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Autore: bikergirl    31/07/2013    3 recensioni
-Jane!- continuo a chiamare il suo nome, invano.
È buio, sto camminando in un bosco dannatamente umido, con in mano una torcia che illumina ben poco, davanti a me.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Jane!- continuo a chiamare il suo nome, invano.

È buio, sto camminando in un bosco dannatamente umido, con in mano una torcia che illumina ben poco, davanti a me.

-Jane, andiamo!- comincio a perdere la pazienza: possibile che debba sempre fare di testa sua? Dovrò prendere dei provvedimenti, prima o poi. È vero, sono una agente senior del CBI, ma nemmeno James Bond vorrebbe trovarsi dove sono io ora e soprattutto non vorrebbe fare da baby sitter ad un uomo fatto e finito.

Degli uccelli ed un fruscio di foglie mi mettono un senso di irrequietezza, ma c'è altro: è come se percepissi che il mio collaboratore sia in pericolo, anche se probabilmente mi sbaglio. Sono sempre troppo apprensiva nei suoi confronti e questo gioca a mio sfavore.

Sospiro, guardando dritto davanti a me: c'è un lago, la cui superficie è liscia, non mossa dal vento, da cui spuntano delle piante acquatiche. Scorgo qualcosa che galleggia, un poco distante da riva: aguzzo lo sguardo, aiutandomi con la luce della piccola torcia a LED.

 

O mio Dio.

No, non può essere, non può essere lui.

 

Il battito si ferma, il sangue mi si ghiaccia nelle vene.

Comincio a gridare il suo nome, con l'angoscia che mi smorza la voce. Corro verso l'acqua: è fredda e sento mille spilli che mi intorpidiscono le gambe; percepisco il terreno scivoloso sotto i miei piedi, faticando quindi a raggiungere Patrick, il cui corpo, apparentemente senta vita, galleggia avvolto dal solito completo di tre pezzi.

L'acqua mi raggiunge il petto data la profondità, mi avvolge fredda come la morte che temo abbia preso il mio amico.

Chiamo aiuto con tutta la forza che ho, la gola mi brucia talmente urlo.

Lo circondo con le braccia, reggendogli la testa contro la mia spalla, mentre lo trascino adagiato a me verso la riva. È un cammino faticoso, probabilmente uno dei più duri di tutta la mia vita.

 

Chiamo ancora aiuto, mentre arrivo a riva, completamente bagnata e tremante. Cerco di capire se respira, avvicinando l'orecchio a quelle splendide labbra chiare; comincio a piangere, stringendo tra le mie dita quelle gelide di lui, supplicandolo, assieme a Dio, di svegliarsi e rispondermi.

-Jane ti prego...Ti prego svegliati!- gli afferro il panciotto e lo scrollo leggermente, invano.

Gli accarezzo la guancia, sperando che le sue palpebre si elevino, facendomi incontrare quegli occhi splendidi.

 

-Per di qua', presto, presto!- sento la voce dei paramedici dei pompieri ed i loro passi pesanti che rompono i ramoscelli e spostano le foglie a terra.

Non vorrei allontanarmi da lui, ma devo fare un po' di spazio ai soccorritori: così mi accosto, inginocchiata, senza smettere di guardare il viso pallido di Jane, le cui labbra hanno un colorito tendente al viola, socchiuse e rigide.

Cerco di spiegare ai paramedici cosa è successo,ma balbetto e riesco a comporre poche frasi grammaticalmente corrette: sento la forza abbandonarmi, il cui posto viene preso da una tragica angoscia di dovermi slegare da lui. E non voglio.

 

Non posso stringergli la mano perché i primi tentativi di rianimazione sono falliti,è come se non avessi nulla a cui aggrapparmi, oltre alla piccola croce d'oro che ho legata al collo.

La stringo tra le mani, portandomela di tanto in tanto vicino alla bocca: alterno la recita della preghiera con il sussurro del nome di Patrick, steso a terra.

Il defibrillatore lo elettrizza, cercando di far ripartire il suo cuore. Ha la camicia totalmente sbottonata, e posso vedere la sua pelle candida ed i suoi pettorali definiti; un peso grave ed opprimente mi schiaccia il petto, togliendomi il respiro.

Al secondo tentativo di rianimazione sento un gorgoglio proveniente dalla sua gola, e noto che il corpo trema, accasciandosi a lato.

Sorrido brevemente, prima di continuare a chiamarlo con un tono che sosta tra l'angosciato e il felice.

Gli mettono la maschera d'ossigeno, per caricarlo in ambulanza, portandolo via da me.

