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Autore: missimissisipi    04/08/2013    2 recensioni
Elena odia il futuro e, perché no?, anche il passato, se ritorna troppo spesso nel presente.
Elena Gilbert odia viaggiare nel tempo.
Damon Salvatore ha appena capito che Elena odia viaggiare nel tempo.
Elena ha appena sbuffato per la centonovantesima volta.
Ricapitolando: Elena Gilbert ha diciotto anni da molto tempo, circa dodici diari segreti ormai perduti, una doppelgänger umana che la odia, ed ha nuovamente sbuffato: siamo a quota centonovantuno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo primo

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Diario

Un quaderno rosso e blu,

un diario segreto, personale,

un regalo di compleanno

Se c’è una sola cosa di cui Damon Salvatore è terribilmente terrorizzato, è il perdere Elena.
Elena è come se fosse il suo specchio, la sua metà, la sua –patetico dirlo, ma- anima gemella, la metà di una mela avvelenata, perché sì: Damon è cambiato, è migliorato, è quasi rinato, ma è pur sempre il fratello egoista, quello cattivo. Questo è stato l’argomento di tante liti fra i due, perché la giovane Gilbert è testarda almeno tanto quanto il grande Salvatore. Lei gli urlava che lui è perfetto, niente affatto malvagio o egoista; lui controbatteva dicendo che è lei che porta a galla quel lato di lui, perché senza… senza lui è perso, vuoto, inutile… egoista.
Adesso i due si stringono la mano, intrecciano le loro dita e si guardano attorno con attenzione: dove sono?
Elena, con le sopracciglia aggrottate, scruta attentamente il luogo dinanzi a sé, così simile… al Grill. Al Mystic Grill. Forse perché…
“…è il Mystic Grill.” Mormora Elena con un filo di voce, quasi inudibile se non fosse per l’udito particolarmente amplificato dell’uomo al suo fianco. Lui annuisce seppure piuttosto sorpreso. Quello il Grill? E’ così diverso, così mutato, così… moderno. In che anno sono? Quanto in avanti nel tempo sono stati catapultati? E un’ultima domanda sorge spontanea: da quanto tempo mancano a Mystic Falls?
“Nique non ha precisato in che anno ci avrebbe teletrasportato?” domanda Damon confuso, mentre la coppia si avvicina all’ingresso del luogo in cui, durante la vita ed adolescenza di Elena, ne hanno passate davvero di tutti i colori. Incantesimi, una delle tante morte di Jeremy, l’incontro con la madre biologica di Elena, Isobel, le bevute con Alaric, Matt ferito numerose volte, Connor, il cacciatore di vampiri, e persino l’esibizione di Caroline Forbes, altrimenti nota come Barbie.
“No, non l’ha detto, però” – Elena si interrompe subito e gli rivolge un’occhiata truce. –“ Nique? Sul serio?” Gli lascia la mano e porta le braccia conserte mentre il suo uomo sospira per l’evidente gelosia della sua ragazza. “Monique è un nome troppo lungo, e decisamente troppo Francese. Ed io odio il Francese.” Spiega sperando di convincerla subito per avventurarsi nella loro città natale. Lei distoglie lo sguardo da lui e lo punta su un albero alla sua sinistra, battendo ripetutamente il piede destro a terra e cercando di togliersi dalla mente una disgustosa immagine con Damon e Monique –quella stupida streghetta di New Orleans- mentre si scambiano occhiate maliziose. Un’immagine del tutto inventata, frutto della gelosia, però.
“Elena, sai di essere l’unica donna della mia vita. Io amo solo te. Te. Non Monique, te.” Sussurra lui, avvicinandosi pericolosamente ad Elena, e spostando il suo volto disponendolo di fronte al suo. Faccia a faccia. Occhi negli occhi. Quegli occhi da cerbiatta color cioccolato di Elena, così profondi, così intensi in quelli color ghiaccio di Damon, così caldi, bollenti, limpidi.
“Entriamo.” Deglutisce rumorosamente la donna, lasciando Damon lì, impalato, mentre lei è già entrata nel negozio. Dopo qualche secondo la raggiunge sconsolato.

