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Autore: Sette Lupe    22/08/2013    2 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

ERRANTI


CAPITOLO 7: LE CARTE SI DISPONGONO

Il cielo era terso e sgombro, una sola delle due lune sarebbe sorta a quella latitudine e in quel periodo dell’anno, e la sua luce argentea mutava in maniera surreale il paesaggio piatto e desolato del terrapieno. L’aria fredda della notte invernale sembrava dotata di una volontà propria, mentre s’insinuava nelle maniche della sua giacca e correva sulle sue braccia tese e tremanti; parevano mille capelli gelati che s'insinuavano tra le pieghe della stoffa del giaccone, in mezzo ai peli del suo manto non abbastanza folto, fino a raggiungere la pelle sensibile al di sotto, facendola rabbrividire.
Ciò nonostante Modo era ben determinato a non far tremare i suoi muscoli già provati dallo sforzo inusuale di tenere sollevata la canna scolpita dell’arma che aveva ricevuto, nonché dai contraccolpi dei numerosi colpi già sparati.

“Ancora una volta, Modo” gli stava sussurrando Throttle incoraggiante: “Immagina di indicare il bersaglio con la mano”.

Il mondo perdeva di nitidezza attorno al centro dell’attenzione del topino plumbeo: un’assicella sconnessa con un cerchio grossolanamente dipinto al centro, tenuta in verticale da una montagnetta di sassi. Tutto proteso verso di essa, il topino dimenticò il freddo della sera, concentrandosi come mai aveva fatto prima di allora: nel suo naso c’era solo l’odore di osso e metallo del fucile, mischiato con quello pungente della polvere da sparo, le sue dita gelide percepivano solo il metallo che impugnavano, scorrendo sulla filettatura decorativa del grilletto, le sue orecchie ascoltavano il rumore del cane che arretrava lentamente, guidato dal suo stesso dito.

Premette il grilletto e gemette, quando il rinculo dell’arma spinse il calcio in osso del fucile contro la sua spalla già ammaccata.

Uno sbuffo di sabbia si era sollevato a pochi metri davanti all’assicella: bersaglio mancato. Di nuovo.

Vinnie ridacchiò, ma si guardò bene dal pronunciare le parole canzonatorie che gli erano salite alle labbra: Modo lo aveva già ricorso diverse volte minacciando di spellarlo e cuocerlo in padella, e il topino candido aveva abbastanza buon senso da capire che stavolta non era il caso di infierire ancora.

“Quando sarà il momento, colpirai il bersaglio, vedrai” lo incoraggiò Throttle: “Considerando che tieni un fucile da sole due ore, non va affatto male”.

Modo sospirò sconsolato: né lui né Vinnie avevano colpito quella stramaledetta tavola, neanche di striscio; e ora quel decrepito quanto raro resto della vita vegetale un tempo florida sul pianeta, se ne stava eretto davanti a lui, deridendolo con le sue contorte labbra fatte delle venature del legno.

Ma non era solo l’inesperienza a bloccare la mano di Modo: in ogni fibra del suo essere sentiva che stava facendo qualcosa di sbagliato.

Throttle avrebbe ucciso quella notte, e avrebbe ucciso persone che non avevano fatto nulla di male…. O quasi…. Persone che comunque non avevano fatto nulla di male a loro.

E voleva che Modo e Vinnie lo accompagnassero in quella folle avventura.

Modo si era affezionato al giovane Errante fulvo, ma faticava a condividere molte delle sue usanze, come in questo caso: Throttle voleva trascinarli in una missione non solo suicida, ma anche eticamente scorretta, dal suo punto di vista.

Il topino grigio sospirò pesantemente, appoggiandosi alla canna del suo fucile (altra dimostrazione di quanto poco conoscesse le armi: nessun combattente si sarebbe mai appoggiato alla canna di un fucile che aveva ancora dei colpi in canna!) mentre Throttle si dedicava a Vinnie, aiutandolo ad impugnare la pistola che gli aveva affidato.

Una delle cose su cui avevano saldato la loro amicizia, era la consapevolezza che avevano indoli e usanze differenti, e ciascuno di loro si era impegnato a rispettare le consuetudini dell’altro, anche quando non le condivideva. Ma rispettare le tradizioni di Throttle, in questo caso, significava violentare il senso dell’onore di Modo.

No, non posso, e non posso permettere che faccia questo a Vin.

Throttle” disse risoluto.

Il giovane Errante fulvo si voltò in un tintinnare di orecchini e bracciali, il suo sguardo era curioso e senza traccia di ostilità, attraverso i suoi occhi scarlatti cerchiati di nero. Era così identico e diverso da lui……

“Throttle non posso…. Cioè, non possiamo: né io né Vin intendo” esordì senza avere il coraggio di guardare l’amico in volto.

