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Autore: Subutai Khan    27/02/2008    3 recensioni
Frederick, guardando con estrema noia il signor Cahill avanzare goffamente verso lo scranno, ebbe l'inusuale voglia di fargli del male. Gli sarebbe piaciuto alzarsi dal suo posto, avvicinarsi con aria di sfida alla cattedra, afferrare il collo di quel vecchio sovrappeso e spezzarglielo con una sola mano.
Poi, per sua fortuna, tornò in sé.
Si era dimenticato di essere perfettamente in grado di farlo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frederick stava, come ogni giorno da qualche anno a quella parte, andando all'università. Non erano più tardi delle nove e mezza ma gli sembravano le cinque.
Erano parecchi giorni che non dormiva bene. E, al contrario di ogni buon romanzo di appendice, non si svegliava sudato nel bel mezzo della notte urlando frasi sconnesse e ricordandosi di aver visto nei suoi sogni robe viola fluttuanti e voci cavernose che lo minacciavano di morti indicibili.
No, affatto. Frederick sapeva benissimo perché dormiva male. Ma aveva una paura folle non solo a dirlo a qualcuno, ma anche a rendersene conto lui stesso.

“Che cos'hai, piccolo Frederick? Fatta la pipì nel letto?”.
“Sparisci Katrina, non ti voglio sentire per oggi”.
“Sai che non sarà così. Quando te ne convincerai?”.
“Mai, temo”.


Entrò svogliato in aula. Aveva tutto il giorno coperto dalle lezioni ma in realtà sarebbe stato solo fisicamente presente. La sua mente era altrove, a faccende ben più gravi e complesse di una cazzutissima lezione di biochimica.
Si slargò senza alcun ritegno al solito posto, ben imboscato in ultima fila. Accanto a lui, dopo qualche minuto, si sedettero i suoi amici Jack e Martin. Quest'ultimo, come sempre, non poté fare a meno di mettere una mano nei capelli arruffati e sbarazzini di Frederick, che neanche in quell'occasione mancò di rimarcare il proprio fastidio con un mugugno.
“Ehi bruttone, ciao. Sei in anticipo oggi. Come mai?” chiese Jack con voce squillante.
“Mah. Niente. Ho dormito male e mi sono alzato presto”.
“Che cosa? Frederick McWillis che dorme male? Ma sarebbe come dire che Shaquille 'O Neal è una pippa a basket. Fred, hai sempre ronfato come un sasso che dorme. Stai male, per caso?”.
“Te ne accorgi solo adesso, accecato di un Martin che non sei altro? Sono giorni che il nostro baldo socio di bagordi sta una pezza”.
Frederick, che peraltro odiava il diminutivo Fred, scrollò una mano davanti alla sua faccia nel tentativo di rassicurarli: “Ragazzi, non ho niente. Capita anche ai recordman come me di non passare un'intera nottata a russare. Su, se in ventidue anni dormo di merda per una notte non mi sembra il caso di farne una tragedia. No?”. Vide che i compagni si erano tranquillizzati per questa bugia, perciò si prese la briga di fare un errore volontario: pensò, per pochi secondi, a quanto fossero importanti per lui.

“Ma guardatelo, fa il romantico per quei due fessi. Sicuro di essere eterosessuale?”
“Vaffanculo. Ti ho detto di eclissarti, stronza”.
“Morditi il piercing che hai sulla lingua, decerebrato. Ma guarda te, se penso che un tale pezzo d'idiota...”
“Non pensare, non ti si addice”.
“Capitolerai, Frederick. Io sono qui con te, che a te piaccia o no. E non sono sola”.
“Non oggi, Katrina. E salutami le altre due teste di merda”.
“Fallo da te”.
“Hans, Wang. Morite”.
“Sì Frederick, anche noi ti amiamo un sacco”.
“Parla per te, tedesco. A me sta sul cazzo”.


Maledì mille volte tutte e tre le presenze moleste nella sua testa. Loro non risposero ma non si sarebbe meravigliato nel vederli ridere ad alta voce, ovunque si trovassero.
Per un istante, solo per un istante, desiderò di essere andato a quel corso di kung-fu e cazzate orientali assortite quando gli era stato proposto all'età di quattordici anni. Aveva sentito dire che insegnavano robe astruse come il vuoto mentale. Gli sarebbe tornato immensamente utile.
Il professore entrò ansimando in aula, i suoi rotoli di ciccia che salutavano con aria strafottente tutto il corpo studentesco presente. Gli alunni, da par loro, risposero con occhiatacce sufficienti ad abbattere un mammuth adulto, già rassegnati a un'intera mattinata e tre quarti del pomeriggio dritti nello sciacquone del cesso.
Frederick, guardando con estrema noia il signor Cahill avanzare goffamente verso lo scranno, ebbe l'inusuale voglia di fargli del male. Gli sarebbe piaciuto alzarsi dal suo posto, avvicinarsi con aria di sfida alla cattedra, afferrare il collo di quel vecchio sovrappeso e spezzarglielo con una sola mano.
Poi, per sua fortuna, tornò in sé.
Si era dimenticato di essere perfettamente in grado di farlo.
   
 
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