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Autore: zellnh    14/08/2013    4 recensioni
"« Sarebbe una cazzata » disse Ambra.
« Grandissima » convenne Cathryn.
« Enorme »
« Sarà il più grosso errore della tua vita » annuì Cathryn.
« Il più enorme! »
« Vai »
« Corro ».
E lo fece. Quella notte corse come non ebbe corso mai nella sua vita. Sentiva che ogni passo che faceva, le donava un piccolo frammento di felicità."
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve a tutti! Questo è il primo capitolo, quindi mi dilungherò con le mie riflessioni, ma poi vi lascerò le chiappe in pace. Allora, premetto che non ho messo OOC semplicemente perché non ho stravolto nessun carattere, anche se non essendo loro amica (ho amarezza nel dirlo) non li conosco per davvero, ma credo comunque che più o meno si rispettino quelle che sono le loro linee principali. Quanto alla descrizione della storia, ho messo ‘Romantico’ perché su, è dolciosa, ‘Drammatico’ perché Ambra non ha una vita facilissima alle sue spalle, e ‘Comico’ perché ovviamente io nonostante tutto non riesco a stare seria neanche mentre scrivo, quindi anche i personaggi, specialmente Zayn, sono dei simpaticoni c: In generale, non è una storia brutta, ho avuto modo di sentire diversi pareri, quindi spero bene (?). Non sono abituata a scrivere di quelle storielle dove in un giorno lei conosce il suo idolo, lui le chiede di fidanzarsi e poi vivono felici e contenti con il loro bambino, quindi ci saranno anche alcuni capitoli di passaggio. Ovviamente, la storia è finita, quindi prometto che sarò puntuale ogni settimana nell’aggiornare, occhei? Bene, buona lettura popolo Directioniano!

 


Il sole era brillante, non c’era una nuvola nel cielo. Una ragazza camminava pensierosa nel nulla.

«Ambra ». 

Si girò. Un uomo e una donna le sorridevano, a qualche metro da lei.

« Mamma… Papà! » sussurrò, con una stretta al cuore.

« Vieni qui, tesoro » la incoraggiarono. Insicura, corse verso di loro, ma prima che potesse fare qualche passo, scomparvero. Si guardò attorno, confusa. Come provava ad avvicinarsi, loro era sempre più lontani.

« Mamma… Papà? » chiamò affannandosi. C’era una nota di panico nella sua voce. Guardò il cielo: non c’era più nessun sole, ma solo un cielo grigio, e freddo.

« Mamma! Papà… »  singhiozzò disperata.

Ambra si svegliò all’improvviso. Sentiva il viso bagnato, e si accorse che una lacrima le scendeva sulla guancia. Non si sorprese, e non gliene importò un granché. Non era la prima volta che faceva quel sogno, ne tantomeno che si svegliava delusa, ma anche sollevata. « Porca… ma che ore sono? » borbottò ancora mezza addormentata. Guardò la sveglia: le otto passate.

« Merda merda MERDA, cavolo! » gridò.

Si vestì il più velocemente possibile e scese giù nel piano terra, sperando con tutto il suo cuore che la cassetta delle lettere fosse vuota. Ma no: c’era una lettera, con una busta bianca che faceva paura. La prese con mani tremanti e la aprì;

 

Ringrazia il cielo che non ti voglio i mesi arretrati. Per mezzogiorno voglio la casa libera. Non lasciare nulla, o ti butto quel che trovo. Carla

 

Ambra non capì più nulla. Era stata sfrattata. E in meno di quattro ore doveva andarsene, o sarebbero stati guai seri. Per un attimo si sentì perduta.

« Stronza »  sbottò infastidita.  Ma se lo doveva aspettare; non pagava l’affitto da almeno tre mesi, e continuava a non presentarsi agli appuntamenti che fissava con la donna. Si avvicinò alla finestra e la aprì: la giornata non poteva essere più simile di quella del sogno. Si fece una doccia bollente e passò il tempo a racimolare le poche cose che possedeva; i suoi vestiti, il cellulare, e un album fotografico.

Aprì il frigo, e vi trovò solo uno yogurt. Lo aprì, e vide che era rancido.  Sbuffò insieme alla sua pancia, e lo buttò nella spazzatura. Guardò l’orologio: mezzogiorno meno dieci. Richiuse le finestre, prese l’immondizia e scrisse un biglietto, che lasciò nel tavolo:

 

Il doppione delle chiavi è nella nicchia dietro l’estintore, come sempre.

