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Autore: Mary15389    30/07/2013    1 recensioni
Al termine di un caso, la squadra della BAU si ritrova a casa di David Rossi per aiutare Penelope a cercare di preparare la perfetta pasta alla carbonara. Tra un miscuglio di ingredienti, della buona musica italiana e qualche bicchiere di vino, gli agenti dovranno fare i conti con le questioni non ancora risolte in merito all'improvviso ritorno di Emily Prentiss, che tutti credevano morta.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Spoilers:7x02 - Proof
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Storia scritta parecchio tempo fa e mai pubblicata. Dal momento che vorrei provare a rimettermi in gioco e tornare a scrivere (cosa che mi manca tantissimo), vorrei cominciare con il postare storie rimaste nel cassetto, in attesa che qualche nuova idea mi prenda per mano e mi guidi in qualsiasi direzione voglia andare.
La storia è una mia personale interpretazione di come sarebbe potuta continuare la serata a casa di Rossi che ci viene mostrata nel finale della 7x02. Buona lettura!
 
 

Italians do it better

 
Risero tutti insieme mentre quell’ottimo vino scendeva lungo le loro gole iniziando a fare il proprio effetto.
«Adoro questa canzone.» disse JJ, in commento alla musica che si diffondeva nell’ambiente.
«Non è stata scelta a caso. L’intera selezione musicale è di gusto italiano.» rispose il padrone di casa, «Ma ora… Tutti in cucina!» sentenziò in un perfetto italiano, battendo i palmi delle mani due volte l’uno contro l’altro prima di allungarne una verso Emily. La donna afferrò le sue dita e si lasciò trascinare quando l’uomo la invitò ad una giravolta che la avvicinò all’angolo cottura tra le risate, mentre si reggeva con più forza al calice per non farlo cadere.
JJ lanciò un ultimo sguardo verso Reid con un sorriso felice ma ancora non del tutto disteso, mentre accanto a lei Derek si allungava a prendere un altro assaggio di spaghetti, portandolo alle labbra di Penelope che lo accettò volentieri, assaporando quella prelibatezza italiana.
«Con questo il mio Fellini festival andrebbe alla grande.» osservò all’indirizzo dell’agente anziano dopo aver deglutito.
«Non credi che sarebbe come giocare in casa?» rispose lui raccogliendo i bicchieri già vuoti per liberare il piano di lavoro.
«Ma gli altri non devono per forza saperlo...» sorrise l’eccentrica donna, indossando sul viso un’espressione innocente.
«Al lavoro!» la redarguì bonariamente David, finendo di rimettere in ordine ciò che aveva utilizzato per la preparazione del suo campione a cui ora i colleghi dovevano ispirarsi per mostrare le loro abilità culinarie.
«Ci ho provato...» concluse la donna allungandosi a prendere da sola un altro assaggio di pasta sotto la risata divertita di Morgan.
Avevano tutti preso posizione iniziando a passarsi ingredienti, creando un vero e proprio gioco di squadra che Rossi supervisionò a colpi di «Bravo!» e «Non così.» più o meno severi.
Il fondatore della BAU riuscì a domarli per un po’, ma in breve finì tutto in una sorta di lancio dell’ingrediente tra risate senza fine, in cui fu coinvolto lui stesso nel tentativo di fermarli e proteggere ciò che era già sul fuoco. In più, in un attimo di distrazione del padrone di casa, Aaron aveva tirato fuori di nuovo la bottiglia di vino e i bicchieri, invitando i colleghi a bere ancora.
«Sapete perché si chiama carbonara?» domandò d’improvviso Spencer. «E non vale per te rispondere...» aggiunse subito allungando verso Rossi un dito che aveva allontanato dal vetro del bicchiere, ma prima ancora che qualcuno potesse dire qualcosa riprese a parlare, «Si crede fosse un piatto tipico dei carbonai: questi, impegnati nella lunga sorveglianza della carbonella, dovevano avere con sé i viveri necessari e gli ingredienti per questo tipo di pasta sono di facile reperibilità, nonché conservazione...»
