Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: SherStiel    25/08/2013    0 recensioni
Sam e Dean si ritrovano un pazzo con il papillon nel bagno, nel bel mezzo della notte. Nonostante una grande diffidenza, i due lo seguono, ritrovandosi a Londra, da cui però non possono chiamare Castiel per farsi dare una mano. Scopriranno solo dopo aver dato fiducia all'uomo perchè si ritrovano in quest'avventura.
-SuperWhoLock
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SuperWhoLock – Three worlds, one meeting
Part five,
It is a killer

 
Com’era possibile? Bela era morta. Un cerbero l’aveva uccisa, proprio quando i fratelli Winchester cercavano disperatamente un modo per salvare Dean dalla stessa fine. Poi, come un flash, si ricordarono che non erano a casa. Il TARDIS, il Dottore, Londra, Sherlock Holmes. Bela poteva ancora essere viva, perché in quella realtà non c’erano i cerberi, non c’era Crowley o Lucifero.
Però quella che avevano di fronte non poteva essere Bela, perché era il mutaforma e il mutaforma prende le sembianze di qualcuno che ha visto. Sperarono che l’avesse vista in una foto, in un’altra città o chissà dove, ma non che l’avesse uccisa per prenderne il posto, come purtroppo era già successo in passato. Bela sarà stata anche una ladra e una persona egoista e meschina, ma nessuno poteva meritarsi davvero un cerbero sguinzagliato direttamente dall’Inferno e un’anima dannata per l’eternità; Dean in particolare sapeva cosa voleva dire.
Sherlock entrò nella stanza e, senza esitare, ammanettò la ragazza, lanciando un’occhiata agli altri tre, che erano rimasti con le mani in mano. Sam e Dean si guardarono e Dean fece per parlare, ma fu preceduto dal mutaforma.
– I fratelli Winchester. Mi credete se dico che sono – si osservò il corpo – sbalordita? Siete in gamba. Nemmeno qua uno può sgarrare. Ora cosa mi farete? Mi infilerete un coltello del set buono nel cuore, vi volterete e tornerete a casa?
– No. Ma devi tornare con noi. – disse Sam.
Il mutaforma sembrava colpito; aveva sempre sentito parlare dei Winchester, di quello che avevano fatto in giro per gli States. Qualche volta aveva anche preso le loro sembianze, ma non si era mai azzardato a fare quegli stupidi colpi come qualche suo simile aveva fatto.
– È ancora viva? La ragazza di cui hai le sembianze. Bela Talbot. – Quella collana. Dean aveva notato quella collana floreale di diamanti. L’aveva già vista da qualche parte.
– Non è fantastico? Mi ritrovo a Londra, una Londra che non avevo mai visto – a proposito, questa me la spiegate poi – e mi ritrovo davanti Bela! Siete stati visti insieme qualche volta, sapevo che la conoscevate. Diciamo che l’ho scelta come ricordo di casa. Ne sentivo la mancanza…
– È ancora viva?
– No.
Un flashback. Quel modo di parlare, di muovere la bocca e il collo. I capelli mossi raccolti dietro con due ciuffi lasciati liberi davanti. La collana. Ecco dove l’aveva già vista; al ballo. Quello per riprendere la mano del marinaio, del fantasma. Quando Bela aveva rubato quella mano per rivenderla. Dean provò rabbia. Ripensò a quando l’avevano salvata, quando stava per affogare. Il fantasma colpiva solo chi aveva ucciso un famigliare. Lei aveva ucciso i suoi genitori, fatto un patto con un demone. Nonostante tutto, provava compassione per Bela. L’Inferno non era un bel posto.
Rabbia. Questa volta non per Bela; per il mutaforma. Aveva capito solo dopo qualche secondo che aveva detto no. Prese quella ragazza tanto somigliante a Bela per le spalle, alzandola quasi di peso, stringendo le mani sempre più forte. Aveva detto no. Magari in quel mondo, Bela era contenta, felice, onesta. Forse la possibilità che aveva sprecato da loro, in quella Londra l’aveva presa al volo, vivendo una vera vita. Forse era innocente. Forse.