“Cosa?”

“Non possiamo venire con te. Va contro ogni nostro valore”

Throttle grugnì e si leccò il naso. Modo quasi sorrise a quel gesto evidentemente ereditato dal padre; un pensiero-lampo attraversò la mente del topino plumbeo. Lui non avrebbe mai corso il rischio di assimilare quella strana abitudine: la sua lingua non poteva uscire tanto dalla sua bocca.

Throttle sospirò a sua volta: “Modo, ti ho già spiegato che non potete permettervi di essere privi di un protettore in questa situazione, e solo un guerriero fatto e finito può essere il vostro garante.”

“Sono certo che qualcuno dei guerrieri del tuo clan potrebbe farlo, forse persino tuo padre”.

“E se così non fosse? Bisogna pensare all’eventualità che non possa o non voglia più aiutarvi. Potrebbe succedere. In quel caso, bisogna che ci sia qualcuno a guardarvi le spalle… e poi ho un debito d’onore con voi due: ve l’ho già detto. Come voi mi avete difeso a Serra, così io vi difenderò al Campo dei Morti”.

Modo si sentiva elogiato dal rispetto che gli dimostrava Throttle, ma non si lasciò trascinare dall’emozione.

“Ne sono lusingato, Throttle, ma non posso lo stesso. Lo sai che non approvo l’assassinio”

Il topino fulvo sbuffò esasperato: “E’ una battaglia! Una battaglia, Modo! Non vuoi vendicare coloro che sono caduti per proteggere i tuoi parenti dagli Schiavisti?!”

“E’ caduto un solo topo, e la sua vita è stata riscattata da una trentina di vite di Schiavisti. Se continuiamo a fomentare queste faide, finiremo per non riuscire mai da porre un freno alla guerra”

Throttle ringhiò e frustò l’aria con la coda inanellata: “ Quindi? Vuoi restare ad aspettare che vengano a ucciderti?”

“Aspetterò di sapere cosa decidono, e poi vedrò come procedere” tagliò corto Modo ergendosi in tutta la sua altezza, ma temendo dentro di se un attacco dell’amico furioso.

“Bisogna programmare le cose con un po’ più di anticipo, Modo, se vuoi arrivare ad avere l’età per montare la tua preziosa Lil’Hoss…. A meno che tu non preferisca vederla in mano ad uno Schiavista o un Plutarkiano…” Throttle aveva di proposito punto l’amico in una zona sensibile, in un ultimo tentativo di smuoverlo da quella che gli pareva come un’apatica accettazione del proprio destino.

Ma Modo non ci cascò: incassò il colpo che lo ferì come avrebbe potuto farlo un pugno allo stomaco, ma non cedette: “Non posso Throttle, non a questo prezzo”

Throttle si chiuse in se stesso. Aveva usato ogni argomento a sua disposizione per convincere l’amico, aveva tentato con le buone e con le cattive…. E forse si era spinto troppo oltre….

Un vociare leggero distrasse i tre topini e Throttle si avviò per accogliere i nuovi venuti, preparando già mentalmente una bugia da raccontare nel caso si fosse trattato di qualche adulto venuto a controllare cosa stesse succedendo lassù.

Fortunatamente si trattava di Drivebelt e dei suoi fratelli, accompagnati da altri tre giovani di circa vent’anni. Drivebelt corse avanti e lo salutò con un sorriso orgoglioso.

“Non male come raccolto, eh?!” esclamò fieramente: “Questi sono Venza e Crown: i miei fratelli maggiori” fece indicando un ragazzo ed una ragazza entrambi di un cupo marron mogano, chiaramente gemelli, quindi procedette a presentare gli altri ragazzi che lo avevano accompagnato.

Una rapida occhiata al loro orecchio destro confermò a Throttle che si trattava di guerrieri fatti e finiti. Tutti e cinque, infatti, sfoggiavano il mwisho-mauti*: un orecchino cilindrico, posto sul dorso dell’orecchio, con due pendenti che scendevano attraverso il padiglione e che simboleggiavano rispettivamente l’inizio e il termine del percorso di iniziazione a guerrieri adulti.

