Avevo bisogno
di concentrazione, così chiusi gli occhi e
cercai di percepire anche i suoni più leggeri del bosco,
rimanendo sempre
immobile al centro della radura.
Da un leggere
fruscio alla mia destra, capii che una delle
trappole era scattata e mi scansai, mentre lo shuriken fendeva
l’aria con un
sibilo e si conficcava nel legno di un albero a pochi centimetri da
dove mi
trovavo io un istante prima.
La seconda
trappola partì con uno scatto e mi ritrovai
davanti una strana creatura: la analizzai rapidamente con lo scanner
che avevo
nascosto sotto la maglietta e scoprii che era fatta di chakra ed aveva
un
livello di potenza molto elevato.
Mi morsi un
labbro e usai la mia tecnica del muro
esplosivo per difendermi e poi contrattaccare: un muro di argilla mi
protesse
dal prima colpo della creatura ed al contatto con essa esplose,
scaraventando
il mostro di chakra contro un albero.
Dal nulla
comparve una seconda creatura di chakra, che mi
colse totalmente di sorpresa: riuscii però ad evitare il suo
attacco grazie ad
i miei riflessi pronti.
Mentre la
bocca che avevo sulla mano sinistra masticava
rapida l’argilla per i miei attacchi esplosivi, evitai tutti
i colpi del
nemico, usando in parte anche la danza dei sette passi.
Infine, la
bocca sputò fuori un gufo di argilla che si
ingrandì fino a diventare delle stesse dimensioni della
creatura di chakra, gli
volò vicino ed esplose, distruggendola.
Sbadigliai,
stiracchiandomi, e raccolsi da terra la sacca
con l’argilla, pronta per tornare a casa.
In quel
momento, con la coda dell’occhio mi accorsi di un
movimento sulla mia destra: avevo dei sensi molto sviluppati, che mi
permettevano di cogliere anche i minimi segni di vita.
Mi preparai
all’attacco afferrando un pò di argilla, ma
prima che potessi anche solo impastarla con il chakra, una voce
risuonò forte
in quella fredda alba invernale.
-Però,
sei molto forte.-
Mi girai,
sorpresa, e vidi un ragazzino pressappoco della
mia età davanti a me: aveva i capelli scuri abbastanza
lunghi, gli occhi
castani ed un orecchino all’orecchio sinistro.
-Chi sei?-
chiesi, senza preoccuparmi più di tanto: in
caso di attacco ero più che pronta a rispondere.
-Mi chiamo
Shika.. immagino che tu conosca mio padre, è
Shikamaru Nara.- rispose lui, sorridendo.
-Sì,
ne ho sentito parlare..- dissi io, ma ero davvero
stupita: quel ragazzo era il figlio di Shikamaru?
-Come ti
chiami?- mi chiese Shika, giocherellando con le
dita.
-Non sono
affari tuoi.- tagliai corto, agganciandomi di
nuovo la sacca con l’argilla alla cintura.
-Noto che usi
l’argilla... e la fai esplodere. Mi ricordi
uno dell’organizzazione Alba... com’è
che si chiamava...- iniziò il ragazzo,
indicando la mia sacca.
-Si chiamava
Deidara. Ed era mio padre. Non ti conviene
parlarne o te ne pentirai.- disse, innervosita dal tono con cui quel
moccioso
parlava di mio padre.
Io sono Deid,
figlia di Deidara del villaggio della
roccia, membro dell’Alba, e di Tayuya del villaggio del
suono, componente del
quartetto del suono.
Ho 16 anni, e
sono stata addestrata da mio padre a
combattere usando l’argilla, impastandola con
l’unica bocca che ho sulla mano
sinistra, la mia abilità innata.
Da mia madre
ho ereditato la potenza del secondo livello
del marchio di Orochimaru (ma non il marchio stesso, fortunatamente) e
la
capacità di controllare delle specie di marionette giganti
con il semplice
della voce e delle mani.
