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Autore: Isaka chan    18/08/2013    6 recensioni
Il medico spalancò la bocca e poi sorrise nuovamente, sollevò il viso di Hiroki e lo baciò, lambendo la lingua dell'altro solo quando la avvertì farsi spazio tra le sue labbra, vogliosa di attenzioni.
"Hiro-san, ti amo più di qualunque altra cosa al mondo e anche se non potremo avere un bambino nostro, sappi che tu, per me, sei la mia sola e unica famiglia."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiroki Kamijō, Nowaki Kusama
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante Nowaki fosse cresciuto in orfanotrofio, il suo concetto di famiglia era solido e ben chiaro nella sua mente. Chiedeva spesso a Hiro-san come fosse stata la sua infanzia, invidiandolo un po' da una parte, perché aveva potuto godere del calore di due genitori amorevoli e di una casa confortevole; dall'altra, però, sorrideva, perché sapeva che era stato grazie alla sua condizione di orfano e a quella economica precaria (e a un incontro fortunato) se ora poteva averlo tra le braccia.
"Hiro-san!"
"Nh?"
Nowaki abbracciò da dietro Hiroki, stringendolo a sé e avvicinando la bocca all'orecchio, strusciando la testa contro quella dell'altro come era solito fare nei momenti in cui ricercava attenzioni.
Un cagnolino troppo affettuoso, lo aveva definito Hiro-san una volta, quando ebbe l'impressione di vederlo addirittura scodinzolare tanto era felice di stare vicino a lui.
"Non sarebbe fantastico avere un bambino, Hiro-san?" sussurrò dolcemente il dottore.
Sentì il compagno grugnire e ridacchiò piano: Hiroki non aveva un bel rapporto con i più piccoli, ricordava ancora nitidamente come i suoi piccoli pazienti si fossero spaventati durante l'incidente che coinvolse l'uomo e una borsa sulla testa del suo senpai. Egli stesso, in seguito, gli aveva detto di non apprezzare molto i bambini, perché non sapeva come rapportarsi con loro e in più erano troppo rumorosi per uno come lui che amava il silenzio.
"Noi non possiamo avere bambini, Nowaki!" sbottò l'insegnante.
"Lo so, ma non sarebbe fantastico se, un giorno, potessimo adottarne uno e farlo crescere insieme a noi? Avere una famiglia con te, Hiro-san, è ciò che davvero desidero."
Hiro-san arrossì vistosamente e balbettò qualche parola senza senso, rigirandosi nell'abbraccio e sfregando il viso contro la maglia di Nowaki.
"S-sì, sa-sarebbe bello... forse... un giorno..." mormorò piano, ma abbastanza forte affinché Nowaki lo sentisse.
Il medico spalancò la bocca e poi sorrise nuovamente, sollevò il viso di Hiroki e lo baciò, lambendo la lingua dell'altro solo quando la avvertì farsi spazio tra le sue labbra, vogliosa di attenzioni.
"Hiro-san, ti amo più di qualunque altra cosa al mondo e anche se non potremo avere un bambino nostro, sappi che tu, per me, sei la mia sola e unica famiglia."
Hiroki avvertì le lacrime premere per uscire dai suoi occhi, ma le ricacciò dentro con grande sforzo e, afferrandolo per la maglia, spinse Nowaki nella camera da letto, desideroso di averlo dentro di sé dopo quella che era stata, per lui, la più meravigliosa dichiarazione d'amore mai ricevuta dal compagno, anzi, ricevuta nella sua intera vita.
"M-magari un giorno..." ansimò spingendo il bacino contro l'erezione dell'altro "torneremo dove hai studiato, in America, e ne -nh!- adotteremo uno..."
Nowaki lo fissò intensamente, lasciando ondeggiare piano il bacino e godendosi il calore di Hiro-san associato alle parole appena pronunciate. Lo amava, lo amava terribilmente, ed ora era convinto più che mai che avrebbe passato l'intera vita insieme a lui. Che fossero in Giappone, in America o in Europa non aveva importanza, loro sarebbero rimasti uniti per sempre, anche dopo la morte. 