«Va bene, Reid. Basta così.» lo fermò Derek, con l’appoggio degli altri, rimettendo al proprio posto la voglia del genietto di condividere conoscenze enciclopediche.
Emily e JJ si scambiarono un’ occhiata divertita, mentre continuavano a sorseggiare dai loro calici.
«Ottimo vino.» si congratulò la mora rivolgendosi a Dave. «Questa casa è piena di sorprese.»
«Non è una casa...» la corresse Hotch.
«…ma una dimora!» continuarono in coro Garcia e JJ.
David, nonostante si fosse inizialmente opposto a quelle lezioni di cucina, adesso realizzava quanto fosse felice di aver tutti nella propria abitazione, specialmente dopo il periodo difficile che avevano passato. Poteva sentire che stavano finalmente tornando a divertirsi e a comportarsi come una famiglia.
«Tra qualche minuto sarà in tavola.» comunicò non smettendo di controllare il condimento sul fuoco.
A quelle parole subito JJ si allontanò per prendere i piatti che avvicinò al centro del ripiano, attendendo che fossero riempiti, perdendosi ad ascoltare ancora quella soffusa musica italiana che Dave aveva scelto per allietare la serata.
Si allontanarono tutti per far spazio allo chef della serata quando portò con attenzione la padella sull’isola, facendo poi un passo indietro. «Tocca a voi completare il procedimento.» disse invitandoli a integrare gli ingredienti prima di servire gli spaghetti, mentre si tamponava le mani con la tovaglietta che aveva tenuto sulla spalla tutto il tempo.
Le tre donne si fecero avanti e gli uomini le lasciarono fare, ma l’agente anziano invitò anche loro a partecipare, convincendoli a collaborare. «Lavoro di squadra.» sollevò un sopracciglio per convincerli che fosse la cosa giusta da fare.
Spostarono con cautela la pasta nella padella del condimento dove aggiunsero le uova, il parmigiano e il prezzemolo, proprio come avevano visto fare prima a lui. Quindi rimescolarono, prima che il capo cuoco allungasse loro i piatti da servire, aggiungendovi, uno dopo l’altro, le posate non appena fossero pronti.
Ognuno ebbe la propria porzione che tenne tra le mani insieme al calice pieno di quell’ottimo vino, quindi si diressero insieme verso la sala da pranzo per poter gustare la cena, sedendosi intorno ad un elegante tavolo.
Penelope affondò la forchetta negli spaghetti che vi avvolse intorno prima di portarli alle labbra, assaporando il boccone. «Mangiabile. Meglio del tofu.» osservò.
«Era meglio che non mi dicessi ciò che avevi combinato con la mia ricetta.» rispose l’anziano arricciando il volto in un’espressione di dolore.
«I tuoi erano più buoni.» osservò Prentiss che aveva a sua volta assaggiato ciò che avevano preparato tutti insieme.
Dave allargò le braccia facendo attenzione a non far cadere nulla, «Anni e anni di cucina.» scherzò.
«Abbiamo davanti un lungo periodo di collaborazioni, allora.» commento Derek prendendo un sorso di vino ad accompagnare gli spaghetti, provocando uno sguardo inorridito in Rossi.
Tutti scoppiarono a ridere, concentrandosi poi nel terminare quella cena particolare.
 
Avevano tutti collaborato nello sparecchiare, tornando poi a sedere al proprio posto, continuando ad assaporare quel vino. Era come se non riuscissero a farne a meno, era troppo buono per non prenderne un altro bicchiere. E quindi un altro ancora.
Erano felici di essere di nuovo tutti insieme a scherzare e ridere, lasciando da parte tutti i momenti tristi che avevano dovuto affrontare e che ora, per fortuna, sembravano solo un lontano ricordo. Quasi per tutti.