– Perché?
– Perché cosa? – le spalle le dolevano, ma continuava con la sua faccia tosta.
– Perché l’hai uccisa? Cosa ti aveva fatto?
– Assolutamente nulla. Te l’ho detto, era uguale a Bela. L’ho seguita un po’ tra l’altro. Volevo sapere se era come lei fino in fondo invece pensa un po’! Era la perfetta ragazza di campagna che si era trovata un lavoro onesto in città. Frequentava bei posti, vedeva amici… Stavo per andare ad una festa con la sua migliore amica. Volete venire anche voi?
Dean prese il coltello dalla tasca posteriore. Spinse il mutaforma contro al muro con un braccio e alzò l’altro che brandiva l’arma; voleva farle male. Non ucciderla, sarebbe stato troppo generoso.
Sam intercettò il movimento, prendendo il polso tremante del fratello.
– Dean, dobbiamo portarla da noi. Ricorda che qua siamo solo ospiti. – Lo sguardo di Sam rispecchiava quello del fratello; anche lui era arrabbiato, ma riusciva a mantenere la calma. Lui pensava al dopo. Il mutaforma non sarebbe stato rimesso a piede libero, non dopo aver ucciso qualcuno. Solo che potevano farlo solo nel loro territorio. Dovevano solo aspettare.
Sherlock osservò attentamente la scena e capì cosa avevano in mente.
– L’omicidio è un reato anche da voi, ma non posso certo aiutare Lestrade a prendervi nel vostro mondo, quindi sappiate che sono con voi. Il mio schieramento dalla parte della giustizia è totale, ma l’antica legge del taglione non mi è mai davvero dispiaciuta. Se uno comincia qualcosa, deve aspettarsi delle conseguenze. È venuto qua e ha dettato legge, facendo finire molte persone in carcere per nulla. Per loro non possiamo fare niente, come spiegare che i mostri esistono? – A quella parola, pronunciata con un tono amaro da Sherlock, il mutaforma si irrigidì. Non voleva essere chiamata mostro, tantomeno mischiata con altri, come i vampiri, quei succhiasangue. – Però finchè nessuno muore è una cosa. Quando scappa il morto… Non dirò nulla al Dottore, ma voi non siate ovvi nel mostrare il vostro comportamento.
– Mi associo – disse John.
La ragazza parve disorientata poi spaventata ma, si disse, in fondo dove aspettarselo. Che differenza c’era dal tentare la sorte prendendo le sembianze dei Winchester per svaligiare banche e uccidere al fare la stessa cosa con altre persone? Se non fosse stato per loro, l’avrebbero mai presa? L’avrebbero mai colta in flagrante? Forse no, in effetti. Doveva aspettarselo? Beh, non se lo aspettava. Il terrore prese il posto dello spavento. Cominciò a urlare e tiare calci a Dean, il più vicino. Non aveva pensato che potevano ucciderla sul serio; era un gioco.
Dean, colto alla sprovvista, fu colpito al linguine e indietreggiò tamponando il tavolino di legno adiacente al muro; fece cadere alcune foto. Le persone nelle foto erano sconosciuti. Una donna dalla carnagione olivastra, capelli e occhi scuri. L’uomo, più pallido e secco, portava un paio di occhiali da vista e presentava un principio di calvizie. Tutte le foto li ritraevano insieme, in una erano al mare, un’altra era stata scattata con un cellulare o una macchina fotografica tenuta in mano dalla donna; mentre si baciavano bagnati fradici. Ne era rimasta una in piedi, quella del loro matrimonio. Erano sposati. Perché non abitavano più in quella casa? Cosa ne era stato di loro?