Il loro bambino sarebbe cresciuto felice e il suo Hiro-san sarebbe stato un ottimo padre, perché lui lo sapeva, sapeva che il compagno, una volta adottato il bimbo, gli avrebbe donato lo stesso amore che aveva dato a lui per dieci lunghi e felicissimi anni. Hiroki non avrebbe avuto bisogno di spiegazioni, l'amore sarebbe stato il suo insegnante, la sua via per crescere il loro figlio nel migliore dei modi.
Nowaki diede una profonda spinta e sentì Hiroki tremare, percependo poi del caldo liquido nella sua mano e l'apertura che si stringeva attorno alla sua erezione. 
"Vorrei una bambina... Sakura..." sussurrò Hiro-san una volta ripresosi dall'orgasmo che lo aveva colto all'improvviso.
"Una bambina?"
Hiro-san annuì. 
"Mia madre ha sempre detto che avrebbe voluto una nipotina, perché l'unico figlio che ha avuto, cioè io, è stato un maschio e lei vorrebbe qualcuno da viziare e coccolare senza che faccia proteste" mugugnò imbarazzato.
Nowaki ridacchiò immaginandosi un piccolo Hiro-san a cui venivano tirate le guanciotte e che veniva costantemente preso di mira dai baci e dalle coccole di una madre che, a quanto pare, era piuttosto dolce e possessiva verso il suo piccolo, pur avendo sviluppato un'attrazione per Usami-san che perdurava ancora adesso.
"E femminuccia sia, Hiro-san" disse spingendosi un'ultima volta nella strettezza dell'altro e venendo al suo interno, accasciandosi poi sul suo corpo sudato e ansimante.
Poco dopo, non appena riprese fiato, Nowaki si voltò verso il compagno e lo guardò con aria interrogativa:
"Ma perché Sakura?"
Hiroki lo osservò a lungo, indeciso se spiegargli il motivo o meno, optando poi per la verità, anche se imbarazzante, a suo dire.
"M-mi piacciono i fiori di ciliegio... tanto. Mi sono innamorato della letteratura giapponese studiando un testo proprio sotto un grande albero di ciliegio. Per me è molto importante, ha un grande significato, perché credo che in parte sia responsabile di ciò che sono ora, un insegnante di letteratura dell'università M."
Nowaki annuì un po' stupito, ma poi tornò a sorridere, accarezzando il fianco del compagno e stringendolo a sé fino a quando non crollarono per la stanchezza, i pensieri rivolti al loro futuro insieme, genitori di una splendida bambina e, magari, anche di un maschietto che avrebbero chiamato Tomoe, come l'insegnante di Nowaki all'università, colui che lo aveva aiutato a diventare il dottore che era adesso.
I loro figli avrebbero rispecchiato ciò che più li aveva aiutati nel loro cammino verso la vita che stavano conducendo e sarebbero stati la loro gioia, la loro felicità, le loro lacrime, la loro vecchiaia. 
 
Non è poi così male l'idea di avere un figlio -una figlia-, soprattutto se il padre è Nowaki, soprattutto se la nostra famiglia sarà costruita insieme a lui, pensò Hiro-san abbozzando un sorriso e lasciandosi cullare dal calore del compagno, pensando seriamente ad un trasferimento per coronare il sogno di Nowaki che, in parte, stava diventando anche il suo.

Un giorno sarò padre.

Saremo padri
 
 
 
Angolo della beota midorimiana (?):
Fic su ordinazione, un po' come le torte.
La mia ciccipuccia Hiro mi ha chiesto una fic sulla egoist con il tema 'famiglia' e io ho provato ad accontentarla.
Tralasciando il fatto che poi se ne è scordata, mi è parsa contenta quando le ho mostrato l'anteprima.
Spero solo di non aver scritto una cagata. LO SPERO.
Btw, non credo ci sia bisogno di spiegazioni, per cui vi smollo qui XD 
Ringrazio tutti quelli che passeranno per leggerla e chi avrà cuore di recensirmi e spero, come sempre, che vi sia piaciuta.
A presto,
 
Isaka chan
   
 
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