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Autore: Rosebud_secret    22/08/2013    7 recensioni
Rivedere la città scintillante gli provocò un dolore al petto, sordo e con il retrogusto di rabbia, ma decise di non darvi peso. Solcò le porte d'oro, senza preoccuparsi di celare il suo volto.
Lì nessuno lo conosceva, lì non era neanche mai esistito.
Avanzò a testa alta lungo le vie, beandosi del chiacchiericcio della gente che, per una volta, non lo guardava intimorita e non borbottava preghiere al suo passaggio. Era una strana sensazione. Si era sempre crogiolato nella paura che il popolo nutriva nei suoi confronti: lui era lo stregone, il serpente, il lupo; quindi quell'indifferenza gli risultava quasi piacevole, dopo un'intera vita passata ad ignorare gli insulti del prossimo. Riflettendo raggiunse la consapevolezza di esser sempre stato visto come un mostro, anche prima che i suoi veri natali venissero resi noti. E, sì, questo fece male.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Morto.
Loki era sicuramente morto. Lo stomaco gli si strinse in una morsa di doloroso rimpianto. Gli aveva detto cose terribili, lo aveva addirittura definito mostro...
Si prese la testa tra le mani e si accucciò a terra, disperato. Non avrebbe mai dovuto dargli ascolto! Né credere alle sue ennesime parole menzognere. Aveva detto che si sarebbero rivisti solo perché eseguisse il suo ordine!
Pianse, il ragazzo.
Loki gli aveva salvato la vita ad un prezzo che lui non sarebbe mai stato pronto a pagare per la propria libertà. Non l'aveva interpellato. Ancora una volta aveva deciso senza soffermarsi a pensare al dolore che avrebbe causato.
Gridò, il giovane Thor, e, nel suo cuore pieno d'amore e di mancanza, provò un profondo odio per il maestro che lo aveva tradito nel più crudele dei modi. Guardò il martello, abbandonato a poca distanza da lui in una pozza di neve sciolta. Se avesse potuto avrebbe incenerito con lo sguardo quella preziosa quanto dannata arma.
Loki avrebbe potuto farlo fuggire senza. Sarebbe potuto andare con lui! Invece aveva preferito buttar via la propria vita per un pezzo di metallo.
Gridò ancora, maledicendo il cielo, il fato e gli antenati.

Cieco di rabbia si rialzò, abbandonando là il Mjolnir, l'ultima conquista di Loki...
A capo chino, avanzò nella vasta pianura innevata. Non aveva idea di dove dirigersi e non gli importava affatto. Era stato privato della sua casa, della sua vita, del suo maestro e della speranza. Persino i suoi sogni di illusoria libertà sembravano essere del tutto svaniti con la fanciullezza che si era lasciato alle spalle.
Raggiunto il confine della vallata guardò le tenebre del bosco che, minaccioso, lo fronteggiava, ma era troppo disperato persino per provare paura. Si strinse nel mantello, cercando di combattere un freddo che veniva da dentro di lui.

Senza alcun successo.