Dopo pochi minuti arrivò anche Innova, che aveva potuto contare su un clan molto più grande, e aveva arruolato cinque guerrieri finiti e altri quattro ragazzi dai quattordici ai vent’anni che non avevano ancora portato a termine la loro serie di uccisioni, ma che erano evidentemente in procinto di farlo. Throttle si meravigliò come sempre di quanto tempo impiegassero i componenti del clan del Sinu a completare la loro serie di uccisioni, ma del resto il loro clan era molto grande, e viveva in zone relativamente pacifiche, quindi era difficile che fosse attaccato, o che avesse necessità di arrivare ad uno scontro violento: c’erano pochissime creature senzienti tanto sciocche da attaccare un clan così imponente.

“E i due bambini Stanziali?” chiese uno dei ragazzi più grandi del Clan del Sinu: “Non mi dirai che vuoi portarli con noi”

“No, loro non verranno” Rispose Modo, cercando di apparire il più possibile maturo e risoluto: “Gli Stanziali non uccidono così alla leggera”.

Modo si era aspettato una specie di linciaggio, appena si era reso conto di ciò che gli era appena sfuggito dalle labbra; del resto voleva salvare quel po’ di faccia che gli era rimasta: immaginava perfettamente quale idea avessero quei ragazzi di lui e di Vinnie.

Throttle tuttavia aveva immaginato una reazione simile, visto la piega che stava prendendo la loro discussione prima che i nuovi arrivati li interrompessero. S’interpose con naturalezza tra i due amici e i suoi conterranei senza dire nulla, ma sottolineando con quel gesto che i due topini erano sotto la sua protezione e sotto quella del suo pericoloso clan.

Dentro di se, Throttle, doveva ammettere che non aveva più argomenti con cui opporsi al risoluto Modo; e, a malincuore, doveva anche ammettere che in fondo il suo amico scuro aveva ragione: non poteva obbligarlo a fare qualcosa che non approvava…. Ma non poteva nemmeno lasciare quei due privi di copertura, senza uno straccio di piano B…..

E, se quella sera avesse ucciso la sua ultima vittima, Throttle sarebbe stato un egregio “piano B”, sufficiente a proteggerli da qualunque Errante, grazie al prestigio che avrebbe ottenuto portando a termine le uccisioni in così poco tempo e in così giovane età.

Non aveva scelta: con una sola impresa aveva l’occasione di mettere al sicuro i suoi amici dall’eventuale furia della sua gente, e il suo clan da quella delle altre tribù.

Non solo doveva tentare, ma doveva anche riuscire.

Gli altri ragazzi si guardarono l’un l’altro, alcuni scossero la testa, ma tutti erano sollevati di sapere che i due inetti topini non si sarebbero uniti a loro: era già una cosa sufficientemente pericolosa, non c’era bisogno di aggiungere altri intralci. Nessuno commentò. Non era una cosa che interessasse granché in quel momento: dovevano prepararsi alla caccia.

Innova e Throttle avevano procurato Samar per tutti: era stata una scelta strategica per poter essere più efficaci in un agguato. Il rombo dei potenti motori sarebbe risuonato, infatti, lungo le pareti dei numerosi canyon della zona avvertendo gli Schiavisti del loro arrivo molto tempo prima che il gruppetto potesse scovare anche solo qualche loro traccia.

Throttle montò sul dorso di una delle bestie nervose e rivolse uno sguardo serio a Modo.

“Ride free, Throttle” gli disse solo lui.

La cosa colpì Throttle, non c’era risentimento per il litigio di poco prima, nella voce di Modo, nonostante il topino fulvo fosse certo di averlo ferito, e non poco, con le sue parole. Un sorriso sciolse le ultime tracce di risentimento verso quel nobile Stanziale.

“A dopo, Big Fella”

“Vedi di non farti ammazzare!” gli gridò dietro il topino plumbeo mentre il gruppo di cacciatori spronava gli animali verso la zona del combattimento di poco prima, per trovare il capo della pista.

-oooooooooooooooooo-

Lancer aveva sperato con tutto il cuore di non dover ripetere un’esperienza simile all’estenuante riunione nella saletta vicino all’hangar dei Freedom Fighters, che aveva avuto luogo poco più di una settimana prima.

Invece eccolo di nuovo in una situazione molto, troppo simile. Stessa tensione nell’aria, stesso caos frastornante, stesso guazzabuglio di voci sovrapposte. Grida, invettive, minacce e anche qualche breve scontro fisico. L’unica nota positiva che era stato in grado di trovare, mentre si faceva coraggio per rispondere ad un’ennesima provocazione con la voce ormai roca per il troppo gridare, era che, questa volta, non c’erano muri a costringere gli echi nello spazio affollato e l’aria passava liberamente tra le colonne bianche di marmo e nere di fumo di incenso….. però doveva ammettere con se stesso che, se la riunione con gli Stanziali era stata un po’ caotica….. beh… questa volta era un macello: gli Erranti non erano certo abituati all’ordine e alla disciplina come gli Stanziali,  e, al momento, ne stavano ampiamente dando prova.