Sam prese da dietro il mutaforma, bloccandogli i movimenti del busto. Sherlock tirò fuori dello scotch dalla tasca del cappotto e, con qualche difficoltà, gli legò le braccia, in modo che Sam potesse lasciare la presa. Lasciò le manette. John tentava di tener ferme le gambe e, con l’aiuto di Dean, riuscirono a tenerle abbastanza strette da permettere a Sherlock di svolgere lo stesso lavoro. La ragazza continuava a strillare, con quella dannatissima voce uguale a quella di Bela. Dean andò in camera da letto, dove nell’oscurità erano tenute altre foto, e strappò un lembo del lenzuolo azzurro. Imbavagliò il mutaforma, che cercò disperatamente di morderlo. Finalmente non si sentiva più la sua voce.
– Come lo portiamo fuori? – disse Sam quando tutti ebbero ripreso fiato e la ragazza si fu calmata un po’.
– Chiamo il Dottore. – disse John prendendo il cellulare.
– Il Dottore ha un cellulare? – Sam pareva stupito.
– Viaggia in una cabina che ha anche il telefono, furbo. A proposito Sherlock, cosa ci facevi con dello scotch in tasca?– Dean si era in parte calmato. Non sentire quella voce lo aiutava. Non pensare che Bela fosse morta due volte anche.
– Non funziona. Ha un cellulare e prima che possiate farmi domande stupide sì, prende dappertutto ed è tecnologia aliena quindi no, non posso studiarla. Lo scotch è utile, l’ho usato di recente e me lo sono scordato in tasca. – Era incredibile come Sherlock fosse sempre così freddo e preciso. Amava il sarcasmo, era evidente, ma anche quando gli aveva dato il suo sostegno nel coprire i loro piani, la voce rimaneva distante. Solo con John parlava come una persona normale, ma neanche sempre.

 · · ·

Arrivò prima il rumore, meccanico ma contemporaneamente vivo. Sam e Dean lo sentirono da fuori per la prima volta. Era bellissimo, caratteristico e irriproducibile. Gli arrivò alle orecchie come un canto dal ritmo ondulatorio. Poi, piano piano, il TARDIS cominciò ad apparire; subito etereo, poi sempre più palpabile e nitido, fino ad essere una cabina della polizia inglese anni ’60 nel bel mezzo di un salotto a Lincoln Road. Stava male tra tutti i mobili in legno e il divano a fiori.
Dalla cabina, uscì il Dottore sorridente.
– Allora? Com’è andata?
Gli fecero vedere il mutaforma legato e opportunamente imbavagliato, che continuava a supplicare con gli occhi di essere lasciato andare. Lo sguardo del Dottore si intenerì e gli si avvicinò, inginocchiandosi vicino al corpo della ragazza.
– Era necessario legarla? – chiese, mentre sguainava il cacciavite sonico dal taschino.
– Sì. – rispose Sherlock prontamente – E anche imbavagliarla. Non toglierglielo.
Il Dottore guardò tutti e quattro, poi tornò ad analizzare il mutaforma che continuava ad agitarsi come un bruco che viene schiacciato. – Nessun ferito. Bel lavoro.
– Senti Gandalf – iniziò Dean – ora che abbiamo disinfestato la Terra di Mezzo possiamo tornarcene a casa? Non so se ricordi, ma ci hai interrotto in piena notte e abbiamo girato con voi un giorno intero.
– Avete ragione. Io intanto ho convinto il TARDIS a far entrare tutti, anche se non le piacete. Specialmente lei.
­– Come faremo con l’identità di Bela?
– Finirà sotto forma di cartella su una scrivania, poi probabilmente in un archivio. La metteranno sulla lista delle persone scomparse e difficilmente il corpo verrà ritrovato. Sarà una dei tanti…
Non c’era bisogno di spiegare al Dottore che la ragazza di cui aveva preso le sembianze era morta. Ignorava però che i fratelli la conoscessero e che gli dispiaceva davvero di averla persa, ancora, senza conoscerla in quella “versione”. Tante cose poteva accettare, davvero un’infinità, ma che qualcuno uccidesse qualcun altro no. Non c’era bisogno della violenza gratuita, in nessuna parte dell’Universo.