In breve tempo perse la cognizione del tempo e dello spazio. Non aveva la minima idea di dove si trovasse, né di come tornare sui propri passi, quindi continuò ad avanzare. Si guardò intorno. Nel buio di quella radura gli era persino difficile capire se fosse ancora giorno o se, invece, fosse sopraggiunta la notte.
Sussultò quando sentì il fragore degli alberi spezzati, ma non ebbe la prontezza di spostarsi in tempo. Non riuscì neanche a vedere chi o cosa lo avesse investito che si ritrovò sbalzato indietro. Precipitò malamente contro il duro tronco di un albero secolare e si afflosciò a terra, senza fiato, dopo aver sbattuto la nuca. Sollevò lo sguardo e spalancò gli occhi, atterrito dall'orrore: un enorme troll di montagna torreggiava su di lui. Era alto quasi quattro metri, massiccio, puzzolente e sbavante. Lo vide agitare il bastone acuminato che stringeva nella mano destra, senza riuscire a muovere un muscolo.
Tutto l'addestramento che aveva ricevuto sembrava essere scomparso in un soffio, trascinato via dal panico.
Quando il bastone lo colpì al volto, strillò di paura e di dolore come il ragazzino che era, abbattendosi a terra.
Lo squarcio era profondo, partiva dalla tempia sinistra e proseguiva sin quasi al mento. Solo per miracolo il suo occhio era salvo. Strisciò nella neve lorda del suo stesso sangue, poi un piede del mostro lo schiacciò con brutalità. Rantolò di dolore, sentendosi soffocare.
Era solo, abbandonato a se stesso... come aveva potuto credere di poter sopravvivere fuori dalla reggia per tutti quegli anni?
Loki gliel'aveva detto che non sarebbe durato un quarto d'ora, una volta fuori dai cancelli.

Loki...

Loki aveva dato la sua vita perché lui potesse fuggire e mettersi in salvo! Pensare al suo disappunto nel vederlo morto in così poco tempo per mano di uno stupido troll gli instillò coraggio e furia. Si puntellò a terra con le braccia e spinse con tutte le sue forze, riuscendo a risollevarsi. Lo sbalzo sbilanciò il mostro che indietreggiò di un paio di passi. Thor si mise faticosamente in piedi e indietreggiò, l'occhio sinistro cieco per il sangue che, copioso, gli scorreva via dalla bruciante ferita. Portò una mano alla cinta alla ricerca della sua ascia, ma ricordò con un istante di troppo di non averla portata con sé.
Si gettò di lato, schivando per un soffio l'affondo del suo avversario. Con una capriola finì con lo schiantarsi in modo maldestro contro un altro albero. Guardò di nuovo il troll che, a terra a sua volta, si stava rialzando.
Aveva meno di un istante per riuscire a salvarsi la vita.

Ed era disarmato.

Si sentì un idiota ad aver abbandonato così la sua arma. Aveva vanificato il sacrificio del suo maestro, della persona cha amava per una sciocca ripicca.

Ora l'avrebbe voluto quello stupido martello...

Un sibilo nell'aria e il Mjolnir gli si schiantò di fronte con un tonfo. Non si lasciò cogliere dalla sorpresa e con prontezza lo impugnò, sollevandolo. La potente arma si scontrò contro il grosso grugno del troll che volò gambe all'aria.
Thor non gli diede il tempo di rialzarsi. Gli si gettò addosso e su di lui sfogò tutta la sua ira e la sua frustrazione. Si fermò quando, ormai, del cranio del mostro non era rimasto altro che una putrida poltiglia nerastra nella neve.
Crollò a terra, ansimante e quando l'adrenalina della lotta fluì via dal suo corpo, percepì il dolore della ferita al volto. Strisciò nella neve, piangendo e gemendo di dolore per quello squarcio che, da lì in avanti, lo avrebbe sfregiato per il resto della sua vita.
Fino a quando, esausto, non crollò svenuto.

Si risvegliò ore dopo.
La ferita aveva smesso di sanguinare ma era gonfia e calda. Pulsava dolorosamente e lui ancora faticava a tenere l'occhio aperto. Si alzò lentamente, sfiancato da una fitta alla schiena. Aveva vinto lo scontro ed era sopravvissuto, ma in quelle condizioni non avrebbe potuto comunque andare lontano.
Ignorando lo strappo al braccio riuscì a legarsi il laccio del martello attorno al polso. Lo roteò e ne seguì la troiettoria verso il cielo. Come poté cercò di ripararsi il viso dai rami degli alberi, ma una volta fuori dal bosco, le sue forze vennero meno e perse un'altra volta i sensi, rimanendo agganciato al Mjolnir come una bambola di pezza.
Precipitò a miglia di distanza e cadde, a peso morto, ai piedi di un imponente crinale.




