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Autore: arwen5786    14/02/2008    20 recensioni
“Io…ti devo consegnare adesso. Lo sai.”
Aveva detto pallida e tesa guardandolo fisso negli occhi.
Sasuke aveva sorriso, gli occhi nerissimi quasi compiaciuti.
“Si sapeva. I patti erano questi. Tu mi curi, e poi mi consegni.”
“Già.”
Lo fissava nervosa, fissava quel volto pallido, i lineamenti finemente cesellati, i capelli ebano. Non aveva nulla di un tedesco.
Lui continuava a guardarla con quegli occhi profondissimi. Divertiti. Che assurdo ragazzo, sta per morire e ride. Ma Sakura ormai era abituata alla sua cinica ironia.
“Cosa c’è Sakura, ti sei affezionata a un bastardo del genere?”

(One shot ambientata durante la seconda guerra mondiale, in cui Sakura, infermiera, si ritrova a provare sentimenti forti per un soldato nazista, Sasuke. Fino a scelte drastiche. Spin off tratto dalla raccolta strepitosa "Memories of the last war" di bambi88.)
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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...LIEBE?





“C’è speranza Sakura. Stavolta…forse è arrivata la fine.”
La ragazza guardò stranita la donna che aveva appena pronunciato quelle parole, ancora incredula, ancora certa di non avere capito bene.
“Madre Tsunade…cosa…”
La badessa, solitamente sempre rigida e autoritaria, la abbracciò stretta a sé; da quando era morto quel suo amico, Jiraya, era diventata molto più emotiva ed espansiva.
Ma stavolta c’era di più: Sakura la sentì accarezzarle i capelli, dolcemente, e poi la frase che la tramortì.
“Hanno liberato Parigi. La guerra sta finendo, Sakura.”

Sakura aspettava quel giorno da ormai troppo tempo: pochi anni che sulle spalle pesavano come secoli.
Lo sbarco degli alleati in Normandia aveva acceso in lei una speranza: per la prima volta, aveva ricominciato a credere che quell’orrore finalmente potesse finire.
La morte, il dolore, le persone che ogni giorni agonizzavano e morivano tra le sue braccia; l’odore del sangue e dei corpi in decomposizione erano ormai divenuti il suo incubo quotidiano.
La morfina un’alleata, le bende bianche che rapidamente diventavano rosse, le provette con i sieri riconoscibili ad occhi chiusi.
Gli occhi ormai gonfi a furia dei troppi pianti.
Ma la liberazione di Parigi stava ad indicare una cosa certa: Hitler aveva perso, e gli Alleati vinto.
Guardò il camice logoro e macchiato, posandolo su un tavolo, massaggiandosi le tempie.
Se tutto fosse realmente finito, forse ora avrebbe ricominciato a vivere; ma si ricordava ancora la sua vita?
Aveva ancora senso parlare di una vita passata?
Due anni passati nella croce rossa avevano cancellato i ricordi di tutto quanto vi fosse stato in passato: la guerra corrode e distrugge ogni cosa.
Si guardò la mano, ormai priva di anelli: il pensiero andò subito a Naruto, con rammarico.
La guerra li aveva divisi, il tempo annullato tutto quanto vi era tra loro. Evidentemente troppo poco forte per sopravvivere a una così dura separazione.
Non aveva rimpianti. Era lei che non aveva più risposto alle lettere. Lettere che lentamente erano andate diradandosi, sparite poi per un anno intero.
Fino all’ultima, ricevuta solo qualche giorno addietro: era a Chicago, e aveva conosciuto una deliziosa ragazza inglese, cugina di un suo commilitone.
E Sakura aveva riposto con sollievo, per la prima volta dopo un anno: sperava che fosse felice, e gli augurava ogni bene.
Lo pensava realmente. In fondo, lei gli aveva sempre voluto bene. Ma l’amore…quello no.
Amare dopo due anni d’inferno come quelli. Impossibile.
Gli uomini per lei erano divenuti solamente corpi tumefatti, da salvare, da curare, da strappare alla morte con ogni tentativo. I pochi sani che vedeva erano soldati senza speranza, senza vita.
Una massa indistinta di volti anonimi.
Si sedette su una sedia, raccogliendo i capelli rosa in uno chignon sfatto, cercando di cacciare d’istinto un repentino pensiero.
Solo una volta qualcuno ti aveva fatto battere il cuore.
Scosse la testa, mordendosi un labbro.
Non fare finta di nulla…un anno fa…e chi, poi? Un nemico…
Si alzò di scatto, facendo cadere alcune provette.
Ancora i ricordi di quel fatto, dannazione. E sì che era stato solo un episodio.
L’incontro nel bosco con quel tedesco dagli occhi carbone.
Che tu hai salvato…e accudito per un mese…altro che episodio…
Sì, l’aveva salvato dalla morte. E quando l’aveva consegnato, aveva come provato un assurdo senso di perdita e smarrimento. L’aveva curato sapendo che era un nemico e andava consegnato. E allora, perché si era sentita tanto vile quando era giunto il momento?
I ricordi tornarono a tormentarla.