 

Prese il borsone e fece qualche passo avanti, ma poi si voltò; quella era la sua reggia. O almeno, lo era stata. La ricordava, appena entrata. L’aveva modificata un pochino, e dopotutto era stata bene.

Si stava facendo tardi.  Uscì di casa, mise le chiavi nella nicchia e corse giù per le scale facendo un gran fracasso.

Una donna si affacciò alla porta: « Smetti di far chiasso, disgraziata! Dovrebbero sfrattarli, questi ragazzi » inveì.

« Stia tranquilla » ribatté Ambra, « me ne sto andando ». Aprì il portone, e uscì.

 

                                                                                                                 ***

 

Ambra era seduta in un muretto, mentre aspettava l’ora per andare al lavoro.

Proprio in quel momento le squillò il cellulare.

« Brian? Si scusa, credevo fosse più presto » farfugliò lei. « Arrivo subito» disse alzandosi di scatto.

« Ehm… Ambra stai calma »

« Cosa significa? » disse piano, risedendosi.

« Non… non puoi più lavorare da noi ».

Ambra si sentì gelare. « Cosa… cosa vuol dire? Non puoi. Ho bisogno di quei soldi! Mi hanno sfrattata e… »

« Troverai sicuramente qualcosa, Ambra, sei brava… »

« Sono brava per tutti, e sempre. Tranne che per chi chiedo aiuto » disse fredda.

« Ambra, non… »

« Fottiti » disse lei, chiudendo il telefono.

 

Il Tower Bridge non era mai stato così affollato, ma Ambra non lo vedeva. I suoi occhi erano offuscati dalle lacrime. Stava seduta ai piedi del ponte da quasi quattro ore, e aveva fame. Non osava comprarsi nulla, dalla debolezza e dalla paura di spendere quel poco che aveva per restare poi senza soldi per un possibile anticipo per una cosa.

Prese dal borsone l’album fotografico e sfogliò. Nella prima pagina c’erano cinque ragazzi: un ricciolino dagli occhi verdi, un ragazzo misterioso con la cresta, uno biondo sovrappensiero, un ragazzo con un capellino e infine uno con un caschetto buffo.

Sapeva che erano cresciuti da quella foto. La prima e l’ultima che aveva visto, in effetti.

Li guardò e accarezzò la foto, sospirando, e posò l’album, senza riuscire ad andare avanti.

E pianse. Pianse senza sosta, senza ritegno, senza preoccuparsi delle persone che la guardavano.

« Non dovresti piangere » disse qualcuno.

Ambra alzò lo sguardo e vide una donna che le sorrideva.

« Qual è il problema? » chiese semplicemente.

Ambra era confusa. Non conosceva quella donna, ma non sentì nessun bisogno di mentirle.

« Son stata sfrattata e licenziata » spiegò tra i singhiozzi.

« Non so per il lavoro ma… ho una casa, che non uso… se vuoi, è tua. Certo, è un po’ in periferia ma credo che… »

« Non ho soldi » disse, e le brontolò lo stomaco.

« Ne hai per mangiare? »

« Si ma… »

« Vai a mangiare allora. Alle otto vieni… qui » disse porgendole un foglietto con l’indirizzo.

Ambra lo prese. « Grazie » disse incredula. La donna le ammiccò, e si allontanò.

 

Verso le sette, Ambra cercò i bagni pubblici per potersi cambiare, dopo di che guardò l’indirizzo per la prima volta. Non era mai stata lì.

« Beh, meglio che mi muova » disse decisa, e si incamminò.

 

Ambra aveva diciassette anni, ma ne dimostrava venti. Era molto alta per la sua età, e questo la infastidiva parecchio. Aveva degli occhi verdi che erano l’invidia di chi la guardava, anche se lei non l’avrebbe mai ammesso. Era molto orgogliosa, il che la rendeva sempre un po’ aggressiva e col tempo era arrivata a non fidarsi più di nessuno. Non aveva amici, ma non se ne preoccupava. Si era fatta molti problemi in passato, lei e il suo carattere stupido, ma poi decise che non erano affari suoi, e anzi che cambiare si allontanò da tutti. Per un attimo pensò a Matt, quel ragazzo che le aveva fatto tante promesse, che le aveva detto ti amo, la persona in cui credeva, sul serio. Scosse la testa per distogliere quei pensieri e si accorse che aveva camminato senza pensare dove stava andando. Dopo un quarto d’ora le venne il panico. Aveva caldo, per di più non aveva ancora mangiato nulla. Si guardò disperatamente intorno, cercando qualcuno a cui chiedere aiuto, ma notò che un paio di uomini in un bar la guardavano in modo strano. Va bene, pensò, ora ci manca solo che qualche maniaco ubriaco mi stupri e siamo apposto. Si stupì del suo sarcasmo nel momento meno appropriato. Lì vicino c’era Starbucks, e decise di entrare per prendersi qualcosa da mangiare. Quando entrò non c’era nessuno, a parte dei ragazzi con cappuccio e occhiali da sole. Ambra aspettò il suo turno, e uno di loro si allontanò dalla fila, parlando al telefono.