Tuttavia i suoi sforzi non erano stati vani: Lancer era un ottimo guerriero sia sul piano fisico sia su quello intellettivo e aveva già messo con le spalle al muro molti altri capi-clan rivali, nonché convinto quasi la totalità del Consiglio degli Anziani. Il muso gli bruciava, dove un colpo ricevuto durante un breve scontro, poco prima, aveva riaperto la ferita del pugno di Stoker, ma era solo la carne ad essere ferita.

Messi di fronte all’ostacolo del Consiglio, lui e Stoker avevano dimenticato ogni rancore e, come avevano fatto tante altre volte, avevano unito le forze creando una squadra formidabile: erano poche le persone che potevano reggere il confronto con i due topi uniti, che compensavano vicendevolmente le carenze l’uno dell’altro in maniera assolutamente naturale, nello stesso modo in cui due metalli si fondono per creare una lega inossidabile.

Ovviamente, in quel caos era difficile capire quale fosse la situazione esatta: poco avvezzi all’ordine e alla disciplina, e con un innato senso dell’indipendenza personale, gli Erranti, trasformavano spesso le loro riunioni in una cacofonica parodia di un’assemblea. Tutti parlavano e gridavano assieme, e spesso, l’astio verso i clan rivali, aveva la meglio sulla ragione e sul buon senso.

Era proprio quello che stava accadendo ora, e il topo bruno dubitava fortemente, dentro di se, che i componenti del Consiglio degli Anziani ascoltassero o potessero ascoltare davvero le loro brillanti argomentazioni, in quella ridda vociante. Essi, infatti, se ne stavano seduti su scranni di legno (materiale preziosissimo in quanto rarissimo e appannaggio solo di persone molto ricche e/o molto rispettate) in un’area leggermente rialzata, che correva lungo tre dei lati della sala, accessibile solo in un paio di punti tramite delle scale strette presidiate da robusti combattenti che impedivano ai focosi contendenti, di accedere e creare scompiglio anche lì. Nessuno di loro sembrava voler prendere parte alla discussione, non gridavano, si limitavano a scambiare tra di loro qualche parola ogni tanto, e sempre a voce troppo bassa per poter essere uditi dalle persone sottostanti.

A Stoker sarebbe caduta la coda, se avesse saputo che, in effetti, era proprio così: anche se fossero stati assieme agli altri capiclan nella parte più bassa della sala di colonne, sarebbe stato impossibile per gli Anziani capirci qualcosa in quel marasma….quindi avevano optato per l’astensione.

Di norma le contese e i problemi che venivano sottoposti al consiglio non coinvolgevano che due o tre clan, e, in quel caso si poteva gestire normalmente la situazione ascoltando le varie parti e poi agendo di conseguenza.  Ma nel Campo dei Morti erano radunati almeno trenta clan, e tutti i clan avevano il diritto di venire a conoscenza di questa situazione, nonché di dire la propria opinione e, visto che ogni clan aveva mandato almeno tre suoi rappresentati….. beh, anche un bambino avrebbe saputo predire l’esito della convocazione.

Nonostante ciò, la fatica di Stoker e Lancer non era del tutto vana: ciascuno degli Anziani presenti al consiglio, proveniva da una delle tribù giunte fino a lì, pertanto conosceva perfettamente le opinioni dei rispettivi capiclan, e dei vari componenti della propria tribù (pur non essendo dei capi, gli Anziani erano topi molto saggi a cui tutti si rivolgevano spesso per consigli o per confidenze). Essi avevano a lungo parlato tra di loro, mentre attendevano l’arrivo degli Stanziali, dopo aver dato a Lancer il permesso di condurre di fronte a loro gli ambasciatori. Quindi non erano effettivamente interessati alla discussione che si stava svolgendo: loro l’avevano già affrontata. Quello che volevano vedere, era come uno Stanziale ed un Errante potevano affrontare una situazione spinosa: volevano avere un’anteprima su cosa avrebbe veramente potuto generare questa alleanza.

E ciò che vedevano li stava lasciando esterrefatti.

“Impressionante” mormorò Barbatus, il topo ricoperto di tatuaggi che aveva accompagnato il clan di Lancer al proprio quartiere: “Davvero impressionante, Alu-Zele. Era questo dunque che intendevi quando ci parlavi di come si compensavano in combattimento”

La topina bianca sorrise orgogliosa: “Esatto, e così come lo fanno qui, a parole, io li ho visti combattere in battaglia”.

Molti altri Anziani, che avevano ascoltato, annuirono compiaciuti.