*
“Io…ti devo consegnare adesso. Lo sai.”
Aveva detto pallida e tesa guardandolo fisso negli occhi.
Sasuke aveva sorriso, gli occhi nerissimi quasi compiaciuti.
“Si sapeva. I patti erano questi. Tu mi curi, e poi mi consegni.”
“Già.”
Lo fissava nervosa, fissava quel volto pallido, i lineamenti finemente cesellati, i capelli ebano. Non aveva nulla di un tedesco.
Lui continuava a guardarla con quegli occhi profondissimi. Divertiti. Che assurdo ragazzo, sta per morire e ride. Ma Sakura ormai era abituata alla sua cinica ironia.
“Cosa c’è Sakura, ti sei affezionata a un bastardo del genere?” le aveva chiesto sarcastico.
Lei lo aveva fulminato con gli occhi verdi, ignorando i forti brividi intorno al corpo.
Quel mese che lui era rimasto al campo della croce rosse era stata sempre lei ad occuparsi di lui, ogni giorno.
Gli cambiava le bende, gli controllava pressione, circolazione, gli aveva personalmente dato i punti di sutura.
Quasi senza rendersene conto, cercava la sua vicinanza.
E per quanto non facesse che pensare al fatto che era un nazista, un assassino…Beh, non lo aveva mai odiato. Neppure per un istante.
Un assassino non aveva quella luce degli occhi così malinconica. Non poteva essere così.
Glielo aveva chiesto, un giorno, il perché.
Perché uccidesse. Perché quella scelta.
Lui l’aveva fissata a lungo.
“Non sempre puoi decidere cosa fare della tua vita. Io mi ci sono ritrovato, in questa guerra. E se nasci tedesco, le scelte sono due.”
“Potevi schierarti contro Hitler e il regime” era sbottata Sakura. Lui aveva amaramente sorriso.
“L’ho fatto. Hanno ucciso mio padre e mio fratello. E non ho potuto nemmeno seppellirli. I corpi non sono mai stati…ritrovati.”
Sakura aveva spalancato gli occhi. Lui aveva proseguito.
“Mia madre sarebbe stata salva a patto che servissi le truppe naziste. Ed eccomi qui. Un giorno la rincontrerò, anche se ormai…come potrebbe essere fiera di me?
Il perché servo Hitler, il fatto che detesti tutto questo non mi rende più umano, sono pur sempre un assassino che uccide. E pure codardo se vogliamo. Ma mia madre è il mio unico legame, l’unica persona che mi resta. Se volevi sapere il perché combatto…è questo.”
E Sakura era dovuta uscire, per non fargli vedere quando fosse scossa. I singhiozzi che erano scesi a fiotti.
E adesso che lo stavano portando via, lui le stava chiedendo se si fosse affezionata.
E lei aveva eluso la sua domanda, e poi l’aveva guardato andarsene, accanto le due guardie inglesi giunte a portarlo via. Lui, passandole accanto, aveva notato i suoi occhi lucidi, l’espressione di chi si sforza di non piangere.
“Non mi farò uccidere così facilmente. E…grazie, Sakura.”
Il giorno seguente, Sakura aveva saputo che un soldato tedesco prossimo ad essere giustiziato era riuscito a scappare dal campo degli inglesi.
E in cuor suo, aveva sperato che fosse lui.
Anzi, aveva pregato.
Perché la risposta era sì. Si era affezionata.
Anzi.
Si era innamorata.
E al diavolo i suoi patetici discorsi sull’amore.
*