Dicono tutti
che sono la copia al femminile di mio padre:
ho i capelli lunghi e biondi, gli occhi grandi e azzurri ed un
caratterino
piuttosto difficile.
Mio padre,
Deidara, è morto quando io avevo solo 10 anni,
e da allora ho continuato a combattere e ad allenarmi per poterlo
vendicare,
anche solo nel ricordo.
Mia madre...
è piuttosto assente nella mia vita, posso
dire, e quindi sono cresciuta un pò da sola, contando solo
sulle mie forze.
Invece quel
ragazzo... all’inizio mi è sembrato solo un
bambino viziato che veniva a parlarmi di mio padre, non sapendo neanche
quanto
mi mancava.. questo spiega molto quello che successe dopo.
-Mi dispiace,
non volevo..- disse Shika, avvicinandosi, ma
io lo guardai con rabbia.
-Tu... tu che
ne puoi sapere? Ti dispiace... sì, certo, tu
hai la vita facile, non devi cavartela da solo fin da quando avevi 10
anni!-
quasi urlai, mentre sentivo l’argilla esplosiva muoversi
dentro la bocca sulla
mano, pronta ad essere usata.
-Io ne ho 16
di anni..- disse senza alcuna logica.
-Ed io sono
Deid.-
Shika non si
chiamava solo così: il suo nome completo era
Shikamaru, come il padre, ma era chiamato così da tutti per
distinguerli.
Suo padre era
un grande ninja, celebre per la sua
intelligenza e per le sue tecniche di ombra, mentre sua madre era
Temari, del
villaggio della sabbia, da cui aveva ereditato il controllo del vento,
che
usava in alcune sue tecniche.
Lui aveva
vissuto sempre con la sua famiglia, allenato dai
due genitori insieme, ed aveva avuto la cosiddetta “vita
facile”, a mio
contrario.
Il suo
carattere era l’opposto del mio: gentile e molto,
molto paziente.
E
così ci ritrovammo l’uno di fronte
all’altro, Deid
contro Shika, la nostra prima sfida...
Mi ero
innervosita sempre di più, fino ad urlargli
“allora
fammi vedere di cosa sei capace!”.
Partii subito
all’attacco, lanciando un proiettile
esplosivo contro di lui: Shika mosse appena la mano, ed una folata di
vento
deviò il percorso della pallottola di argilla, che esplose
poco più in là.
Poi
toccò a lui attaccare e provò la tecnica tanto
famosa
del padre: il controllo dell’ombra.
-Non credere
di prendermi in giro!- esclamai, evitandola
quasi con pigrizia vista la sua lentezza.
Shika sorrise:
-Non ti
sottovaluterei mai.- assicurò, mentre i capelli
scuri gli ricadevano sugli occhi.
All’improvviso
sentii qualcosa di strano: quel ragazzo in
fondo era simpatico e mi sembrò di avvertire una specie di
morsa al cuore.
Ma scossi la
testa e ripartii all’attacco, stavolta evitando
di usare l’argilla per testare le sue capacità:
cercai di colpirlo più volte,
ma lui riuscì a scansare tutti i colpi con una perfezione
strabiliante.
Feci un passo
indietro per evitare un suo fulmineo attacco
e parai quelli successivi, indietreggiando però sempre di
più.
Dovevo
provare ad usare la tecnica del muro esplosivo,
forse era la mia unica speranza, ragionai rapidamente.
Afferrai un
pò di argilla, evitando i colpi di Shika che,
vedendomi con una mano occupata, raddoppiò i suoi sforzi per
colpirmi.
Infine,
quando meno me lo aspettavo, mi tirò un calcio
sulla sinistra scoperta e mi colpì alla gamba: mi ritrovai a
terra qualche
metro più lontano.
Mi rialzai
rapidamente, ma avvertii una specie di fitta
alla gamba e capii che doveva avermela rotta.