Un lamento gli sfuggì dalle labbra quando, finalmente, si risvegliò.
Fu sorpreso di essere ancora vivo.
Quando si era parato di fronte al Distruttore per coprire la fuga di Thor non aveva creduto possibile di poter riaprire gli occhi. Le sue ferite più gravi erano state curate, ma si sentiva comunque debole e dolorante. Si sfiorò il viso, per scoprire di aver la barba lunga di qualche giorno.
Lo avevano rinchiuso in una cella stretta e umida e abbandonato lì in attesa che si riprendesse.
Sospirò, divertito dalla mala sorte: era sopravvissuto al Distruttore solo per poter essere giustiziato su pubblica piazza. Era finito dalla padella alla brace. Si fece i complimenti e, con amara ironia, riconobbe di non esser stato neanche in grado di crepare come si converrebbe.

Si alzò in piedi con lentezza e raggiunse la massiccia porta di legno con passi malfermi.
In altre circostanze sarebbe stato semplice per lui oltrepassare quella barriera fisica e teletrasportarsi all'esterno, ma sentiva la testa pesante come un macigno. Persino uno stupido avrebbe capito di esser stato drogato proprio allo scopo di non farlo fuggire, e lui non lo era affatto.
Sospirò, aggrappandosi alla grata e si disse che, magari nella vita successiva, se mai ve ne fosse stata un'altra, avrebbe dovuto davvero fare qualcosa per sopperire alla sua malsana vocazione al suicidio.
Chiamò la guardia, tanto, a quel punto, vivere ancora qualche ora chiuso in una cella di un metro per due sarebbe stato inutile, oltre che stupido.
L'armigere non lo raggiunse, quindi si risedette e attese, paziente, che la porta venisse aperta. Non fu sorpreso di veder comparire il re in persona.

Non emise neanche un gemito quando lo colpì al volto con la base di Gungnir e lo fece schiantare contro la parete di nuda roccia.

- Dov'è?!-, lo sentì urlare.

Si sistemò a sedere e rise, divertito.

- Come pensi che possa saperlo? Ho coperto la sua fuga, non gli ho detto dove andare...-, mormorò in risposta.

Odino lo colpì una seconda volta, poi, provato dalla vecchiaia e dalla stanchezza, fu costretto a fermarsi.

- Posso parlare, mio re?-, sibilò Loki, sottolineando con disgusto il titolo di Odino.

- Troverò Thor e lo rinchiuderò qua sotto per la vita, con o senza il tuo aiuto, traditore!-

- Sarai morto ancor prima di aver diramato un comunicato, stupido vecchio manovrato da una baldracca jotun! Possibile che in ogni circostanza tu sia così cieco da non saper riconoscere quale sia il figlio degno?!-
C'era rancore, adesso, nelle parole del dio dell'Inganno, rancore dettato da un odio vecchio secoli e secoli.
Si rialzò in piedi e lo fronteggiò.
- Che le fiamme di Hel possano divorarti per l'eternità, distruttore di Asgard! Chiami me traditore perché sei incapace di vedere cos'hai fatto al tuo regno! Stiamo perdendo una guerra, i Vanir ci conquisteranno e tu, re dei re, sei stato il loro miglior alleato!-
Si fermò per riprendere fiato, prima di proseguire con un ghigno beffardo: - Ma una cosa mi rincuora, Odino: quella cagna di Rindr avrà un regno molto breve!-

Odino sollevò un braccio per colpirlo ancora, ma Loki lo spinse via, facendolo cadere al di là della soglia.

- Ma guardati: troppo debole persino per sferrare un ceffone! Sei patetico. Hai perso il tuo unico figlio fedele per concentrarti su un debole marmocchio! Mi rincresce solo che non vivrai abbastanza per godere dei frutti venefici che hai seminato!-

Il re si rialzò, tetro in volto.
- Chi sei tu per permetterti di parlarmi in questo modo?!-, tuonò.