Turbata dai ricordi che quel giorno sembravano riaffiorare così nitidi, si alzò per andare a controllare i feriti, ma incontrò lo sguardo eccitato di Shizune, l’altra infermiera che lavorava con lei.
“Sakura…grandi notizie! Pare che i nemici si stiano man mano arrendendo, sono in arrivo da Parigi intere truppe dei nostri soldati con a carico centinaia di prigionieri tedeschi! Vieni a vedere, forza, passeranno da qui a breve!”
Si lasciò trainare fuori, la sua tenda che affacciava direttamente sulla strada.
Era come aveva detto Shizune: i soldati inglesi marciavano a passo spedito, i carro armati procedevano lenti e immensi.
I tedeschi erano ammanettati, camminavano fiacchi, un manipolo di zombie.
La legge del contrappasso. Se qualcuno di loro si fermava, gli inglesi li colpivano costringendoli a camminare, inveendo furiosi.
“Come on, fucking bastard!”
“Dirty shits!”
Americani, più che inglesi.
I tedeschi non parlavano, come se fossero automi.
“Spero che verranno barbaramente uccisi e trucidati. Maledetti.”
Sussurrò Shizune livida di rabbia.
Sakura abbassò gli occhi. Altra violenza. Altre perdite. Stavolta dalla parte dei cosiddetti “cattivi”, ma…sempre vite umane che andavano a morte certa. Guardò con occhi vacui il gruppo tedesco, tutti molto simili: occhi celesti, lineamenti duri, marcati, capelli per lo più chiari. Improbabile non riconoscerli.
E poi, tutto d’un tratto, lui.
Il cuore smise di batterle all’istante nel petto, non ci fu dubbio riguardo a quello.
Sasuke.
Impossibile non notarlo, i lunghi capelli corvini che cadevano sul volto esangue. L’aria fiera di sempre, nonostante tutto.
Era l’ultimo della fila.
Più alto e definito di quanto lo riguardasse, e con una ferita che tagliava di netto la guancia destra. Un occhio era nero, e il labbro sanguinava copiosamente.
“Sasuke…”
Il suo bisbiglio fu appena sussurrato, tanto che nemmeno Shizune capì quanto detto.
E poi, Sakura iniziò a incamminarsi, veloce, senza pensarci, il cuore impazzito, facendosi largo tra la folla accorsa a insultare e lanciare sassi ai prigionieri.
Evitò per un pelo il colpo, e tra la confusione riuscì ad avvicinarsi a lui.
Sasuke la riconobbe all’istante, e le iridi pece si spalancarono.
Per una volta, lo sguardo sbalordito.
“Sakura…”
“Sasuke…”
Lui riuscì a sorridere amareggiato. Le parlò nel suo inglese perfetto, la voce bassa e roca.
“Stavolta non mi è andata bene. Sono stato catturato nei dintorni di Parigi, e questi non sono nemmeno i miei compagni. Che fine indecente.”
“Zitto.”
Lui guardò sorpreso il suo volto sottile, gli occhi verdi luminosi.
“Non parlare, ascolta e basta. Abbiamo pochi secondi prima che mi raggiunga quel soldato grosso.” gli sussurrò rapida e tremante. Sasuke annuì, ancora incredulo.
“Sono tutti americani i soldati?”
“Si…qualche inglese, a dir la verità.”
“Ti hanno sentito parlare? E intendo americani e tedeschi.”
“Mi hanno picchiato troppo prima che potessi parlare…meglio restare zitti, in certi casi. E no, qua non c’è nessuno dei miei compagni. Nessuno sa chi sono”
“Ok…Sasuke…sai il francese?” gli chiese lei a bruciapelo.
Una speranza assurda…flebilissima…eppure…l’unica speranza che aveva per salvarlo.
La guardò stranito. Completamente sbalordito.
Ma, con suo enorme sollievo, annuì.
“Parfaitement, mademoiselle.”
Incredibile, aveva un accento perfetto. E con un po’ di fortuna, quegli americani non avrebbe fatto troppo caso alla lieve inflessione dura di fondo. Chi di loro conosceva il francese?
Deglutì. Ora o mai più.
In quell’istante la raggiunse alle spalle il soldato grosso e nerboruto di poco fa, arrabbiatissimo.
“Ragazzina, che diavolo stai facendo con quel “fucking nazi”…”
Sakura ispirò profondamente, e assunse un’espressione irata. L’unico modo per farsi rispettare da un soldato, era trattarlo rudemente e con aria sicura e decisa.
“Damn it, ma non lo vedi che è francese?! Cosa fate, catturate gli alleati adesso? Questo ragazzo è stato anche curato nel nostro campo medico”
Il soldato, un ragazzone alto, assunse un’ espressione contrita.
“What’re you saying…” borbottò con gli occhi socchiusi.
Sakura rivolse uno sguardo a Sasuke, che guardò il soldato con acrimonia.
“Je suis francais, et pense que tu as confondu, mon amì…* »
L’americano parve realmente costernato, e rivolse uno sguardo interrogativo a Sakura. Non aveva capito molto di quanto detto dal ragazzo moro, ma una cosa era quasi certa. Non era tedesco.
Sakura proseguì con aria severa, ignorando il cuore che batteva all’impazzata.
“Non hai visto i capelli, la pelle, gli occhi? È chiaramente francese, dico io ma come diavolo avete fatto a scambiarlo per un tedesco…”
“Era…era in mezzo al altri nazisti…Li abbiamo catturati in gruppo, ma…”
“Troppi intenti per controllare se magari non era un prigioniero, eh?”
Sakura guardò di sbieco Sasuke: grazie al cielo che non indossava la divisa.
Il soldato ora era realmente confuso.
“Io…forse è meglio che chiami il mio superiore…”
“Oh certo, digli pure che hai catturato un innocente! Come no, avrai una nota di merito. La tua carriera militare avrò forte ascesa dopo questo episodio…”
E finalmente capì di aver vinto. Il ragazzo deglutì, e le fece cenno di avvicinarsi.
“Portalo via veloce. E insomma…scusati in qualche modo. Io…io non lo avevo nemmeno sentito parlare.”
Sakura disse qualcosa a Sasuke nel suo francese delicato e zoppicante, e lui annuì. Guardò sorridendo l’americano, il labbro ancora sanguinante.
“Merci, et…plus attention, là suivant fois…**»
Sakura trascinò via Sasuke, facendosi largo tra la folla, portandolo verso la loro tenda. Non guardò Shizune negli occhi, che ammirò con espressione interrogativa quel bel ragazzo alto e ferito, non associandolo a nessuno che conoscesse. Per loro fortuna, non aveva badato alla scena appena accaduta.
Sakura si fermò soltanto quando furono dentro, al sicuro. In silenzio, ansante, si appoggiò alla parete, cercando di riprendersi, il cuore che ormai rischiava di balzarle fuori dal petto.
Si toccò la fronte, bollente, e sentì le labbra screpolate.
Non si voltò a guardare Sasuke, sebbene percepisse il suo sguardo fisso sulla schiena.
Ma, prima, doveva assolutamente riprendersi, regolarizzare il suo respiro.
Dopo alcuni minuti, finalmente si voltò, il volto pallidissimo, i capelli aggrovigliati, la mani piccole e sottili incrociate.
Sasuke continuava a fissarla.
“Sakura…ti rendi conto di quanto hai fatto?”
Lei annuì, tremante. Sasuke, nonostante l’apparenza lo mostrasse tranquillo, aveva la fronte madida di sudore.
“Sakura…tu non avresti…tu…”
“L’ho fatto. Ormai l’ho fatto. E se mi chiedi il perché, io…io…non sopportavo il pensiero che ti uccidessero…non potevo.”
Sakura si girò di nuovo, ancora scossa dai brividi. Parlò con gli occhi fissi sulla parete bianca.
“Io ho salvato tante vite. E sono quella che la gente definirebbe, in teoria, altruista. Sai cosa c’è, Sasuke?”
Si girò di nuovo verso di lui, mordendosi un labbro.
“Per la prima volta in vita mia, voglio essere egoista. Voglio pensare a me, e non avere rimpianti. E se questo significa salvare un nemico, mettermi nei guai, rischiare la morte, rischiare una possibile estradizione…rischiare tutto…Beh, è quello che voglio. E tu…tu sei l’unica cosa che vorrei al mio fianco, maledizione.”
Cercò di girarsi ancora, troppo debole per continuare, ma la mano ferma di lui la bloccò.
Costringendola a guardarlo.
“Sakura.”
Lei alzò lo sguardo verso l’alto, incrociando gli occhi scuri, intensi.
Sasuke la abbracciò, prima incerto. E poi stringendola forte, il primo contatto umano che avesse…quanti anni erano, ormai?
Quanto tempo era passato?
“Damm madchen…”*** sussurrò lui, accarezzandole i capelli, la schiena, aspirando il suo profumo.
E finalmente Sakura scoppiò a piangere, il viso contro il suo petto, le braccia esili che gli cinsero le spalle, frementi.
E stettero così, stretti, per minuti. O forse ore.
Dimentichi dell’esterno, dimentichi della diversa nazionalità, dimentichi dei propri passati.
Semplicemente, uniti.
Semplicemente, loro due.