-Me la posso
cavare anche senza una gamba..- pensai,
mentre Shika si preparava ad attaccare di nuovo: non si era accorto
delle
conseguenze del suo calcio.
Non riuscivo
a camminare, compresi dopo un istante, dopo
aver tentato inutilmente di spostarmi più in là:
ero finita.
Shika mi
aveva tirato un pugno, sicuro di non colpirmi,
immaginando che mi sarei spostata e non che non potessi più
farlo: il suo colpo
mi raggiunse con una forza tremenda e mi scaraventò contro
un albero.
Sbattei con
violenza la testa e non vidi più nulla.
Ho aperto gli
occhi, infastidita dalla luce sottile che
penetrava sotto le palpebre.
-Deid!-
Era la voce
di mia madre, così riaprii del tutto gli occhi
per trovarmi di fronte il suo volto..
Ma
stranamente sembrava arrabbiata.
-Deid, come
ti è venuto in mente di perdere?- urlò,
spalancando gli occhi scurissimi.
-Io...- ma un
dolore fortissimo alla testa mi impedì di
continuare.
-Perdere
contro il marmocchio Nara!! Contro un bambinetto
viziato.. come hai potuto?-
Mia madre mi
somigliava molto nel carattere, questo sì, ma
non era proprio affettuosa.
Ho trattenuto
le lacrime, sapendo che l’avrebbero fatta
arrabbiare ancora di più, e provai a replicare ma, prima che
potessi farlo,
Tayuya è uscita dalla stanza, sbattendosi dietro la porta.
Ho deciso:
sono passate circa due ora da quando mia madre
se ne è andata, sdegnata, e ho ragionato a lungo.
Non vale la
pena rimanere qui al villaggio della foglia,
non ho nemmeno una vera famiglia, ed allora è meglio che io
parta e mi diriga
verso i villaggi più lontani.
Lì
forse potrò aumentare le mie capacità e provare a
vendicare mio padre...
Mi sono
alzata in piedi, aiutandomi con le stampelle
posate accanto al letto dell’infermeria, e sono uscita senza
neanche avvertire.
A casa ho
radunato le poche cose che avevo, prime fra
tutte il sacchetto con l’argilla e la foto della mia famiglia
quando era ancora
felice, prima della morte di mio padre, e mi sono messa in cammino.
Ormai il
dolore alla testa è passato ma la gamba mi fa
ancora malissimo e cammino male per le stampelle... ma cosa posso farci?
Zoppicando mi
sono incamminata per la via maestra: prima
tappa, il villaggio della roccia, il villaggio natale di mio padre
Deidara, ho
pensato.
-Deid!-
Una voce
interrompe i miei pensieri e, con difficoltà, mi
giro, rimanendo a bocca aperta: è Shika.
Una grande
rabbia mi invade, mista dello stesso sentimento
del giorno prima, nel vederlo.
Mi raggiunge
e si blocca, come imbarazzato, fissando un pò
a terra e un pò verso di me.
-Mi
dispiace... mi dispiace tantissimo, non sapevo di
averti rotto la gamba... non avrei mai attaccato... io mi sono
comportato da...
da...-balbetta il ragazzo, diventando rosso.
Lo osservo,
incuriosita, mentre cerca le parole per
scusarsi, poi mi giro e continuo a zoppicare, senza prestargli
più attenzione.
Sento le
lacrime scorrermi giù per le guance e non riesco
a fermarle pensando a mia madre... è tutta colpa sua, sua e
del suo
maledettissimo esibizionismo.
-Deid!-
esclama ancora, afferrandomi per un braccio e per
poco non mi fa cadere.
-La vuoi
smettere? E’ colpa tua... mia madre...- grido,
cercando di liberarmi e facendo cadere una delle stampelle di legno,
continuando a piangere.
Lui rimane
fermo, notando le mie lacrime, con la mano
attorno al mio braccio.
-Tua...tua
madre?- domanda, guardandomi fissa negli occhi.
