“Wow” esclama una Candida.
Guardo dietro di loro e vedo una grotta così grande che potrebbe contenere un palazzo a tre piani. Sulle pareti ci sono delle piccole caverne che sono collegate fra loro tramite corridoi e gradini scavati nella roccia. Non ci sono protezioni ai bordi, quindi non so come i bambini o gli anziani riescano a spostarsi da una parte all’altra. Il soffitto, invece, è fatto di vetro e riesco a scorgerci un pezzo di cielo. Il sole è tramontato da un pezzo e al suo posto c’è la luna che brilla nel cielo stellato.
“Chissà come sono riusciti a costruire un posto del genere” afferma Ben accanto a me.
Annuisco continuando a fissare i cunicoli e le pareti per non scordare niente di questo posto. In un angolo vedo un fiume che scorre rapidamente a un paio di metri sotto il pavimento della caverna e che provoca alti schizzi.
“Venite! Adesso è ora di cena!” esclama Jack mentre ci accompagna in una sala enorme con file e file di tavoli. Il luogo è gremito di Intrepidi che parlano e corrono da una parte all’altra della stanza e, appena ci vedono, sorridono e applaudono per accoglierci.
In questo momento il loro comportamento mi ricorda molto quello della mia fazione d’origine e mi sto chiedendo cosa stia facendo la mia famiglia in questo momento. Probabilmente i miei genitori stanno raccontando a Henry la sua favola della buonanotte preferita oppure gli stanno cantando la canzone della luna, una ninnanna molto conosciuta fra i Pacifici.
“Sedetevi dove volete. Dopo aver mangiato, vi accompagnerò ai vostri alloggi” afferma Jack.
“Secondo voi cosa mangeremo? Spero di non essere costretta a mangiare carne, perché io sono vegetariana. Riuscite a capire il mio disagio?” domanda una Candida dalla pelle olivastra e dai capelli scurissimi a me e a Ben mentre ci sediamo intorno al primo tavolo libero che vediamo. Ha parlato così velocemente che mi sorprendo di aver capito tutto quello che ha detto. Mi siedo accanto all’Erudito mentre la Candida si posiziona di fronte a noi.
Nel frattempo un’Intrepida piena di piercing sul naso e sulle labbra ci consegna un vassoio pieno di tramezzini di diversi tipi. Ne afferro uno e vedo che è fatto di formaggio cheddar, fette di pomodoro, tonno e maionese. Ne do un morso e il sapore di tutti quegli ingredienti fa ballare le mie papille gustative.
Quando facevo parte dei Pacifici, i nostri pasti consistevano spesso in pane, insalata, zuppa, macedonia di frutta e verdure bollite. Non potevamo mangiare la carne, il pesce e i derivati dagli animali e, per questo motivo, da piccola mi chiedevo spesso che gusto avessero.
“Allora, voi siete Ben e Becca. Quello che avete fatto, saltando dal tetto, è stato stupefacente” afferma la Candida, mangiucchiando il suo tramezzino con foglie di insalata, mais e maionese. “Io sono Margaret Reys e provengo dai Candidi, come potete capire dai miei vestiti neri e bianchi. Qui è molto diverso dalla mia vecchia fazione perché non abbiamo l’abitudine di…”
Non la sto ascoltando più perché un’idea passa attraverso la mia mente.
“Conosci forse un ragazzo chiamato David Morgan? Dovrebbe far parte della tua fazione” la interrompo, la curiosità di scoprire qualcosa su di lui che mi sta uccidendo.
“David Morgan, dici? Fammici pensare”. Margaret si porta una mano sotto il mento con fare intellettuale e chiude le palpebre per concentrarsi. Io la sto fissando con insistenza aspettando la sua risposta, mentre Ben mi lancia uno sguardo confuso. Quando la Candida riapre gli occhi, dal suo sguardo capisco che non ne sa niente. “Mi dispiace, ma non ho mai sentito questo nome. Siamo tanti fra i Candidi, quindi è molto difficile che tutti conoscano tutti”.