« Chi è al telefono? »

« Zitto un po’! Non attirare l’attenzione, ci possono vedere… »

Ambra li fissò, un po’ spazientita. Lo vide anche quello al telefono. « Ehi, falla passare… noi non abbiamo fretta »

« No no, tranquilli, non importa… finite pure… » disse scrollando le spalle.

Poi guardò l’orologio. « Occhei, ripensandoci importa… un panino con uova e insalata, grazie »

Aveva talmente fame che quando lo prese in mano neanche lo vide, e lo addentò. Quei ragazzi la osservarono curiosi: « Guarda, potrebbe farti concorrenza! » scherzò uno, dando un colpetto a quello affianco.

 Vide il ragazzo al telefono sorridere, e nella confusione gliene finì metà nel jeans. « Oh, MERDA! »

imprecò, e si accorse che i ragazzi la stavano fissando.

« Ti prego, dimmi che non stava urlando per noi… per favore, per favore… »

All’improvviso Ambra si illuminò.

La videro avvicinarsi. « Ehm, scusate, non è che potreste… »

« Ecco, preparati a una corsa, deficiente… se ci prende ti ammazzo »

« Chi è che si è messo a urlare? Ma insomma… »

« Si… sapete come si arriva in questo punto? Non son pratica della zona » disse porgendogli il foglietto.

Il ragazzo rimase un po’ sorpreso. « Hai sfasato almeno di due vie… ecco, torna indietro qui e gira a destra, ma… ».

Ambra notò le facce dei ragazzi. Anche dietro gli occhiali da sole si vedeva che erano sconcertati, e lei anche di più.

« Cosa? »

« Ehm, ecco… non è un bel posto, insomma… io non… ».

Un ragazzo dall’aria dolce si mise in mezzo. « Ha detto una fesseria, scusalo ».

« Già, io non… » farfugliò imbarazzato.

« Grazie, guys…Ehm all…ciao… ».

 

Una volta uscita ripensò a ciò che aveva visto, quei ragazzi. Sapeva chi erano, certo che lo sapeva. Ma sapeva molte cose di loro, veramente. Si stava mangiando le dita perché non li aveva salutati, né nulla. Quando le sarebbe potuto ricapitare? Poi pensò alla faccia di Louis quando lei gli aveva rivolto la parola, e quello che aveva detto ai ragazzi dopo, perciò si disse che forse aveva fatto bene a lasciarli in pace, avrebbero potuto essere travolti da milioni di fans se avesse tirato fuori foglio e penna all’improvviso. Arrivò alla via, ma chiuse gli occhi per non vedere subito. Oddio per favore ti prego non pretendo che sia una reggia, ma fa che ci si possa vivere. Aprì gli occhi di scatto. Non era così male; sembrava una di quelle case rustiche, d’altri tempi, con un vialetto e l’erba intorno. Fece per tirare un sospiro di sollievo, ma s’interruppe: cosa ci faceva là? Lei era povera, senza soldi, e una casa comportava spese. La padrona di casa non era ancora arrivata e lei non poteva entrare. Era sul punto di andarsene, ma qualcosa la trattenne, e aspettò.

 

« Lou, si può sapere perché la stai seguendo? E se si spaventa e chiama la polizia? » chiese ansioso uno.

Cinque ragazzi erano poggiati al muro di un angolo della strada, intenti a osservare la ragazza in silenzio, o almeno ci provavano.

« Liam, per piacere, la polizia? Sei un paranoico bello mio, te lo dico io… la polizia… non stiamo facendo nulla di male… e poi voglio sapere perché era a un centimetro da noi e ci ha chiesto solo le indicazioni stradali… è… »

« Magari non ci ha ricosciuti, Louis! Non è una scusa per pedinare le persone, comunque. Dai, andiamo per favore… veloce, prima che qualcuno capisca cose… strane! »

« Non può essere. Ci ha chiamati guys. “GUYS” è nostro! ».

« Ma chi te l’ha detto! Milioni di persone si chiamano “guys” qui! Più che altro mi stupisce che abbia ignorato me. Zayn, i miei capelli come sono? »

« Apposto » confermò lui. « E i miei? » chiese ansioso.