- Nel mondo da cui provengo vengo chiamato Loki Odinson! Anche là tu mi tradisti! Ero giunto qui con l'intento di prendermi il trono che mi spettava di diritto, ma il tuo regno non lo voglio! Solo la tua vista mi fa ribrezzo, decadente pagliaccio!-
Gli occhi gli si inumidirono di lacrime.
- Sono arrivato al punto di favorire Thor! Questo universo è talmente malato da disgustare persino me, il dio di tutti gli Inganni! Volevo porgli la corona in capo, farlo trattare con i Vanir per sancire una pace duratura che, tu, nella tua arroganza, hai sempre rifiutato! Mio padre è una carogna e un bugiardo, ma al tuo confronto appare come il migliore dei padri e il più saggio dei re, cane! Sei talmente ottenebrato dalle cosce lorde della meretrice che definisci sposa da non vedere neanche che ella maltratta ed umilia persino il tuo bastardo erede al trono!-
Due lacrime gli colarono lungo le guance cineree. Loki era così rabbioso e sconvolto da non fare più alcuna distinzione tra l'Odino della sua dimensione d'origine e quello che gli stava di fronte.
- Non credevo possibile che tu mi deludessi più di quanto avessi già fatto, ma sono stato un illuso. Ho passato la mia intera esistenza a cercare di compiacerti, padre, senza ottenere nulla più che uno sguardo di tetra delusione e un "no, Loki...", quasi sussurrato sul bordo di un baratro! Mi sono gettato nel vuoto rischiando... NO! Pregando di morire e per cosa?! Per questo?!-
Gli diede le spalle e si coprì il volto, tremante di rabbia.
- Pronuncia la tua sentenza, mio re, e vattene. Prego solo che Thor sia abbastanza forte da sopravvivere da solo, là fuori. Non essere al suo fianco è il mio unico rimpianto.-

- Tu sei completamente folle, uomo del Nord! Hai plagiato mio figlio e l'hai indotto a tradire, indottrinandolo con le tue meschine menzogne! Prega i tuoi antenati, perché verrai giustiziato all'alba!-
Odino lo lasciò solo, chiudendosi alle spalle la porta della cella.

Loki si risedette a terra e si coprì il volto con le mani per celare la disperazione dovuta a quell'ennesima delusione.
Il padre che aveva idealizzato non esisteva in nessun luogo. Doveva farsene una ragione.

Stanco e confuso dalla droga finì con l'addormentarsi sul pavimento.
Non sentì la regina arrivare, se fosse rimasto vigile avrebbe, forse, potuto percepire il suo teletrasporto. Venne invece risvegliato da un suo calcio. Sussultò, sorpreso, ma, ancora intontito, non reagì. Rindr, con una forza che sarebbe risultata incredibile per qualsiasi donna asgardiana, lo afferrò per il collo e, sollevatolo, lo costrinse contro la parete. La sua pelle, ora, era screziata di azzurro e gli occhi verdi erano divenuti rossi.
Loki la fissò, inespressivo.

- Prenderò quel piccolo bastardo e gli strapperò il cuore. I tuoi sforzi sono stati inutili! Dimmi dov'è!-, gli urlò contro, ferina.

Lui rise di scherno.
- In questo momento sei molto, molto meno affascinante, sai?-

Lei guardò la propria mano e il suo collo. Si fece indietro di scatto.