Quello che Lancer e Stoker stavano mostrando era che un Errante peccava spesso in concentrazione e gli mancava una certa visione d’insieme, caratteristiche che invece lo Stanziale possedeva; mentre uno Stanziale era spesso troppo rigido e in difficoltà nel trovare percorsi alternativi, una volta imboccata una certa via, mentre l’Errante era estremamente versatile e flessibile. L’uno poteva eseguire gli ordini ricevuti in qualunque contesto, mentre l’altro poteva improvvisare se sorgevano imprevisti.

Assieme potevano sconfiggere qualunque avversario…. se restavano uniti.

Una delle preoccupazioni del Consiglio, infatti, era proprio la naturale e inestirpabile animosità del loro popolo: solo la vicinanza di un nemico comune e terribile poteva convincere le due etnie a fondersi. E anche in quel caso, la vicinanza poteva significare l’accendersi di aspre faide, anche sotto una minaccia incombente. Senza contare i rancori interni al popolo Errante: alcuni clan rivali potevano facilmente rivoltarsi gli uni contro gli altri, se costretti ad un’eccessiva vicinanza; era per questo che la città del Campo dei Morti era divisa in quartieri così ben delimitati.

“Forse, arrivando al momento giusto, la fusione tra tutti i topi potrebbe essere possibile” stava proponendo un vecchio topo dal manto di una strana tonalità di marrone che sembrava quasi verde, se vista sotto una certa luce.

“Dimentichi che Lancer e ….. come hai detto che si chiama? Stoker? Insomma loro due hanno combattuto insieme molte volte. Se da un lato una collaborazione, non solo è possibile, ma anche vantaggiosa, dall’altro ci vorrebbe tempo per saldare i legami ed insegnare a tutti come sfruttare i vari punti di forza….. insomma, non vorrete pretendere che quello che volete fare sia una cosa naturale o facile…..”

“Senza contare che, anche se si riuscisse a far funzionare tutto, l’alleanza avrebbe vita breve: non possiamo costringere i clan a stare troppo a lungo troppo vicini. Scoppierebbe una guerra interna di proporzioni colossali. E non possiamo passare troppo tempo con gli Stanziali per lo stesso motivo.” Aggiunse un altro topo con metà muso sfregiato e i segni di una lunga vita di guerre impressi su tutto il corpo.

“Queste sono cose di cui dovremo discutere in seguito, così come le condizioni dell’alleanza” Tagliò corto Alu-Zele, che cominciava ad averne abbastanza di quel caos: “Se abbiamo visto e sentito tutti quello che ci interessava, propongo di far sgombrare questi bolgiari 2e parlare tra di noi in maniera più tranquilla” ridacchiò alzandosi dal suo scranno a forma di scorpione.

Uno ad uno, quando si sentirono pronti a concludere l’assemblea, gli Anziani si alzarono a loro volta in silenzio, mentre i topi al di sotto si zittivano gradualmente.

“Che diavolo succede?!” chiese frustrato Stoker, non capendo per quale motivo le discussioni si fossero interrotte e tutti si fossero rivolti verso l’area rialzata della sala.

“Credo che il Consiglio abbia sentito abbastanza” gli rispose piano Lancer leccandosi il labbro sanguinante.

“Sentito?!” brontolò di rimando lui: “E secondo te hanno sentito qualcosa in questo casino?”

“E io che ne so! Taci e ascolta!” sibilò irritato Lancer.

I topi in alto sulla gradinata lasciarono ancora qualche minuto per permettere agli ultimi contendenti di finire i rispettivi litigi e poi annunciarono laconicamente che avrebbero discusso e riferito il verdetto il giorno successivo, quindi, senza aggiungere altro se ne andarono in silenzio.

“Tutto qui?!” gemette al colmo della frustrazione Stoker.

“Tutto qui” Lancer si strinse nelle spalle e ridacchiò: “Andiamo, ho bisogno di una colossale sbronza per smaltire tutta questa politica!”

“Erranti!….” Sbuffo esasperato Stoker.

-oooooooooooooooooo-
 

Crown era un vero genio nel seguire le piste e quella sera stava dando prova di tutto il suo talento: il gruppetto di ragazzi si stava muovendo spedito e il giovane guerriero non mancava nemmeno il più piccolo indizio.

Essendo ancora lontani dalla loro meta potevano permettersi di chiacchierare, anche se evitavano di farlo a voce alta, quindi un cinguettio di voci eccitate accompagnava il tintinnio dei finimenti nella notte che si faceva sempre più scura. Se fossero stati fortunati, avrebbero potuto colpire nelle ore che precedevano l’alba, le più scure e quelle in cui era più facile che le eventuali guardie si appisolassero.