 

Cho mi compare di corsa affianco, chiedendomi come sta Jane.

-Stai bene?- mi domanda, mettendomi una mano sulla spalla; lo guardo, anche lui ha gli occhi preoccupati.

-Si, sto bene, voglio andare in ospedale e...- gli dico: l'unica cosa che mi viene in mente è andare da Patrick, vedere come sta, stringergli la mano ed incontrare il suo sorriso splendido.

-Non andrai da nessuna parte gocciolante. Andiamo, ti porto a casa e poi andrai in ospedale.- mi impone, serio.

-Ma Jane è...-

-Jane è vivo, e questo basta. Andiamo.- seguo il coreano di poche parole che, però, ha ragione: non ho la capacita di mettermi a discutere.

 

**********

 

Lo guardo, mentre è sulla porta della stanza in cui John il Rosso ha lasciato il proprio marchio. Siamo nella casa di Jane, a Malibù, che lui non ricordava di possedere.

Ora però, da come mi ha guardata e come rimane immobile, è evidente che tutto gli è tornato in mente.

-Io...Ti aspetto di sotto.- gli comunico: lui non si volta, quasi non ci fossi.

Sospiro: non sono sicura che sia stato giusto portarlo lì per fargli ritornare la memoria, ma non potevo permettere che se ne andasse, in quelle condizioni, dal CBI, con una donna sconosciuta, dopo avere rubato metà della refurtiva.

Scendo al piano inferiore e mi guardo intorno: la conosco bene quella casa, ma quando ci entro, seppure penso che quì una volta Jane fosse stato felice, mi vengono i brividi.

Mi avvicino alla porta d'uscita, sicura che ora riuscirà a trovare la strada da solo.

Nel silenzio sento una porta che si chiude e capisco: Jane trascorrerà parte della notte steso sul materasso sotto quel segno malefico, con i suoi demoni, i suoi ricordi e...Il suo odio.

Ho un gusto amaro in bocca, mentre mi siedo sui gradini che mi avrebbero condotta alla macchina: non mi va di lasciarlo solo, di notte, in una casa così grande, dopo un forte shock.

Ecco che di nuovo il mio lato apprensivo mi fa stare in pensiero.

Mi sistemo meglio, guardandomi intorno, cercando di immaginare cosa stia pensando il mio consulente. Accoppio le gambe, appoggiandoci sopra le braccia incrociate su cui adagio il capo.

È l'una di notte, non so quanto dovrò aspettare: non ha importanza, di notte dormo a stento cinque ore, saltare un giro di sonno non avrà molte conseguenze.

 

Fisso la luna e le stelle, le cui luci illuminano candidamente lo spazio circostante.

Il Jane che ho conosciuto in questi giorni passati...chi è? Possibile che fosse realmente così Casanova, approfittatore e bugiardo?

Evidentemente deve essersi pentito, ed ora va in cerca di redenzione: ammette di avere ingannato la gente per soldi, spacciandosi come un sensitivo.

Aveva forse tradito sua moglie, tanto da imporsi ora una sorta di castità,sancita dalla fede al dito? Se era così come quei due ultimi giorni, probabilmente lo aveva fatto.


La mia mente da detective comincia a ricollegare tanti piccoli pezzi, quasi stessi lavorando ad un caso o giocando con un puzzle.

So perfettamente che la sua situazione mentale di questi giorni poteva essere, in un certo senso, migliore: niente John il Rosso, niente famiglia assassinata, nulla.

Il fatto però che non si ricordasse del CBI, del rapporto con la squadra, e...Di noi, mi ha spaventata: non voglio che se ne vada, non voglio che lasci l'unica famiglia che ha... È il mio partner, senza di lui ci sarebbe un vuoto enorme. E non solo nella squadra ma anche nel mio cuore.

Bene, sto esagerando: la stanchezza comincia a farsi sentire; per qualche minuto la mia immaginazione vaga indisturbata, mentre chiudo le palpebre. Dopo un po' guardo l'ora e vedo che sono le quattro di mattina.

 

Note dell'autrice:

E' la prima storia in prima persona, e devo dire che mi è stato difficile usare tutt'altro registro per scriverla. Come avrete capito è ambientata nella quarta stagione, dato che l'ho introdotta alla fine della puntata in cui Jane perde la memoria. Non seguirò, però, nel corso della narrazione, la cronologia del telefilm, come vedrete in seguito, dato che modifico a mio piacimento, e sposto, avvenimenti che ci sono stati, in un certo senso, nel telefilm.

  
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