- Perché il mio tocco non ti ferisce? Chi sei, tu?-

Il dio si massaggiò il pomo d'Adamo e scrollò le spalle.
- Questa domanda è particolarmente frequente, oggi, ma a te non risponderò. E comunque non troverai Thor. Non sei in grado neanche di vederlo, ho provveduto a questo personalmente. Sei potente, donna, ma io lo sono più di te.-

- Lo eri, forse. Presto sarai morto!-

- Dovrei, forse, inginocchiarmi e chiederti clemenza? Credimi: non hai la più pallida idea di chi ti trovi di fronte. Il principe sopravviverà e fuggirà dal tuo breve regno di dolore e distruzione. Non è una minaccia per te.-

- Breve?-
Rindr rise, prima di scoccargli un'occhiata tagliente.
- Qualunque asgardiano è un nemico per me, uomo del Nord, e un principe che possa un giorno tentare di reclamare il trono è il primo della mia lista. Dopo di te. Thor non sarebbe stato in grado di muovere un passo, da solo. Tu sei il suo cervello, ma ti vedrò bruciare sulla pira tra poche ore, stregone, tu non sei più una minaccia. Ho distillato io stessa il composto che blocca i tuoi poteri, sai? Credi abbia fatto un buon lavoro? L'effetto avrebbe potuto rivelarsi permanente. Sei stato la mia prima cavia. Da questo punto di vista è quasi un peccato tu debba morire.-

- La morte non mi preoccupa. Puoi continuare a sbattermela in faccia quanto ti pare, ma questo non cambierà il fatto che avanzerò verso la pira a testa alta e con il sorriso sulle labbra. I martiri servono sempre a poco, ma magari qualcuno si ricorderà di me e, prima o dopo, farai la mia medesima fine.-

- Quando avrò trovato il tuo ragazzo mi premurerò di farlo soffrire nel peggiore dei modi. Griderà talmente forte che potrai sentirlo anche dai gironi di Hel. Questa è una promessa, Loki.-, detto questo Rindr scomparve, silenziosa com'era giunta.

Loki dormì ancora sino a quando la porta non venne di nuovo aperta. Si sarebbe aspettato di veder entrare le guardie, ma si sorprese quando una sagoma minuta ammantata sgusciò dentro la cella e accostò l'uscio per farlo apparire chiuso.

- Vàli?-, chiese, sorpreso.

Il giovane principe si levò il cappuccio. I suoi occhi azzurri erano colmi di lacrime; il viso pallido di sgomento.

- P-Padre si è sentito male, signore!-, singhiozzò, aggrappandosi alla sua casacca.

- E due...-, mormorò l'altro, voltando il capo.

Per quanto sentisse di odiare Odino con tutte le sue forze, saperlo di nuovo ad un passo dalla morte gli strinse il cuore in una morsa di tetra compassione.

- Non so cosa fare, ti prego aiutami!-, gemette di nuovo il bambino.

Gli accarezzò i mossi capelli scuri con dolcezza e lo fece sedere di fronte a lui.

- Come sei arrivato sin qui?-

Vàli arrossì di vergogna.

- Io... io so fare delle cose... io...-

- Sei uno stregone?-

A quella domanda il piccolo impallidì, ma annuì, confermandoglielo.
Loki sorrise.

- Posso fidarmi di te?-

- I-Io non voglio rimanere solo con mia madre! Posso farti uscire! Portami con te, ti prego! Sarò umile, farò tutto quel che mi dirai! Ti prego! Ti prego!-, si aggrappò di nuovo con forza alla sudicia casacca di lana grezza che avevano messo addosso al dio dell'Inganno.
- Hai aiutato Thor!..-
Tremava di terrore, Vàli e a stento riusciva a prender fiato a causa del panico che lo dominava.

- Calmati, ragazzo. Calmati...-
Loki lo abbracciò per cercare di placarlo e per ragionare in fretta.
Lo scostò.
- E sia. Prometti che non rivelerai mai a nessuno quanto sto per dirti.-

- Lo prometto.-

- Io sono tuo zio, Vàli. Sono il fratello maggiore di tua madre.-

L'altro si fece indietro, terrorizzato.
- Q-Quindi anche tu sei un mostro! Sono perduto!-, strillò.

