Elementi.

[Acqua, Aria, Terra, o Fuoco]

 

Incontro.

 

E correndo mi incontrò lungo le scale, 

quasi nulla mi sembrò cambiato in lei, 

la tristezza poi ci avvolse come miele 

per il tempo scivolato su noi due.

[F. Guccini- incontro] 

Cook.

 

Mi sono immaginato quest'incontro così tante volte che non è possibile tenerne il conto.

Ho pensato a tutto ciò che potrei dirle.

Insulti.

Potrebbero volare insulti, perché è colpa sua, se è successo quello che è successo, se ho perso la testa ed ho ucciso un uomo.

Perché il mio migliore amico è morto per lei.

Perché non ha scelto me, mai.

Baci.

Potrei correre da lei e baciarla perché, nonostante tutto, l'ho sempre amata.

Perché è stato il mio primo amore.

Perché, dopo di lei, ho amato ancora, ma mai così.

Parole.

Potrei raccontarle della mia vita, dei miei casini, di tutti questi anni.

Per sentire ancora le nostre voci che si mischiano.

Perché due monologhi fanno un dialogo.

E invece sto qui, immobile, a fissarla, senza fare niente.

C'è odore di terra, quello che c'è sempre dopo la pioggia, e lei mi fissa pietrificata, lascia cadere la borsa.

Mi sono immaginato quest'incontro in tanti modi, ma mai così.

Eppure non riesco a dire, o fare, niente. 

Sto in silenzio e basta.

 

Effy.

 

Mi cade la borsa, ma resto immobile, come paralizzata.

E' strano, io non ho mai temuto niente, o forse ho sempre temuto tutto, ma non ho mai sentito questa sensazione.

Paura mista ad aspettativa, forse.

Dovrebbe odiarmi, lui, dovrebbe guardarmi male perché sono la causa iniziale di tutti i suoi guai.

Perché mi ha amata, credo.

Ma non mi guarda in nessun modo: ne' con odio, ne' con amore.

Mi guarda e basta, e i suoi occhi sono terra.

Come sa di terra questo posto, come mi sento di terra io, perché sono insolitamente fragile, insicura, trasportata dal vento.

Terra.

Lui mi guarda e vorrei davvero che dicesse qualcosa, perché non posso resistere se non so se mi odia o se mi ama.

Perché c'è un nome che nessuno dice, ma che è comunque in mezzo a noi: tra me e quegli occhi di terra, un nome scritto in maiuscolo, un nome che non potrò mai dimenticare.

Freddie.

Perché io avevo scelto lui, ed è morto.

E l'altro mi sta fissando immobile, e io aspetto che dica qualcosa.

Sono terra, e ho bisogno del vento.

 

 

"Era la scelta giusta, Freddie".

Sono queste le parole con cui Cook rompe il muro di silenzio creatosi tra lui ed Effy,

durante il loro primo incontro dopo tanto tempo.

Lei sposta la testa leggermente, ha la gola chiusa.

Si ricorda che un tempo non parlava e si sente l'adolescente stupida del passato.

"Mi manca" continua il ragazzo, e Effy riesce a muoversi, come se quelle parole avessero scandito qualcosa, avessero fatto sì che tornasse padrona del suo corpo, finalmente.

Corre, Effy, e si getta tra le braccia del ragazzo, debole e contemporaneamente forte come non è mai stata.

Cook, preso alla sprovvista, perde un po' l'equilibrio ma si riprende in tempo, e ricambia l'abbraccio.

Restano lì per un tempo indefinito: a loro sembra secoli, ma il tempo è dilatato.

E' un modo per mostrare un'emozione, e nessuno dei due è mai stato bravo a farlo.

Quello bravo era Freddie.

Sarebbe fiero di loro.


 

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Non so cosa mi è preso, è la mia prima apparizione sul Fandom di Skins, ma spero apprezzerete.
Spero che qualche persona gentile mi faccia sapere cosa ne pensa.
Intanto, grazie di essere arrivati fin qui.
Baci, giuoie.
Frà