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Autore: Rota    13/08/2013    2 recensioni
Affogo.
L'acqua buia del fondale alla fine ha inghiottito anche il rumore della penna di Dimitri. È come essere dentro una conchiglia: rimbalza, tra le metalliche pareti fredde e immobili della cabina, una melodia regolare, che sembra solo quella dei fluttui marini, che però finisce poi per ricordarmi la finta calma che ha preso i cuori di tutti noi nel rimbombo sempre più rado di un unico battito.

[12 Agosto 2000, mare di Barents.
Dedicata a Lele.]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: Ed è silenzio
*Personaggi: Ivan Braginski/Russia
*Generi: Angst, Introspettivo
*Avvertimenti: Missing Moment, Flash Fic
*Rating: Verde
*Dedica: Alla Zim, alla Lele, insomma, a quella cosa che tiene vivo sempre il mio amore per Ivan (L)
*Note: 12 Agosto 2000, disastro del K 141. Per informazioni varie, qui il link: http://it.wikipedia.org/wiki/K-141_Kursk
Diciamo che è un piccolo tributo – una commemorazione, ecco. Tutto qui.
Spero che la lettura possa esservi gradita.

 

 

 

 

Affogo.

L'acqua buia del fondale alla fine ha inghiottito anche il rumore della penna di Dimitri. È come essere dentro una conchiglia: rimbalza, tra le metalliche pareti fredde e immobili della cabina, una melodia regolare, che sembra solo quella dei fluttui marini, che però finisce poi per ricordarmi la finta calma che ha preso i cuori di tutti noi nel rimbombo sempre più rado di un unico battito.

Affogo.

Nella mia tomba risuona lo stesso silenzio entro cui questo mare meridionale ha esaurito la spaventosa eco dell'esplosione mandata avanti dall'iroso Toledo. Aleggia qualche sospiro, ancora, tra le carcasse distese lungo le pareti di quelli che furono marinai orgogliosi, portatori di uno stemma valoroso e pesante d'impegno – l'ha già strappato la diplomazia sempre zelante, con mani brutali, come le vite di tutti loro: una a una. Ma è poca cosa, e non fa neanche troppo rumore. Qualcuno di loro si è già addormentato.

Affogo.

Il letto morbido del mare resiste a malapena sotto il peso ingente della mia vanità, fatta di ferro e metallo, di siluri e di polpa umana. È la malevolenza che lo schiaccia, assieme alla morte e qualche altra umana sofferenza. Se non ci fosse così tanta acqua a schiacciare quel che resta del mio cuore e della mia mente, proverei anche rancore verso chi ha distrutto il mio grazioso giocattolo. Ma ho paura che le mie parole finiscano in una moltitudine di bollicine bianche, bellissime ed eleganti, ma quanto mai dispersive.

Affogo. Assieme al Kurks.

Ed è l'ultimo pensiero che rimane, come l'immagine dell'espressione di Mikhail e di quelli come lui, divisa tra ciò che è giusto per lui e ciò che è giusto per me, la sua amata Russia. Quando qualcuno verrà a recuperarmi, io sarò ancora qui, con quel che resta della mia carne racchiusa in un vecchio cappotto fatto della stessa materia dei sogni infranti e legato con la gloria vanesia, sgonfiata da un capriccio più grande del mio. Io vivo, nonostante loro muoiano.

Potrei chiedermi anche se è proprio l'invidia di Alfred ad avermi fatto questo e non l'invidia di altri uomini, così piccoli e fragili, come quelli che si sono appena spenti accanto a me.

Affogo, ed è silenzio nelle profondità di Barents.

 

 

 

«Ore 15:45. Qui è troppo buio per scrivere, ma ci proverò a tentoni. A quanto pare non ci sono possibilità di salvarsi. Forse solo dal 10 al 20 per cento. Speriamo che almeno qualcuno leggerà queste parole. Qui ci sono gli elenchi degli effettivi che adesso si trovano nella nona sezione e tenteranno di uscire. Saluto tutti, non dovete disperarvi»

 

D. Kolesnikov

   
 
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