Esteriormente il Grill è cambiato. Lo stesso vale per Mystic Falls. L’atmosfera interna, però, è pressoché la stessa. E’ rimasto caldo, accogliente, rumoroso. Una strana sensazione di sicurezza mista a nostalgia invade la giovane. Chiude gli occhi e inspira quell’aria così familiare. Damon la sorpassa e si accomoda su uno di quegli sgabelli altrettanto familiari. Lei lo raggiunge e fa per sedersi alla sua destra, ma si ferma improvvisamente e occupa lo sgabello sulla sinistra.
Quel posto è occupato, ricorda con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Il suo ragazzo sta già sorseggiando del Bourbon, e la donna accanto a sé ridacchia divertita, cercando di non farsi notare. E’ pur sempre ancora arrabbiata.
“Cosa desidera, signorina?” le domanda un ragazzo dall’altra parte del bancone.
“Prenderò lo stesso di questo signore accanto a me.” Risponde indicando Damon, che la osserva di sottecchi, in tutta la sua bellezza. Lui osserva i capelli mossi e spettinati, dove la ciocca rosso fuoco è sparita da numerosi anni, nonostante lei sia ancora diciottenne; osserva la sua canotta bianca e le sue lunghe gambe racchiuse in una gonna bianca con delle strisce a zigzag nere, che anteriormente le arriva alle ginocchia e posteriormente fino ai piedi.
“Subito” risponde il ragazzo, dileguandosi e dando una pacca amichevole ad un suo collega… Oppure datore di lavoro, visto che non indossa la tipica maglietta blu oltremare dei baristi del Grill.
Questo allora si volta verso Elena, osservandola e sgranando gli occhi. “Elena?” domanda boccheggiando.
“…Sì?” risponde la doppelgänger cercando di celare la paura che la invade. E se fosse un cacciatore di vampiri? Se la volesse uccidere? Stiamo pur parlando di Mystic Falls, città che pullula di creature soprannaturali e di umani che vogliono eliminarle.
“Sono Matt, Elena. Ti ricordi di me?” La donna allora ricollega tutto: i capelli biondicci quasi bianchi, gli occhi azzurri, il Grill. Semplice, Matt è diventato il gestore del Grill dopo anni di duro lavoro, è visibilmente invecchiato e le rughe sulla fronte, i capelli quasi bianchi e la pelle non più chiara e liscia ne sono la prova evidente.
“Mattie…” sorride Elena, colma di una felicità molto amplificata a cui lei non è ancora abituata.
Lui la raggiunge dall’altro lato e l’abbraccia calorosamente, perdendosi nella folta chioma castana, così simile a quella Katherine ormai da lui dimenticata.
“Tu sei… Oh mio Dio, Matt! Ti voglio bene” afferma la giovane Gilbert con un sorriso splendente, gettando le braccia attorno al collo del suo amico barra ex barra migliore amico di sempre.
Damon accenna un sorriso ed alza gli occhi al cielo, terminando in un solo sorso il contenuto del bicchiere.
“Da quanto tempo non ci vediamo?” chiede Matt sorridendo in quel modo che solo lui sa fare, alzando particolarmente l’angolo sinistro della bocca e assottigliando gli occhi.
“Da… molti, troppi lunghi anni!” risponde Elena con tono dolce, prima di fiondarsi nuovamente fra le braccia del migliore amico.

___________________

“E ha detto di essere sposato ed addirittura nonno! Già m’immagino i suoi piccoli nipotini biondi, tutti con gli occhi azzurri…” immagina Elena con gli occhi lucidi, seduta su di una panchina, con la sola luce della luna dopo qualche ora dall’incontro con Matthew Donovan.
“…E futuri quarterback. Lo so, Elena, c’ero anche io.” Sorride sarcastico Damon, spegnendo in un attimo il sorriso della sua ragazza. Grazie ad un Matt ormai sessantottenne, hanno capito di essere stati catapultati circa cinquant’anni dopo il diploma, in una Mystic Falls decisamente troppo futura.
“Secondo me si tinge i capelli. E’ impensabile che sia ancora così biondo!” ride Damon, scatenando anche una breve risata da parte di Elena, che adesso lo guarda attentamente, ma soprattutto con… amore.
“Scusa, per stamattina.” Mormora Elena qualche secondo dopo. “Non volevo sembrare una di quelle fidanzate gelose e attaccate in modo morboso al loro compagno.” Continua lei arrossendo lievemente.
“E’ solo che quella Monique… mi ha dato fastidio, tu le hai dato un soprannome, suonava così intimo, e…” spiega ormai tutta rossa la ragazza, ma viene interrotta da Damon. “Io amo solo te. Amo te, Elena. Senza te non sono… niente, è te che voglio per il resto della mia esistenza. Non dovresti dubitarne.”
“Lo so.” Lo guarda profondamente, soffermandosi in modo particolare sulle labbra carnose ed invitanti.
Damon allora sospira e le sorride, per poi lasciarle un umido bacio sulla fronte. Si alza e le prende la mano, proprio come quella stessa mattina, e passeggiano per un po’.
Ed ecco che sulla destra appare la casa di Bonnie, più avanti l’abitazione di Caroline e Liz, ormai vuota, dopo il trasferimento della prima con il suo grande amore e la morte tragica della seconda; i due si fermano di fronte alla casa Gilbert, o, perlomeno, a ciò che ne è rimasto. Al posto di quella villa che si ergeva a più piani, adesso si trova uno spazio vuoto, con erbacce da estirpare, cenere e qualche oggetto rovinato e in stato di degrado –oggetto è un eufemismo- prima utilizzato come portafoto, soprammobile o semplicemente cianfrusaglie.
La doppelgänger sorride intenerita e nostalgica a quella visione. Si fa largo tra i cumuli di cenere che un tempo erano legna, mattoni, letti, cassettoni, banconi, la loro casa. La sua, quella di Grayson, Miranda, Jeremy, Alaric, Jenna e persino John.
Si siede per terra, accovacciando le gambe e rovistando fra la confusione di oggetti non distrutti. E ce n’è uno, in particolare, che spicca fra tutti: è impossibile non notare un quaderno rosso con una fascia color blu cobalto, integro, nuovo. Elena, allora, sgrana gli occhi e lo afferra.
Come fa a non essersi bruciato, disintegrato? Oppure rubato, invecchiato? Sono passati anni, decenni!, dall’ultima volta che lo ha visto.
“E’…è quello che penso che sia?” domanda Damon sorpreso ed enigmatico, avvicinandosi alla sua ragazza e reggendosi sulle ginocchia. “Suppongo di sì.” Mormora Elena esterrefatta, con il diario in mano mentre lo spolvera facendo rinvenire i colori con un solo movimento rapido della mano.
“E’ il mio diario. Il tuo regalo.” Elena sorride alle sue stesse parole, ricordando il momento in cui, il giorno successivo al suo diciottesimo compleanno, Damon aveva ritagliato un attimo nella sua giornata per darle il suo vero regalo di compleanno. Un diario, un nuovo diario.

