Nel
silenzio
Reno chiude gli
occhi, e non è che gli importi poi
molto di sembrare un morto: ha il
volto cereo, due ombre scure ai lati del naso e giace nel sangue, inerme -ma non è il suo, non
tutto almeno.
Ha perso ogni cognizione del tempo e non riesce a capire da quanto sia
lì, a riposare
in quell'aroma di putrefazione condito dal disgustoso odore delle
sigarette -le
narici gli pizzicano, un desiderio incontrollato gli morde il cervello
e,
masticando un'imprecazione, ricorda di aver fumato l'ultima Marlboro
durante
quella ridicola mattanza.
Il silenzio gli ronza nelle
orecchie, incontrollabile
e fuori dalla sua portata: non può farlo
tacere spappolandogli il cervello.
Un motivo in più per preferire le persone.
Muove un braccio alla ricerca del suo EMR, ma ciò che tasta non è altro
che la
vischiosità del sangue -scivola tra le dita, sarà difficile da lavar
via.
"Dovresti imparare ad essere più ordinato".
La voce di Rude è vicina; sente i suoi passi ed apre pigramente un
occhio per
osservare il proprio partner: si è chinato a raccogliere la sua arma ed
ha una
sigaretta tra le labbra.
Il profumo di nicotina lo solletica, quasi sensuale, e Reno si solleva,
allungandosi verso l'altro uomo per rubargli
la stecca cancerogena: è a metà, la parte più buona e quella che
preferisce -il
fumo gli si imprime sul palato, indugia in lui e Reno lo gusta a
fondo... farebbe volentieri
un pompino ad una sigaretta.
Il giovane chiude di nuovo gli occhi e non può vedere lo
sguardo che Rude
gli rivolge, però sa perfettamente che non deve essere dei più
felici... oh, ma
il compagno lo perdonerà, prima o poi.
Magari, resterà arrabbiato giusto il tempo che a Reno occorre per
portarsi
ancora la sigaretta alle labbra ed assorbire un altro po' di morte
-perché ce
n'è così tanta attorno a lui e non lo scalfisce; ma il fumo, quello penetra
ovunque, no?
"Yo, partner, da quando gli uomini sono ordinati?"
Reno sorride, mentre cede a Rude l'ultima boccata.
Si porta una mano tra i capelli imbrattati di sangue -nessun
problema, tanto sono già rossi- e fissa il compagno con
vivace curiosità.
Ehi, sembra proprio un bambino...
"Non è una questione di virilità, ma di professionalità."
Cosa ci sia di professionale nel ridurre gli uomini in ammassi
striscianti di
suppliche, Reno proprio non lo capisce, però Rude ha sempre la risposta
giusta
per ogni tipo di domanda ed il giovane pensa che anche in questo caso
l'altro
abbia ragione: la prossima volta non si soffermerà ad ascoltare
l'agonia delle
proprie vittime, ma ucciderà subito, spruzzandosi solo la camicia di
rosso -ah, e dovrà
portarsi anche un pacchetto di sigarette di riserva.
Il silenzio, allora, durerà più a lungo e
questo è ciò che lo spaventa maggiormente: nella calma piatta della
morte, Reno
non può vestire alcuna maschera.
È costretto a gettare via il guscio cremisi che gli nasconde il volto
e,
lasciandosi alle spalle ogni bugia, vede persino la verità riflettersi
innanzi
ai suoi occhi, ronzante come gli sciami di insetti sulle pile di
cadaveri che
ha sistemato lungo il proprio cammino.
"Se sei pronto, dobbiamo andare."
Reno sospira.
In realtà, vorrebbe fermarsi a riposare ancora un po', chiudere gli occhi e magari dormire, però Rude gli tende una mano e il
giovane
Turk sa di non poter far altro che afferrarla ed alzarsi.
Ora dovrebbe darsi una sistemata: aggiustarsi la giacca, lisciare le
pieghe
della camicia; ma non è mai stato particolarmente attento all'etichetta
e
diventarlo quando i propri abiti sanno di ruggine e sale non è il
massimo...
Lontano, da qualche parte, avverte i passi degli altri suoi colleghi
fare
irruzione: quei vivaci movimenti lo mettono subito di buon umore, e
l'espressione contrariata si trasforma in un mezzo sorriso.
"Andiamo a bere, sì? Stasera offro io."
Rude annuisce e Reno pensa che per quel giorno, probabilmente, il
partner è già
a corto di parole; però non gli importa, sul
serio, perché il silenzio del collega non gli grida alcuna
accusa contro:
resta immobile ad ascoltare le sue cazzate, ed è tutto ciò di cui il
giovane ha
bisogno prima di ritirarsi in se stesso -prima
di tornare a riposare in quella culla di sangue fetido e marcescente
che lo
attende alla porta dei suoi sogni.
*Owari*
Una brevissima
one-shot (720 parole, quindi diciamo
una sorta di ibrido tra flash-fic e one shot XD) nata assolutamente dal
nulla e
che forse non ha nulla di particolarmente bello o originale... solo che
in
questi giorni sono nostalgica, ho fatto scaricare a mio fratello FFVII
dal PSN
e dopo averlo caricato sulla PSVITA mi sto dando alla pazza gioia..!
Quindi, ecco la voglia di scrivere qualcosina-ina-ina
su Reno.
Spero che tutto sommato sia stata una lettura piacevole!
Grazie a tutti per aver letto!
Iria.