« Belli, belli… »

« Ragazzi, abbiamo cose più importanti da fare dei capelli! Stavamo spian… ehm, seguendo lei! Niall, da dove lo porti fuori quel panino…? MERDA! »

Niall rise così forte che Harry si girò per zittirlo,ma nel farlo diede un colpo a Zayn sulla gamba facendogli perdere l’equilibrio, ed essendo l’ultimo si trascinò tutti.

Ambra sentì rumore dietro di lei e una risata molto familiare… quando si girò non vide nulla. Poi abbassò lo sguardo: « Oh… ma solo voi! ».

Non voleva ridere, ma non poté farne a meno; davanti a lei c’erano Harry e Louis abbracciati per terra, Zayn che si controllava i capelli nello schermo del telefono, Liam che imprecava e Niall che rideva come un matto perché non si era fatto nulla.

Si pizzicò la gamba. E dal dolore capì che era tutto vero. Per la prima volta era felice, felice davvero. Ma Liam non tanto.

« Niall, che cavolo ridi… aiutaci no? No… »

Ma Niall non sembrava aver capito, o forse non voleva. Si riprese il panino, si sedette a terra e cominciò a mangiare e ridere contemporaneamente, tanto che gli andò storto un boccone e cominciò a tossire.

« Cazzo ». Ambra corse verso di lui e gli batté forte sulla schiena.

« Ehi ehi non picchiarmi… accidenti, ma che hai al posto delle mani? »

« Scusa, scusa… Facevo boxe. Ma cosa…? »

Liam era seduto per terra, gambe e braccia incrociate e col muso, e sbuffava. Poteva anche sembrare una situazione grave, ma Ambra era troppo contenta per prenderli sul serio.

Gli sorrise: « E tu cos’hai ora? Sono Ambra » disse tendendogli la mano, che lui prese con un sorriso a trentadue denti: « Piacere, Liam » e lanciò un occhiata a Niall che sembrava scoppiare.

Ambra si affacciò oltre lui: « State bene voi? ».

Harry e Louis erano presi per mano e fecero “ok”. Zayn era disinteressato al massimo e si guardava nello specchietto di una macchina.

« Va bene… ehm… »

Una volta finita la preoccupazione che avesse fatto fuori accidentalmente uno degli idoli mondiali, non c’era molto da dire (o più che altro non aveva il coraggio di dirlo) e non sapeva cosa ci facessero lì.

Louis si staccò da Harry e si avvicinò a lei tendendogli la mano: « Allora, sicuramente non sai chi siamo noi, quin… ».

Ambra scoppiò a ridere: « Scusa? ».

Probabilmente nessuno aveva trattato con così tanta calma Louis Tomlinson, infatti ne rimase sorpreso, mentre i ragazzi si facevano dei sorrisetti tra loro. Zayn sbuffò spavaldo.

« So chi sei, Zayn ».

Harry e Niall rimasero a bocca aperta, anche se Niall stava mangiando, quindi probabilmente era per quello.

« Conosco anche Louis, Liam, Niall e Hazz… ehm, Harry… ».

Harry si mise a ridere come un matto: « Adoro quel soprannome… ».

Zayn e Louis erano parecchio confusi.

« Quindi tu ci conosci? »

« Si Liam, vi conosco. Come faccio a non conoscervi? Gli One Direction, la gente non fa che parlare di voi. È così, no? »

Louis ci rimase molto male. « Lo dici in un tono… sei un haters giusto? » e fece un espressione abbastanza seria.

Ambra scoppiò in una risata liberatoria, una risata che mostrava tutto il suo disappunto. Non vi amo… sapeste…

Si avvicinò per abbracciarlo.  « Eccome se vi amo », gli sussurrò piano all’orecchio, ma la sentirono tutti. Niall sembrava un po’ confuso. « Allora » disse masticando velocemente. Liam lo guardava strano.

« Sei disgustoso, lo sai vero? » ma poi lo abbracciò e Ambra cominciò a correre in preda a un tic strano ridendo come una scema. « Uffa Liam, stavo dicendo una cosa ok? Ehm allora… cosa stavo dicendo… ah si, non mi interrompete di nuovo, cavolo! » mentre Liam e Zayn si guardavano disperati.

« Dicevo, come mai se sei nostra fan, ecco… non ci sei saltata addosso? ».

Liam era contrariato. « Niall! Ma che stai dicendo? Lei è libera di fare ciò che vuole » farfugliò imbarazzato.

Ambra si fermò, si sedette appoggiata a un albero.