Derek quel giorno aveva rassicurato Emily che non avesse remore nei confronti della menzogna che aveva dovuto sopportare, ma ancora non aveva ben completato il suo percorso di elaborazione e realizzazione. Non voleva però che l’agente dovesse preoccuparsi anche delle sue reazioni. Almeno per il momento.
Sapeva quanto il ragazzino ci stesse male, lo vedeva negli sguardi che lasciava andare ancora incerti all’indirizzo tanto di Prentiss che di JJ. Specialmente con quest’ultima i problemi per lui dovevano essere difficili da superare, per quante parole potessero essere spese.
Il suo flusso di pensieri fu bloccato dal tocco di una mano che si poggiò alla sua, quindi abbassò lo sguardo vedendo delle unghie malamente rosicchiate, capendo subito di chi si trattasse e quindi risollevando gli occhi verso di lei. Aveva capito cosa stesse pensando e le sorrise per farle intendere che tutto andava bene o che almeno presto sarebbe stato così. In tutti quegli anni a lavorare a stretto contatto con la collega, non servivano più parole tra di loro, ma solo sguardi e mezze occhiate cariche di significato.
D’improvviso, Reid si sollevò in piedi, chiedendo un momento per potersi assentare dalla stanza, dirigendosi verso l’ingresso ed estraendo il telefono dalla tasca quando il padrone di casa gli diede il permesso di muoversi.
Emily voltò il capo, lasciando gli occhi di Morgan e portando l’attenzione verso Jennifer, che scosse il capo, portando una mano alla testa a spostare una ciocca di capelli, come lievemente sconfortata dal gesto del suo caro amico. Come se qualcosa fosse ancora fuori posto.
«JJ...» provò a dire la mora, lasciando la mano di Derek e portando entrambe le braccia a poggiarsi sul tavolo.
La neoprofiler non la lasciò finire, allungando una mano verso di lei e congedandosi educatamente anche lei pronta a seguire il federale fuori dalla porta, lasciandogli il tempo di effettuare da solo quella telefonata. Sempre che dovesse realmente farla.
Rimasti soli i cinque agenti si guardarono tra loro, sperando che le cose migliorassero davvero tra i due e ricordando con dolore gli occhi rossi e lacrimosi di JJ in Oklahoma.
 
L’agente Jareau si richiuse la porta di casa alle spalle, cercando di farle fare il minor rumore possibile, quindi rimase appoggiata allo stipite, vedendo il collega a pochi passi da lei impegnato in una telefonata.
Sospirò attendendo che terminasse, quindi si fece coraggio, separandosi da quella superficie liscia e fece qualche passo in avanti, fino a raggiungerlo mentre, riposto l’apparecchio in tasca, si voltava quasi scontrandosi con lei.
«Spence...» mormorò, scuotendo il capo e sollevando gli occhi verso i suoi.
«Ehi...»
«Hai...» continuò la bionda, deglutendo con difficoltà, «...hai detto che hai dei problemi con tua madre. È...è vero?» domandò in bilico tra la paura di sapere che le avesse mentito per tenerla lontana e quella che fosse vero.
Reid scosse il capo arricciando le labbra. «Non voglio rovinare questa serata.» rispose semplicemente con la volontà di liquidare in fretta quel discorso. Ma rimasero entrambi fermi in quella posizione, in silenzio.
«Sono contenta che tu sia venuto.» disse infine Jennifer rompendo quella quiete. «E anche se è tardi, troppo tardi, mi dispiace veramente. Io volevo dirti la verità, ma non potevo. Non riuscivo a stringerti in quell’ospedale sapendo quello che ti stavo facendo, ma dovevo farlo. È il nostro lavoro. Diciamo cose che non vogliamo, facciamo cose che preferiremmo non fare. Ma lo abbiamo scelto.» provò a spiegare in serenità, convincendosi che lei stessa non si sarebbe fatta bastare delle motivazioni del genere.