Throttle era al centro dell’attenzione: ormai la voce che era ad un passo dal completare il suo percorso iniziatico era circolata in tutta la città, ogni clan si era stupito e aveva invidiato il fortunato padre di un guerriero dal tale potenziale; ma il topino fulvo non aveva né il tempo ne la voglia di ascoltare tutti quei commenti e quei discorsi. Sentiva lo stomaco pesante, non tanto per la disobbedienza: sapeva benissimo che un suo successo avrebbe cancellato la trasgressione. Era il terrore di un fallimento che attanagliava le sue viscere: sentiva sulle spalle il peso della responsabilità della sicurezza dei suoi amici Stanziali che avrebbero rischiato la vita al Campo dei Morti, quella dei suoi amici Erranti, che rischiavano la a loro volta la pelle in quel preciso momento e in quel preciso luogo; un suo successo avrebbe potuto benissimo far cambiare idea al Consiglio degli Anziani riguardo ad una possibile alleanza e salvare l’onore della sua Tribù…. Un peso mostruoso per le gracili spalle di un bambino di dieci anni.

A Throttle non era mai parso che il mondo fosse tanto grande e l’esistenza tanto gravosa quanto in quel momento.

Ovviamente sapeva bene che non era l’amicizia verso di lui o premura verso i suoi nuovi e indifesi amici, il motivo principale che aveva spinto tutti quei topi ad unirsi a lui, e questo gli dava un po’ di sollievo, facendolo sentire un po’ meno responsabile per gli eventuali danni riportati dai ragazzi quando avessero trovato il campo degli Schiavisti. Tutti i giovani presenti quella sera avevano un motivo personale per essere li: alcuni dovevano procedere lungo il loro percorso verso l’età adulta, altri volevano riuscire a mettere le mani sul possibile bottino del campo schiavista, altri ancora volevano semplicemente essere presenti a quell’evento che sarebbe stato certamente ricordato e raccontato per moltissimo tempo, così da potersi ritagliare una piccola parte nella storia Errante e fregiarsi di un po’ di gloria a costo relativamente basso.

Sempre a patto che tutto fosse andato per il verso giusto ovviamente. Ma agli Erranti le scommesse erano sempre piaciute, e più alta era la posta in gioco, più erano allettanti.

Proprio quando la sola luna visibile quella sera stava tramontando, Crown diede l’alt con un sorriso che brillava come la lama di un coltello snudato, sullo sfondo del suo manto scuro. I suoi occhi magenta ardevano quasi di una luce innaturale per la soddisfazione e l’eccitazione.

Poco oltre la cengia rocciosa su cui si trovavano, in un piccolo spiazzo di terra pesante e rossiccia, era stato montato il campo degli Schiavisti.

Rapidi ed efficienti, i topini smontarono di sella e fecero arretrare i nervosi samar fino ad un punto in cui i loro rumori non fossero udibili da coloro che abitavano nel campo, e potersi quindi organizzare. Con un vago senso di stordimento, e le mani che tremavano, Throttle cercò di annodare le briglie del suo baio ad una pietra appuntita, ma il tessuto ricamato si ribellava alle sue dita come se il topino stesse tentando di annodare un serpente furioso.

Madre di Marte… ci siamo. Sta per succedere! Si rese conto all’improvviso.

Quel pensiero lo travolse al pari di un tornado. All’improvviso tutti i pensieri di responsabilità verso chicchessia si vaporizzarono: il piccolo Errante si rese conto che la sua vita stava per subire un brusco cambiamento. Ora c’era solo lui e il suo passo più importante: diventare un guerriero fatto e finito.

Il panico lo assalì facendogli formicolare orecchie e coda e seccandogli la bocca, il suo cuore cominciò a battere selvaggiamente mentre ondate di adrenalina si riversavano nelle sue vene facendole ardere come una colata di piombo fuso. Intontito, ascoltò la voce di Drivebelt che gli diceva che avrebbe fatto lui il nodo e gli chiedeva se si sentisse bene.

Il nodo? Quale nodo? Ah, è vero, stavo legando il samar…. è l’ultima volta che lo lego come bambino. La prossima volta che lo farò sarò adulto…. Oh, madre di Marte! E’ troppo presto, non sono pronto!
Si sentiva come un puledro recalcitrante che viene trascinato verso la forgia per essere marchiato. Non c’era più modo di tornare indietro, ormai aveva avviato la faccenda e nessuno gli avrebbe permesso di tirarsi indietro, soprattutto il suo senso dell’onore.

