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Autore: La Tigre Blanche    05/08/2013    4 recensioni
Hyuuga era gay.
E per questo era considerato anormale.
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Spero vi possa piacere. One Shot scritta di getto.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hyuuga
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hyuuga era un trentaquattrenne sempre allegro.
Lavorava come segretario in una normale compagnia di telecomunicazioni, piena di gente normale, anche se grigia e spenta. Abitava a Tokyo, più precisamente in un normale ma pittoresco quartiere di periferia.
Hyuuga era gay.
E per questo era considerato anormale.
Ogni volta che tentava di attaccare bottone con qualche suo collega, anche solamente per fare amicizia, veniva prontamente allontanato, il suo discorso troncato sul nascere.
Hyuuga non capiva.
Perché? Perché le persone diffidavano di lui?
Non era un mostro. Eppure lui percepiva da parte dei suoi vicini di scrivania un costante senso di ostilità nei suoi confronti. Lui continuava a chiedersi il perché si ostinassero a trattarlo in quel modo. Che cosa aveva fatto di male per ricevere tutte quelle frecciatine velenose?
Hyuuga faceva finta di non capire.
Perché in fondo lui già conosceva la risposta.
Con una pazienza sovrumana, ignorava gli aggettivi con cui lo identificavano i suoi colleghi: checca, finocchio, talvolta anche frocio. Il moro continuava a fare il finto tonto, come se quegli insulti neanche sfiorassero le sue orecchie. Eppure li sentiva. Forte e chiaro.
Hyuuga stava male.
Nonostante tutto, però, non lo dava a vedere. Anche quando gli inveivano contro le ingiurie peggiori, lui rimaneva calmo, impassibile, continuava a sorridere, uno di quei sorrisi strafottenti che gli solcavano sempre il volto. Cercava in tutti i modi di ignorare il nodo in gola che gli si formava ogni volta che udiva un insulto, il senso di vuoto dentro al petto che percepiva ad ogni sguardo torvo, la rabbia che gli scorreva nelle vene quando i suoi colleghi facevano finta che non esistesse.
Hyuuga era innamorato.
Ma il suo era un amore non corrisposto.
Il capo dell’azienda, Ayanami, era infatti già sposato con una donna. Di notte lo sognava, sognava di stringerlo fra le sue braccia. Ma questo non era possibile. Lo sapeva benissimo. Lui però continuava a sperare. A sperare in un modo assurdamente ostinato che il direttore almeno diventasse suo amico. Ma Ayanami era un uomo pieno di impegni, sommerso dal lavoro, era già tanto che pensasse alla sua famiglia, non aveva di certo tempo per fare amicizia. Specialmente con uno come lui.
Hyuuga portava sempre un paio di occhiali da sole.
Forse per evitare che le emozioni trapelassero dalle sue iridi color zaffiro, o forse per non far vedere a nessuno i suoi occhi, lucidi a causa di lacrime che non avrebbe mai versato, perché lui non avrebbe mai dato soddisfazione a quelle persone ignoranti che lo prendevano in giro alle sue spalle, lanciandogli contro insulti d’ogni genere, credendo forse che l’uomo dei capelli corvini non li sentisse.
Hyuuga è morto.
Si è gettato nel vuoto, dal tetto dell’edificio dove lavorava, con la sola speranza di andare in un posto migliore, privo di gente ottusa che non riusciva ad accettarlo per quello che era. Le persone che lavoravano con lui neanche si accorsero di quel trentaquattrenne che saliva lentamente le scale, un amaro sorriso dipinto in volto e delle lacrime calde e salate che gli scivolavano lentamente lungo le guance leggermente arrossate. Il primo che se ne rese conto fu proprio il capo, Ayanami, che si affacciò di corsa alla finestra appena vide il segretario precipitare nel vuoto, senza emettere alcun grido, né urlo, né suono.
Hyuuga sorrideva.
Sorrideva, un sorriso beffardo stampato sul viso, un sorriso provocatorio, di sfida. Anche se stava per lasciare questo mondo ostile, lui sorrideva. E il perché lo si può trovare nel biglietto che lasciò sulla sua scrivania poco prima di iniziare a salire le scale che lo avrebbero condotto sul tetto:
“So che infondo è proprio ciò che desiderate di più, quindi… perché non accontentarvi?”

   
 
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