«È stato un brutto colpo.» intervenne lui abbassando lo sguardo ad una fitta che gli attraversò il petto. «Mettiti nei miei panni.»
«Hai tutte le ragioni di odiarmi. Ma speravo che starti vicino, offrirti una spalla su cui piangere mi avrebbe convinto che ti stavo in qualche modo aiutando. Invece ne soffrivo ancora di più.»
«JJ...» mormorò lui, causando un sollievo istantaneo ed enorme nel cuore della donna che, sentendosi precedentemente chiamare dal collega con il suo nome intero, lo aveva avvertito allontanarsi anni luce da lei e da quello che il loro rapporto era sempre stato. «...devi capire che non è semplice. Io ho portato la bara all’interno della quale sapevo esserci la mia collega, e amica. Ho pianto la sua morte, mettendo in dubbio il mio lavoro alla BAU. Ho desiderato ricominciare a far uso del Dilaudid...»
«Non me lo sarei mai perdonata.» lo interruppe Jennifer, avvertendo una lacrima scivolarle lungo il volto.
«Non è successo.» precisò lui, «Ma ci sono andato molto vicino. Ora ho solo bisogno di elaborare questa cosa e venirne fuori. In qualche modo.»
«Già poterne parlare senza darci addosso è una grande cosa.» osservò lei sollevando una mano ad asciugarsi il viso.
«Ho esagerato a gridare in quel modo.» ammise, «Faceva solo troppo male, e volevo farti provare un po’ di quel dolore. Ho sbagliato.» constatò, conscio di quanto fosse stato egoista a comportarsi in quel modo.
«È una situazione complicata, ma non voglio che ci nascondiamo. Dobbiamo parlarne. Come delle persone adulte e con i tempi che ci vorranno per superare questa cosa.»
«Sono d’accordo.» Spencer distese il volto, volendo smettere di combattere, ma non ancora pronto a lasciarsi andare del tutto. Cosa che si concretizzò in un sorriso timido ed abbozzato, al quale la donna rispose con uno più ampio.
«Torniamo dentro?» domandò lei indicando verso la casa e tornando a guardare il collega negli occhi. Lui scosse il capo, accostandosi a lei per avviarsi.
JJ sollevò d’istinto una mano, sfiorandogli il braccio, ma la ritrasse subito chiudendola in un pugno. Reid si fermò, voltandosi a guardarla. Per qualche istante rimase a decidere come comportarsi, quindi allungò il braccio, poggiando una mano sul suo fianco e invitandola a precederlo. Avrebbero ricominciato a piccoli passi. Piano piano.
Raggiunsero l’ingresso, dove Jennifer aprì la porta, permettendo ad entrambi di rientrare nella stanza dove la musica era di nuovo forte e dinnanzi ai loro occhi trovarono Rossi che ballava con Emily, ridendo, e accanto a lui, anche Derek si era lasciato andare ad una divertente danza, per la gioia degli occhi di Penelope che rideva accanto ad Hotch.
Non appena Prentiss vide i due rientrare, si prese una pausa dalla danza che stava svolgendo con David e si avvicinò all’amica, prendendola per le mani e tirandola al centro di quella pista da ballo improvvisata, dove la lasciò andare. JJ si chiese chi di loro fosse ancora lucido e chi avesse già raggiunto la quantità massima di alcol nel sangue, ma si lasciò trasportare comunque, specialmente quando Dave la afferrò invitandola a ballare con lui. Derek invitò quindi Emily a far lo stesso, mentre Reid si avvicinava a chi si era tenuto lontano dalle danze, prendendo posto accanto a loro e versandosi un altro bicchiere di vino, sollevando gli occhi giusto in tempo per incrociare un meraviglioso sorriso disposto sulle labbra di JJ.
Se loro riuscivano a divertirsi in quel modo e si erano bene o male lasciati tutto alle spalle, anche Spencer sperava che prima o poi ci sarebbe riuscito a sua volta.
  
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