« Sono una Directioner. Si Harry… Si chiamano così le persone che vi amano… solo che non è… neanche la metà, di quello che si prova… » aveva aspettato quel momento da molto, ma non aveva mai immaginato di avere così tanto tempo, perciò rimase zitta.

« Da quanto sei Directioner? » chiese Zayn curioso.

« Faccio tre anni il 23 luglio… alle 20 e 22, precisamente » aggiunse con un sorriso. Ci rimasero male.

« Già. L’avreste mai detto? » Liam fece un espressione furba. Ambra cominciò seriamente a preoccuparsi, e subito dopo sentì dieci braccia attorno a lei. In quel gesto non sapeva cosa trovava, ma una lacrima le scese sul viso. Louis se ne accorse.

« Ehi, stai piangendo? ».

Ambra la asciugò velocemente. « No! Mi è entrato qualcosa nell’occhio… »

« No, stai piangendo! »

« Ora basta, Louis ».

Liam gli lanciò un occhiataccia, e Louis ci rimase male.

« Ma Liam, cosa ho detto? Stavo solo… »

« Louis, basta! ». Harry si stava innervosendo, anche perché Ambra sembrava imbarazzata.

« Ok ok. Vi va un gelato? Mi sto squagliando. Dai muoviti Ambra, su »

« No ragazzi, non posso… sto aspettando la padrona di casa, altrimenti rischio di rimanere fuori… ».

Niall sembrava esserci rimasto male, ma non disse nulla. « Ehm, facciamo domani, o un altro giorno? » le chiese Harry.

« Si… si, penso che un altro giorno sia perfetto… ».

Louis cominciò a parlare, ma Ambra era distratta. Guardava Harry, i suoi occhi, i suoi ricci; le sembrava tutto perfetto in lui, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Harry si sentiva osservato e si girò per guardarla. Non era in soggezione, forse lui non lo era mai. Era un occhiata curiosa, poi le sorrise. Ambra si sentiva sciogliere. Basta, finiscila di fissarlo. Lui è Harry, solo Harry, e non vuole sicuramente te. Che poi, perché l’ho detto? Lui non mi piace, neanche lo conosco… Ho detto una cazzata.

« Allora hai capito? Ambra, sveglia! ».

Ambra scosse la testa velocemente. « Sss…si Louis, ci sono, ehm… ».

Zayn fece un’espressione furba e si mise a ridacchiare con Louis. « Ehi, Harold, hai un po’ di bava qui. Ecco… ».

Zayn stava per scoppiare, finché non ce la fece più. « Louis finiscila… Harry, vuoi un fazzolettino? ».

Anche Liam si mise a ridere, ma Niall era serio.

Harry arrossì un po’, ma poi si ricompose. « Zayn, ti abbasso i capelli di cinque centimetri se non ti stai zitto. Lou, mi stai tradisci? Va bene, ne riparliamo dopo… » 

« Naa, Harreh mio, io ti amo ». 

Si abbracciarono e non si staccarono più.

Zayn si avvicinò a Liam: « Mollali quei due, andiamo… ».

Niall ci rimase male. « E io? ».

Zayn si girò: « Tu col panino! ».

Si misero tutti a ridere e Niall tirò la carta del sandwich in testa a Zayn. « Ci vediamo Ambra »  Louis la baciò nella guancia, e così anche Liam e Zayn, ma Niall le tese la mano, e Harry arrossì e la abbracciò. I ragazzi non fecero commenti, ma come lei notarono il cambiamento improvviso dell’atmosfera, soprattutto Niall. Quando rimase sola si accucciò sotto un albero, il sole scottava ed era tutta sudata. Si mise a pensare; perché Niall l’aveva trattata così? E Harry? Era arrossito, assurdo.

Ma poi, si disse, loro sono loro. Gli One Direction. E io? Io non sono nessuno, per nessuno di loro.

Già, lei non era nessuno. Era Ambra, solo Ambra.

 

 
Note d'autore: Allora, parliamo un attimo di quanto possa essere stronza Carla, ma ringraziamola perché se non avesse mandato quella lettera ad Ambra, quella benedetta ragazza non si sarebbe mai mossa di lì, e lo stesso per Brian! Quanto a Amanda, invece, possiamo dire che è una delle donne più fantastiche del mondo :') Quindi... che ne pensate di Ambra? E dei ragazzi? Insomma, Niall e Harry sono l'amore *-* Fatemelo sapere in qualunque modo (se non vi va di recensire - e mi fate triste - almeno mettetela da qualche parte, o metteteci me, lol) e vi auguro una bellissima settimana. Alla prossima!
   
 
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