-Sì,
mia madre! Per colpa tua si è arrabbiata con me,
dicendo che sono una debole perché ho perso, e se ne
è andata sbattendo la
porta!- dico con decisione, ma sento ancora gli occhi bruciarmi.
Lui rimane in
silenzio, poi si china, mi raccoglie la
stampella e me la porge.
-Non ne ho
bisogno.- dico, gettando via anche l’altra e mi
incammino, non senza difficoltà, verso la porta del
villaggio.
-Per favore,
Deid.- dice Shika, camminandomi affianco
–Dove vuoi andare?-
-Al villaggio
della roccia.- rispondo, e finalmente vedo
davanti a me le porta del villaggio della foglia, alte e maestose.
-Va bene. Per
me va bene.- dice Shika, poi mi passa il
braccio sopra il suo e mi aiuta a camminare.
-Ma cosa...?-
inizio io, meravigliata.
-Vengo con
te. Dopotutto è colpa mia, no?- ride lui.
Sento
qualcosa sfondarmi il cuore e senza volerlo
arrossisco...
-Non puoi! Tu
hai la tua famiglia e non ci conosciamo
neppure!- replico, anche se in fondo in fondo non ne sono del tutto
convinta
neanche io.
-Allora
impara a conoscermi!- dice Shika, mi sorride, ed
inizia a parlarmi di lui, di suo padre, di sua madre, della sua vita,
degli
allenamenti... di tutto.
Ed intanto mi
aiuta a camminare, superiamo le porte del
villaggio e ci inoltriamo nel bosco, diretti al villaggio della roccia,
il
villaggio da cui è partito tutto.
Due settimane
più tardi, arriviamo in vista del villaggio
della roccia e inizio a sentirmi nervosa fin dal mattino.
Shika se ne
accorge, ma capisce anche che è una di quelle
situazioni in cui, per quanto sembri strano, è meglio
restare in silenzio.
Questi
quattordici giorni di viaggio sono davvero passati
in fretta: ma del resto, con un tipo come Shika al fianco è
difficile
annoiarsi.
Dopo che lui
mi ha letteralmente scaricato addosso la sua
storia, anch’io ho trovato il coraggio e la forza di
parlargli della mia,
stavolta fin dal principio.
E mi sono
ritrovata immersa in un racconto che neanche io
conoscevo molto bene, forse perché l’avevo cercato
di dimenticare.
Ho ricordato
la mia prima infanzia, i frequenti viaggi che
facevo con mio padre quando ancora svolgeva qualche compito da ninja
dell’Alba,
poi gli allenamenti, quando tornando a casa trovavo mia madre che mi
sorrideva
e mi abbracciava, quegli anni felici...
E poi il
giorno in cui chiamarono mio padre per quella
missione, me lo ricordo perfettamente nonostante abbia sempre
desiderato
dimenticarlo: era un piovoso martedì di inizio autunno, ed
un altro membro
dell’Alba, Tobi, arrivò in casa nostra con quella
comunicazione...
Mio padre
partì e non tornò a casa: non ho assistito allo
scontro, ma Tobi mi ha raccontò, qualche mese dopo, che fu
memorabile.
Solo alla
fine, mio padre capì che non poteva farcela e
ricorse alla sua tecnica più potente, che però
implicava la sua
autodistruzione; si fece esplodere, forse l’unica morte che
desiderasse
davvero, morire con la sua “arte” come la definiva
lui, senza scopo però: quel
maledetto Sasuke riuscì a cavarsela, ancora una volta, e si
portò via mio
padre...
Dopo aver
terminato questa parte, ero quasi scoppiata a
piangere, resistendo solo grazie al mio autocontrollo: Shika mi ha
abbracciato,
come fece mia madre per consolarmi appena ricevuta la notizia, ed io
continuai.
Gli parlai
dei mesi successivi, degli anni successivi:
quegli allenamenti continui ed ossessivi, il controllo perfetto
dell’arte
dell’esplosione, il perfezionamento continuo del mio uso
dell’argilla...