- Shhh! Abbassa la voce, ti sentiranno. C'è...-, deglutì, -... c'è jotun e jotun. Non tutti sono come tua madre. Io non lo sono. Non in questo luogo e in questo tempo, almeno. Te l'ho rivelato perché non devi vergognarti delle tue capacità. E' nel mio sangue e in quello della regina, come nel tuo. Abbraccia il tuo potere, non respingerlo.-

- So... so che lei te l'ha tolto...-

- E' solo questione di tempo prima che possa riottenerlo. Non sono preoccupato. Tu puoi sopperire alla mia mancanza.-

- Ho addormentato le guardie... possiamo andare anche subito.-

Vàli raccolse il mantello e se lo avvolse addosso, prima di aprire la porta. Loki lo seguì con passo rapido ed erano quasi giunti all'uscita del corridoio quando Rindr ricomparve.
Fu fulminea e spietata.
Con la sua magia respinse l'inerme fratello dentro la cella, richiudendo la porta.

- Ma guarda, non posso neanche fidarmi del mio stesso sangue...-, mormorò, poi, rivolgendosi al figlio.
- Non mi sorprende, dal momento che provieni dal putrido seme di un asgardiano!-

Vàli arretrò, agghiacciato e non disse una parola.

- Credevi davvero di poter fare tutto quello che volevi, bambino? Che io non ti tenessi d'occhio?-, proseguì la madre.

Loki si schiantò contro la porta, tirando la maniglia nel vano tentativo di aprirla, ma non aveva modo di uscire, né di raggiungere Vàli.

- LASCIALO STARE! E' SOLO UN BAMBINO! E' CON ME CHE CE L'HAI!-, urlò.

Rindr si voltò verso la piccola inferiata che le permetteva di scorgere il prigioniero.
- Ma che cuore gentile e misericordioso...-, commentò con un ghigno sulle labbra rosse.
- Ad ogni modo, mio figlio deve imparare cosa significhi tradire una regina. Gliene leverò la voglia!-

Con un cenno sollevò il bambino che strillò e si dibatté, spaventato a morte.
Quando Rindr strinse il pugno i suoi occhi azzurri cominciarono a sanguinare copiosamente, rigando il suo giovane volto di lacrime di sangue.

- Vàli!!!-, lo chiamò Loki, sferrando un pugno contro il legno.

Un fiotto gli zampillò in faccia. Si coprì la bocca con una mano, orripilato.
Vàli si afflosciò a terra, svenuto, il volto rigato di lacrime, sangue e umor vitreo.

Sua madre lo aveva accecato per sempre.

- Così non vedrà più cose che lo possano tentare. Riguardo a te, precettore, morirai all'alba.-
Si voltò verso le guardie e le risvegliò con uno schiocco di dita.
- Guardate cos'ha fatto quel mostro a mio figlio mentre voi dormivate!-, strillò contrita e disperata.
- Spezzatelo! Che arrivi strisciando al patibolo!-

Loki arretrò e tacque, preparandosi a ricevere una punizione che non meritava. A nulla sarebbero valse le sue parole, contro quelle della regina.

Sarebbe morto nel dolore. Non c'era altra alternativa.

Guardò un'ultima volta il bambino e il suo volto sporco. Provò pena per il gesto di scellerata bontà che gli aveva mostrato, e rabbia nei confronti di quella madre degenere. La magia, evidentemente, non era l'unica cosa che avevano nel sangue, ma anche una folle e incontrollata crudeltà.
Quel bambino avrebbe vissuto cieco, d'ora in avanti. Una sorte persino peggiore della morte.

Poi le guardie entrarono e gli si avventarono addosso.




N.d.A.: Questo capitolo mi è girato male, nel senso che sono finita con il fare del male praticamente a tutti XD! Già mi immagino gli insulti che lancerete a Rindr, ma, in fin dei conti, come ho spesso detto: non è un personaggio nato per essere amato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie infinite, come sempre!
Un bacione,
Ros.

P.S.: se a qualcuno interessasse, ho cominciato una Loki/Jane nel fandom di Thor, la trovate qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2082763&i=1

   
 
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