Ma un precoce sviluppo delle sue facoltà, non lo esimeva dal terrore che chiunque, specialmente un bambino, prova quando si rende conto che un importante capitolo della sua vita sta per finire.
Throttle provò per la prima volta nella sua vita, e in maniera completamente illogica e inaspettata, l’impellente bisogno di gridare il nome di sua madre, sebbene non l’avesse mai conosciuta e avesse solo una vaga idea di lei, trasmessa dai racconti di Nonna Zele e di suo padre.

Il suo intelletto era stato messo fuori gioco dalla paura e dalla consapevolezza dell’enormità della situazione che stava per affrontare. Restava solo il suo istinto, quello di un cucciolo spaurito che sente la morte incombere su di lui e si rivolge alla più potente entità presente nella sua vita, colei che è stata eletta al di sopra d’ogni altra creatura non tanto dalla ragione o da altri fattori, ma bensì dal suo stesso DNA.

E’ nella natura intrinseca di ogni cucciolo rivolgersi, quando ogni speranza è spenta, alla Mamma.

Quel grido, quel nome, gli si annodò nella gola soffocandolo. Se avesse saputo cosa vuol dire annegare, avrebbe potuto descrivere in tal modo il suo stato attuale.

Il topino sollevò istintivamente il muso verso l’alto per cercare aria ma nella sua bocca spalancata non entrò nessun respiro ristoratore.

MAMMA! Gridò con tutte le sue forze la sua mente vacillante.

“Throttle!”

Due mani delicate ma dalla forza sorprendente lo afferrarono per gli omeri, nel suo campo visivo che si sfocava in una macchia luminosa e iridata, si delineò una figura evanescente che lui poteva vedere solo a piccoli pezzi.

Occhi d’oro zecchino dolci e maliziosi.

Una ciocca di capelli come bronzo lucidato, dalle punte tinte di rosso scarlatto.

Un sorriso allegro e rassicurante familiare, benché sconosciuto.

“Throttle guardami!”

La visione svanì quando una dolorosa boccata d’aria raggiunse i suoi polmoni e l’ossigeno riaffluì al suo cervello.

“Va tutto bene?”

Colei che lo aveva preso per le braccia non era altri che Venza, la sorella maggiore di Drivebelt. I suoi capelli, così come il suo pelo, erano neri come pece nell’ombra della notte, non di bronzo; e i suoi occhi di un cupo rosso mattone, non dorati. Però anche lei sorrideva rassicurante come la visione di poco prima.

Che cosa aveva visto allora?

“Ansia da prestazione pulce?” ridacchiò la topina vedendo il colore riaffluire alle antenne del bambino (L’unica parte del corpo dei topi marziani priva di pelo, dove è possibile vedere chiaramente il livello di irrorazione sanguigna)

Venza faceva parte di coloro che erano venuti semplicemente per vedere cosa succedeva e partecipare ad un evento che aveva tutte le carte in regola per divenire la storia preferita da raccontare nei prossimi anni. Lei aveva terminato il suo percorso per divenire ufficialmente adulta già da qualche anno, e aveva trovato la cosa molto divertente, senza contare che in tal modo avrebbe potuto controllare il fratello minore ed assicurarsi che fosse lui ad uccidere qualcuno, e non il contrario.

Tuttavia il suo istinto materno si era risvegliato e i ricordi del giorno in cui lei stessa aveva dovuto affrontare la medesima prova erano riaffiorati quando aveva visto il topino fulvo pietrificarsi con gli occhi sgranati: il momento peggiore era proprio quello, gli istanti che precedono l’ultima uccisione; quelli in cui ci si rende conto che tutto sta per finire, tutto sta per cambiare … e nei quali tutti si rendono conto di aver enormemente sottovalutato la questione!

Throttle si liberò dalla sua stretta con un sorriso d’imbarazzato riconoscimento e mormorò che ora era tutto ok. In realtà la crisi lo aveva lasciato sfinito, con una forte nausea e i muscoli deboli. Aveva solo voglia di lasciar andare tutto e rannicchiarsi vergognoso in un luogo possibilmente angusto e scuro, dove magari fossilizzarsi tipo trilobite.

“Non ti preoccupare Throttle!” ridacchiò un’altra topina dal manto pezzato bianco e rossiccio che si era avvicinata: “Se può consolarti questo è il momento più brutto: da qui è tutta discesa!”
Throttle valutò seriamente l’idea di concentrarsi intensamente per vedere se riusciva a trasformarsi in un fossile lì all’istante…. Se possibile ricoperto da uno o due chilometri di terra e pietre.