Mi ero
bloccata, sorpresa, notando un dettaglio che mi era
sfuggito per sei anni: io avevo un’altra abilità
innata, che non avevo mai
neanche provato.
L’abilità
di mia madre Tayuya, quella di controllare le
marionette con l’uso della voce e delle mani... ma che
marionette?
Io e Shika ci
siamo lambiccati il cervello per quasi
cinque giorni prima che lui capisse... eh, sì, è
proprio come il padre, la sua
stessa intelligenza incredibile mista a pigrizia cronica!
Dovevo creare
IO le marionette, usando la mia stessa
argilla... molto probabilmente, quest’ultima caratteristica
era dovuta
all’abilità di mio padre Deidara.
Ma non ho
voluto ancora tentare, nonostante l’insistenza
di Shika: qualcosa mi diceva che non era ancora il momento.
Lui, invece,
sa usare benissimo le sue due abilità innate:
il controllo dell’ombra e del vento, ereditate dai suoi
genitori.
Aveva anche
inventato una tecnica tutta sua, il controllo
dell’ombra volante, ma disse che non riusciva a spiegarmelo e
che me l’avrebbe
fatto vedere in combattimento.
Ero curiosa:
quando arrivammo al villaggio della roccia,
la prima cosa che decisi fu che avremmo combattuto.
Il sole si
sta lentamente abbassando sull’orizzonte, ma
guardo fisso in avanti e Shika guarda me: stavolta la situazione
è diversa, ma
siamo sempre l’una contro l’altro.
-Ma tu hai la
gamba rotta!- ha protestato lui, quando ho
chiarito che non avrei voluto dei vantaggi solo perché la
gamba mi era appena
guarita.
-Non
è più rotta, le mie ossa si riparano in fretta!-
ho
spiegato, e mi sono messa in posizione d’attacco.
Shika mi ha
assecondato, ma si capiva che non vedeva l’ora
di combattere.
Inizio io:
questo me l’ha imposto lui, ha detto che
altrimenti non avrebbe lottato neanche.
Decido di non
partire subito con le tecniche esplosive ma
di fare.. una specie di prova, posso definirla così.
Prendo molta
argilla dalla sacca ed inizio ad impastarla
il più rapidamente possibile, fissando Shika per evitare di
farmi cogliere di
sorpresa.
Ma lui mi
sorride e non si muove: stranamente ha un’aria
molto sveglia e non sta guardando le nuvole, come fa spesso... sembra
sinceramente interessato.
Finisco di
impastare chakra ed argilla e, con un pò di
timore, apro la bocca sulla mano: ne esce un minuscolo ninja color
della terra.
Lo poso a
terra davanti a me e questi subito inizia ad
ingrandirsi, a dismisura: in pochi istanti è almeno il
quadruplo della mia
altezza e non si ferma ancora.
Infine la sua
crescita smisurata si blocca: è alto almeno
10 metri, noto con terrore ed inizio a chiedermi a come
potrò mai muoverlo.
Poi vedo che
dalla punta delle mie dita partono sottili
strisce di chakra che si agganciano alle parti del corpo del mostro
d’argilla.
Muovo
leggermente una mano ed anche la creatura gigante si
sposta un pò seguendo il mio movimento.
Inizio a
muovere entrambe le braccia e noto che è
semplicissimo, per me, muovere quel gigante di argilla.
-Stai
pronto!- urlo a Shika, ed inizio.
La creatura
obbedisce ai miei movimenti e si scaglia
contro il ragazzo, che evita il suo pugno gigante di pochi centimetri.
Lo guardo per
un attimo e vedo che non sembra spaventato,
ma che sta riflettendo sul da farsi.
Continuo ad
usare i fili di chakra per spostare il
gigante, dando però il tempo a Shika per pensare ad una
strategia: quando vedo
che gli occhi gli si illuminano, riprendo a combattere normalmente.