Fece salire tutti nel TARDIS e, destreggiandosi tra le luci azzurre provenienti da sotto la console, tirò leve e premette tasti che solo lui conosceva. Sam e Dean si guardarono intorno questa volta, scorgendo quattro scale, due che andavano in basso, sotto ai loro piedi, e due che portavano in alto finendo davanti ad un’apertura semplice che portava chissà dove. Dean passò di fianco alla poltrona che assomigliava a quelle presenti sulle imbarcazioni, rivestita di pelle, e salì la scala. Fu fermato da Sherlock, che lo avvertì riguardo al fatto che il TARDIS era infinito. Perso lì, fai fatica a ritrovare la strada giusta che porta alla giusta console. Dean tornò subito indietro.
Uscirono dall’astronave per entrare nel salotto di Baker Street. Si sentiva la signora Hudson al piano inferiore che armeggiava con qualcosa.
Sherlock sprofondò subito nella sua poltrona, lasciando a John il compito di salutare educatamente i Winchester, mentre chiamò il Dottore a sé.
– Quell’essere ha detto di aver ucciso l’ultima donna di cui ha preso le sembianze. Loro la conoscevano, Dottore. Il biondo si è arrabbiato molto e anche l’altro benché non l’abbia dato a vedere, forse ci tenevano.
– Perché me lo dici?
– Per informarti di tutto. Ci vediamo allora, Dottore. Grazie per l’aiuto. Non avete rifiutato, anche se non vi trovavate nel vostro mondo; ve ne devo dare merito. – Sam e Dean rimasero a bocca aperta. La freddezza di quell’uomo era stata marcatissima per tutto il giorno e, giusto nel momento in cui li doveva salutare, aveva tirato fuori dei modi più che affabili. Gentili, quasi ammirabili. Con un sorrisetto forzato che non lo sembrava. Del resto, era Sherlock Holmes.
Il Dottore e i fratelli rientrarono nel TARDIS, dov’era rimasto il mutaforma legato. Ormai aveva smesso di muoversi. Forse si era stancata, pensò Sam.
Ora dovevano attraversare un mondo, per entrare in uno parallelo adiacente, il loro. Si prepararono, reggendosi alla ringhiera in metallo lucido che girava tutt’intorno alla console e veniva interrotto solo dalle scale e dalla rampa per uscire. Ci furono parecchi sussulti e la ragazza rotolò avanti e indietro, perché né Sam né Dean l’avevano tenuta e il Dottore era troppo impegnato per occuparsene o anche solo per accorgersene. Poi, quando cominciavano a trovare l’equilibrio, tutto cessò e il Dottore alzò le braccia, alzando i pollici di entrambe le mani verso i fratelli. Atterrati.
Uscirono e si ritrovarono nel parcheggio del motel, con qualche auto parcheggiata e la loro inseparabile Impala.
Presero il mutaforma e lo portarono di peso in camera, mentre la luna che nel giro di un paio di giorni sarebbe diventata piena illuminava di una luce argentea le loro figure. Era il momento degli addii. Non che gli dispiacesse, del resto avevano fatto i mercenari per una notte ed erano stati praticamente rapiti.
– Vi devo un favore. Troverò il modo di sdebitarmi, ve lo prometto. Trattatela bene. – Disse il Dottore, prima di richiudere la porta della cabina che illuminata dalla luna pareva ancora più mistica dietro di sé e sparire, con quel suono metallico ma vivo, senza salutare veramente. Sam e Dean non sapevano che non gli piacessero gli addii. E poi non era un addio, aveva un’ultima cosa da fare, per sdebitarsi con i Winchester.

 


Quinta parte! Questa volta ho cercato di scriverla rispettando il commento dei primi due capitoli. Spero di non aver toppato XD
Non è finita, ci sarà anche quello che penso sarà l'ultimo capitolo, salvo cambiamenti in via di realizzazione.
Per altri commenti, sempre aperta e grazie se siete arrivati fin qua :)
Al sesto capitolo!

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: SherStiel