Annuisco con la testa, cercando di reprimere la tristezza che mi assale, e fisso le mie scarpe rosse.
“Comunque, quello che è successo sul tetto non è stato niente di ché” dice Ben accanto a me, appoggiando casualmente la mano sul mio braccio. Il suo palmo è caldo e confortante e mi ricorda i secondi passati sul bordo del cornicione prima di buttarci nel vuoto.
“No, niente di ché. Mi hai solo trascinato nel tuo piano suicida senza il mio permesso. Cose che mi succedono tutti i giorni, insomma” affermo con tono sarcastico.
Come risposta al mio commento, Ben mi sorride e i suoi occhi brillano.
“Riesci a vedere bene anche senza gli occhiali?” gli chiedo improvvisamente, non riuscendo a reprimere la mia curiosità.
L’Erudito si porta la mano che era appoggiata sul mio braccio verso la sua faccia come a verificare se avesse ancora gli occhiali e, rendendosi conto che non li ha addosso, fa spallucce. “Li portavo soltanto perché è una tradizione della mia vecchia fazione. In teoria, a me non servivano perché ho la vista perfetta”.
Margaret aggrotta le sopracciglia fa un’espressione sconcertata. “Allora perché te li facevano indossare? Se avessero costretto a me di portare gli occhiali, ci sarei montata sopra e gli avrei rotti in mille pezzi”.
Ben fa di nuovo spallucce e dà un morso al suo tramezzino. Anch’io riprendo a mangiare, mentre la Candida continua a blaterare: “Fino ad adesso non ho parlato con nessuno perché mi intimorisce parlare con i figli degli Intrepidi. Non avete anche voi la sensazione di non sapere niente di questa fazione in confronto a loro?”
“Beh, sicuramente loro sanno più cose di noi riguardo a questa iniziazione, però credo che certe parti siano oscure sia per loro che per noi” rispondo, girandomi verso gli iniziati interni che sono appena entrati nella mensa guidati dal loro mentore, Martin.
Appena lo faccio, noto che l’Intrepida dai capelli rossi si sta dirigendo verso il nostro tavolo e sta scherzando con due ragazzi accanto a lei. Mentre passa di fianco a noi, mi dà una spallata che mi fa cadere il tramezzino sul pavimento.
“Ops, scusa. Non ti avevo vista a causa di tutte quelle nullità sedute intorno al tuo tavolo. Ci vediamo” dice con un tono di voce pieno di falsa gentilezza. Vorrei darle un pugno in piena faccia, un’azione poco caratteristica dei Pacifici, però mi trattengo e decido di scrollare le spalle come se non mi importasse niente di quello che dice. Lei e i due ragazzi si allontanano e si siedono a un tavolo dall’altra parte della mensa e cominciano a chiacchierare con delle ragazze e dei ragazzi un po’ più vecchi, forse ventenni.
“Quella è un’antipatica di prima categoria” afferma Margaret, prendendo un altro tramezzino dal vassoio e ispezionandolo per cercare tracce di carne. Poi, non trovando niente, ne dà un piccolo morso.
Ben annuisce, però fissa il pavimento senza degnarci di uno sguardo.
“Fantastico. Non sono neanche un’ora nella sede degli Intrepidi e già qualcuno mi odia. Cosa potrebbe esserci di peggio?”
Ho parlato troppo presto.


Note dell'autrice:
Scusatemi per l'enorme ritardo, ma questo capitolo è stato un parto: l'ho riscritto tre volte e ancora non mi convince. Il prossimo capitolo, che dovrei pubblicare fra due settimane (sperando che non ci siano contrattempi), è sotto il punto di vista di David/Ryan.
Grazie a quelli che hanno messo la mia storia fra le preferite e le seguite. Significa tantissimo per me :)
Passo e chiudo.

Shadowhunter

  
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