Ha in mente
qualcosa.
Un lampo di
comprensione mi attraversa la mente e guardo
verso il basso, giusto in tempo: un ombra nera si sta avvicinando ai
miei
piedi.
Salto via, e
riprendo ad usare il gigante per colpirlo,
senza però riuscirci, evitando ogni tanto il controllo
dell’ombra del ragazzo.
Spostandomi
di continuo, sono arrivata ai piedi di un
albero e non riesco ad indietreggiare ancora: devo affidarmi
all’argilla per
proteggermi, così stacco i fili di chakra e creo un muro
esplosivo per evitare
un attacco di shuriken da parte di Shika.
L’argilla
esplode al contatto con gli shuriken e vedo il
ragazzo finire contro un albero; mi fermo, aspettando che si rialzi e
quando lo
fa metto la mano in tasca per prendere altra argilla...
O almeno ci
provo: sono completamente bloccata.
La copia
finita contro l’albero scompare un istante dopo
ed il mio corpo si gira da solo: dietro di me c’è
il vero Shika, che ridacchia.
-Ecco la
tecnica... si tratta di creare una copia molto
resistente ed aspettare un attacco da parte
dell’avversario... dopo averlo
incassato, nel momento prima di schiantarti contro un ostacolo, devo
usare le
correnti d’aria per spostarmi molto rapidamente e sostituire
al vero mio la mia
copia. Mi sposto dietro l’avversario e uso il controllo
potenziato dell’ombra!-
spiega soddisfatto.
In quel
momento, però, percepisco qualcosa che non va.
-Shika, stai
attento!- urlo, ed il ragazzo si sposta in
avanti un attimo prima che un pugno gigantesco si abbatta sul punto in
cui si
trovava prima.
Il gigante
d’argilla si sta muovendo, ma un altro
marionettista lo guida: è un uomo vestito con una lunga
tunica nera, il volto
coperto.
Vedo che
prepara un nuovo pugno diretto verso di me e
faccio per scansarmi, ma mi ricordo del controllo dell’ombra:
non posso
muovermi se Shika non termina la tecnica.
-Il controllo
dell’ombra!- gli urlo, ma non faccio nemmeno
in tempo a terminare la frase che il pugno dell’essere
gigante si abbatte su di
me.
Finisco a
terra, stordita, ma almeno il colpo ha rotto la
tecnica: se solo avessi la forza di muovermi...
Prima che
l’uomo possa colpirmi ancora, Shika mi prende in
braccio e salta via, fermandosi dietro ad un albero.
-Mi dispiace
Deid! Mi ero scordato della tecnica!- mi
dice, posandomi accanto al tronco e sedendosi affianco a me.
-Ci sono
problemi leggermente più gravi..- dico io, e mi
accorgo con sollievo che è tutto a posto, a parte una
leggera ferita al
braccio.
-Chi sta
usando la tua marionetta?- mi chiede, sfiorandomi
il braccio con la mano.
Ma prima che
possa rispondere, la creatura attacca di
nuovo e saltiamo via, disperati: come bloccarla?
Per evitare
che colpisca Shika, mi fermo qualche metro più
in là e uso il chakra per impastare un'altra marionetta:
devo fare in fretta.
Quando il
mostro è pronto, lo scaravento a terra e mentre
quello cresce, provo a ragionare: che strategia usare?
-Ti aiuto
io!- si offre il ragazzo e mi si ferma al
fianco.
Lo guardo
preoccupata e lui, accorgendosi delle mie paure,
si avvicina e mi abbraccia da dietro, rimanendo così fermo.
Libero solo
le braccia per controllare l’essere di chakra
e inizio a muoverlo, per prenderne il controllo totale.
Stavolta devo
vincere.
Attacco con
tutta la rapidità e la potenza di cui sono
capace con quella nuova tecnica, affidandomi soprattutto
all’istinto: attacco e
parata, di nuovo attacco e parata, in una successione che sembra
infinita.
