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Autore: BambolinaROssa    16/02/2008    4 recensioni
piccola fic sull'amicizia tra nana e nobu. uscita così solo per caso, senza nemmeno un senso apparente se non quello di cogliere questa piccola parentesi di vita che io mi sono limitata descrivere^^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Osaki, Nobuo Terashima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciao

 

Balances

Mi arrampico con un ultimo sforzo, incespicando con i piedi, il respiro affannato per la corsa e le mani occupate da due lattine di birra. *Ouch* il piede scivola e faccio appena in tempo ad afferrarmi alla balaustra imprecando e osservando con rabbia una delle lattine scivolare giu dal tetto rotolando... Umpf! Guarda che mi fai fare...

-Ehi biondino!-

Appoggiando la lattina in bilico sulla balaustra mi do un ultima spinta con le braccia e mi isso sul tetto.

-Ciao…- riesco appena a mormorare  con il fiato corto.

-Ce ne hai messo di tempo…-

Faccio come un sorrisetto di scuse, e mi passo una mano tra i capelli. Ma...faccio appena in tempo ad afferrare la tua mano per evitare di fare la stessa fine della lattina. Guarda che mi fai fare…

Sudando freddo mi seggo accanto a te stringendo la lattina fredda, le dita livide per la stretta ferrea.

-Non hai idea di quanto mi sia costata questa birra-

Tu ridacchi e i tuoi denti splendono alla luce del sole. Ti sposti una ciocca di capelli dagli occhi con quel movimento nervoso che piace a me e chiudi gli occhi con la testa abbandonata, godendoti il sole invernale. Sei così bella e non te ne accorgi nemmeno.

-Su, sgancia-

Con una smorfia rassegnata ti passo la lattina e scuoto la testa: sei veramente impossibile.

 Lo sfrigolio della lattina è l’unico rumore qui. Qui sul tetto ci siamo solo tu e io. Il nostro mondo, il nostro paradiso.

-Bleah!-

Sputacchi e mi passi la birra violentemente colpendomi in petto. Alzo un sopracciglio.

-È calda, fa schifo-

Rispondi così, semplicemente, con un alzatine di spalle. Sei proprio impossibile, non so come ti faccia a sopportare sai?

-Nobu non mi guardare così!-

Guardo i tuoi occhi seri.

-“Così” come?-

-“Così”…- dici indicandomi con un alzata del mento –come se mi stessi contemplando!-

Eh?

Scoppio a ridere dandoti una spinta.

-Ma tu non sai nemmeno cosa significa “contemplare”!-

-Ehi!-

Mi restituisci la spinta. Con molta più forza però. Avvolte rifletto riguardo a chi di noi due sia effettivamente il maschio dotato di forza bruta.

Sorseggio la birra dondolando i piedi nel vuoto, osservando il sole: anche lui sembra ridere di me. Ma dove mi sono fatto trascinare…ma guarda un po’ questa…

-Lo stai rifacendo…-

I tuoi occhi. Di nuovo. Così seri, così luminosi, così dannatamente belli.

-Mi stai di nuovo guardando…contemplando anzi- ti correggi con una risata.

Mi soffermo sul suono della tua risata allegra, senza riuscire a controbattere quello che dici. Mi piace la tua risata. Le persone non ridono così, così sincera, così convinta. Solo tu lo fai. Mi piacerebbe accompagnare la tua risata con la chitarra…

-Terashima? Sveglia!- mi passi una mano davanti agli occhi  e dopo esserti accertata della mia condizione mi dai un pizzico sulla guancia. Giusto per essere certa che non lo rifaccia.

-Ahia!-

Mi massaggio la guancia lamentandomi

-Ecco…così impari!-

Con un ultimo trillo di voce ti alzi spolverandoti la gonna con le mani. Poi mi guardi, dall’alto verso il basso, il viso atteggiato ad una smorfia ironica. Tendi una mano verso di me e l’afferro al volo, mentre mi tiri su.

Scivoliamo giu dal tetto e ci incamminiamo attraverso il giardino, facendo il giro dell’edificio.

-I professori inizieranno a chiedersi dove siamo finiti-

-Non che m’interessi-

-Non che non lo sapessi-

Camminiamo a testa bassa, guardando i nostri piedi, il nostro passo perfettamente in sincronia.

Ti sento armeggiare con le mani nelle tasche della tua giacca troppo lunga. Tiri fuori un pacchetto di sigarette e ne prendi una tra le dita afferrandola con le labbra. Biascichi qualcosa ma non ti sento. Il vento copre le nostre voci.

-Cosa hai detto?- faccio io urlando, cercando di farmi sentire.

Scoppi a ridere. La tua risata trilla di note acute sulla sinfonia cupa del vento. Te l’ho già detto che una volta vorrei farti d’accompagnamento vero? Chissà se avrò mai la forza di chiedertelo.

-Niente!- urli tra le risate, il vento che ti sferza il viso, la sigaretta che oscilla tra le tue labbra tremule.

-Dai! Cosa hai detto?-

-Niente! Niente!-Mi afferri per il braccio, scuotendo la testa e ridendo. Corri, mi trascini sotto la tettoia dell’aula di musica.. Ci rifugiamo lì sotto, stretti contro il muro, continuando a ridere, con i nostri sbuffi che creano nuvolette di vapore nell’aria.

Al riparo dal vento finalmente riesci ad accenderti la sigaretta  e ti siedi a terra dando una boccata.

-Cosa hai detto?-

Non posso farne a meno, è più forte di me.

Mi fissi a lungo, lo sguardo sereno, la mano abbandonata mollemente su un ginocchio, la sigaretta stretta tra le dita.

-Non è importante, smettila…-

-Tutto quello che dici è importante-

Sbuffi come se non ne potessi più

-Smettila di adularmi biondino. Non cambierò idea su di te in questo modo-

Mi seggo in ginocchio accanto a te con gli occhi luminosi

-Quindi hai un idea su di me?-

Tu mi guardi con aria scettica, valutando la mia aria da bambino. Gesticoli con la sigaretta:

-Una mezza idea…-

E sorridi. Lo sai che sono curioso.

Che perfida.

Ti rubo la sigaretta per ripicca e faccio un tiro cercando di fare l’indifferente, ma tra i ghirigori di fumo vedo il tuo viso e l’ultimo tiro si risolve in una mezza risata e in un attacco di tosse.

-Novellino-

Sbuffi, quasi infastidita con la tua aria di superiorità. Prendi la sigaretta dalle mie dita e dopo un ultimo tiro la butti a terra, lasciando che il mozzicone si spenga lì tra in nostri piedi incrociati.

-Adesso dovremmo proprio andare in classe- dico guardando spegnersi anche l’ultimo luccichio.  

-Si forse dovremmo…- mi rispondi con voce atona, il viso perso nel vuoto, senza accennare ad alzarti -…ma non m’importa cosa dovrei o non dovrei fare. Non ora. –

Giocherelli con il lobo dell’orecchio con aria assente, stringendoti nel giaccone.

Sei un tipa strana Nana Osaki. Mi dico osservando il tuo volto nascosto dai capelli.

 Ma a me… va bene così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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