Nuovo diario, nuova vita!, le aveva allegramente ricordato con un sorriso sghembo stampato sul viso.
“Non posso crederci! Per anni ho creduto di averlo perduto…” afferma Elena.
“…Credevi d’averlo fatto fuori nel tuo periodo da neovampira senza emozioni?” rimbecca Damon divertito e in un certo senso… sollevato. Sì, sollevato, perché quel regalo è tornato, in qualche modo.
I diari sono sempre stati importanti per Elena e suo fratello, e averne ritrovato uno così pieno di significato, in qualche modo, rallegra Damon e fa sorridere Elena. Quest’ultima, poi, è particolarmente felice di aver, di nuovo, un diario su cui annotare ogni suo pensiero come faceva in passato; se poi si calcola che il regalo le è stato donato dal suo attuale ragazzo e amore, allora il tutto è ancora più gradevole e inaspettato.
“Wow.” Mormora la doppelgänger con un sopracciglio alzato per lo stupore.
“Già… wow.” Ripete Damon con un flebile sorriso sulle labbra.
“Però… una cosa non mi quadra.” Afferma la giovane Gilbert ad un tratto. “Anzi, molte. E’ tecnicamente impossibile che per più di cinquant’anni questo diario non si sia rovinato, decomposto, bruciato: non credi ci sia qualcosa sotto?” domanda allora, sempre più convinta dei suoi dubbi.
“Beh… potrebbe essere fortuna. Oppure un caso, una coincidenza!” risponde il suo ragazzo non pensandoci più di tanto. “Perché ti suona così impossibile?” chiede
confuso.
“Riflettici un secondo, Damon. E’ straordinario, certo! Ma impossibile per una città ormai senza creature sovrannaturali! Né vampiri, né licantropi, né ibridi, né streghe...” pronuncia la ragazza interrompendosi e schioccando le dita, affermando rapidamente: “Ho trovato!”
“E se fosse stata Monique? Se centrasse in qualche modo con il viaggio nel tempo? Ci ha inviati a Mystic Falls, non in qualsiasi altro paese del mondo! Magari… che so, ci ha inviati dove c’era un nostro ricordo vivo, capisci? Come se il diario sia stato l’appiglio che le ha permesso di farci viaggiare!” ipotizza lei tutta eccitata.
“Be’, può essere, certo…” balbetta il Salvatore.
“E’ così! Dev’essere così!” sussurra Elena più a sé stessa che all’uomo che ha di fronte.
Quest’ultimo, allora, si alza e porge una mano alla sua ragazza, che afferra con vigore.
I due, poi, si incamminano su un percorso non segnato, dettato dai loro sentimenti, sino alla mezzanotte. Quando rintocca quell’ora, i due scompaiono misteriosamente, proprio come sono apparsi.
E tutto ritorna come prima.

Dove saranno stati magicamente trasportati i due?

***

Ed ecco il primo capitolo! Lo ammetto, non è lungo né notevolmente interessante. E’ solo un inizio, un capitolo di transizione: il prologo era un accenno alla vicenda, mentre questo è piuttosto confusionario, in quanto deriva dalla confusione dei due; certo, sono stati teletrasportati da Monique, strega di New Orleans, città dove i due si trovavano prima di tutto ciò, ma non sapevano dove sarebbero ‘atterrati’,né quando, né in che condizioni.

Abbiamo Matt, storico umano e quasi inutile personaggio ricorrente del telefilm, un diario ritrovato, e il ricordo di Alaric seppure non nominato (ditemi che qualcuno l’ha notato, con il ‘Questo posto è occupato’ aka ‘This seat is taken’).

Il prossimo capitolo, invece, sarà ambientato nel passato (non vi dico quando), e cercherò di inserire qualche dato su Monique ed il perché i due si trovavano a New Orleans e in che modo hanno trovato la strega.

Grazie per le recensioni, spero che il capitolo vi piaccia!

Se è così, non fatevi scrupoli a farmelo sapere!

Un bacio

This seat is taken:

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