Nonostante i suoi sforzi, fu solo parzialmente attento alla riunione che seguì. Capì appena che i topi di colore scuro sarebbero stati i primi ad avvicinarsi per sfruttare il fattore mimetismo cromatico, una volta partiti loro, sarebbero scattati anche gli altri. Da quel momento, in osservanza alle tecniche di combattimento Errante, ciascuno avrebbe giocato la sua partita, tranne Venza, che si sarebbe occupata di fare da testimone per l’eventuale uccisione di Throttle (e avrebbe combattuto solo in caso di emergenza) e alcuni altri guerrieri adulti che si sarebbero occupati di far da testimone per i topini che dovevano riscattare i loro anni da infante.

Certo che avrebbe vomitato da un momento all’altro e guidato da un’inerzia indolente quanto quella di uno zombie, Throttle seguì Venza fino alla loro postazione e si mise ad osservare il campo Schiavista per individuare una buona preda. L’adrenalina che si era ormai consumata riprese a scorrere nelle sue vene di predatore quando il suo istinto lo svegliò dal suo stato letargico.

Improvvisamente era di nuovo sveglio e concentrato.

Le prede non erano molte: non più di dieci Schiavisti si aggiravano pigramente per il campo oppure russavano pesantemente con i corpi sgraziati adagiati scompostamente dove capitava. Evidentemente erano certi del successo dei loro compagni.

Poche prede e molti predatori, sebbene tutti avessero da guadagnarci nel favorire Throttle, il topino non poteva certo aspettarsi di avere troppe chance. Armò il suo fucile e deglutì.

Madre di Marte pregò con tutte le sue forze, se mi stai guardando, concedimi un tiro pulito e a bersaglio! Non chiedo altro!

Il suo corpo si tese quando vide le ombre che si avvicinavano al campo.

Un passo, un altro e poi si abbassavano come ghepardi scuri in una savana di ombre.

E quando una delle fetide creature passò vicino al nascondiglio di uno di loro, l’attacco scattò ed il campo Schiavista precipitò nel caos.

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Nel frattempo al Campo dei Morti, Vinnie e Modo erano rientrati di soppiatto nel palazzo che li ospitava e si erano infilati nei rispettivi giacigli un istante prima che Camaro si avvicinasse per controllare che fossero li.

Modo rinunciò da subito all’idea di fingersi addormentato: non avrebbe potuto ne saputo mentire mai, durante la sua vita, e ne era ben cosciente.

Fortunatamente Camaro fraintese della grossa l’espressione angosciata del fratello, offrendogli l’opportunità di non mentire, ma semplicemente di omettere qualche “particolare” della sua situazione attuale.

“Non riesci a dormire eh?” esordì il topino grigio chiaro: “Nemmeno io. Spero che Stoke ritorni tutto intero e con buone notizie…. Quest’attesa mi uccide”

La tua attesa ti uccide? Rispose mentalmente Modo E io allora cosa dovrei dire! Throttle sta combinando un colossale casino proprio ora!

Come in risposta alle loro preghiere, ecco che la voce di Stoker risuonò dal pianterreno dell’edificio!

I tre ragazzini si precipitarono di sotto sollevati e curiosi di sapere cosa fosse accaduto e quale sarebbe stato il loro destino e quello della città di Serra.

Le notizie purtroppo non furono molte: a quanto pareva l’attesa si sarebbe prolungata fino a domani. Modo si morse le labbra: non sapeva quando e se Throttle sarebbe tornato, e con Lancer in giro…. Beh… prima o poi avrebbe chiesto dove fosse finito suo figlio.

Infatti, la domanda non tardò più di qualche secondo.

Modo ascoltò la voce ferma di quel topo che ora lo terrorizzava più di una squadriglia Plutarchiana pronunciare la domanda: “Dov’è Throttle? Voglio parlargli.”

Voleva tentare di squagliarsela ma il suo tentativo fallì prima ancora che il pensiero avesse terminato di formarsi.

“Modo, tu sai dov’è mio figlio?”

Quello che aveva provato il Titanic quando l’iceberg era affondato all’improvviso nel suo ventre.

Ovviamente Modo non aveva visto abbastanza TV terrestre per sapere del colosso navale affondato, ma quando il suo stomaco divenne un grosso blocco congelato forse avrebbe voluto saperlo. Tanto per poter definire con esattezza quel che provava a qualcuno.


 
* “mwisho mauti” è la traduzione di “morte definitiva” in swahili. Se volete un’idea precisa di com’è fatto date un’occhiata agli Erranti che ho disegnato e caricato su DeviantArt: D.
2)- bolgiari sta per casinisti, rumorosi e/o disordinati


  
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