* sono francese, e mi sa che ti sei confuso, amico mio…
** grazie, e….più attenzione, la prossima volta
*** dannata ragazzina





Liebe vuol dire amore. In tedesco, naturalmente.
Allora, questa piccola one-shot nasce come spin off di "Feind...?", contenuta nella raccolta di bambi88, "Memories of the last war".
L'ho letta, me ne sono innamorata, ho creato questa. Consiglio vivamente a tutti di leggere la raccolta, e in particolare la sasu-saku. Questa shot, quindi, è tutta merito tua, Robi.
Non sarebbe nata se tu non avessi scritto la tua!
Sei meravigliosa sempai!
Spero sia piaciuta, è sicuramente inusuale, ma devo dire che mentre scrivevo avevo ben suggellate le immagini...il che vorrà dire che può anche risultare plausibile:-)
Ah, e se qualcuno si chiedesse come era il rapporto di Sakura quando stava ancora con Naruto prima della guerra...beh, andate a leggere oggi stesso la spin off di Kaho_chan: merita tantissimo, come li descrive lei non c'è nessuno, garantito!
Anche se, cara Leti, alla fine Sakura finisce con Sasuke:-)...vabbè, punzecchiatura ihih.
Vi saluto sperando vivamente che sia piaciuta,
la vostra fidata Camilla
  
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