Inizio a
sentire la stanchezza: non mi muovo più con molta
rapidità e la creatura nemica para sempre con più
facilità i miei attacchi, che
si fanno via via più deboli.
L’uomo
vestito di nero non sembra accusare la stanchezza
per il duello: è sempre scattante come all’inizio.
Shika prova
qualche volta ad usare il controllo
dell’ombra, ma è tutto inutile: sembra immune
dagli attacchi.
Mi sento
debolissima, ma continuo ad usare la mia abilità
per muovere l’essere di argilla in attacchi sempre meno forti.
-Deid!-
esclama Shika, notando la mia stanchezza.
-Non ce la
faccio più..- sussurro, mentre la creatura
nemica colpisce con forza la mia e ne va volare via un braccio.
-Tecnica del
controllo dell’ombra!- urla Shika, ma anche
questa volta l’uomo blocca con un gesto della mano
l’attacco.
Un filo di
chakra si stacca, mentre un orecchio della
creatura vola via, reciso da un altro attacco del mostro.
Mi tremano le
mani e le muovo quasi senza controllo, ed
infine sento il chakra bassissimo: non reggo più e tutti i
fili si staccano di
colpo, mentre la creatura d’argilla si disintegra in una
sottile polverina.
Crollo in
ginocchio, mentre sento il pugno del mostro
nemico dirigersi verso di me... ma poi si blocca.
Alzo lo
sguardo, stanca e confusa, e vedo Shika in piedi
davanti a me, che usa il controllo dell’ombra sulla creatura
d’argilla.
-Deid,
distruggila per favore!- balbetta, il volto teso
per la fatica.
Con le mie
ultime energie, creo un gufo di argilla
esplosiva e lo dirigo verso la creatura, che al contatto con esso
esplode.
L’uomo
vestito di nero ci fissa un attimo, dalla maschera
nera sul viso mi pare di vedere due occhi rossi fuoco, e salta via,
sparendo
nell’oscurità calata.
Shika crolla
a terra, esausto, ed io gli vado vicino, per
capire se è ferito.
-Come hai
fatto?- mormoro, inginocchiandomi accanto a lui
e posandogli una mano sulla spalla.
Lui alza la
testa e mi sorride, poi si afferra al mio
braccio per alzarsi in ginocchio e ci ritroviamo vicinissimi, io con la
mano
posata sulla sua spalla e lui che mi stringe ancora il braccio.
Poi mi passa
l’altro braccio attorno alle spalle, mi
avvicina a sé e mi bacia.
Rimango
immobile, meravigliata, ma al tempo stesso felice
da impazzire, poi lo stringo più forte a me.
Io e Shika,
dopo quel giorno, non ci siamo più lasciati: a
25 anni ci siamo sposati e abbiamo avuto una bambina di nome Kesuse.
Ora ho 29
anni, e solo pochi mesi fa ho scoperto chi era
l’uomo misterioso che aveva usato la mia marionetta gigante
per attaccarci: era
Sasuke e voleva controllare se ero forte come mio padre o di
più.
Avrei voluto
fargliela pagare, ma non l’ho mai più visto
e, dopotutto, ne sono contenta: perché morire se posso
vivere con Shika e
Kesuse?
Ora sono
Settimo Hokage, dato che Naruto è TOTALMENTE
inaffidabile e se non ci fossi io che ogni tanto lo sostituisco saremo
in
grossi guai.
Shika se la
ride sempre quando parlo così ed a volte me la
prendo anche: sarà pure intelligentissimo, ma ha il cervello
di un bambino.
Dopo aver
saputo di Sasuke, ho voluto scrivere questa
storia come ricordo... ma ora credo che sia giunta la fine.
E’
una bella storia, lo so, e spero che vi aiuterà sempre
a sognare.
Deid Nara del
villaggio della foglia, settimo Hokage, figlia
di Deidara